sabato 25 gennaio 2025

Rete Italiana per le Politiche Locali del Cibo

L’idea di creare una rete italiana incentrata sulle politiche locali del cibo nasce dalla necessità di affrontare le criticità dei sistemi agroalimentari globalizzati e favorire una transizione verso sistemi alimentari sostenibili e radicati nei territori. La Rete, istituita il 15 gennaio 2018 a Roma, si propone di sviluppare una “via italiana” alle politiche locali del cibo, valorizzando le specificità territoriali e culturali.

--Pluralità delle politiche: Il termine “politiche” al plurale riflette l’eterogeneità dei contesti locali e la necessità di integrare diverse competenze e prospettive. Le politiche locali del cibo includono approcci formali e informali, dall’alto e dal basso, e puntano alla trasformazione sostenibile dei sistemi alimentari. 

--Dimensione locale: Le politiche locali del cibo devono superare la dicotomia urbano-rurale, integrando il continuum territoriale e le specificità socio-culturali. Esse promuovono una regolazione autonoma e radicata nei territori, rispettando i processi culturali e ambientali. 

--Cibo come bene comune: Il cibo non è una semplice merce, ma un elemento centrale per il benessere collettivo. Le politiche locali devono considerare il cibo nella sua complessità, includendo valori nutrizionali, culturali, sociali, ambientali ed economici.

Il Dipartimento Agricoltura dell'Assessorato Regionale all'Agricoltura, attraverso l'Osservatorio Neorurale, partecipa   alle iniziative promosse dalla Rete attraverso tavoli di lavoro che affrontano temi chiave come:

*     Cibo e paesaggio

*     Lotta agli sprechi e alle perdite alimentari

*     Comunità e distretti per le politiche locali del cibo

*     Rete Atlanti del Cibo

*     Consumi, stili di vita e sostenibilità

*     Mense e ristorazione collettiva

*     Povertà alimentare

*     Cibo e rigenerazione urbana

*     Progetti europei

*     Valutazione delle politiche locali del cibo

*     Food System Summit e relazioni internazionali 

 

Perché è importante?

Le politiche locali del cibo affrontano in modo sistemico alcune delle principali sfide della nostra società:

✔️Sostenibilità dell'agricoltura e delle filiere agroalimentari

✔️Gestione delle risorse naturali e riduzione degli sprechi alimentari

✔️Connessioni tra città e campagna

✔️Modelli di consumo responsabile e inclusione sociale

Attraverso il dialogo interdisciplinare tra pianificatori, geografi, economisti, sociologi, nutrizionisti, giuristi e altrə esperti, la Rete si propone di sviluppare strumenti operativi, come framework valutativi e indicatori di performance, per orientare le politiche pubbliche verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) stabiliti dalle Nazioni Unite.

Missione della Rete:

- Monitorare e valutare l'efficacia delle politiche alimentari locali

- Promuovere il coordinamento tra territori urbani, periurbani e rurali

- Fornire indicazioni strategiche per favorire l'equilibrio tra dimensione locale e globale

Questa visione integrata punta a legittimare le politiche del cibo come strumenti fondamentali per garantire il benessere delle comunità e la tutela dell'ambiente. 

 


giovedì 23 gennaio 2025

Legge Regionale sull'Agroecologia, una scelta lungimirante

 

La salvaguardia dell'ambiente, dei territori rurali  e urbani e delle produzioni agroalimentari, non sono atti tecnocrati, ma vanno viste come un modus operandi, traguardato al prossimo inteso come   bene comune.

 

La Regione Siciliana è la prima Regione in Italia ed in Europa ad essersi dotata di una legge che norma le aziende agroecologiche e che ne stabilisce i criteri di base per agevolare la transizione verso questo importante traguardo dell’evoluzione dei modelli agricoli e delle connessioni ecologiche e sociali.  

Una  “gestazione”, difficile,  ma alla fine, i decreti attuativi sono stati pubblicati e la legge regionale sull’agroecologia  è diventata operativa. Il primo documento necessario all’attuazione della legge regionale n.21 del 29 luglio 2021 è stato il Decreto Assessoriale n. 92 del 12 novembre scorso che ha istituito l’elenco delle aziende agroecologiche e il Gruppo di lavoro “agroecologia e agricoltura biologica” (entrambi presso il Dipartimento regionale Agricoltura). Con lo stesso decreto è anche stato approvato l’elenco delle specie arboree, arbustive ed erbacee e delle razze zootecniche autoctone della Sicilia.  Con la pubblicazione  del Decreto n. 273 del 20 gennaio 2025 a firma del Dirigente generale Dario Cartabellotta, la  legge è operativa


 Le strategie del Green Deal, come la Strategia Farm to Fork e la Strategia Biodiversità 2030, sono politiche lungimiranti, malgrado qualche agitatore senza scrupolo sostiene il contrario. Va detto anche che la Sicilia ha adottato tale strategia fin dall’attuazione dei Reg Ue del 1992, che trovano riscontro in una delle regione a più alta superficie coltivata in biologico, alimentata dalla Legge Regionale sul Born in Sicilia (voluta dall’ex Assessore all’Agricoltura Dario Cartabellotta)  per finire alla Legge sulla agrobiodiversità, che proprio in questi giorni sono state pubblicate le linee operative   

 Le proteste degli agricoltori  dell'europa del Nord, all’inizio dello scorso anno, non hanno niente da spartire con gli interessi degli agricoltori del sud italia, per il semplice fatto che hanno interessi opposti.

Ma quali sono stati i veri motivi rappresentati da agitatori senza scrupoli?

  La ragione alla base di tali proteste, che hanno  coinvolto diversi paesi, è principalmente il Green Deal europeo. Si tratta di una serie di misure volte a rendere più sostenibile e meno dannosa per l’ambiente la produzione di energia e lo stile di vita dei cittadini europei 

Il Green Deal pone i sistemi alimentari sostenibili al centro della sua strategia, riconoscendo il legame fondamentale tra persone sane, società sane e un pianeta sano. Questa iniziativa dell’Ue mira a stimolare l’economia, migliorare la salute e la qualità della vita dei cittadini, e preservare l’ambiente.

Il sistema agricolo e alimentare europeo, già considerato uno standard globale per sicurezza, approvvigionamento, nutrizione e qualità, è chiamato   a diventare il punto di riferimento mondiale anche per la sostenibilità. La transizione verso un sistema alimentare sostenibile, garantendo al contempo la disponibilità di prodotti a prezzi accessibili, porta con sé benefici ambientali, sanitari e sociali, oltre a favorire una distribuzione più equa dei vantaggi economici.

 Per supportare questo obiettivo, a luglio 2023 la Commissione europea ha adottato un pacchetto di misure per l’uso sostenibile delle principali risorse naturali. Questo pacchetto include nuove regolamentazioni sul monitoraggio dei suoli per promuovere la salute del suolo entro il 2050, regolamenti sulle piante prodotte mediante tecniche genomiche e misure per ridurre i rifiuti alimentari e tessili. Tali iniziative, inserite nel pilastro “Risorse naturali” del Green Deal, mirano a rafforzare la resilienza del settore agroalimentare europeo.

Tuttavia, va detto anche che a seguito dell’azione di forza degli “agitatori”  ma soprattutto a seguito delle azioni delle lobby delle potenti corporazioni agricole e dell’agro-industria, hanno notevolmente ridimensionato le ambizioni delle Strategie del Green Deal, favorendo gli interessi delle grandi aziende industriali, a scapito dell’ambiente, della salute e degli interessi pubblici.

 E’ così le strategie del Green Deal, come la Strategia Farm to Fork e la Strategia Biodiversità 2030, sono state sabotate dalle  decisioni delle istituzioni europee, alla fine della scorsa legislatura.  Il voto contrario del Parlamento europeo su regolamenti chiave, come il Regolamento SUR per la riduzione dell’uso dei pesticidi, ha ridotto gli obiettivi del Green Deal a mere dichiarazioni di principio senza attuazione concreta nell’agricoltura e nella zootecnia.

Anche per questo la pubblicazione e  l’attuazione  da parte dell’Assessorato all’Agricolltura,  delle norme attuative della legge sull’agrobiodiversità   non va considerata  in controtendenza, ma  lungimirante anche per i neofiti.

I report della comunità del cibo

 

  ‘Mense e Territorio‘




 appunti di viaggio:: Verso una comunità del 
cibo born in sicily

 Introduzione di Claudia Paltrinieri

La connessione della mensa al territorio è il risultato di un percorso da affrontare con competenza e strategia e soprattutto non da soli perché richiede linguaggi e professionalità diverse per interfacciarsi con tutti gli stakeholder che ruotano intorno alla mensa scolastica.

Questo percorso nasce dalla definizione di un menù sano e sostenibile che attinge anche dalla gastronomia locale. Dal menù si definiscono i quantitativi di derrate necessari e si confronta con i dati della mappatura dei produttori locali.

Da questo lavoro iniziale si passa a costruire le filiere, a promuovere una agricoltura biologica che richiede un supporto di professionisti che sappiano sostenere e guidare gli agricoltori verso una transizione e all’adozione di tecniche di agricoltura biologica.

Cruciale è la formulazione dei bandi di gara per le gare di appalto con la definizione dei criteri premianti per gli acquisti che definiscano i criteri che privilegino la fornitura di produtti locali. Questo richiede anche l’organizzazione di una logistica funzionale al trasferimento dei prodotti nei centri cucina secondo specifiche programmazioni.



La formazione dei cuochi è un altro aspetto da considerare affinché siano in grado di cucinare a partire dalle materie prime ed evitare di dover cuocere prodotti processati. Questo significa restituire dignità ai cuochi e recuperare competenze culinarie anche per ridurre gli sprechi in cucina.

Infine c’è un lavoro importante che consiste nella costruzione della comunità del cibo attraverso la sensibilizzazione degli insegnanti, la formazione dei bambini, il coinvolgimento dei genitori, e dei produttori che si trasformano in formatori all’interno delle scuole.

Alla fine del processo è fondamentale il monitoraggio dei consumi, che deve essere una costante e deve diventare una pratica sistematica alla fine del pasto, per verificare il gradimento e innescare eventuali correttivi.


 

Testimonianza di Filippo Fossati

1.  Costruzione del menu è un aspetto relativamente facile per progettare un menu in linea con

le indicazioni dell’OMS ma che sappia tenere conto delle peculiarità culinarie del territorio.

2.  Scelta dei fornitori. Il Comune può scegliere di rivolgersi ai produttori del territorio, cercando fornitori che siano in grado di rispondere alle richieste di derrate o di costituirsi in ATI al fine di soddisfare la richiesta. E’ un percorso faticoso che Qualità e Servizi (azienda municipalizzata che eroga servizi di ristorazione scolastica a più Comuni) ha fatto per connettere la mensa al territorio rispondendo ad una indicazione del Comune che ha dato mandato all’ impresa municipalizzata di cercare le aziende agricole del territorio. Una volta identificati i produttori si tratta poi di convincerli a diventare fornitori della mensa. Questo è un processo complesso che richiede la costruzione di un progetto che abbia una continuità nel tempo.

3.   La negoziazione. Il compratore pubblico deve tentare di assicurare un prezzo che sia sostenibile (che non gravi sul costo del pasto agli utenti), allo stesso tempo deve far si che il prezzo sia conveniente per il produttore. Questo richiede la creazione di una rete di produttori, affinché ci sia collaborazione in caso qualche produttore abbia carenze di prodotti. Il risultato dell’introduzione di forniture locali si vede nel piatto della mensa e nel miglioramento della qualità del pasto e del consumo.

Qualità e Servizi, che serve 12.000 pasti al giorno ai Comuni della Piana, deve fare sempre gare di appalto per aggiudicarsi le forniture, a parte rari casi di affidamento diretto per valori al di sotto di 149.000 euro. La gara d’appalto che applica i Criteri Ambientali Minimi richiede una competenza adeguata e un lungo lavoro preparatorio prima della pubblicazione del bando.

4.  Animatori del territorio. La costruzione della rete di produttori locali è facilitata se ci sono degli animatori sul territorio: GAL, distretti biologici, comunità del cibo, distretti del cibo, comunità montana. Si tratta di soggetti interessanti, che aiutano nella formazione, nella mappatura, individuano linee di azione per arrivare al risultato di creare una buona mensa connessa al territorio.

E’ necessario sostenere una politica del cibo sul territorio per rispondere all’appello del comune di Parigi che, denunciando la perdita di aziende agricole sul territorio visto il tasso di abbandono degli agricoltori che lasciano le proprie terre, ha chiesto più libertà di scelta per il prodotto alimentare locale e biologico nelle procedure di acquisto pubblico. Il Comune può essere il soggetto che attraverso la volontà politica sostiene il tessuto agricolo connettendolo alla mensa scolastica, garantendo una sopravvivenza e un reddito congruo agli agricoltori.


5.  Conversione progressiva al biologico. Il risultato di una politica che lega la mensa di qualità al territorio porta progressivamente in produttori a convertirsi al biologico avviando una transizione dettata dalla mensa. Questo non avviene subito ma con una progressiva maggiore richiesta di biologico; si inizia con una programmazione condivisa all’interno di un certo lasso di tempo che porta gradualmente alla conversione delle colture al biologico.

6.  La necessità di un sistema premiante per chi applica i CAM. Le mense biologiche godono di uno scarso supporto perché la legge per le mense certificate bio ha polverizzato il supporto ai Comuni; è un fondo che dal 2020 con la pubblicazione dei Cam avrebbe dovuto sostenere chi applica la legge dei Criteri Ambientali Minimi in maniera estensiva e non solo chi fornisce alte percentuali di biologico. Con questo supporto i Comuni avrebbero potuto avere un maggiore stimolo nell’avviare la transizione ecologica attraverso i CAM.

7.   Il consumo dei prodotti locali aumento il gradimento. Il racconto delle filiere affascina i bambini. Ci deve essere una narrazione attorno al cibo, il fatto di sapere dove viene il grano da cui è fatto il pane della mensa migliora la percezione della qualità del cibo e di conseguenza il consumo. Il creare una relazione tra gli agricoltori e i bambini, ricostruisce la relazione con chi il cibo lo produce e con chi lo prepara. Per i bambini non conoscere i legami con la terra, con gli agricoltori, con i cuochi svuota il piatto di significato e lo rende ostile. Questa assenza di relazione genera sfiducia e spesso rifiuto. Ricostruendo il legame del cibo con i produttori locali si genera un valore e una fiducia che porta ad una consapevolezza del valore e ad un migliore consumo.

 


 

 

mercoledì 22 gennaio 2025

Viaggio senza tempo: tappa di Bagheria

 Itinerario della biodiversità 

 viaggio senza tempo di Kristen e Pierangelo


Faranno tappa a Bagheria il prossimo 28 gennaio, Kristen e Pierangelo, presso l’Istituto Don Luigi Sturzo in un incontro/dibattito nell’auditorium organizzato dalla Dott.ssa Francesca Cerami, presidente di IDIMED in collaborazione con la Direzione didattica dell’Istituto Don Luigi Sturzo nell’ambito delle iniziative di animazione territoriale del Gruppo Tematico Biodiversità della Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura, dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura. All’evento prenderanno parte: Dario Cartabellotta, Dirigente Generale  del Dipartimento dell’agricoltura, Salvatore Tosi, direttore del GAL Metropoli Est, Filippo Maria Tripoli, sindaco di Bagheria, la Dirigente scolastica, Mariangela Serena Testa, Benedetto Rotelli, Paolo Salanitro e Nino Sutera del Gruppo Tematico Biodiversità e chiaramente Kristen e Pierangelo, che racconteranno il viaggio senza tempo, itinerario della biodiversità

L’evento vedrà la presenza di tante figure istituzionali: l’Assessore comunale alla Scuola e al Turismo del Comune di Bagheria, il Comandante della Polizia municipale, il presidente dell’Associazione ONLUS Narramondi, il presidente dell’Associazione Circolo ACLI EKOPOLIS APS.

L’incontro ha l’obiettivo di far conoscere agli studenti la storia della coppia francese che nel 2019 ha deciso di cambiare vita e di viaggiare per il mondo all’insegna della libertà attraverso un insolito mezzo trainato da due cavalli. Un viaggio del tutto particolare che i due coniugi, genitori di quattro figli, lei già responsabile di uffici stampa e gestione agrituristica e lui biologo esperto in agricoltura in pensione, hanno intrapreso per sensibilizzare la comunità sui temi ambientali e l’importanza del rispetto del pianeta.

Di recente, a novembre, arrivati in Sicilia, sono stati ospiti, in provincia di Messina, di Benedetto Rotelli e Paolo Salanitro due referenti e animatori del Gruppo Tematico Regionale biodiversità, attivato dal Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana e coordinato dal dott. Nino Sutera. I due esponenti hanno intercettato la coppia francese portando i saluti del Gruppo Tematico e consegnando un culmo della Canna da Zucchero, una foglia di Agave sisalana semi decorticata con a vista la fibra tessile che si estrae dalla lavorazione, ed infine uno zuccaro in miniatura ed in terracotta, realizzato con argilla estratta ad Acquedolci. Simboli che richiamano la storia del territorio locale che i due esponenti del hanno voluto consegnare in segno condivisione degli obiettivi di valorizzazione di una vita più ecosostenibile, utilizzando materiali meno impattanti per l’ambiente naturale, ed uno sfruttamento delle risorse nell’ambito di un’economia circolare.

Il loro “viaggio per il Pianeta” è condotto assieme a quattro galline, Monia, Sabrina, Claudia e Brunella, ed al cane Pipo, Kristen e Pierangelo si spostano a bordo della carrozza azzurra di dieci metri quadrati, trainata da due cavalli bretoni, Thelma di 12 anni e Volcane di 16 anni, alimentata da pannelli solari e dotata di una stufa a legna per il riscaldamento. La carrozza ha varcato, nel maggio 2022, il Valico alpino della Maddalena. Arrivati in Italia, sono scesi verso la Calabria, in questi anni di viaggio. Per motivi di praticità e di logistica, durante la stagione estiva hanno sostato nelle zone di montagna mentre nella stagione invernale in zone marine, così facendo è più facile trovare l’acqua e l’erba per i cavalli. In diverse parti d’Italia durante le loro soste hanno collaborato con Associazioni di Volontariato nella pulizia di spiagge, si fermeranno ancora alcuni mesi in Sicilia per poi proseguire in Grecia. Il loro arrivo a Palermo è previsto all’incirca il 29 gennaio 2025. Intervistati, hanno risposto «Nel nostro piccolo vogliamo mostrare che vivere in modo più semplice, consumando meno risorse, è possibile. Ci piacerebbe che chi ci vede potesse prendere coscienza che il cambiamento è possibile e dipende da ciascuno di noi. Riscopriamo la lentezza, il pianeta è meraviglioso e fragile, dobbiamo averne cura».

Un viaggio lento dalla Bretagna al «pianeta», con un messaggio da trasmettere, semplice e straordinario al tempo stesso; come semplici e straordinari sono i gesti quotidiani di cui, ognuno di noi, è chiamato ad essere autore per un futuro migliore:. Il nostro incontro con loro serve a ricordare a tutti che la natura è nostra madre e che la bellezza non andrebbe mai violata, perché ognuno può e deve fare la sua parte.

 

 

 





AKIS prime considerazioni

 

 NinoSutera


Quando il trasferimento delle innovazioni e delle buone prassi, diventano  un opzional


 

L’impegno finanziario nella programmazione PSR 2014/2020 non è stato uniforme: ci sono Regioni come il Piemonte, il Veneto, la Lombardia, il Molise, il Friuli, la Campania, che hanno impegnato dal 6% al 14% della spesa complessiva nelle attività di promozione dell’innovazione, alla divulgazione di buone prassi alla consulenza alle aziende agricole; dall’altra, Regioni   appena il 1,5%,   forse perchè si ritiene che investire in termini di risorse immateriali rappresenta un opzional.  

 

E' ormai certo che le aree    che investono in risorse immateriali, sconoscono lo stato di crisi del settore agroalimentare.Di contro, le regioni che non credono che lo sviluppo dipenda dagli elementi dell'economia della conoscenza, ogni stagione è buona per chiedere lo stato di crisi.

Nell’ambito dei PSP, le Regioni e Province autonome hanno ormai definito le entità finanziarie da assegnare alle diverse AZIONI ed è quindi possibile fornire una prima considerazione anche con il supporto della rete rurale.  LINK

Come emerge, ci auguriamo che si possa ancora porre rimedio, l’impegno finanziario non è uniforme, forse perchè si ritiene che investire in termini di risorse immateriali rappresenta un'opzional, per alcune regioni. Interessane è anche il confronto sulle azioni ritenute necessarie e quelle superflue. 

 

Anche in questa programmazione, così come nelle precedenti, emerge un dato, le regioni che hanno una PLV corposa investono di più su AKIS, altre sono nella media, altre ancora, di gran lunga al di sotto della media nazionale, figuriamoci a quella europea.

L'analisi dei dati rende meglio l'idea.

l Piano Strategico Nazionale 2023-2027 prevede nove interventi afferenti all'Akis, non tutti però sono stati attivati dalle singole regioni o province autonome

(Fonte foto: Anna Vagnozzi, dirigente tecnologo presso il Crea Politiche e Bioeconomia)

Per vincere le sfide di un’economia sempre più globalizzata, occorre mentre investire in competenze, dare maggiore spazio alla produzione di idee e ai beni immateriali per uno sviluppo territoriale più innovativo e competitivo, promuovendo il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali
L’olandese Roeling negli anni ’80 sottolineava come la conoscenza agricola non fosse un patrimonio dell’accademia o dei centri di ricerca, ma sia il combinato di una miriade di detentori di conoscenze che interagiscono, il cosiddetto Sistema di Conoscenze e Innovazione Agricola. Le crisi dell’agricoltura convenzionale, gli effetti collaterali della rivoluzione verde, l’inquinamento, etc. hanno spinto a teorizzare e praticare forme partecipative di ricerca applicata (ovviamente non di base), in cui le conoscenze degli agricoltori sono valorizzate. La necessità di percorrere vie nuove e diverse (il recupero della biodiversità, l’agricoltura biologica, l’agricoltura sociale, la vendita diretta, lo sviluppo rurale multisettoriale, ecc.), unitamente alla constatazione che l’agricoltura produce anche beni pubblici (protezione del suolo, paesaggio, assorbimento CO2, habitat naturali) spinge a cercare anche nuovi modelli di divulgazione e di consulenza, che almeno in un primo momento dovrebbero essere a carico del pubblico. Ecco quindi che negli ultimi tempi, nella stampa internazionale e anche negli ambienti più market oriented (USA, Olanda, Banca Mondiale, ecc.) vi è una riscoperta del ruolo pubblico nella divulgazione e consulenza, Si parla sempre di più di tecnici che siano animatori o facilitatori, che favoriscano la formazione di gruppi e di reti, collegando ricerca, pratica e istituzioni, stimolando così una crescita “dal basso verso l’alto” e la messa a punto di innovazioni appropriate (tecniche, organizzative, individuali e di gruppo, etc.). 
Ma si sa le mode in talune parti del mondo arrivano sempre con qualche anno di ritardo rispetto al continente.

martedì 21 gennaio 2025

Genetica e qualità delle carni del suino Nero dei Nebrodi

Prof. Salvatore Bordonaro

                      Tra boschi di faggi e querce dei Monti Nebrodi, vive un animale che porta con sé una storia antica, intrecciata con le tradizioni del territorio: il Suino Nero dei Nebrodi (SNN). Allevato allo stato semibrado e brado è una preziosa risorsa di biodiversità siciliana, che racconta di adattamento, resilienza e qualità gastronomica. Questa razza autoctona è diventata protagonista di un progetto di ricerca innovativo nell’ambito della sottomisura 16.1 del PSR Sicilia 2014/2022 - “Sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura”. Tale progetto dal titolo “Miglioramento della redditività dell'allevamento del Suino Nero dei Nebrodi con interventi sull'animale e sui prodotti nel rispetto del benessere animale e della sostenibilità ambientale - REDSUS”, ha lo scopo di migliorare le prestazioni produttive, il benessere animale e la sostenibilità ambientale.


Il progetto nasce dalla collaborazione tra diverse aziende del territorio ed enti di ricerca e prevede il raggiungimento dei seguenti obbiettivi:

1.       Razionalizzare l'allevamento del SNN rispettando l’ambiente, migliorando la redditività, incentivando la filiera, la trasformazione e diverse forme di vendita, promuovendo la collaborazione tra imprese agricole, enti di ricerca e assistenza tecnica;

2.       migliorare il benessere animale;

3.       conservare la biodiversità nel suo ambiente naturale limitando inquinamento e cambiamenti climatici;

4.       valorizzare le specie erbacee mediterranee, per risparmio idrico e cicli colturali brevi;

5.       acquisire tecniche di trasformazione per esaltare il valore delle carni;

6.       stimolare la nascita di nuove attività in aree a rischio spopolamento.

Presso i laboratori del Di3A dell’Università di Catania sono state condotte analisi genetiche per caratterizzare i riproduttori del SNN al fine di migliorare la qualità delle carni attraverso la selezione genetica.

L’ analisi dei polimorfismi genetici ha permesso di indagare geni responsabili di tratti produttivi fondamentali come la marezzatura della carne, la velocità di accrescimento e la resistenza alle malattie.

Il gene MC4R (Melanocortin-4 Receptor Gene) emerge come uno dei protagonisti principali, con varianti che influenzano direttamente crescita, distribuzione del grasso e qualità delle carni. La variante c.1426 G>A svela un compromesso genetico ideale: gli individui eterozigoti GA, predominanti nel campione analizzato, combinano i vantaggi dei due alleli. Da un lato, l'allele G promuove una crescita più rapida e una resa ottimale nei tagli pregiati; dall'altro, l'allele A favorisce un maggior deposito di grasso intramuscolare. Anche la variante c.707 G>A segue un percorso simile: gli individui eterozigoti GA bilanciano la crescita accelerata dell'allele G con lo spessore dorsale di grasso più pronunciato dell'allele A. Anche la variante c.780 C>G mostra una predominanza degli eterozigoti CG. L'allele G è legato a una crescita rapida ma a un deposito di grasso inferiore. L'allele C, più raro, potrebbe rappresentare una caratteristica adattativa preziosa.

Altre varianti raccontano invece storie di fissazione genetica. Nella variante c.135 C>T, l'allele T è fissato nella popolazione, contribuendo a un maggior deposito di grasso intramuscolare e sottocutaneo, elemento qualitativo fondamentale per la carne. Al contrario, la variante c.175 C>T è dominata dall'allele C, che assicura una crescita stabile e costante a scapito di una marezzatura inferiore.

Il gene RYR1 (Ryanodine Receptor 1), con la variante g.1843 C>T, racconta una storia di resilienza. L'allele C, dominante, garantisce una migliore resistenza allo stress fisiologico, prevenendo la Porcine Stress Syndrome (PSS) e assicurando una qualità delle carni.

La variante g.3469 T>C del gene LEP (Leptin Gene), custode del metabolismo lipidico, presenta la predominanza dell'allele T, associato a una gestione ottimale delle riserve lipidiche. Al contempo, la variante g.2728 G>A suggerisce un equilibrio tra crescita e deposito di grasso, con una significativa presenza di individui eterozigoti.

Infine, la predominanza di individui eterozigoti per la variante g.3469 C>T del gene PIK3C3 (Class 3 Phosphoinositide 3-Kinase) evidenzia un bilanciamento tra velocità di crescita e deposito di grasso.

Pertanto, si evince che nel patrimonio genetico del SNN si cela un equilibrio delicato, dove ogni variante di ogni gene analizzato racconta una storia di adattamento ed evoluzione.

Partener operativi: Ma.Vi. srl, Corrao Leo Salvatore, L’Oro dei Nebrodi, Nastasi Rosario, Azienda Agricola Testa Longa Nero, Vanadia Bartolo Sebastiano, Borrello Franco, Caravello Matteo, Azienda La Gioiosina, Fattoria Borrello, Fattoria San Pio, Università degli Studi di Catania - Di3A, Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari (SSICA), Istituto Zooprofilattico Sperimentale Della Sicilia A.Mirri, Pruiti Ciarello Vincenzo.

 

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