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giovedì 25 settembre 2025

I pesticidi: vietati nei campi europei, esportati nel resto del mondo


La promessa mancata  

Dopo la prima inchiesta del 2018, la Commissione europea aveva promesso di intervenire, assicurando che le sostanze vietate non sarebbero più state prodotte per l’export. Un impegno rimasto lettera morta.

Nel frattempo è arrivato il Green Deal europeo,   oggi fortemente ridimensionato   dalle lobby  della chimica e dai tanti "utili....."

 La Commissione   deve rispettare le proprie promesse e introdurre un divieto a livello Ue. È scandaloso che i profitti dell’industria chimica continuino a prevalere sulla salute delle persone e sull’ambiente e del prossimo.


 


         Negli ultimi sette anni l’Unione Europea, nonostante gli impegni dichiarati, ha continuato a esportare pesticidi considerati pericolosi per la salute e l’ambiente e per questo banditi dalle coltivazioni interne. A rivelarlo è una nuova inchiesta condotta da Unearthed, l’unità investigativa di Greenpeace, insieme a Public Eye.

I dati parlano chiaro: nel 2024 Bruxelles ha autorizzato l’export di pesticidi contenenti 75 sostanze vietate, quasi il doppio delle 41 individuate nel 2018. Un aumento possibile grazie a un vuoto normativo che consente alle aziende chimiche di continuare a produrre e vendere all’estero molecole proibite nei confini comunitari, approfittando delle legislazioni più deboli dei Paesi importatori.

Non solo le sostanze: anche i volumi sono cresciuti. Nel 2024 l’Ue ha notificato l’intenzione di esportare 122mila tonnellate di pesticidi banditi, più del doppio rispetto al 2018. Tra questi si trovano composti associati a infertilità, danni cerebrali nei bambini, interferenze endocrine, oltre a insetticidi letali per le api e pericolosi per la fauna selvatica. Prodotti che, secondo la stessa Unione Europea, costituiscono una minaccia globale alla biodiversità e alla sicurezza alimentare.

Un boomerang pronto a tornare indietro: nulla garantisce che prodotti agricoli trattati con quelle stesse sostanze non rientrino sui mercati europei, Italia compresa.

Destinazioni e numeri dell’export

Nel 2024 pesticidi vietati nell’Ue sono stati spediti in 93 Paesi, di cui 71 a medio o basso reddito (pari al 58% del totale in peso). In testa c’è il Brasile, custode di alcune delle maggiori riserve di biodiversità del pianeta, seguito da Ucraina, Marocco, Malesia, Cina, Argentina, Messico, Filippine, Vietnam e Sudafrica. Tra i Paesi africani destinatari se ne contano 25. Gli Stati Uniti, invece, sono il primo importatore mondiale tra i Paesi ad alto reddito.

Sul fronte europeo, 13 Stati membri hanno preso parte a questo commercio tossico. La Germania guida la classifica con oltre 50mila tonnellate, seguita da Belgio (16.500), Spagna, Paesi Bassi, Bulgaria, Italia (quasi 7mila), Francia, Danimarca, Ungheria e Romania.

Alcuni governi stanno cercando di correre ai ripari: in Belgio è entrata in vigore una legge che vieta l’esportazione di diversi pesticidi proibiti, mentre in Francia è stato approvato un emendamento per chiudere una delle principali scappatoie ancora esistenti.

Il pesticida più esportato resta il 1,3-dicloropropene, un fumigante del suolo vietato dal 2007 per la contaminazione delle falde e i rischi per la fauna selvatica. A seguire, il diserbante glufosinate prodotto dalla Basf e il fungicida mancozeb, bandito nel 2020 perché tossico per la riproduzione e classificato come interferente endocrino.

Le aziende coinvolte

Sono oltre 40 le imprese esportatrici individuate. Tra queste Basf, Teleos Ag Solutions, Agria, Corteva, Syngenta, Bayer e AlzChem. In Italia risultano coinvolte sei aziende – tra cui Finchimica, Tris International, Corteva e Sipcam Oxon – che nel complesso hanno notificato l’esportazione di circa 7mila tonnellate di pesticidi vietati, contenenti 11 sostanze proibite.

Tra queste l’erbicida trifluralin, bandito in Ue da quasi 20 anni perché tossico per pesci e fauna acquatica, oltre che sospetto cancerogeno, e il suo derivato ethalfluralin.

“È vergognoso e ipocrita – commenta Simona Savini, campagna Agricoltura di Greenpeace Italia – che l’esportazione europea di pesticidi vietati continui a crescere, mettendo a rischio la salute dei lavoratori agricoli, delle comunità locali e della natura”.


 

PAC, il nuovo pacchetto Omnibus: agricoltori tra speranze e timori

 


📌 COSA CAMBIA PER I PICCOLI AGRICOLTORI

  • Pagamento annuo: fino a 5.000 euro (invece dei 2.500 proposti dalla Commissione).

  • Contributo una tantum: fino a 75.000 euro per lo sviluppo aziendale.

  • Maggiore centralità: i piccoli agricoltori vengono riconosciuti come presidio del territorio, non solo come operatori economici.


🌱 NOVITÀ AMBIENTALI IN PILLOLE

  • BCAA: conformità automatica non solo per aziende totalmente biologiche, ma anche per quelle parzialmente bio e in aree protette.

  • Prati permanenti: allungato il periodo minimo prima di poterli convertire; nuova definizione che include terreni non arati/coltivati da almeno 7 anni.

  • Obiettivo: conciliare tutela della biodiversità e flessibilità per le aziende agricole.


⚠️ GESTIONE DELLE CRISI

  • Aiuti: niente nuovo pagamento diretto, ma sostegni dai fondi per lo sviluppo rurale.

  • Eventi coperti: calamità naturali ed epidemie animali.

  • Soglia di accesso: abbassata dal 20% al 15% di perdita annua (produzione o reddito).


⏱️ TEMPI PIÙ RAPIDI PER I PIANI STRATEGICI

  • Bruxelles dovrà rispondere entro 2 mesi (non più 3) alle richieste degli Stati membri di modifica ai Piani strategici nazionali.


  





Ridurre la burocrazia, dare più respiro ai piccoli agricoltori e garantire regole ambientali più eque. Sono questi i pilastri della posizione adottata il 24 settembre dalla Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento europeo sul cosiddetto “Omnibus III”, il pacchetto di semplificazioni proposto a maggio dalla Commissione UE.

Per gli addetti ai lavori si tratta di un passaggio molto atteso. Troppo spesso, negli ultimi anni, il settore agricolo ha avuto la sensazione di dover combattere due battaglie: quella con il clima, con le calamità naturali che hanno compromesso raccolti e redditi, e quella con la burocrazia, sempre più fitta e complicata.

La relazione presentata da André Rodrigues (S&D, Portogallo), approvata con 38 voti favorevoli, 8 contrari e 2 astensioni, nasce proprio dall’urgenza di “liberare gli agricoltori dalle carte” e restituire loro il tempo e le energie per coltivare, allevare e produrre. «Vogliamo permettere agli agricoltori di tornare a fare ciò che sanno fare meglio: produrre cibo sicuro, di qualità, accessibile» ha spiegato Rodrigues.


Ambiente e produzione: un equilibrio da trovare

Uno dei fronti più delicati riguarda i requisiti ambientali. Da un lato, l’Europa ribadisce l’impegno a tutelare suoli e biodiversità; dall’altro, cerca di non ingabbiare chi lavora nei campi con norme percepite come rigide e poco aderenti alla realtà quotidiana.

Il compromesso proposto dalla Commissione AGRI è quello di introdurre maggiore flessibilità: non solo le aziende biologiche “pure”, ma anche quelle parzialmente biologiche e quelle situate in zone di conservazione speciale, dovrebbero essere considerate conformi ad alcuni standard della PAC.

Un’altra misura riguarda i prati permanenti: si vuole allungare il periodo minimo che un terreno deve restare a prato prima di cambiare destinazione, per scoraggiare l’aratura “strategica” fatta solo per rientrare nei parametri. Una mossa che, nelle intenzioni, dovrebbe premiare chi preserva prati e pascoli come veri serbatoi di biodiversità.


Crisi climatiche ed emergenze: come cambiano i sostegni

Non c’è agricoltore che non abbia fatto i conti, negli ultimi anni, con grandinate improvvise, siccità prolungate o piogge torrenziali. A questi eventi si aggiungono le emergenze sanitarie, come le epidemie animali. Per questo la Commissione AGRI propone un nuovo quadro di sostegni, con aiuti erogati non attraverso i pagamenti diretti, ma tramite i fondi per lo sviluppo rurale, ritenuti più adatti a gestire le crisi.

Un segnale concreto è l’abbassamento della soglia di perdita necessaria per accedere agli indennizzi: dal 20% al 15%. Una riduzione che, per molte piccole aziende agricole, può fare la differenza tra il sopravvivere e il chiudere i cancelli.


Piccoli agricoltori: più centralità, più fiducia

Il cuore della riforma, però, riguarda i piccoli agricoltori, da sempre il tessuto vitale delle campagne europee. Per loro, il pacchetto Omnibus prevede un sostegno annuo fino a 5.000 euro, raddoppiando la proposta iniziale della Commissione. Non solo: viene introdotto anche un contributo una tantum fino a 75.000 euro per sostenere lo sviluppo aziendale.

È un segnale politico forte: la piccola agricoltura non deve essere trattata come un “residuo” del passato, ma come un presidio di territorio, cultura e qualità.


Verso il voto in plenaria

La relazione sarà discussa in plenaria dal 6 al 9 ottobre. Subito dopo si aprirà la fase negoziale con gli Stati membri, con l’obiettivo di arrivare a un accordo definitivo già a novembre.

Sul tavolo rimangono due visioni: quella di chi chiede più libertà, meno burocrazia e più sostegni immediati, e quella di chi teme che le deroghe possano allentare troppo gli impegni ambientali.

La sfida sarà tenere insieme entrambe le esigenze: perché senza agricoltori non ci sono prodotti, ma senza terreni fertili e biodiversità non c’è futuro per l’agricoltura stessa.


  

venerdì 19 settembre 2025

Domenica 21 la presentazione dell'inno Vai Italia

                                                       NinoSutera

           La cucina italiana è candidata all’Unesco come patrimonio immateriale, domenica 21 la presentazione dell'inno Vai Italia 

   


 





Quando il cibo si radica in maniera identitaria ad un territorio, smette di essere soltanto un momento culinario e diventa esperienza totale. Coinvolge i cinque sensi: lo sguardo che si posa sui colori, l’olfatto che riconosce i profumi, il tatto che avverte le consistenze, il gusto che abbraccia i sapori e perfino l’udito, perché quel cibo racconta storie, tradizioni, paesaggi e comunità. È il genius loci, lo spirito del luogo, che entra nel piatto e lo rende unico.

Il termine latino genius loci rimanda infatti all’anima profonda di un territorio, alla sua eredità culturale, sociale, ambientale e produttiva. Ogni borgo, ogni città, ogni campagna porta con sé un sapere antico che si rinnova nel presente. La cucina italiana è la sintesi di questo mosaico: un patrimonio che vive nell’armonia tra natura e cultura, tra ingredienti e gesti, tra memoria e innovazione.


La cucina come rito identitario

La cucina italiana non è soltanto l’insieme delle sue infinite ricette, ma è soprattutto un rito collettivo, occasione di condivisione e confronto. È la tavola come luogo della comunità, il pranzo della domenica che rinsalda legami familiari, la saggezza contadina che insegna il valore della stagionalità e del recupero degli avanzi trasformati in piatti della memoria.

In questa dimensione, cucinare e mangiare diventano gesti che tramandano identità, rafforzano appartenenze e creano comunità. È il genius loci che prende forma nei gesti quotidiani, trasformando il cibo in linguaggio universale di convivialità.
Il sostegno della rete dei Borghi De.Co.

La candidatura della cucina italiana a Patrimonio Immateriale dell’Umanità trova sostegno non solo nelle istituzioni, ma anche nella società civile e nelle comunità locali. La Rete Nazionale dei Borghi GeniusLoci De.Co., insieme a IDIMED e numerosi enti e associazioni, è impegnata a valorizzare i patrimoni identitari legati alle produzioni agroalimentari, alla biodiversità e ai saperi tradizionali.

Questa rete considera la cucina italiana come sintesi vivente delle culture locali: ogni borgo custodisce un piatto, un prodotto, una storia che contribuisce a comporre il grande affresco della tradizione gastronomica nazionale. Tutelare e promuovere questi patrimoni significa preservare il genius loci e, con esso, la memoria collettiva di un popolo.
Un inno per la candidatura

La candidatura ha trovato anche la sua voce ufficiale con l’inno “Vai Italia”, scritto da Mogol, musicato da Oscar Prudente e interpretato da Al Bano insieme ai cori dei bambini di Caivano e dell’Antoniano. La presentazione ufficiale è prevista il 21 settembre a Domenica In con Mara Venier, in contemporanea con i pranzi collettivi organizzati in molte piazze italiane, ispirati al tradizionale pranzo domenicale.

Un modo per ribadire che la cucina italiana non è solo cibo, ma narrazione e identità, linguaggio universale che unisce generazioni e territori, in Italia e nel mondo.
Un patrimonio globale

Oggi questo patrimonio riguarda circa 60 milioni di italiani in patria e oltre 80 milioni di connazionali e discendenti all’estero, a cui si aggiungono milioni di stranieri che hanno fatto proprio lo stile alimentare italiano. La cucina italiana è diventata simbolo di convivialità, benessere e sostenibilità, ed è questo genius loci, capace di viaggiare senza perdere le proprie radici, a renderla candidata ideale all’Unesco.

 


giovedì 11 settembre 2025

“HE 28 CAP Strategic Plans Underway – Summary of implementation in 2023-2024, facts and figures”

Antonella Petix               

Abbiamo incontrato NinoSutera Responsabile dell'Osservatorio Neorurale

  Nino  Sutera,   Diploma di Laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie, Funzionario Direttivo della Regione Siciliana, Divulgatore Agricolo, responsabile dell'Osservatorio Neorurale,  “Formatore Consulente” del Formez,  Componente del Gruppo di lavoro  del MIPAF, Referente della rete interregionale sulla ricerca e servizi allo sviluppo, Iscritto all’Albo regionale dei Formatori interni presso il Dipartimento della Funzione Pubblica della Regione Sicilia ,Consulente Formatore del PAN fitofarmaci,  Ideologo dei Borghi GeniusLoci De.Co.  e del Percorso informativo di sviluppo locale “Un Villaggio di idee” è stato Coordinatore  del  G.I.T (Gruppi d’interesse territoriale del MIUR)   Ideologo della Libera Università Rurale, componente della  task force nazionale per le De.Co. autore di diverse pubblicazioni e relatore a tanti eventi divulgativi, blogger, Coordinatore per l'Italia del Parlamento Rurale Europeo.

  

Bel curriculum?

Così dicono gli addetti ai lavori 

Allora Dr Sutera  o  Nino come preferisce?

 Nino, chiaramente.

La Direzione Generale dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale della Commissione Europea (Unità B.2) ha recentemente pubblicato il documento “HE 28 CAP Strategic Plans Underway – Summary of implementation in 2023-2024, facts and figures”, una sintesi dello stato di avanzamento dei Piani Strategici della PAC nei diversi Stati membri. All’interno della relazione, l’Italia è rappresentata da due Regioni, tra cui la Sicilia, citata espressamente per le iniziative considerate esempi di buone pratiche.  La pubblicazione ha messo in evidenza il lavoro svolto dal Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana, e nello specifico dall’Unità di Staff – Osservatorio Neorurale e dalla Rete Regionale del Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura  2021-2024. 

E’ sorpreso?

Sinceramente quando il collega della regione Veneto, mi ha inviato il documento, con allegati i complimenti, pensavo che aveva voglia di scherzare.

…mentre?

L’attività portata avanti negli anni 2021-2024 ha avuto come finalità la valorizzazione delle competenze, la diffusione di conoscenze e l’implementazione di processi innovativi a supporto delle imprese agricole e rurali.

L’esperienza dell’Osservatorio Neorurale  per la verità nasce nella precedente esperienza lavorativa presso un altro ente della regione  (2007-2020) ed è stata concepita come un laboratorio permanente di analisi e sperimentazione sui nuovi modelli di sviluppo rurale.  

Un percorso riconosciuto come buona pratica?

Il riconoscimento europeo riguarda, in modo particolare, il ricco programma di iniziative realizzate nel passato. Tra queste, spiccano i numerosi webinar tematici, organizzati in collaborazione con gruppi di lavoro specializzati, che hanno favorito l’ampio coinvolgimento degli stakeholder regionali, con le forme nuove dell’ITC      La partecipazione attiva di enti, associazioni, imprese agricole, ricercatori e portatori di interesse ha confermato la centralità della rete nel creare un dialogo costante  

L’inserimento della Sicilia nel report europeo non rappresenta soltanto un riconoscimento formale, ma la conferma della bontà di un percorso avviato con determinazione, è sorpreso?

No

Lei è molto modesto

Qual è il punto di forza dell’ iniziativa?

E’ il collegamento tra il blog e il gruppo tematico di whatsapp,   in questo spazio virtuale dove entità diverse, con esperienze diverse s’incontrano si confrontano ed elaborano nuove idee e nuove proposte.
Noi   siamo riusciti, e ne siamo orgogliosi, a tramutare un’iniziativa in un metodo, non abbiamo seguito un modello, ma l’abbiamo creato, sperimentato e a quanto pare piace. Non è qualcosa che capita a tutti, né tutti i giorni. Ricevere poi i complimenti di colleghi di altre regioni fa sempre piacere, perché sono apprezzamenti genuini e spontanei, di addetti ai lavori qualificati

Tutto qui?

No, c’è la cosa più importante

Prego

Questi risultati sono stati possibili, per essere precisi, grazie alla collaborazione di tanti, e in particolare dell’Agr. Paolo Salanitro, Consulente Fitosanitario, Assistente Tecnico di Chimica presso il Liceo Lucio Piccolo di Capo d’Orlando, collaboratore instancabile che ha operato a titolo gratuito, con dedizione e passione  

Ma Lei non si sente un Funzionario pubblico un po’ atipico?

Dipende dai Funzionari che Lei conosce.

Quale delle iniziative avviate Le ha dato maggiori soddisfazioni?

Ma, guardi non è che si può fare una classifica.

Si ma c’è ne sarà una che è stata migliore delle altre?

No,  guardi non funziona proprio così,non è una gara  tra migliori e peggiori.

Prendo spunto nelle mie attività e iniziative dall’aforisma di Thomas  Alva Edison  “il valore di un idea sta nel metterla in pratica”Partecipare da protagonista in uno spazio di del Claster BioMediterraneo di Expo 2015,  per ben tre volte, oppure all’Assemblea dei Sindaci dei Borghi De.Co., piuttosto al Session Poster del  Forum  PA, oppure a Palazzo Steri, o all'Orto Botanico,  piuttosto  in un’Aula Consiliare del Borgo più piccolo d'Italia,  ha la stessa identica valenza. 

Grazie

Grazie a lei

mercoledì 10 settembre 2025

L’Economia della Conoscenza per lo sviluppo agricolo e rurale


In Italia si scontrano due teorie, quella dell'EC e quella che punta principalmente sugli investimenti materiali (motozappe, trattrici,   motopompe,ect,ect) 
Della seconda teoria chiaramente non c'è ne occupiamo...


" In Sicily in Italy, a series of webinars targeting advisors was carried out aiming to promote digital applications, such as business management at farm level, water management, and irrigation. In 2024, another Italian region, Emilia-Romagna, hosted a conference that emphasized the important role of EIP-AGRI OGs in fostering sustainability and provided visibility to outstanding projects, encouraging others to promote European cooperation to modernize agriculture."
Bene, i webinar a cui fanno riferimento sono quelli organizzati dall' Osservatorio Neorurale 2021-2024 https://chat.whatsapp.com/EA7A3w7IxDDAd0C7SXmjrG

L’Economia della Conoscenza (EC) è un modello di sviluppo che considera la conoscenza come principale fattore produttivo. Nell’agricoltura e nelle aree rurali, questo significa mettere al centro informazioni, competenze, innovazioni e relazioni come risorse decisive per generare crescita sostenibile, competitività e coesione sociale.

La transizione verde e digitale dell’UE richiede che anche il settore agricolo si inserisca pienamente nella logica della EC, con sistemi capaci di produrre, diffondere e applicare conoscenza a beneficio degli agricoltori, delle comunità e dei territori.


2. Economia della Conoscenza e agricoltura

2.1 Principi fondamentali

Applicare la EC all’agricoltura significa:

  • valorizzare la conoscenza tacita degli agricoltori e metterla in dialogo con la ricerca scientifica;

  • costruire reti di apprendimento che superino la frammentazione;

  • favorire l’innovazione aperta e diffusa, accessibile a tutti;

  • rendere l’informazione un bene comune, condiviso e co-prodotto.

2.2 Impatto nelle aree rurali

Per le aree rurali, la EC significa non solo crescita economica, ma anche:

  • coesione sociale, grazie alla partecipazione delle comunità;

  • resilienza territoriale, perché le conoscenze aiutano ad affrontare crisi ambientali ed economiche;

  • rigenerazione culturale, con nuove forme di imprenditorialità neorurale.


3. Il quadro europeo:   innovazione diffusa

La Commissione Europea promuove il modello basati sull'EC fin da Agenda 2000,  proprio come strumento per trasformare la conoscenza in motore di sviluppo.
Attraverso programmi come:

  • EIP-AGRI, che finanzia Gruppi Operativi per progetti innovativi;

  • LEADER/CLLD, che anima i territori;

  • Horizon Europe, che sostiene ricerca e sperimentazione,
    si costruisce un ecosistema in cui l’innovazione è condivisa e applicabile alle sfide concrete delle aziende agricole.


4. L’Italia e la rete delle conoscenze

In Italia, la Rete Rurale Nazionale e i Programmi di Sviluppo Rurale hanno sviluppato strumenti di animazione, formazione e divulgazione.
L’adozione del modello EC significa:

  • passare da interventi frammentati a reti integrate di conoscenza;

  • valorizzare le esperienze locali come parte di un patrimonio nazionale;

  • diffondere innovazioni in modo aperto, inclusivo e replicabile.


5. La Sicilia come laboratorio di Economia della Conoscenza

5.1 L’Osservatorio Neorurale

La Sicilia ha istituito nel 2021 l’Osservatorio Neorurale, che rappresenta un esempio concreto di applicazione della EC:

  • osserva e raccoglie nuove sfide;

  • favorisce scambi di esperienze e buone pratiche;

  • diffonde conoscenza attraverso eventi, laboratori e pubblicazioni, webinar, partecipazione a eventi divulgativi;

  • connette persone e istituzioni, trasformando il sapere individuale in capitale collettivo.

La Rete Regionale del Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura (2021) coordinata dall'Osservatorio Neorurale  è la struttura che permette di mettere a sistema 

All’interno di questa rete, l’Osservatorio Neorurale diventa un nodo di innovazione sociale, capace di tradurre i principi della EC in pratiche concrete, accessibili e vicine al territorio.


6. Conclusioni

L’Economia della Conoscenza applicata all’agricoltura e allo sviluppo rurale non è solo un concetto teorico: è una strada concreta che consente  di affrontare le sfide del futuro. Il riconoscimento dell'attività  come buona pratica ne è un esempio evidente, capace di trasformare informazioni e saperi in sviluppo, partecipazione e sostenibilità.


 SINTESI DELLE ATTIVITA'

































venerdì 29 agosto 2025

HE 28 CAP Strategic Plans: la Commissione Europea cita la Sicilia tra le buone pratiche in rete




 

La Direzione Generale dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale della Commissione Europea, Unità B.2, ha recentemente pubblicato il documento “HE 28 CAP Strategic Plans Underway – Summary of implementation in 2023-2024, facts and figures”, una sintesi dello stato di avanzamento dei Piani Strategici della PAC nei diversi Stati membri. All’interno della relazione, l’Italia è rappresentata da due Regioni, tra cui la Sicilia, citata espressamente per le iniziative considerate esempi di buone pratiche.



In particolare, la pubblicazione  ha posto in evidenza il lavoro svolto dal Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana, e nello specifico dall’Unità di Staff – Osservatorio Neorurale,  Rete Regionale del Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura  . L’attività portata avanti negli ultimi anni ha avuto come finalità la valorizzazione delle competenze, la diffusione di conoscenze e l’implementazione di processi innovativi a supporto delle imprese agricole e rurali.

Il riconoscimento europeo riguarda, in modo particolare, il ricco programma di iniziative realizzate nel periodo 2023-2024. Tra queste si segnalano i numerosi webinar tematici, organizzati in collaborazione con gruppi di lavoro specializzati, che hanno favorito un ampio coinvolgimento degli stakeholder regionali. La partecipazione attiva di enti, associazioni, imprese agricole, ricercatori e portatori di interesse ha confermato la centralità della rete nel creare un dialogo costante tra mondo della produzione e della ricerca.

L’inserimento della Sicilia nel report   non rappresenta soltanto un riconoscimento formale, ma anche la conferma della bontà di un percorso avviato con determinazione. Il Dipartimento Agricoltura, attraverso l’Osservatorio Neorurale,  Rete Regionale del Sistema della Conoscenza e dell'innovazione in Agricoltura , ha saputo interpretare le sfide della nuova Politica Agricola Comune, puntando sulla formazione, sull’innovazione e sulla costruzione di relazioni virtuose tra i diversi soggetti del sistema agricolo e rurale.

È bene sottolineare che non si tratta di un’iniziativa isolata, ma di un processo costante che intende accompagnare le imprese agricole verso un futuro più competitivo, sostenibile e inclusivo. Tuttavia, la menzione come “buona prassi” da parte delle istituzioni comunitarie non è un fatto scontato: non accade a tutti né tutti i giorni che un’attività regionale venga citata come esempio a livello europeo.

Questo risultato rafforza la convinzione che il percorso intrapreso (2021-2024) sia corretto e che la strada della collaborazione, della condivisione e della valorizzazione delle risorse intellettuali e professionali del territorio debba continuare a essere perseguita. Come ricordava Thomas Alva Edison, “il valore di un’idea sta nel metterla in pratica”: l’esperienza siciliana dimostra che, attraverso l’impegno comune e la capacità di fare rete, le idee possono trasformarsi in pratiche concrete e riconosciute anche a livello internazionale.

In conclusione, il riconoscimento rappresenta un incoraggiamento a proseguire su questa linea di azione, consolidando il ruolo della Sicilia come laboratorio di innovazione rurale e come modello di riferimento per l’intero sistema agricolo nazionale ed europeo. 
In fine ma non per ultimo, questa attività, ma sopra tutto questi risultati, sono  stati resi possibile grazie alla collaborazione di tanti, in particolare dell' Agr. Paolo  Salanitro,  Consulente Fitosanitario, Assistente Tecnico di Chimica presso il Liceo Lucio Piccolo di Capo d'Orlando 
 

































 

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