venerdì 4 luglio 2025

Agroindustria contro l'agricoltura mediterranea

  


L'agricoltura o le agricolture? 

La diatriba di questi giorni, può essere tranquillamente ridotta a un conflitto, tra agroindustria super intensiva (nord e europa) con interessi inconfessabili, e l'agricoltura mediterranea,  rappresentata  da piccole e medie aziende a conduzione familiare, che non ha niente da dividere con la prima.


Dedichiamo questo scritto a una prima riflessione sull’agricoltura contadina, non prima di ribadire dei concetti base:

 -      L'80% delle risorse europee va a una piccola lobby (20%)di aziende capitaliste. 

  -   L’81% dei Azionisti di     maggioranza,(cittadini, contribuenti, consumatori) si dicono preoccupati per l’impatto ambientale dei pesticidi e per il 75% hanno timori rispetto all’impatto dei pesticidi sulla salute umana, come riporta un recente sondaggio della società di analisi di mercato Ipsos. 

  -   Le strategie del Green Deal, come la Strategia Farm to Fork e la Strategia Biodiversità 2030, sono politiche lungimiranti 

Seppure oggetto di dibattito internazionale da quasi un secolo, è stata generalmente considerata marginale, ritenendo erroneamente che fosse destinata a scomparire sotto i colpi del processo di modernizzazione. Tuttavia, alcuni elementi qualificanti di questa agricoltura – assunta come inefficiente, improduttiva ed arretrata – costituiscono quella che emerge essere la forma più diffusa, in Italia e nel mondo, di coltivazione: l’agricoltura familiare, ritornata al centro di un intenso dibattito  

Molteplici sono stati gli studi specificatamente incentrati sulla persistenza e trasformazione del modo di produrre contadino (Cavazzani 2009; Corrado 2013a, 2013b; Giunta 2014; Pérez-Vittoria 2007; Pieroni, 2008; Van der Ploeg 2006, 2009; Vitale 2013; Sivini 2013a; 2013b). Alla luce di questi studi, ma soprattutto delle dinamiche di mobilitazione e rivendicazione tradotte in proposte politiche, con questa raccolta di contributi si è focalizzata l’attenzione sulle proposte di legge in discussione per comprendere quale sia lo spazio per l’agricoltura contadina in Italia.

L’intervento di Antonio Onorati fa il punto sulle condizioni e le prospettive delle “agricolture” italiane. Da una parte vi è l’industria agroalimentare orientata all’esportazione, sempre meno italiana nonostante l’intenso intervento pubblico, considerata strategica nel rispondere attivamente alla crisi dell’agricoltura ed alla caduta dei consumi, rilanciando il Made in Italy.
Onorati dimostra come all’esiguità del numero di imprese di grandi dimensione capaci di proiettarsi sui mercati globali, superando gli alti costi d’ingresso, corrisponde un dominio sul comparto tanto forte da determinare le politiche pubbliche e esercitare una competizione, a tratti sleale, nei confronti dell’intera agricoltura italiana. Ciò avviene soprattutto a scapito di quelle piccole e medie aziende dell’agroalimentare che, grazie ad un carattere fortemente territoriale, dovrebbero essere, scrive Onorati, “il riferimento assoluto del ‘Made in Italy’”perché capaci di realizzare prodotti alimentari “eccellenti” ed “inimitabili”. É proprio su queste piccole e medie aziende che si esercita la pressione verso l’abbassamento dei prezzi pagati alla produzione agricola. Dall’altra parte vi è l’agricoltura contadina, articolata su una miriade di piccole e piccolissime imprese agroalimentari. Fondata su una razionalità economica centrata sull’acquisizione di reddito (esclusivo o aggiuntivo) attraverso il lavoro, fortemente radicata nei territori e prevalentemente orientata al mercato locale, ha sviluppato una gestione dell’attività produttiva finalizzata all’autonomia, almeno relativa, dal mercato. Essa rimane, dice Onorati, la struttura su cui continua a poggiare il sistema agroalimentare italiano, nonostante la competizione iniqua con il modello agricolo industriale dominante.

Questo modo di produrre, dunque, lungi dall’essere un problema, rappresenta non solo una risorsa per la sostenibilità dello sviluppo economico italiano ma, più in generale, per la salvaguardia e la valorizzazione delle dimensioni sociali ed ecologiche del sistema agro-alimentare. Queste, ci sembrano, le considerazioni più importanti che hanno portato alle proposte di legge che il parlamento non è stato capace di approvare, per interessi ostili.

 L’articolo di Isabella Giunta ne sintetizza i tratti salienti, mostrando come tali proposte, inserendosi nelle pieghe della “svolta verde” della Comunità Europea e dell’attenzione verso l’agricoltura familiare della Fao, siano innanzitutto il risultato di un intenso ed effervescente dibattito sociale, stimolato a livello internazionale dai movimenti contadini, e nei territori da diverse iniziative innovatrici   Un dato che ci sembra emergere da questo dibattito, in parte riflesso nelle proposte di legge, riguarda una serie di elementi che specificano l’agricoltura contadina rispetto alla categoria di agricoltura familiare, la quale, come è noto, nella formulazione della Fao si riferisce al controllo ed alla gestione familiare dei più importanti fattori produttivi (terra e lavoro), con esplicito riferimento alle funzioni economiche, ambientali, sociali e culturali (Fao 2014). Ci sembra che l’innovazione apportata dalla riflessione sull’agricoltura contadina sia la qualificazione di queste dimensioni e delle interconnessioni interne che permettono di prospettare un sistema locale di produzione. Così, nella difesa della “dignità del lavoro” e nella richiesta di rendere ad esempio accessibili le terre demaniali, terra e lavoro cessano di essere concepiti come meri fattori produttivi, acquisendo una natura sociale legata, rispettivamente, all’attività lavorativa come spazio di esistenza e fonte di reddito ed alla terra come bene comune o comunque collettivo; da qui, si comprende come l’elemento soggettivo della produzione (il lavoro) possa avere con la terra non esclusivamente un rapporto di proprietà (privata), ma una miriade di relazioni “altre”, che le analisi sulle società non capitalistiche hanno spesso classificato sotto le nozioni di uso e possesso. Nella medesima logica, il rimando all’agroecologia, alla biodiversità e all’economia solidale prospettano la necessità di tener in conto gli effetti sociali ed ecologici sull’ambiente circostante.

Quest’ultimo nesso, e le sfide aperte dal riconoscimento istituzionale del modo di produrre contadino, viene affrontato nell’articolo di Adanella Rossi e Davide Biolghini, con riferimento all’economia solidale quale “particolare cornice di senso” entro cui l’agricoltura contadina multifunzionale interagisce con i contesti socio-ambientali in cui opera. L’enfasi qui è sulla “gestione etica dell’attività” e delle risorse locali, tema intorno al quale si sono sviluppate una molteplicità di pratiche sociali innovative quali, per esempio, i civic food networks.

Evidentemente, una delle sfide cruciali insite nel riconoscimento istituzionale riguarda l’insieme delle condizioni capaci di garantire la riproduzione, secondo la sua specifica razionalità, del modo di produrre contadino. L’articolo di Yvonne Piersante affronta una delle condizioni interne essenziali del processo di riproduzione, ossia il controllo sulle sementi quale diritto collettivo, percorso già intrapreso, anche se molto timidamente, dalla Fao, ma centrale nella proposta Zaccagnini. L’autrice mostra come da questo diritto dipenda il recupero, la conservazione e l’ulteriore sviluppo della biodiversità e, più in generale, della cura del territorio.



L’intervento di Giuseppe Gaudio e Palmerino Trunzo, infine, affronta una questione fondamentale non solo per l’agricoltura contadina, ma in generale per l’agricoltura italiana: il ricambio generazionale, che è trasmissione di conoscenza e saperi produttivi. Non si tratta soltanto di favorire l’accesso alla terra in un momento in cui il “ritorno in agricoltura”, emerso come nuovo fenomeno sociale, è sempre più caratterizzato dall’attenzione all’ambiente, al paesaggio, all’inclusione sociale, alla qualità della vita: “una sfida etica e culturale prima che tecnica”, scrivono i due autori. Si tratta anche di predisporre politiche pubbliche capaci di accompagnare questo processo, prospettando un approccio globale ed integrato. Dal momento che sono proprio le ‘generazioni future’ ad essere continuamente chiamate in causa nei documenti istituzionali sulla sostenibilità, in realtà, esse non possono essere pensate solo come destinatarie: i giovani devono infatti essere parte costitutiva del processo che li riguarda.

L’approvazione di una legge per l’agricoltura contadina, a tutela della sua specificità e che ne valorizzi l’eterogeneità, può essere un importante strumento per costruire spazi di manovra e di agibilità politica, necessari non solo alla resistenza e alla riproduzione delle piccole e medie aziende contadine, ma anche per costruire percorsi di innovazione economica e sociale, per la gestione dei beni comuni, per rispondere ai bisogni sociali, per creare reddito e impiego, per dare riconoscimento e fare emergere pratiche e circuiti economici, oggi in parte informali, finalizzati all’autoconsumo o ai consumi locali. Tale strumento potrebbe essere particolarmente importante per le aree interne o montane (di cui si occupa anche questo numero), in cui l’agricoltura e l’allevamento soffrono spesso ulteriori vincoli, fisico-spaziali, ambientali, socio-demografici ed infrastrutturali. Ma, in generale, si produrrebbe un utile quadro, adatto all’eterogeneità dei soggetti produttivi presenti nelle campagne italiane, entro cui imprimere una nuova dinamicità ai processi di sviluppo rurale, per sperimentare nuove politiche e pratiche per la sovranità alimentare e l’economia solidale, a livello locale e regionale. Certamente, l’approvazione di questa legge sarebbe un importante passo nel cammino verso l’istituzionalizzazione della proposta della sovranità alimentare, promossa dai movimenti sociali a livello internazionale, a cui altri paesi membri e le istituzioni europee potrebbero guardare con interesse, come già sta facendo la Fao. Ciò comporta ripensare la questione agraria come “questione del cibo”, ponendo particolare enfasi sulla necessità di promuovere la riterritorializzazione dei sistemi alimentari, in modo da favorire forme di produzione e consumo ecologicamente e culturalmente appropriate. In questo senso, riconoscere giuridicamente l’esistenza del soggetto produttivo contadino, con le proprie specificità e il connesso diritto a vederle rispettate grazie a misure e strumenti appropriati, significa anche promuoverne il ruolo cruciale svolto nella garanzia dell’accesso al cibo per tutti. Vale la pena, infatti, sottolineare che, secondo stime della Fao (2014), queste agricolture assicurano alla popolazione mondiale attuale, sempre più concentrata nelle aree urbane o metropolitane, più dell’80% degli alimenti consumati su scala globale. Il ricco dibattito a livello internazionale, ospitato in particolare dalla rivista Journal of Peasant Studies, evidenzia alcune criticità: i processi di proletarizzazione, la crescita della popolazione urbanizzata e il conseguente aumento della domanda di cibo nelle città, le differenti possibilità di accesso ad un “cibo di qualità” in funzione dell’appartenenza di classe, le condizioni del lavoro all’interno del sistema agroalimentare, l’organizzazione dei mercati e dei circuiti di distribuzione (si veda in particolare il dibattito tra Henry Bernstein e Philip McMichael). Evidentemente, si tratta di questioni aperte, su cui i movimenti sociali e contadini, insieme alla ricerca, devono continuare ad interrogarsi, sollecitando soluzioni politiche

giovedì 3 luglio 2025

5 luglio, alle ore 9.00, presso la sala Kanaris dell’Hotel Giardino Inglese

 

Economia- Biotecnologie vegetali per un futuro sostenibile: microalghe e funghi al centro di un innovativo progetto dei Biologi siciliani per l’economia circolare

Promuovere una nuova economia basata sulla bioinnovazione, capace di coniugare tutela ambientale, ricerca scientifica e sviluppo economico: è questo l’obiettivo del progetto dedicato alla produzione e valorizzazione di soluzioni biotecnologiche vegetali, incentrato sullo studio e sull’applicazione di microalghe e funghi come risorse chiave per un modello di economia circolare e sostenibile.

Se ne parlerà a Palermo nel corso di "Valorizzazione delle biotecnologie vegetali per un futuro sostenibile della produzione agroalimentare siciliana", evento formativo (9 Crediti ECM) organizzato dall’Ordine dei Biologi della Sicilia, con il contributo ed il sostegno dell'Assessorato Regionale dell'Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea.  Questa Iniziativa è finanziata dall’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea – Dipartimento Regionale dell’Agricoltura.

Dopo i saluti istituzionali sarà la volta di una sessione introduttiva e di un articolato programma di interventi sui temi delle biotecnologie vegetali, microalghe, nutraceutica, biocarburanti ed economica circolare.

A seguire, in un ideale ponte tra il futuro sostenibile delineato dalla scienza e la realtà delle eccellenze tradizionali del patrimonio agroalimentare, un ampio spazio sarà dedicato alla valorizzazione del territorio attraverso una selezione dei migliori prodotti siciliani.

L’appuntamento è per il prossimo 5 luglio, alle ore 9.00, presso la sala Kanaris dell’Hotel Giardino Inglese, Viale della Libertà 63.

Successo di pubblico per la XIX edizione del DiVino Festival

 

Gianna Bozzali


 

Quattro giorni di assaggi, concerti e volti noti della cultura italiana per celebrare il gusto, la bellezza del sapere e del territorio in una formula ormai consolidata. Successo per il DiVino Festival di Castelbuono che ha salutato l’inizio degli eventi estivi con un grande successo di pubblico.


 

 Si è conclusa con un’ottima partecipazione di pubblico la XIX edizione del DiVino Festival, l’evento organizzato dall’Associazione Baz’art Sicilia e volto alla promozione della cultura e del vino. Quest’anno il Festival si è prolungato di un giorno, dedicando proprio al lunedì il Salone del DiVino con oltre 600 etichette in degustazione e masterclass dedicate ad etichette che vantano una storia dalle radici profonde, tra aziende strutturate e piccole realtà dove la produzione di vino è una questione di passione.

«Iniziative come il DiVino Festival rappresentano una chiara testimonianza dell’impegno della nostra comunità nella promozione del territorio» - ha dichiarato il sindaco di Castelbuono, Mario Cicero-. «Da anni investiamo in eventi culturali di grande rilievo e capaci di coinvolgere un vasto pubblico. Attualmente, il nostro calendario conta circa 20 rassegne che attraggono turisti e visitatori, tra cui spicca proprio il DiVino Festival. Questo evento non solo promuove la cultura enogastronomica, ma valorizza anche i diversi territori vitivinicoli della Sicilia e non solo. Un aspetto particolarmente apprezzato di quest’anno è stata la giornata di lunedì, dedicata all’incontro tra le aziende vinicole, gli operatori del settore e i ristoratori, offrendo una preziosa opportunità di crescita e networking. Inoltre, molte realtà italiane ed estere hanno risposto con entusiasmo all’invito, venendo a incontrare gli appassionati di vino. Infine, non possiamo dimenticare i grandi nomi che anche quest’anno hanno arricchito la serata di sabato, ricevendo il riconoscimento di Ambasciatori del Gusto e della Cultura, un premio che sottolinea l’eccellenza e la qualità dell’evento».

Sabato scorso, Castelbuono ha regalato una serata magica confermandosi ancora una volta palcoscenico d’eccellenza per la cultura, il gusto e le meraviglie del territorio. Piazza Castello ha ospitato figure di spicco del mondo del vino e della cultura italiana, vere eccellenze a cui è stato conferito il prestigioso riconoscimento di Ambasciatori del Gusto e della Cultura. Tra i premiati, l’eclettico artista Morgan; Michele Serra, penna sagace e osservatore acuto della società italiana; Marino Bartoletti, voce autorevole del giornalismo sportivo e fine conoscitore della cultura popolare; Andrea Amadei gastronomo, sommelier e voce esperta del programma “Decanter” su Rai Radio 2; infine, anche la neo-associazione di Assovini Sicilia che porta il nome ben azzeccato di “Generazione Next”, simbolo del futuro del settore vinicolo italiano.  Il DiVino Festival è stato reso possibile grazie al finanziamento dell’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea (Dipartimento Regionale dell’Agricoltura)dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e del Comune di Castelbuono. Un grazie agli sponsor RCR Cristalleria Italiana, Tomarchio Giaconia supermercati. Appuntamento al prossimo anno per continuare a celebrare insieme il gusto, la cultura e la bellezza del territorio madonita.


 

 

mercoledì 2 luglio 2025

Summer School " Conversazione sulla Bellezza"

 La Fondazione E-novation è iperattiva durante tutto l'anno in Italia e tante volte all'estero, specie negli Stati Uniti nell'organizzare eventi e incontri di Valore, tesi a sviluppare Networking e Netreputation. Non poteva certo fermarsi durante la pausa estiva... ed ha pensato a una summer school itinerante che parte dalla Sicilia e dalla Calabria. "Riteniamo che il tempo delle vacanze che imitano quelle dei ricchi sia esaurito. Crediamo che ricchi e poveri, giovani e adulti abbiano il diritto a riposare davvero e a cogliere nel periodo estivo qualche opportunità di crescita personale. Questo è il tentativo che anche personalmente vorrei conseguire con questa iniziativa. Personalmente non mi è mai piaciuto "staccare la spina" e devo anche dire che le temperature già terribili a giugno invitano davvero a ripensare il nostro modello di vita, lavoro e vita sociale. Adoro la villeggiatura che consente di lavorare tutto il tempo che si vuole anche in modo digitale ma senza spostamenti e formalismi, favorendo l'incontro e il dialogo generazionale tra famiglie e all'interno dello stesso nucleo" spiega Massimo Lucidi, presidente della Fondazione E-novation.



 

Gli fa eco Sabrina Gianforte che oltre a essere nel direttivo della Fondazione presiede la Proloco Bagheria Genius Loci, "la Fondazione E-novation che, ricordiamo, promuove da anni il Premio Eccellenza Italiana a Washington DC e gli Stati Generali della Sostenibilità in Vaticano tra i tanti eventi, ha le carte in regola per raccontare d'estate quel dialogo tra generazioni e territori diversi che realizza tutto l'anno. E l'interesse per il Sud è prioritario perché qui si vive il futuro possibile del Paese. Bisogna ringraziare in primis una nuova generazione di imprenditori che alla fedeltà al territorio e al rispetto delle tradizioni aggiungono capacità manageriali e visione internazionale.

Parte dalla Sicilia e si inizia venerdì 4 Luglio alle ore 16,30 presso le cantine Duca di Salaparuta s.s. 113 a Casteldaccia. L' evento ha ricevuto il patrocinio del Comune di Bagheria, l' apertura sarà  nella  sede della Cantina Duca di Salaparuta, gli ospiti saranno accolti dalle istituzioni dal relatori e dal Direttore Roberto Magnisi, in occasione dei festeggiamenti dei 200 anni hanno proposto un docu-film sulla " Teoria del Contrasti", cantina che con i suoi marchi storici ricordiamo Corvo e Florio, ospitano alcuni incontri" conclude Gianforte. In realtà il programma è ricco e prevede due notti a Trabia presso Torre Artale Resort rilevata dalla catena di gestione alberghiere Allegroitalia fondata da Piergiorgio Mangialardi e poi escursioni a Bagheria la città delle Ville , in provincia di Palermo e 3 a Bova Marina con quartier generale all'agriturismo Petruntoni, una fattoria impreziosita da colture e allevamenti punto di riferimento dell'area grecanica non solo per la ristorazione di qualità, ma come modello economico sostenibile di promozione territoriale. Toto Autelitano, infaticabile titolare che mantiene alto, col figlio Pietro, l'onore di padre in figlio - "da Pietro ad Antonio" garantisce il marchio - apre la fattoria a giornalisti e ai social manager per produrre contenuti di qualità. E così, con questo spirito parte la summer school con una conversazione sulla Bellezza (che è sintesi tra Eccellenza e Sostenibilità) nella splendida cornice di Palazzo Butera, Villa Cattolica e la Dimora Cirrincione-Mineo a Bagheria; e una serie di riflessioni per temi a Bova. Itinerari, tradizioni, eredità per lo sviluppo integrale, l'innovazione e il futuro. Saranno presenti Arrigo Musti, Tiberio Mantia, Rosanna Balistreri, Lisa Sciortino per dare contributi di pensiero sulla Bellezza.

martedì 1 luglio 2025

Aidone Borgo GeniusLoci De.Co.

 Gentilissima Sindaca,

con la cerimonia di consegna del riconoscimento “Custode dell’Identità Territoriale” alla Sua comunità,  nell'ambito di  Aidone Borgo GeniusLoci DeCo., formalmente ha avuto inizio il percorso approvato dalla sua Giunta qualche mese addietro.   

 Il percorso GeniusLoci De.Co.   non è ne un’atto dovuto, ne tanto meno un obbligo di legge, ma una scelta volontaria di chi ama il suo territorio e dipende dalla capacità di far seguire ai buoni propositi, atti concreti, come appunto l’Amministrazione da Lei guidata  sta facendo    

«Il genius loci è il territorio della memoria, il nostro patrimonio, il valore più profondo della cultura  mediterranea ed europea, ed è l’unico anticorpo che abbiamo rispetto alla cultura dell’ indefinito  globale 

           Colgo l’occasione per formularLe i migliori auguri di buon lavoro  e il mio personale benvenuta nella Rete Nazionale dei Borghi GeniusLoci  DeCo                                                                                                                                                                        



Tradizione non è culto delle ceneri, ma custodia del fuoco.

Omaggiare la tradizione non è chinare il capo al passato, non è lasciare alle ceneri del ricordo il compito di portare fino a noi le immagini di un tempo ormai andato. Omaggiare la tradizione è ben altro: è mantenere vivo quel fuoco, che brucia vispo nei solchi lasciati dalle vite di chi abita questa terra, e alimentarlo con storie evocative ed emozioni travolgenti.

Gustav Mahler

                











                      L’obiettivo  del percorso  Borghi GeniusLoci DeCo punta sul fascino della fascia tricolore , attraverso  la De.Co. (Denominazione Comunale) un atto politico nelle prerogative del Sindaco per valorizzare l’immenso giacimento ElaioEnoGastronomico  del  territorio amministrato .   

La De.Co. (Denominazione Comunale) nasce da un’idea semplice e geniale del grande Luigi Veronelli, che così affermava: - Attraverso la De.Co. il "prodotto" del Territorio acquista una sua identità, rappresenta un concreto strumento di marketing territoriale e, soprattutto, un’importante opportunità per il recupero e la valorizzazione delle identità e le unicità locali.   

Al fine di valorizzare i prodotti identitari e i loro territori meritevoli della Denominazione Comunale (De.Co.), la Rete Nazionale dei Borghi Genius Loci De.Co. è un’iniziativa rivolta ai Comuni che hanno adottato il percorso per la De.Co. o che hanno i requisiti per farlo.   

Esaltare la nozione di identità nei prodotti del territorio, siano essi pietanze, dolci, saperi, eventi o lavori artigianali è l’obiettivo per cui nasce l’associazione “Borghi Genius Loci De.Co.”, come una nuova opportunità per recuperare e valorizzare le specificità locali, quali espressioni identitarie dei luoghi di provenienza.  

 Il tutto nell’ottica del turismo enogastronomico che, se ben congegnato e gestito, costituisce una vera e grande opportunità per lo sviluppo dell’economia locale, specie per le piccole comunità rurali, che nei rispettivi prodotti alimentari e piatti tipici hanno un formidabile punto di forza attrattiva nei confronti del visitatore.

Luigi Veronelli, enologo, gastronomo e scrittore lombardo, a cui si deve l’ideazione delle De.Co., ha rappresentato, e rappresenta ancora, il rinascimento dell’ ElaioEnoGastronomia italiana in tutte le sue espressioni; ha aperto una strada, inventato un genere, vissuto e tracciato la via per l’affermazione dei territori e dei prodotti identitari.

Il suo impegno è stato una lezione di dedizione, onestà intellettuale e sana partigianeria.

Divenendo l’antesignano della sovranità alimentare, Veronelli ha lottato contro i poteri forti a difesa dei piccoli produttori, a garanzia dei consumatori consapevoli.

È in questo scenario che 20 anni addietro è stato ideato il percorso Borghi GeniusLoci De.Co.. Un percorso culturale che mira a salvaguardare e valorizzare il “locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, che tende ad omogeneizzare prodotti e sapori.


 La De.Co. è un prodotto del territorio (un piatto, un dolce, un sapere, un evento, un lavoro artigianale, ecc.), con il quale una comunità si identifica, per elementi di unicità e caratteristiche identitarie. Deve essere considerata come una vera e propria attrazione turistica, capace di muovere un target di viaggiatori, che la letteratura internazionale definisce “foodies”, viaggiatori sensibili al patrimonio culinario locale e non solo.

Quando il cibo viene ancorato in maniera identitaria ad un territorio, smette di essere un momento culinario, per diventare esperienza sociale e storica.

Ogni cibo coinvolge immediatamente quattro sensi: vedere, annusare, gustare e toccare; ma quando un cibo è veramente l’espressione di una terra tocca anche l’udito e la mente, perché si racconta e racconta quel luogo con la sua storia e le sue tradizioni.

Quando arriva nel piatto, quel cibo ha detto tante cose e quando lo si assapora diventa esperienza avvolgente, coinvolgente e identitaria di quel luogo.  

 Il termine genius loci, di origine latina, definisce letteralmente il “genio”, lo spirito, l’anima di un luogo e caratterizza l’insieme delle peculiarità sociali, culturali, architettoniche, ambientali e identitarie di una popolazione oltre all’evoluzione di quest’ultima nel corso della storia.

Il “Genius Loci” è definito da Luigi Veronelli quale intimo e imprescindibile legame fra uomo-ambiente-clima e cultura produttiva.


È, pertanto, quell’unicum che caratterizza  quella particolare atmosfera che rende un posto speciale agli occhi del visitatore: l’ effetto Genius Loci, ossia  la capacità di un territorio di produrre, grazie al saper fare dell’uomo, l’anima del territorio nella quale si riconosce, in modo permanente, la singolarità ed il valore del luogo stesso. 

Il mito che circonda la maggior parte dei territori rurali di successo, assomiglia a una favola vera fatta di personaggi, di eccezionalità e di unicità.

Aspetti importanti che collocano l’idea del Borgo GeniusLoci De.Co. all’interno di un percorso culturale di un pensiero innovativo, volto alla difesa delle peculiarità territoriali.

Bisogna dire, infine, che non è un percorso per tutti e non tutti i Comuni hanno i requisiti necessari.

Per garantire la sostenibilità del percorso per ottenere la Denominazione Comunale di un prodotto, occorrono dei principi inderogabili e non barattabili: la storicità, l’unicità, l’interesse collettivo, condiviso e diffuso a burocrazia zero.

Il  percorso “Borgo Genius Loci De.Co.” si configura, quindi, come un’irrinunciabile opportunità per recuperare e valorizzare le specificità locali, espressione dei luoghi di provenienza e la Rete dei Borghi Genius Loci De.Co. ne ottimizza i risultati

https://www.youtube.com/watch?v=oMJzupSW2OE 

 In sintesi:

Cos'è un Borgo Genius Loci De.Co.?

Un Borgo Genius Loci De.Co. è molto più di un semplice paese. È un luogo dove storia, cultura, tradizioni e prodotti locali si intrecciano in un'unica, inconfondibile identità. Il termine "genius loci" (spirito del luogo) evoca l'anima profonda di un posto, il suo carattere unico e irripetibile. 


Perché sono così importanti?

 

  • Salvaguardia delle tradizioni: I Borghi Genius Loci De.Co. contribuiscono a preservare le antiche usanze, i saperi artigianali e le ricette tramandate di generazione in generazione.
  • Sviluppo sostenibile: Promuovendo un turismo lento e di qualità, questi borghi favoriscono uno sviluppo economico rispettoso dell'ambiente e delle comunità locali.
  • Valorizzazione del territorio: Ogni borgo ha una storia da raccontare e un patrimonio culturale da tutelare. I progetti De.Co. aiutano a valorizzare questi aspetti, rendendoli un'attrazione per visitatori da tutto il mondo.

 

Perché è importante la Rete dei Borghi Genius Loci De.Co.?

  • Salvaguardia delle tradizioni: I Borghi Genius Loci De.Co. contribuiscono a preservare le antiche usanze, i saperi artigianali e le ricette, tramandate di generazione in generazione.
  • Sviluppo sostenibile: Promuovendo un turismo lento e di qualità, questi borghi favoriscono uno sviluppo economico rispettoso dell'ambiente e delle comunità locali.
  • Valorizzazione del territorio: Ogni borgo ha una storia da raccontare, un patrimonio culturale da tutelare e i progetti De.Co. aiutano a valorizzare questi aspetti, rendendoli un'attrazione per visitatori da tutto il mondo.

Coloro che, con passione e dedizione, promuovono e valorizzano le caratteristiche uniche di un luogo sono custodi delle tradizioni, promotori dei prodotti identitari e locali e narratori delle storie che hanno forgiato un territorio.

In sostanza, sono ambasciatori di un'eredità culturale, che va preservata e tramandata alle future generazioni. Possono, quindi, essere definiti i Custodi dell’identità Territoriale e, pertanto, sono gli attori principali del percorso Borghi GeniusLoci De.Co., elaborato dalla Libera Università Rurale dei Saperi&Sapori Onlus

 

Il ruolo dei Custodi dell’identità Territoriale è cruciale per:

·         Preservare il patrimonio culturale: Tramandare tradizioni, dialetti, ricette, mestieri antichi e storie locali, feste popolari, evitando che vadano perdute nel tempo.

·         Valorizzare le produzioni locali: Promuovere i prodotti identitari, sostenere i produttori locali e far conoscere le eccellenze del giacimento enogastronomico   di un territorio.

·         Aumentare l'attrattiva turistica: Rendere un luogo più interessante agli occhi dei visitatori, offrendo loro esperienze autentiche e indimenticabili.

·         Rafforzare il senso di comunità: Creare un legame più profondo tra le persone e il territorio in cui vivono, favorendo lo sviluppo di un senso di appartenenza.

·         Il paesaggio: Salvaguardare l'ambiente naturale, i paesaggi rurali, i borghi antichi e i centri storici.

Perché è così importante essere custodi dell'identità territoriale?

Preservare l'identità territoriale è fondamentale per:

·         Rafforzare il senso di appartenenza: L'identità territoriale fornisce alle persone un senso di appartenenza a una comunità e un legame con il proprio passato.

·         Promuovere lo sviluppo sostenibile: Valorizzando le risorse locali e le tradizioni, si contribuisce a creare un modello di sviluppo economico più equo e sostenibile.

·         Aumentare l'attrattiva turistica: I luoghi che conservano la propria identità sono più attraenti per i turisti, che cercano esperienze autentiche e originali.

·         Contrastare l'omologazione: La tutela dell'identità territoriale aiuta a contrastare l'omologazione culturale e a preservare la diversità dei luoghi.

 


Esempi di Custodi dell'Identità Territoriale:

 

·         Sindaci: Mettono in atto politiche di valorizzazione del territorio e di tutela del patrimonio culturale, per tramandarlo alle generazioni future.

·         Cuochi e pasticcieri: Raccontano e salvaguardano la storia e le tradizioni culinarie di un territorio.

·         Scrittori, poeti  e giornalisti: Celebrano la bellezza di un luogo attraverso le loro inestimabile opere.

·         Associazioni culturali: Organizzano eventi e manifestazioni per promuovere le tradizioni locali.

·         Agricoltori e allevatori: Coltivano e allevano con metodi tradizionali e/o biologici rispettando l'ambiente.

·         Artigiani: Mantengono vive le antiche tecniche artigianali locali.

 

Come diventare Custode dell'Identità Territoriale?

Ognuno di noi può contribuire a valorizzare il proprio territorio in molti modi:

·         Condividere le proprie conoscenze: Raccontare le storie della propria famiglia, le tradizioni del proprio paese, le ricette della nonna.

·         Acquistare prodotti locali: Sostener l'economia locale e contribuire alla salvaguardia delle tradizioni alimentari.

·         Sostenere le imprese locali: Acquistando prodotti   identitari e locali e frequentando le botteghe artigiane.

·         Partecipare alla vita della comunità: Aderire a associazioni culturali, partecipare a eventi locali e collaborare con le istituzioni.

·         Promuovere il proprio territorio sui social media: Condividere foto, video e storie che raccontino la bellezza del proprio luogo.

·         Organizzare eventi: Creare occasioni di incontro e scambio per far conoscere le tradizioni locali.

·         Tramandare le tradizioni: Condividere le proprie conoscenze e le proprie esperienze con le nuove generazioni.

·         Diffondere la conoscenza del territorio: Parlare del proprio luogo di origine con orgoglio e promuoverlo all'esterno. 

 

Perché è importante essere Custodi dell'identità territoriale?

In un mondo sempre più globalizzato e omologato, preservare l'identità di un luogo significa:

·         Avere un'identità forte: Un territorio con una forte identità è più resiliente di fronte ai cambiamenti e alle sfide del futuro.

·         Offrire un'esperienza unica: I turisti sono sempre più alla ricerca di esperienze autentiche e originali.

·         Creare un futuro migliore: Valorizzare il patrimonio culturale significa investire nel futuro delle nuove generazioni.

 

In conclusione,  i percorsi, come Borghi Genius Loci De.Co.  sono un esempio concreto di come sia possibile valorizzare l'identità di un luogo attraverso la promozione dei prodotti locali e delle tradizioni.


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