martedì 27 maggio 2025

Cantina Ramaddini inaugura la nuova terrazza panoramica a Marzamemi

 Gianna Bozzali   

Inaugurata la terrazza Ramaddini, un angolo di paradiso vista mare, dove il cuore batte al ritmo della condivisione. Presentato per l’occasione Livanti, il nuovo vino da uve moscato in purezza.


MARZAMEMI 27 maggio 2025 – Un calice di vino, uno sguardo verso l’orizzonte e il mare a fare da sfondo: Cantina Ramaddini è lieta di annunciare l’apertura al pubblico della sua nuova terrazza panoramica, un luogo magico che unisce storia, natura e il piacere di degustare vini d’eccellenza in un’atmosfera senza tempo.


Dopo mesi di lavoro, la terrazza è pronta ad accogliere gli ospiti. Accessibile attraverso un’ampia scala a chiocciola ricavata all’interno di un antico silos da 720 ettolitri – un tempo utilizzato per conservare il vino destinato all’esportazione tramite l’antico porto mercantile di Marzamemi – questo spazio offre una vista mozzafiato sul mare che un tempo accompagnava i viaggi del vino siciliano verso mete lontane.

Oggi, quel mare diventa la cornice ideale per momenti di relax e convivialità. La terrazza di Cantina Ramaddini è il luogo perfetto per sorseggiare le pregiate etichette dell’azienda, magari al tramonto, lasciandosi accarezzare dalla brezza marina che rende l’esperienza ancora più suggestiva.

«La nuova terrazza è un sogno che si realizza – affermano i titolari Carlo Scollo e Francesco Ristuccia –. Abbiamo voluto creare uno spazio dove i nostri ospiti possano immergersi nella bellezza di Marzamemi, degustando i nostri vini in un contesto che racconta la nostra storia e il profondo legame con questo territorio. Un luogo capace di far rivivere l’emozione di un’epoca in cui il vino viaggiava dal cuore della Sicilia fino al mare. Stiamo già lavorando al programma delle iniziative estive, pensate per accogliere pubblici diversi: dalle serate con Dj set per i più giovani ad aperitivi al tramonto e proiezioni cinematografiche adatte anche alle famiglie».

Ramaddini, storia e vigne

Il progetto Ramaddini nasce a Marzamemi nel 2003, quando i due amici Carlo Scollo e Francesco Ristuccia acquistano 20 ettari di terreno a 50 metri di altitudine sul livello del mare, con l’obiettivo di dedicarsi a una viticoltura sostenibile e rispettosa, valorizzando il territorio siciliano e il suo unico terroir. I due soci hanno il merito di aver operato un accurato intervento di recupero architettonico dell’antico magazzino del vino in cui sorge la cantina. Siamo in contrada Lettiera, un luogo intriso di storia e tradizione vinicola. Questi magazzini, risalenti al XIX secolo, erano parte integrante del sistema di produzione e commercio del vino nella zona di Pachino e Noto. Strutture strategiche per la conservazione e il trasporto del vino, prodotto in grandi quantità grazie alla fertilità del terreno e al clima favorevole del Val di Noto, utilizzato come vino da taglio per rinforzare vini toscani e francesi, grazie al suo alto contenuto alcolico.

I vigneti, adagiati su una vallata a pochi chilometri dal mar Ionio, poggiano su un terreno leggermente argilloso con un sottostrato di natura vulcanica. La generosa esposizione solare e il clima, caldo d’estate e mite d’inverno, favoriscono la crescita delle viti, mentre la salsedine trasportata dalle brezze marine si deposita sulle uve, arricchendone il profilo sensoriale e favorendo la maturazione dei grappoli. A guidare la produzione è l’enologo Carlo Roveda, che con passione e competenza porta avanti la missione di Cantina Ramaddini che, per le scelte produttive fatte, aderisce alla filosofia della FIVI, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti che mette al centro il rispetto per la natura e la sostenibilità. 

Livanti, il vino che nasce dal vento

In occasione della serata inaugurale della terrazza, Cantina Ramaddini ha presentato una nuova etichetta: “Livanti” Moscato di Noto Doc 2024. Questo Moscato secco va ad arricchire la gamma dei vini Moscato della cantina, affiancando lo spumante e il passito. “Livanti” è un vino aromatico elegante, floreale, ma non dolce, che si distingue per la sua leggerezza e raffinatezza. Il nome, dal siciliano livanti – che si alza, che si solleva – evoca un suono antico che richiama movimento, respiro e in particolare quella brezza che soffia da est sulle vigne di Marzamemi. I profumi di zagara, rappresentati nell’etichetta disegnata da Rosa Cerruto e Luca Giunta di Nassa Studio, si intrecciano con la salsedine del mare, creando un’esperienza sensoriale unica che arriva prima al naso e poi al palato, proprio come il vento che solleva i profumi del territorio.

 








 

Ufficio Stampa


Veronelli, in un originale d'autore

 NinoSutera

Qualche mese addietro la Rai ha trattato di vino, con Report, ebbene taluni di "quasi addetti ai lavori" hanno gridato allo scandalo, non per il contenuto dell'inchiesta giornalistica, ma perchè così facendo si contribuisce a ...ridurre i consumi.

Vi proponiamo un originale  d'autore, all'epoca necessariamente ci doveva essere  libertà di stampa e di pensiero, altrimenti non l'avrebbero mai messo in onda.
Una descrizione del mondo contadino insuperabile
Non vogliamo, ne influenzare il Vostro convincimento, ne orientare il vostro giudizio. Buona visione

SONO TRASCORSI 50 ANNI o QUASI.....

Luigi Veronelli, tra i più grandi enologi del Novecento, conduce questo itinerario alla scoperta dei vini e dei viticultori italiani. Un viaggio-inchiesta in onda in 4 puntate nel 1980 con la regia di Mario Mariani, uno sguardo sull'Italia contadina in cui si attraversano vigneti e locande, si incontrano vignaioli che diventeranno nomi di spicco del panorama enogastronomico italiano (fra cui Franco Colombani, Renato Ratti, Gianfranco Bolognesi) e si affrontano tematiche e problematiche d'attualità. Impreziosiscono le puntate musiche originali di Gino Negri interpretate da Nadia Furlon.

https://www.raiplay.it/programmi/viaggiosentimentalenellitaliadeivini


Fine anni Settanta in una strada di periferia. Dopo aver ricevuto una lettera anonima, che attacca pesantemente il vino contadino e sottolinea il declino - anche simbolico - della terra, testimoniato dallo spopolamento delle campagne a favore della grande industria, Veronelli non ci sta: imbronciato, si mette al volante della sua Alfetta, deciso a smentire l'anonimo portando lo spettatore nelle campagne, alla ricerca di quelli che definisce "vini bandiera", veri e propri simboli dell’enologia italiana nel mondo. 

Inizia così il primo dei filmati che Samuel Cogliati ha selezionato per la platea di AIS Milano. Gino Veronelli è un’icona indiscussa per ogni amante del vino, ma per molte delle persone in sala questo video rappresenta una prima assoluta.

Sfila quindi sullo schermo una carrellata di brevi interviste a personaggi evocativi della storia del vino italiano: Bruno Ceretto, Bruno Giacosa, Giacomo Bologna, Giuseppe Ratto. 

Luigi Veronelli
Luigi Veronelli

Ed è sorprendente constatare come alcuni concetti suonino straordinariamente attuali: dalle norme sul vino che al tempo non consentivano l'indicazione in etichetta del vigneto (cru) - mentre oggi impongono di dichiarare la presenza di solfiti senza poter esplicitarne la quantità - alle rese eccessivamente generose concesse dai disciplinari, che di fatto danneggiavano le Denominazioni di Origine favorendo le frodi (il “commercio delle bollette”) ed una minore qualità. 

Particolarmente toccante il passaggio in cui alle immagini di Veronelli, avvolto in un pesante pastrano mentre cammina solitario tra le vigne, si sovrappongono quelle di gruppi di anziani contadini che potano e legano i tralci affondando le caviglie nella neve: «Il contadino non ha tradito la terra» sentenzia Gino «perché questa è l'espressione del luogo che l'ha cresciuto». 

Gli fa eco una frase di Bruno Giacosa: «Se i vigneti dalla bassa Langa non sono noccioleti, lo dobbiamo solo ai vecchi. I vecchi sono maestri senza eredi». Ed ancora Veronelli: «Il peggiore vino contadino è migliore del miglior vino d'industria», perché - e qui ritorna il parallelo con i giorni nostri - un vino di facile beva, accattivante e piacevole può avere una personalità che non lo renderà mai banale e standardizzato.

 

L'ultima parte del video si chiude su un acceso dibattito di un trio ormai epico: con Gino ci sono gli amici Gianni Brera e Mario Soldati, intenti a discutere sul disciplinare del Chianti. 
Per Soldati la tradizione non dovrebbe essere intaccata dalle nuove concezioni, mentre Brera opta per un rinnovamento che veda l'uscita delle uve bianche; Veronelli addirittura critica l'utilizzo del colorino e suggerisce l'impiego in purezza del Sangiovese (che venne introdotto solo molti anni dopo). 

La risposta ideale a questa discussione arriva dalle ultime immagini: dalle proprietà dei Marchesi Antinori, direttamente dalla vigna Tignanello (uno dei c.d. "vini bandiera" italiani, che in realtà sfuggiva proprio al disciplinare dell’allora Chianti DOC a causa dell'utilizzo di cabernet, sauvignon e franc), il Maestro Veronelli sferra l'arringa finale all'anonimo contestatore, congedando gli spettatori con il sunto della sua filosofia enoica: «Diffida delle etichette: cerca tu stesso i vini migliori. Inizia come in amore, con gli occhi. Poi ne percepirai il profumo. Entra nel vino ed il vino entrerà in te. Interpretalo ed ascoltalo».  


lunedì 26 maggio 2025

L'identità come valore

NinoSutera 



Cos'è un Borgo Genius Loci De.Co.?

Un Borgo Genius Loci De.Co. è molto più di un semplice paese. È un luogo dove storia, cultura, tradizioni e prodotti locali si intrecciano in un'unica, inconfondibile identità. Il termine "genius loci" (spirito del luogo) evoca l'anima profonda di un posto, il suo carattere unico e irripetibile. La De.Co. (Denominazione Comunale) è invece un riconoscimento ufficiale che attesta l'originalità e l'autenticità di un prodotto o di un processo produttivo legato a un determinato territorio.


Perché sono così importanti?

  • Salvaguardia delle tradizioni: I Borghi Genius Loci De.Co. contribuiscono a preservare le antiche usanze, i saperi artigianali e le ricette tramandate di generazione in generazione.
  • Sviluppo sostenibile: Promuovendo un turismo lento e di qualità, questi borghi favoriscono uno sviluppo economico rispettoso dell'ambiente e delle comunità locali.
  • Valorizzazione del territorio: Ogni borgo ha una storia da raccontare e un patrimonio culturale da tutelare. I progetti De.Co. aiutano a valorizzare questi aspetti, rendendoli un'attrazione per visitatori da tutto il mondo.









 

Quali sono gli elementi caratteristici?

  • Prodotti identitari: Ogni borgo ha le sue specialità enogastronomiche, spesso legate a tecniche di coltivazione e lavorazione tradizionali.
  • Artigianato locale: Ceramiche, tessuti, strumenti musicali: l'artigianato è un'altra espressione dell'identità di un borgo.
  • Eventi e feste: Le sagre, le feste patronali e le rievocazioni storiche animano i borghi e coinvolgono tutta la comunità.
  • Paesaggio: L'ambiente naturale, con i suoi borghi arroccati su colline, le valli incantate e i paesaggi marini, è un elemento fondamentale dell'identità di questi luoghi.

Come diventare un Borgo Genius Loci De.Co.?

Per ottenere questo riconoscimento, un comune deve dimostrare di possedere determinate caratteristiche:

  • Un'identità forte e riconoscibile.
  • Prodotti o processi produttivi originali e legati al territorio.
  • Un'attenzione alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale.
  • Una volontà di coinvolgere la comunità locale nei progetti di sviluppo.




 

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