Giuliana
Cattarossi&Giovanni Colugnati
Progetto
“Perricone”
Da sosteniamo la necessità di un’idea innovativa di paesaggio viticolo dinamico, in evoluzione, in accordo con le necessità colturali, ma necessariamente con un forte legame con la storia e con il contesto culturale in cui si inserisce, per una piena soddisfazione delle aspettative di un vivere moderno, colto e sempre più educato al concetto del bello.
Accanto
alla salvaguardia dei paesaggi esistenti, non va poi proibita la realizzazione
di nuovi paesaggi viticoli di qualità, che siano comunque espressione di una
cultura ancorata al valore del paesaggio: il territorio si comporrà allora di
una maggiore ricchezza tecnica (i viticoltori ed i professionisti coinvolti),
ecologica (la biodiversità), ambientale (la qualità dell’aria e dell’acqua) e
paesaggistica (l’unicità e la cura per i luoghi), che ne contraddistinguerà i
caratteri e ne evidenzierà l’assoluta originalità.
Il
nuovo equilibrio tra le esigenze produttive agricole e la costruzione di un
paesaggio ad elevata sostenibilità ambientale, è la vera sfida della moderna
agricoltura e della stessa attività di progettazione del territorio. A livello
scientifico, serve un approccio multidisciplinare, con l’obiettivo di una
approfondita analisi delle peculiarità locali, dei valori, dei disvalori e dei
rischi presenti nel territorio; fondamentale sarà affinare la capacità di
trarre vantaggio economico dalle differenze, dalle diverse possibilità
produttive multifunzionali, anche all'interno di una specializzazione come
quella vitivinicola, in cui la domanda di valori paesaggistici e ambientali è
parallela alla richiesta di prodotti di qualità.
La componente
scenica ed emotiva del paesaggio ha invece un ruolo indiretto (ma comunque di
grande effetto) sul giudizio organolettico: la conoscenza e la valorizzazione
di questa duplice componente dell’ecosistema viticolo diventano allora
prioritarie per la qualità percepita del vino e saranno del tutto giustificati
gli sforzi volti a una attenta salvaguardia delle aree produttive. In questa
logica, il recupero della storicità e dei valori culturali dei nostri paesaggi,
associata ad una particolare attenzione a non semplificare e omologare il loro
impatto scenico, sono obiettivi da perseguire con metodo e con sicuri vantaggi
futuri.
Nel
momento in cui le nostre produzioni tipiche si confrontano sul mercato globale
sempre più aggressivo, appare urgente trasferire al consumatore l’insieme dei
fattori che caratterizzano i nostri terroir:
non solo tecnica agronomica ed enologica, ma anche storia, tradizione, cultura
e patrimonio naturale che si esprimono attraverso la bellezza dei nostri
paesaggi viticoli, vero valore comunicativo.
La
qualità e l’ambiente, l’unicità del paesaggio, i suoi elementi naturali e
soprattutto la sua bellezza saranno allora le leve su cui agire per
differenziare e caratterizzare ancora di più i vini dello straordinario territorio italiano. Dopo anni di
ingiustificato oblio, per fortuna recentemente nella comunità scientifica
internazionale si assiste ad un intenso e produttivo dibattito circa la
possibilità di riscoprire e salvaguardare i fattori estetici dell’agrosistema
vigneto.
Il
paesaggio floristico degli agroecosistemi fino ad alcuni decenni fa era
decisamente ricco di esteticità tanto da avere scaturito la creatività di
artisti del passato sia nel settore della poesia, della musica e della pittura
(ne sono un esempio il movimento degli impressionisti
francesi). Si pensi solamente alle spettacolari fioriture primaverili, presenti
all’interno della coltura del frumento, come i fiordalisi oppure il gittaione:
l’unica specie sopravvissuta, ma anch’essa a rischio di estinzione o quantomeno
di erosione genetica, rimane il papavero specie tradizionalmente ben nota per
le vistose rosse corolle. La dinamica di queste spontanee fioriture ci regala una
percezione di quel tempo cronologico che intimamente legava l’uomo all’ambiente
a lui circostante, con i suoi ritmi e lo scandire dei suoi tempi, quasi un monito alla ineluttabilità dello scorrere delle
stagioni umane.
Il
paesaggio agricolo italiano, quindi, inteso come vera opportunità di sviluppo
proprio per l’attitudine turistica del nostro Paese unico, una delle
poche risorse che fortunatamente resistono alla globalizzazione e rappresentano
il patrimonio storico e culturale da tutelare e conservare, per essere affidato
alla sensibilità ambientale delle generazioni future.
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