domenica 24 agosto 2025

C'era una volta la ... dieta mediterranea

 In Italia il 9% dei giovani non mangia verdura, il 7% non consuma frutta e quasi la metà porta in tavola troppa carne. Gli esperti parlano di un progressivo abbandono del modello mediterraneo, oggi più discusso che mai. Per questo la Società Italiana di Nutrizione Umana propone una nuova piramide alimentare, aggiornata ai bisogni attuali   La buona notizia, una proposta di legge per riportare l’educazione alimentare nelle scuole

In questo scenario entra in gioco il disegno di legge n. 2378, presentato alla Camera con l’obiettivo di rendere obbligatoria l’educazione alimentare nelle scuole. Si tratta di un testo che intende introdurre attività sistematiche e strutturate di educazione al cibo già a partire dalla scuola dell’infanzia, fino alla secondaria di primo grado.

Il progetto prevede che l’educazione alimentare diventi parte integrante del curriculum scolastico, non con l’intento di creare una nuova materia a sé, ma come percorso trasversale, da costruire insieme a insegnanti, educatori, famiglie e studenti. Tra le azioni previste ci sono laboratori pratici, momenti informativi e collaborazioni con professionisti del settore. In particolare, il testo suggerisce di coinvolgere anche psicologi e nutrizionisti per supportare i docenti nella gestione degli aspetti educativi ed emotivi legati all’alimentazione.

Le mense scolastiche vengono riconosciute, all’interno della proposta, non solo come luoghi dove si consuma un pasto, ma come veri spazi educativi. Le scuole saranno tenute a offrire cibi sani, bilanciati e coerenti con i principi della dieta mediterranea, promuovendo un approccio al cibo che sia insieme nutrizionale, culturale e sociale. L’obiettivo dichiarato è quello di prevenire patologie legate all’alimentazione scorretta, ma anche di trasmettere una visione più ampia del rapporto con il cibo, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Nelle abitudini alimentari dei giovani italiani si sta aprendo un solco che i numeri rendono evidente: verdura che scompare dai piatti, frutta dimenticata, cereali integrali quasi assenti, latte e latticini sempre meno presenti. Al contrario, la carne continua a occupare uno spazio crescente, ben oltre le quantità raccomandate. Una fotografia che racconta uno spostamento silenzioso, ma profondo, rispetto agli equilibri alimentari che per decenni hanno caratterizzato il nostro Paese. Secondo i dati più recenti presentati dalla Società Italiana di Nutrizione Umanaquasi un giovane su dieci non consuma verdura, il 7% non mangia frutta e il 26% non inserisce cereali integrali nella dieta. A ciò si aggiunge un 14% che evita latte e derivati, con possibili conseguenze sull’apporto di calcio e altri micronutrienti in età di crescita. Sul versante opposto, quasi la metà dei giovani, il 47%, dichiara di consumare carne più di tre volte a settimana, oltre le quantità considerate ottimali per la prevenzione delle malattie croniche.

Uno spostamento del profilo nutrizionale nelle nuove generazioni

Gli esperti spiegano come le percentuali rilevate non suggeriscano solo un cambiamento di preferenze ma un vero spostamento del profilo nutrizionale delle nuove generazioni. La riduzione di frutta, verdura e cereali integrali comporta un apporto più basso di fibre, vitamine e antiossidanti, nutrienti che svolgono un ruolo protettivo contro malattie metaboliche e cardiovascolari. Allo stesso tempo, il consumo ridotto di latte e latticini può incidere negativamente sull’assunzione di calcio e vitamina D, fondamentali durante la crescita per lo sviluppo delle ossa e la prevenzione di future fragilità. In parallelo, l’eccesso di carne rossa e trasformata introduce nella dieta una quantità maggiore di grassi saturi e sale, fattori associati a un aumento del rischio di obesità, diabete di tipo 2 e ipertensione. Non si tratta quindi di squilibri marginali, ma di un cambio di paradigma, che potrebbe avere conseguenze concrete sulla salute dei ragazzi di oggi e degli adulti di domani. La combinazione di un apporto insufficiente di alimenti protettivi e un eccesso di proteine animali viene considerata dagli specialisti un fattore di rischio emergente. La carenza di fibre, vitamine e antiossidanti riduce le difese naturali dell’organismo contro l’infiammazione cronica, aumentando la probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari in età precoce. Gli esperti sottolineano anche l’impatto metabolico: una dieta povera di vegetali e sbilanciata sulle proteine animali favorisce sovrappeso e obesità già in adolescenza, aprendo la strada al diabete di tipo 2 e ad alterazioni del metabolismo lipidico. Non meno rilevante è la salute ossea: l’esclusione di latte e latticini può compromettere l’apporto di calcio in una fase cruciale per la mineralizzazione scheletrica, con possibili ripercussioni future sotto forma di osteopenia o osteoporosi.

Le conseguenze più gravi: fin da giovani malattie cardiovascolari

La combinazione di un apporto insufficiente di alimenti protettivi e un eccesso di proteine animali viene considerata dagli specialisti un fattore di rischio emergente. La carenza di fibre, vitamine e antiossidanti riduce le difese naturali dell’organismo contro l’infiammazione cronica, aumentando la probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari in età precoce. Gli esperti sottolineano anche l’impatto metabolico: una dieta povera di vegetali e sbilanciata sulle proteine animali favorisce sovrappeso e obesità già in adolescenza, aprendo la strada al diabete di tipo 2 e ad alterazioni del metabolismo lipidico. Non meno rilevante è la salute ossea: l’esclusione di latte e latticini può compromettere l’apporto di calcio in una fase cruciale per la mineralizzazione scheletrica, con possibili ripercussioni future sotto forma di osteopenia o osteoporosi.

La nuova piramide alimentare

Per rispondere a questo scenario, la Società Italiana di Nutrizione Umana è intervenuta su uno strumento simbolo nella scienza alimentare, la piramide, con l’intento dichiarato di prevedere una guida più vicina alle esigenze delle nuove generazioni. Pubblicato sulla rivista Nutrition, Metabolism and Cardiovaluscar Diseases, il nuovo modello alimentare fatto a piramide non si limita a un semplice e restyling grafico, come spiegano gli studiosi, «ma di una revisione sostanziale che tiene conto di tre dimensioni: la salute delle nuove generazioni, la sostenibilità ambientale e la necessità di linee guida più flessibili rispetto al passato». Al centro della nuova piramide ci sono gli alimenti che risultano più carenti nelle diete dei giovani: frutta, verdura, cereali integrali e legumi. Sono loro a costituire la base quotidiana, perché garantiscono fibre, vitamine e composti bioattivi con effetto protettivo sul metabolismo e sul sistema cardiovascolare. Il ruolo delle proteine animali, al contrario, è stato ulteriormente ridimensionato: la carne rossa e lavorata è collocata in cima, a indicarne il consumo solo occasionale, mentre trovano spazio privilegiato le proteine vegetali e quelle di origine marina, considerate più favorevoli in chiave preventiva e sostenibile.

Per condire è sempre meglio l’olio extra vergine di oliva

Come grasso da condimento è stato sostituito l’olio d’oliva con l’olio extra vergine d’oliva, per il contenuto maggiore di sostanze antiossidanti e anti-infiammatorie. Latticini magri, come yogurt e latte, sono scesi al fianco di cereali integrali e frutta secca, con il consiglio di un consumo giornaliero. Mentre i formaggi rimangono nella parte centrale della piramide, con un consumo previsto settimanale insieme alle uova. Altro spostamento importante è quello della carne rossa, ora all’apice della struttura alimentare insieme ai salumi, e per la quale si consiglia un consumo occasionale. Altro alimento soggetto a modifica sono le patate, consigliate settimanalmente e non nella fascia dei cibi giornalieri come era prima. Zucchero, sale e alcol vengono posizionati al di fuori della piramide, sottolineando la necessità di limitare il più possibile i primi due. Mentre per vino e simili si ribadisce quanto non esista in realtà un consumo definibile sicuro per la salute.

Distribuire la dieta durante la settimana meglio che farla giorno per giorno

Una novità rilevante è il passaggio da una prospettiva giornaliera a una visione settimanale della dieta: non è più necessario rispettare uno schema rigido ogni giorno, ma si punta a un equilibrio distribuito nell’arco della settimana. Questo approccio rende il modello più realistico e praticabile, in linea con i ritmi di vita contemporanei, soprattutto tra i giovani che alternano pasti in famiglia, a scuola e fuori casa. La piramide, inoltre, non si limita a elencare alimenti: alla sua base sono state inserite anche le abitudini comportamentali che supportano il benessere complessivo – dall’attività fisica regolare, all’idratazione, fino al sonno di qualità. Una scelta che riflette la visione moderna della nutrizione, non più intesa come somma di calorie e nutrienti, ma come parte integrante di uno stile di vita sano e integrato. «Il nuovo modello enfatizza gli alimenti vegetali e la varietà, incoraggiando un approccio misurato agli alimenti di origine animale e includendo nella piramide anche elementi non alimentari, come attività fisica, idratazione e stili di vita salutari», riassumono gli esperti SINU.

Dalla teoria alla prevenzione: perché la piramide alimentare riguarda tutti 

L’aggiornamento della piramide alimentare non ha soltanto un valore educativo individuale ma rappresenta per gli esperti uno strumento prezioso per le politiche di prevenzione: con questa espressione, in sanità pubblica, si indicano le strategie che mirano a ridurre l’insorgenza di malattie prima che compaiano, agendo sui fattori di rischio a monte. Nel caso dell’alimentazione, significa fornire strumenti chiari e condivisi per ridurre il peso delle patologie croniche. Le abitudini che si consolidano in età giovanile tendono infatti a persistere nel tempo, influenzando la probabilità di sviluppare obesità, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e alcuni tumori. La piramide, nata e introdotta per la prima volta nel 1992 dall’USDA, il Dipartimento dell’Agricoltura USA, è ancora considerato un modello di salute pubblica: semplifica concetti complessi, offre un linguaggio condiviso grazie al quale spesso viene adottata nei regimi alimentari seguiti da scuole, mense di ogni genere e per campagne di prevenzione. 

Il modello mediterraneo e le sue nuove riletture ed elaborazioni

Pur restando tra i modelli alimentari più studiati e apprezzati, la dieta mediterranea è oggi al centro di un dibattito scientifico ancora aperto. Alcuni ricercatori mettono in evidenza un primo limite: la difficoltà di definirla come schema unico. Parlare di “dieta mediterranea” al singolare significa infatti ricondurre a un modello comune tradizioni molto diverse, dalle coste italiane a quelle greche, spagnole o nordafricane. Una semplificazione che, secondo diversi esperti, rischia di appiattire la ricchezza culturali e i territori. Un altro punto sollevato dagli studiosi riguarda la misurazione dell’aderenza. Gli indici utilizzati negli studi epidemiologici attribuiscono punteggi al consumo di singoli alimenti – come legumi, pesce o olio d’oliva – ma si basano spesso su soglie arbitrarie. Secondo una review pubblicata su BMC Translational Medicine nel 2024, la scelta dell’indice condiziona fortemente i risultati, al punto da rendere difficile confrontare le ricerche tra loro.

Non conta solo il cibo che si mangia, ma anche l’ambiente in cui si vive

Anche la portata universale dei benefici è oggetto di discussione. Se in Italia e negli altri Paesi mediterranei gli effetti protettivi della dieta sono stati confermati in modo consistente, i dati raccolti in contesti non mediterranei appaiono meno omogenei. Alcuni epidemiologi suggeriscono che i risultati positivi possano dipendere non solo dagli alimenti consumati, ma anche da fattori ambientali, culturali e persino genetici delle popolazioni coinvolte. Infine, diversi esperti sottolineano che la dieta mediterranea è diventata anche un simbolo culturale e identitario, specie dopo il riconoscimento UNESCO del 2010. Una dimensione che, secondo alcuni, rischia di idealizzare il modello fino a trasformarlo in una sorta di “ideologia alimentare”, mentre le pratiche quotidiane dei Paesi mediterranei – segnate da globalizzazione, prodotti industriali e perdita di stagionalità – si discostano sensibilmente dall’immagine proposta. Persino il grande studio PREDIMED, a lungo considerato la prova più solida dei suoi benefici, è stato ripubblicato dopo una revisione metodologica, a testimonianza del fatto che la ricerca scientifica in questo campo rimane in continua evoluzione.

Obesità e diabete nei più giovani: segnali che arrivano troppo presto

Le conseguenze delle nuove abitudini alimentari tra i giovani italiani non si riducono a una questione di preferenze o tradizioni che cambiano: sono già misurabili nei profili di rischio epidemiologico. Secondo il sistema di sorveglianza nazionale OKkio alla Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, circa il 30% dei bambini in età scolare presenta sovrappeso o obesità. Questo dato non fotografa soltanto un aumento di peso, ma rappresenta un “biomarker precoce”, cioè un indicatore biologico che segnala la probabilità futura di sviluppare malattie metaboliche come diabete di tipo 2, ipertensione o patologie cardiovascolari. Numerosi studi longitudinali (che seguono le stesse persone per diversi anni) hanno infatti dimostrato che il sovrappeso infantile è un predittore significativo di malattie croniche in età adulta. 

Attenti a mangiare frutta e verdura con regolarità

Oltre alla quantità di cibo, cambia anche la qualità e la struttura del pasto. Le indagini HBSC (Health Behaviour in School-aged Children), coordinate dall’OMS, segnalano che l’irregolarità nel consumo di frutta, verdura e cereali integrali non è solo un deficit nutrizionale, ma indica una più ampia “erosione della struttura del pasto”: in altre parole, i giovani saltano colazioni equilibrate e sostituiscono pranzi completi con snack e prodotti industriali ad alta densità calorica. Secondo gli epidemiologi, questa trasformazione peggiora gli indici complessivi di qualità della dieta e aumenta la probabilità di condotte sedentarie. Un aspetto particolarmente preoccupante è la “anticipazione di patologie metaboliche”, cioè la comparsa di malattie tipiche dell’età adulta già in bambini e adolescenti. Negli ultimi vent’anni, ad esempio, è aumentata la diagnosi di steatosi epatica non alcolica (accumulo di grasso nel fegato non legato all’alcol) e di sindrome metabolica (un insieme di fattori di rischio come obesità addominale, pressione alta e alterazioni del metabolismo degli zuccheri e dei grassi). Questo spostamento in avanti dell’età di insorgenza significa che le nuove generazioni sono esposte più a lungo a condizioni che riducono la qualità della vita e aumentano i costi sanitari

sabato 23 agosto 2025

In AKIS c'è molto di EC

 NinoSutera

In Sicilia, l’Assessorato all’Agricoltura ha istituto con DDG n. 2639   del 17-7-2021 la Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura,  coordinata dall'Osservatorio Neorurale  

La Rete è lo strumento finalizzato alla “concertazione tecnica”, il punto di incontro e di scambio fra le esigenze dell’intero sistema (tecnico, scientifico ed economico) di un determinato settore e gli attori della ricerca scientifica e dello sviluppo rurale con l’obiettivo di recepire le esigenze del settore, condividere, indirizzare e predisporre nuove attività di ricerca e innovazione, formazione e aggiornamento tecnico, nonché della divulgazione; elaborare strategie finalizzate al miglioramento della competitività e allo sviluppo rurale. Fondamentale è l’incontro con le imprese (focus, forum, tavolo specifico) al quale è essenziale che partecipino non solo le rappresentanze, ma anche i singoli imprenditori: dall’incontro devono emergere le priorità di intervento percepite dalla base produttiva in termini di ricerca, innovazione e sviluppo rurale. (tratto da Linee guida Innovazione e ricerca per l’agricoltura e lo sviluppo rurale L’ECONOMIA DELLA CONOSCENZA (EC) Competitività, Reddito e Occupazione- Dario Cartabellotta Luglio 2008)
  L’economia della conoscenza è un’espressione coniata da Peter Drucker, economista di fama mondiale, con la quale si intende l’utilizzo delle informazioni per generare valore, con particolare attenzione a natura, creazione, diffusione, trasformazione, trasferimento, e utilizzo della conoscenza in ogni sua forma. La conoscenza da un punto di vista aziendale è una risorsa scarsa che consente, a chi la possiede, di trarre un vantaggio competitivo. È considerata una risorsa, se applicata alla risoluzione di problemi, perché può essere una fonte di guadagno.L’economia della conoscenza evidenzia i legami tra i processi di apprendimento, l’innovazione e la competitività, sempre più basata sulla conoscenza e di conseguenza sulle risorse intangibili, sul know-how e sulle competenze distintive. Alla base della conoscenza vi sono i processi cognitivi e di apprendimento dell’uomo e l’economia è uno dei risultati delle scelte compiute su tali basi.

C’è da dire però, che non tutte le regioni ne sono consapevoli,  c'è chi   ritiene (sbagliando) che investire in termini di risorse immateriali -AKIS- rappresentano un opzional (basta vedere le risorse che hanno previsto )

Allora che fare?

Far finta che il problema non esiste? ...d'altronde nessuno si pone la domanda, ma come è possibile che regioni che hanno una PLV più corposa  destinano più risorse per AKIS, mentre regioni che hanno una PLV più bassa meno risorse ? dovrebbe essere l'inverso.

 Oppure intervenire, per esempio  il MISAF visto che non è più PSR ma PSP,  potrebbe farsi carico di strategie adeguate per così dire "di alfabetizzazione per AKIS",    (non solo curare le iniziative di chi si  occupa di predisporre i bandi, la rendicontazione e il monitoraggio finanziario, ect.)

Il MISAF potrebbe delegare  a  CREA- RETE Rurale,  progetti obiettivi anche interregionali, capaci di far germinare il seme del cambiamento, anche in prospettiva futura.


 

              In Europa da sempre la valutazione del PSR prima e del PSP ora, si fa in considerazione delle risorse allocate negli investimenti immateriali AKIS 

Il concetto di Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura, noto con l’acronimo inglese AKIS (Agricultural Knowledge and Innovation System), indica il sistema di riferimento per la crescita del capitale umano del settore e per la diffusione dell’innovazione in tutte le sue accezioni. La definizione dell’OCSE1 recita «Il Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura è un insieme di organizzazioni e/o persone, compresi i collegamenti e le interazioni fra loro, che operano nella generazione, trasformazione, trasmissione, archiviazione, recupero, integrazione, diffusione e utilizzo di conoscenze e informazioni, con l’obiettivo di lavorare in modo sinergico per supportare il processo decisionale, la risoluzione dei problemi e l’innovazione in agricoltura». 
Si tratta di una descrizione ancora molto attuale, utilizzata a livello internazionale e divenuta un elemento fondamentale anche nella programmazione della Politica Agricola Comune (PAC) europea, soprattutto negli ultimi decenni. Nel 2010 lo Standing Committee for Agricultural Research (SCAR), organo creato nel 1974 per fornire supporto e consulenza alla Commissione Europea (CE) in materia di ricerca in agricoltura, ha istituito un gruppo di lavoro strategico (Strategic Working Group – SWG) sull’AKIS, a testimonianza della rilevanza che il sistema della conoscenza e innovazione ha iniziato a rivestire nei primi due decenni di questo secolo in relazione alla programmazione della PAC. 
Questo rinnovato interesse per il concetto dell’AKIS e soprattutto la volontà di rafforzare il sistema ha portato all’applicazione dello strumento del Partenariato europeo dell’innovazione alla materia agricola, con il lancio, nel 2012, del Partenariato Europeo dell’Innovazione in materia di produttività e sostenibilità in agricoltura (PEI AGRI), che aveva e ha tuttora l’obiettivo di favorire la diffusione e adozioni delle innovazioni. 
Il PEI AGRI è finanziato dalla PAC, attraverso l’attuazione dei Gruppi Operativi (GO), e dalla politica della ricerca europea, attraverso l’attuazione dei progetti multi-attore e le reti tematiche previsti dai programmi quadro della ricerca (Horizon 2020, Horizon Europe). In parallelo, nell’ambito della PAC è aumentata l’attenzione verso gli interventi tradizionalmente considerati fondamentali per il rafforzamento dell’AKIS, ovvero quelli a supporto della consulenza, dei servizi di supporto all’innovazione e della formazione degli imprenditori e degli addetti, nonché dei tecnici e consulenti. La maggiore attenzione nei confronti del rafforzamento dell’AKIS attraverso la PAC e la politica per la ricerca è apparsa evidente già nei periodi di programmazione 2007-2013 e, soprattutto, 2014-2022 con la prima attuazione del PEI AGRI. Questa tendenza si è rafforzata nell’attuale periodo di programmazione (2023-2029), nel cui regolamento di riferimento (Reg. UE 2021/2115) il sostegno al sistema della conoscenza e l’innovazione è divenuto un obiettivo trasversale all’attuazione della PAC. 
Inoltre, il capitolo 8 del PSP dal titolo “Modernizzazione: AKIS e digitalizzazione” descrive le caratteristiche dell’AKIS in Italia e le azioni e interventi programmati al fine di rafforzarlo, incluse le azioni a supporto dell’integrazione dei consulenti, sia pubblici sia privati, nel sistema e dell’organizzazione dei servizi di supporto all’innovazione a favore di imprenditori agricoli e territori rurali. Il sistema della conoscenza e innovazione italiano presenta una pluralità di attori e livelli, dovuti principalmente all’organizzazione amministrativa su base regionale e per province autonome. Le competenze in materia di agricoltura, consulenza, istruzione e formazione professionale sono infatti assegnate alle regioni/province autonome, mentre quelle in materia di istruzione scolastica e universitaria sono assegnate allo Stato centrale. 
La ricerca è invece materia di competenza concorrente tra regioni/province autonome e Stato. Questa organizzazione amministrativa è alla base della presenza di 19 AKIS regionali, due provinciali (Province Autonome di Trento e Bolzano) e un AKIS nazionale, che sono i principali destinatari delle azioni di rafforzamento descritte nel PSP. Oltre a questi sistemi della conoscenza identificati su base amministrativa, vi sono una molteplicità di sistemi organizzati intorno a settori, filiere agro-alimentari e distretti. 
La presenza di numerosi AKIS, organizzati su base regionale/provinciale/nazionale e su base tematica, comporta una corrispondente molteplicità di attori e competenze, considerati come un importante punto di forza dei sistemi della conoscenza italiani. Partendo dagli elementi positivi, il Piano Strategico della PAC (di seguito PSP), attraverso le sue azioni e interventi, promuoverà lo sviluppo di soluzioni per le principali criticità del sistema, ovvero, la difficoltà di coordinamento tra i soggetti coinvolti e la scarsa diffusione delle innovazioni verso le imprese e i territori rurali. La difficoltà di rilevamento dei fabbisogni in materia di consulenza, formazione e innovazione delle imprese agricole è un’altra importante criticità da risolvere attraverso gli interventi del PSP. 
Il PSP prevede nove interventi  a diretto supporto dell’AKIS, tre relativi alla “Cooperazione” (art. 77, Reg UE 2021/2115) e sei allo “Scambio di conoscenze e informazioni (art. 78, Reg Ue 2021/2115). Tutti i nove interventi privilegiano un approccio sistemico e territoriale, con il coinvolgimento di tutti gli attori dell’AKIS riferibili al tema, o settore o territorio oggetto delle azioni.    

giovedì 21 agosto 2025

VALVERDE FOOD 2025

 

  UNA SETTIMANA DI GUSTO, CULTURA E IDENTITÀ SICILIANA

VALVERDE (CT) – Dal 25 al 31 agosto 2025, il cuore del paese etneo si trasformerà in un palcoscenico di profumi, sapori e tradizioni con la prima edizione di “Valverde Food 2025”, la manifestazione promossa dal Comune di Valverde con il sostegno dell’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea – Dipartimento regionale dell’Agricoltura.



L’evento, inserito nell’ambito della Linea B del D.A. n.54/GAB/2024, è pensato per celebrare e valorizzare le eccellenze agroalimentari siciliane attraverso un percorso enogastronomico che unisce cultura, musica e identità territoriale. Una settimana ricca di appuntamenti che coinvolgerà produttori locali, aziende agricole, associazioni e cittadini in un’esperienza immersiva e partecipata.

Nel centro storico saranno allestiti stand espositivi dedicati ai prodotti tipici, laboratori del gusto, mostre tematiche e spazi dedicati alla narrazione del territorio. Ogni sera, spettacoli e concerti animeranno la piazza centrale, culminando con l’attesissimo live de I Cugini di Campagna, band simbolo della musica italiana.

Valverde Food 2025 rappresenta un’opportunità concreta di rilancio per la nostra comunità – ha dichiarato il Sindaco Domenico Caggeci –. Siamo felici di portare avanti un progetto che promuove il territorio attraverso le sue risorse più autentiche: la cultura contadina, la qualità dei prodotti e il calore delle nostre tradizioni. Ringrazio l’Assessore regionale all’Agricoltura Salvatore Barbagallo, i dirigenti regionali e tutto il personale degli uffici per la disponibilità e l’attenzione riservata alla nostra proposta. Questo evento nasce dal lavoro di squadra tra istituzioni, cittadini e realtà produttive locali.”

Questa iniziativa è finanziata dall’Assessorato Regionale dell'Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea – Dipartimento regionale dell’Agricoltura.

La manifestazione sarà accompagnata da una campagna di comunicazione sui principali media regionali e da attività promozionali su scala locale e provinciale, con l’obiettivo di attrarre visitatori, turisti e operatori del settore.

mercoledì 20 agosto 2025

La cucina italiana è candidata a Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO

                                                          Daniela Torcina

 

Mangiare è un atto agricolo, così  il  poeta-agricoltore americano Wendell Berry, parlava di cibo, che  è diventato ormai uno stile di vita, per cui la gente mangia come vorrebbe vivere e si identifica nelle proprie scelte alimentari quotidiane, o almeno prova a farlo, non sempre però i risultati sono soddisfacenti per tutti.
 


La  Rete Nazionale dei Borghi GeniusLoci De.Co., IDIMED  e altri,  sostengono  la Candidatura della Cucina Italiana a Patrimonio Immateriale dell'Umanità promossa dal Governo,  insieme quanti sono impegnati e dedicati alla divulgazione culturale, all’educazione alimentare, alla formazione e alla promozione del territorio, in Italia e all’estero. Con un obiettivo chiaro: tutelare e valorizzare la cultura alimentare e i prodotti agroalimentari di qualità, ponendo particolare attenzione al patrimonio identitario delle produzioni agroalimentari  

PARTECIPA


Un accordo di partnership con  quanti vogliono promuovere questo percorso per la candidatura della cucina italiana a patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco attraverso la cultura alimentare



Un’intesa che punta, attraverso iniziative condivise, a sostenere la candidatura della cucina italiana a patrimonio culturale immateriale dell’umanità   rafforzando così il legame tra cultura, territorio, qualità,   sottolinea come la cucina italiana sia un elemento identitario, un mosaico di tradizioni regionali e un esempio di sostenibilità e biodiversità. La cucina italiana, infatti, non è solo cibo, ma anche pratiche, gestualità e rituali legati al momento del pasto, che contribuiscono a definire l'identità culturale del paese. 

La condivisione del percorso di valorizzazione della straordinaria varietà di saperi e sapori che caratterizzano la nostra cultura gastronomica e che ne definiscono l’identità,   a sostegno del riconoscimento della cucina italiana quale patrimonio immateriale dell’umanità.

  La candidatura mira a riconoscere il valore della cucina italiana non solo come insieme di ricette, ma anche come pratica sociale, momento di condivisione e patrimonio di tradizioni tramandate di generazione in generazione.  

 La condivisione del percorso di valorizzazione della straordinaria varietà di saperi e sapori che caratterizzano la nostra cultura gastronomica e che ne definiscono l’identità,   a sostegno del riconoscimento della cucina italiana quale patrimonio immateriale dell’umanità.

 

Promuovere la cultura del cibo significa valorizzare la nostra storia, le tradizioni e l’economia locale. I nostri prodotti  dell’elaioenogastronomia sono un patrimonio straordinario, frutto del lavoro delle comunità e delle imprese agroalimentari e degli artigiani del gusto,  che rappresentano un valore non solo economico, ma anche sociale e culturale.

 Il logo della candidatura della “cucina italiana” a patrimonio dell’Unesco,  una mano che spadella cose, fra cui classici ingredienti della cucina italiana e alcuni monumenti celebri nostrani.

Un logo dal design semplice, con la mano di uno chef che spadella sul fuoco un mix di ingredienti della cucina italiana (fra cui figurano il vino, l’olio di oliva, la pizza, il pesce e la pasta) e diversi monumenti italiani (fra cui notiamo la Mole Antonelliana, i Templi di Agrigento, la Torre di Pisa, il Colosseo e diversi altri), il tutto su sfondo azzurro e corredato di scritta “Io amo la cucina italiana candidata a patrimonio Unesco”.

Il logo vuole riportare alla mente l’atto di cucinare come   un rito e un patrimonio alimentare/culturale. Il logo è stato realizzato dagli allievi della Scuola della medaglia dell’Istituto poligrafico e zecca dello Stato.

 L'obiettivo è di valorizzare  i prodotti  identitari e dell'arte culinaria   dell’  ElaioEnoGastronomia    Quando il cibo viene ancorato in maniera identitaria ad un territorio, smette di essere un momento culinario e diventa esperienza totale. In questo modo coinvolge immediatamente i quatto sensi, vedere, annusare, gustare e toccare; ma quando un cibo è veramente ancorato ad un territorio tocca anche l’udito, perché si racconta e racconta il territorio. Quando arriva nel piatto, quel cibo ti ha detto tante cose e quando lo assapori diventa esperienza avvolgente, coinvolgente e identitaria di quel luogo. Il termine genius loci, di origine latina, definisce letteralmente il “genio”, lo spirito, l’anima di un luogo è caratterizza l’insieme delle peculiarità sociali, culturali, architettoniche, ambientali e identitarie di una popolazione e l’evoluzione di quest’ultima nel corso della storia. 


"In molti sostengono che la cucina italiana non esiste perché è una somma di cucine regionali. altri che esiste eccome, e non è una somma, ma una moltiplicazione di saperi che si incontrano, si contaminano e si trasformano”.

La cucina italiana esiste, è un patrimonio di valori, di passione, di gesti, di saperi e di creatività, e non di ricette specifiche o di materie prime, per sua natura mutevole, aperto alle contaminazioni e inclusivo, già amato e condiviso dall’umanità. Il riconoscimento a Patrimonio Immateriale Unesco, che potrebbe arrivare nel 2025, sarebbe importante, e sarebbe un’operazione culturale, di affermazione e di orgoglio della cucina italiana d’Italia e del mondo, ben prima e molto di più di un’operazione commerciale, con effetti positivi diretti ed indiretti potenzialmente enormi. Un obiettivo che è alla portata, a patto che enti culturali, istituzioni e chef facciano sistema davvero, e non a parole, guardando al riconoscimento Unesco non tanto come un traguardo, quanto come un nuovo punto di partenza, e come ad uno stimolo per scrollarsi di dosso quel “modus pensandi” tutto italiano, di paragonarsi alla Spagna nella cucina come alla Francia nel vino, quando invece il Belpaese è ricco di identità, unicità e qualità eccellenti amate nel mondo.




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Città e cibo sostenibile: cosa resta della dimensione partecipativa?

Il prossimo seminario organizzato dal tavolo Consumi, stili di vita e sostenibilità della Rete Italiana Politiche Locali del Cibo si terrà giovedì 18 settembre 2025, alle ore 17:30, in modalità online.

Il seminario, dal titolo “Città e cibo sostenibile: quali spazi per la dimensione partecipativa?”, sarà aperto dalla relazione di Cecilia Cornaggia, con avvio della discussione a cura di Alessandra Manganelli, Liana Simmons e Vincenzo Vasciaveo.


In calce trovate l’abstract e in allegato la locandina: vi invitiamo a condividere l’iniziativa nelle vostre reti.

Cecilia Cornaggia è assegnista di ricerca in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso il centro ModaCult dell’Università Cattolica di Milano. I suoi principali interessi riguardano il consumo sostenibile e gli studi di genere. È co-fondatrice di SiD – Sociologhe in Dialogo, un gruppo di ricerca nato per riscoprire e valorizzare il contributo femminile agli studi sociali.

Link al seminario: https://meet.google.com/zqa-tghm-gqo
La partecipazione è libera, non è richiesta iscrizione.

La relazione di apertura propone una riflessione sull’evoluzione delle pratiche di consumo alimentare sostenibile nelle aree urbane, con particolare attenzione al passaggio da una dimensione collettiva a una più individualizzata. Le considerazioni si basano su una ricerca quali-quantitativa condotta tra il 2021 e il 2022 nella città di Milano, assunta come caso di studio.
Com’è noto, il consumo sostenibile di cibo nei Paesi occidentali ha iniziato a svilupparsi negli ultimi decenni del Novecento, in risposta a una crescente consapevolezza dei limiti socio-ambientali associati alle filiere lunghe della Grande Distribuzione Organizzata. La sua lenta diffusione è stata sostenuta da nicchie di consumo alternative, note in letteratura come Alternative Food Network (Goodman et al., 2012; Martindale et al., 2018) – o Civic Food Network (Renting et al., 2012) quando si pone l’accento sulla dimensione civica e partecipativa che caratterizza alcune di queste esperienze.
In Italia, la forma più consolidata di Civic Food Network è rappresentata dai Gruppi d’Acquisto Solidali (GAS), che hanno svolto un ruolo chiave nel promuovere relazioni dirette tra produttori e consumatori, oltre ad attivare percorsi di apprendimento collettivo (Forno et al., 2013). Tuttavia, la ricerca qui presentata evidenzia come, negli ultimi anni, pur continuando a operare, i GAS abbiano progressivamente perso centralità nella città di Milano. 
Parallelamente, l’offerta di cibo sostenibile si è ampliata e diversificata attraverso una pluralità di canali: il biologico si è diffuso nella grande distribuzione, sono emersi numerosi punti vendita specializzati, si è registrato un aumento dei mercati agricoli e, soprattutto negli ultimi anni, sono nate diverse piattaforme digitali di spesa online sostenibile. Confrontando i dati della ricerca con quelli raccolti da Demaldè (2014), si rileva un lieve calo nel numero di GAS attivi a Milano, passati da 81 nel 2013 a 72 nel 2022, e parallelamente un aumento significativo dei mercati agricoli settimanali, saliti da 15 a 25. 
Negli ultimi dieci anni, inoltre, si sono affermate numerose piattaforme digitali per l’acquisto di cibo sostenibile, che riprendono alcuni dei valori storicamente associati ai GAS (Corvo & Matacena, 2018; Oncini et al., 2020): alcune mettono l’accento sul biologico (es. Bioexpress), altre sulla filiera corta (es. Cortilia), altre ancora sulla giusta remunerazione dei produttori (es. L’Alveare che dice Sì!). Anche produttori storicamente legati ai GAS hanno adattato le proprie pratiche di vendita, avviando forme di “vendita diretta digitalizzata” (es. Mercato Contadino a Milano, Agrimi.bio).
Nel complesso, la diffusione di mercati, piattaforme e punti vendita specializzati sembra indicare una tendenza verso la crescente individualizzazione delle pratiche di consumo di cibo sostenibile. Il contributo invita a interrogarsi sulle implicazioni di questo cambiamento, ponendo l’attenzione sia su possibili trasformazioni nei significati attribuiti al consumo sostenibile, sia sull’eventuale emergere di nuovi spazi in cui la dimensione partecipativa e i discorsi critici intorno al cibo continuino a essere coltivati.




martedì 19 agosto 2025

“Menzel el Emir e i sapori del Mediterraneo: cous cous e bollicine”

 NinoSutera

 Al via la seconda edizione a Misilmeri

 

Appuntamento mercoledì 4 settembre, ore 20 presso l’azienda agricola La Dispensa

(Misilmeri, Palermo) - Dopo il successo della precedente edizione, torna a Misilmeri, in provincia di Palermo, un appuntamento che intreccia cultura, storia e sapori. Mercoledì 4 settembre alle ore 20, presso l’azienda agricola biologica La Dispensa in Contrada Segretaria 12, la Pro Loco di Misilmeri organizza la seconda edizione di “Menzel el Emir e i sapori del Mediterraneo: cous cous e bollicine”, un evento che celebra il piatto simbolo del Mediterraneo accompagnato alle bollicine di alcune tra le più prestigiose cantine siciliane.

Misilmeri, il cui nome deriva dall’arabo Menzel el Emir (“villaggio dell’emiro”), alle porte di Palermo, custodisce una storia che affonda le radici nella cultura araba, ben visibile ancora oggi nel toponimo e nel castello dell’Emiro che dall’alto della collina sovrasta il paese. È un territorio a vocazione agricola, ricco di giardini, uliveti e agrumeti, che attraverso le buone pratiche e le iniziative culturali e gastronomiche intende rilanciare la propria identità e offrire nuove opportunità di valorizzazione.

“L’evento ritorna dopo il successo della precedente edizione per diventare una tappa importante che celebra la cultura gastronomica del Mediterraneo in un paese come il nostro, in cui le tracce della cultura araba sono ancora evidenti. La Pro Loco si fa parte attiva di una serie di iniziative che nel corso dell’anno cercano di promuovere il territorio, e questa rientra pienamente tra esse. Ci auguriamo che possa crescere sempre di più e richiamare sempre più gente a partecipare a una serata di fine estate che unisce convivialità e identità, degustando il cous cous preparato da importanti chef e sorseggiando le bollicine siciliane”, dichiara Pippo Sucato, presidente della Pro Loco di Misilmeri.

La serata si svolgerà in un contesto suggestivo, presso l’azienda agricola La Dispensa, su una terrazza che si affaccia su dolci colline punteggiate da uliveti e agrumeti, offrendo agli ospiti la possibilità di degustare le creazioni di grandi protagonisti della cucina siciliana. Si potranno degustare i cous cous d’autore degli chef Nino Ferreri del Ristorante Limù (1 stella Michelin) di Bagheria, Nicola Bandi dell’Osteria Il Moro di Trapani, Giuseppe Calvaruso, chef resident di Uovo di Seppia a Palermo (bistrot dello chef Pino Cuttaia), Gian Filippo Gatto del ristorante ‘A Cuncuma di Palermo, Fabrizio Di Cara e Bina La Corte dell’Accademia dell’associazione di formazione professionale TED, quest’ultima con un cous cous dolce che arricchirà la proposta gastronomica della serata.

Ad accompagnare i piatti saranno le etichette di alcune tra le cantine più rinomate dell’isola: Alessandro di Camporeale, Brugnano di Partinico, Gurrieri di Chiaramonte Gulfi, Murgo di Santa Venerina, Barraco Antonino di Marsala e l’Azienda Agricola COS di Vittoria.

“Dopo questa seconda edizione, ci prepariamo a una nuova programmazione che riguarderà il 2026, con una rassegna che avrà l’obiettivo di valorizzare Misilmeri, i suoi prodotti tipici e le sue tradizioni. Vogliamo costruire un percorso che non si esaurisca in un singolo appuntamento, ma che diventi parte integrante di un calendario capace di raccontare la nostra identità e di attrarre sempre più visitatori. Sarà un anno importante, in cui la Pro Loco intende rafforzare il legame tra il territorio, le sue radici e le eccellenze dell’agroalimentare siciliano, facendo di Misilmeri un punto di riferimento agricolo e gastronomico nel panorama regionale”, conclude il presidente della Pro Loco di Misilmeri. 

La manifestazione vede il sostegno dell’Associazione TED – Formazione Professionale e di SAGRIM, azienda leader nella fornitura di attrezzature per la ristorazione.

L’iniziativa è finanziata dall’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea - Dipartimento Regionale dell’Agricoltura.

Per partecipare all’evento e per la degustazione di cous cous e bollicine è richiesto il pagamento di un ticket di ingresso di 30 euro. Necessaria la prenotazione scrivendo una mail a prolocomisilmeri@gmail.com.

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