mercoledì 20 agosto 2025

Città e cibo sostenibile: cosa resta della dimensione partecipativa?

Il prossimo seminario organizzato dal tavolo Consumi, stili di vita e sostenibilità della Rete Italiana Politiche Locali del Cibo si terrà giovedì 18 settembre 2025, alle ore 17:30, in modalità online.

Il seminario, dal titolo “Città e cibo sostenibile: quali spazi per la dimensione partecipativa?”, sarà aperto dalla relazione di Cecilia Cornaggia, con avvio della discussione a cura di Alessandra Manganelli, Liana Simmons e Vincenzo Vasciaveo.


In calce trovate l’abstract e in allegato la locandina: vi invitiamo a condividere l’iniziativa nelle vostre reti.

Cecilia Cornaggia è assegnista di ricerca in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso il centro ModaCult dell’Università Cattolica di Milano. I suoi principali interessi riguardano il consumo sostenibile e gli studi di genere. È co-fondatrice di SiD – Sociologhe in Dialogo, un gruppo di ricerca nato per riscoprire e valorizzare il contributo femminile agli studi sociali.

Link al seminario: https://meet.google.com/zqa-tghm-gqo
La partecipazione è libera, non è richiesta iscrizione.

La relazione di apertura propone una riflessione sull’evoluzione delle pratiche di consumo alimentare sostenibile nelle aree urbane, con particolare attenzione al passaggio da una dimensione collettiva a una più individualizzata. Le considerazioni si basano su una ricerca quali-quantitativa condotta tra il 2021 e il 2022 nella città di Milano, assunta come caso di studio.
Com’è noto, il consumo sostenibile di cibo nei Paesi occidentali ha iniziato a svilupparsi negli ultimi decenni del Novecento, in risposta a una crescente consapevolezza dei limiti socio-ambientali associati alle filiere lunghe della Grande Distribuzione Organizzata. La sua lenta diffusione è stata sostenuta da nicchie di consumo alternative, note in letteratura come Alternative Food Network (Goodman et al., 2012; Martindale et al., 2018) – o Civic Food Network (Renting et al., 2012) quando si pone l’accento sulla dimensione civica e partecipativa che caratterizza alcune di queste esperienze.
In Italia, la forma più consolidata di Civic Food Network è rappresentata dai Gruppi d’Acquisto Solidali (GAS), che hanno svolto un ruolo chiave nel promuovere relazioni dirette tra produttori e consumatori, oltre ad attivare percorsi di apprendimento collettivo (Forno et al., 2013). Tuttavia, la ricerca qui presentata evidenzia come, negli ultimi anni, pur continuando a operare, i GAS abbiano progressivamente perso centralità nella città di Milano. 
Parallelamente, l’offerta di cibo sostenibile si è ampliata e diversificata attraverso una pluralità di canali: il biologico si è diffuso nella grande distribuzione, sono emersi numerosi punti vendita specializzati, si è registrato un aumento dei mercati agricoli e, soprattutto negli ultimi anni, sono nate diverse piattaforme digitali di spesa online sostenibile. Confrontando i dati della ricerca con quelli raccolti da Demaldè (2014), si rileva un lieve calo nel numero di GAS attivi a Milano, passati da 81 nel 2013 a 72 nel 2022, e parallelamente un aumento significativo dei mercati agricoli settimanali, saliti da 15 a 25. 
Negli ultimi dieci anni, inoltre, si sono affermate numerose piattaforme digitali per l’acquisto di cibo sostenibile, che riprendono alcuni dei valori storicamente associati ai GAS (Corvo & Matacena, 2018; Oncini et al., 2020): alcune mettono l’accento sul biologico (es. Bioexpress), altre sulla filiera corta (es. Cortilia), altre ancora sulla giusta remunerazione dei produttori (es. L’Alveare che dice Sì!). Anche produttori storicamente legati ai GAS hanno adattato le proprie pratiche di vendita, avviando forme di “vendita diretta digitalizzata” (es. Mercato Contadino a Milano, Agrimi.bio).
Nel complesso, la diffusione di mercati, piattaforme e punti vendita specializzati sembra indicare una tendenza verso la crescente individualizzazione delle pratiche di consumo di cibo sostenibile. Il contributo invita a interrogarsi sulle implicazioni di questo cambiamento, ponendo l’attenzione sia su possibili trasformazioni nei significati attribuiti al consumo sostenibile, sia sull’eventuale emergere di nuovi spazi in cui la dimensione partecipativa e i discorsi critici intorno al cibo continuino a essere coltivati.




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