giovedì 11 settembre 2025

Biodiversità, sentenza storica in Francia



 lo Stato condannato per i danni alla biodiversità causati dai pesticidi

Periodicamente si assistono ad attacchi più o meno strumentali all’UE verde, da una parte gli agroindustriali e dall’altra i neofiti, che hanno   interessi convergenti,     economici e  ignoranza in primis. La sentenza francese, rappresenta un punto fondamentale per le future politiche dell'UE


Le possibili ricadute in Italia

Una vittoria giuridica senza precedenti

Il 3 settembre 2025, la Corte amministrativa d’appello di Parigi ha emesso una sentenza destinata a diventare un punto di svolta nella lotta all’inquinamento da pesticidi. Lo Stato francese è stato condannato per il crollo della biodiversità legato all’uso massiccio di sostanze chimiche in agricoltura e obbligato a rivedere radicalmente le procedure di autorizzazione.
Per la prima volta viene riconosciuto in sede giudiziaria un nesso causale diretto tra le carenze valutative delle istituzioni pubbliche e il declino della biodiversità.


Il principio di precauzione come pilastro europeo

La sentenza riafferma la centralità del principio di precauzione, previsto anche dal diritto europeo, secondo il quale gli Stati membri devono adottare misure di tutela basate sui dati scientifici più aggiornati.
Questo principio, già formalmente riconosciuto, raramente aveva trovato applicazione così concreta e vincolante per i governi.

Le ricadute in Italia

Sebbene la sentenza sia stata emessa in Francia, i suoi effetti si riverberano inevitabilmente anche in Italia, dove il tema dei pesticidi è centrale per l’agricoltura, la salute pubblica e la tutela del patrimonio naturale.

  1. Giurisprudenza e diritto ambientale

    • In Italia potrebbero aprirsi nuovi spazi per azioni legali promosse da associazioni ambientaliste, apicoltori e cittadini, sulla scia del caso francese.

    • La sentenza costituisce un precedente che rafforza la possibilità di invocare la responsabilità dello Stato italiano in caso di autorizzazioni non conformi al principio di precauzione.

  2. Politiche agricole e revisione delle AIC

    • Il Ministero dell’Agricoltura e quello della Salute potrebbero essere sollecitati ad aggiornare le procedure di autorizzazione all’immissione in commercio dei fitofarmaci.

    • Ciò porterebbe a un maggiore allineamento con le normative europee, riducendo progressivamente l’uso di molecole dannose per gli impollinatori e per la biodiversità.

  3. Tutela degli impollinatori e apicoltura

    • L’Italia, tra i principali produttori di miele in Europa, potrebbe trarre grande beneficio dall’applicazione rigorosa del principio di precauzione, garantendo un futuro più sicuro alle api, oggi minacciate dai neonicotinoidi e da altri principi attivi.

    • Il settore apistico, già protagonista di numerose battaglie civili, potrebbe rafforzare il proprio ruolo di sentinella ambientale.

  4. Implicazioni per la salute pubblica

    • La riduzione dell’esposizione ai pesticidi non riguarda solo la fauna selvatica ma anche la popolazione, soprattutto nelle aree agricole.

    • In Italia, dove i pesticidi sono utilizzati in modo intensivo in alcune regioni   un aggiornamento delle procedure di valutazione ridurrebbe i rischi di contaminazione delle acque, dei suoli e degli alimenti.

  5. Nuove prospettive per l’agroecologia

    • La sentenza francese può rappresentare un incentivo per l’Italia a sostenere modelli agricoli alternativi, come l’agricoltura biologica, rigenerativa e neorurale.

Un’opportunità per l’Italia

In sintesi, la decisione della Corte francese non è soltanto un episodio nazionale ma un campanello d’allarme europeo. Per l’Italia, essa rappresenta un’occasione per:

  • rafforzare il legame tra scienza, diritto e società civile;

  • accelerare la transizione ecologica del sistema agricolo;

  • tutelare biodiversità, salute pubblica e paesaggio rurale, che costituiscono asset fondamentali del nostro Made in Italy agroalimentare.



“HE 28 CAP Strategic Plans Underway – Summary of implementation in 2023-2024, facts and figures”

Antonella Petix               

Abbiamo incontrato NinoSutera Responsabile dell'Osservatorio Neorurale

  Nino  Sutera,   Diploma di Laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie, Funzionario Direttivo della Regione Siciliana, Divulgatore Agricolo, responsabile dell'Osservatorio Neorurale,  “Formatore Consulente” del Formez,  Componente del Gruppo di lavoro  del MIPAF, Referente della rete interregionale sulla ricerca e servizi allo sviluppo, Iscritto all’Albo regionale dei Formatori interni presso il Dipartimento della Funzione Pubblica della Regione Sicilia ,Consulente Formatore del PAN fitofarmaci,  Ideologo dei Borghi GeniusLoci De.Co.  e del Percorso informativo di sviluppo locale “Un Villaggio di idee” è stato Coordinatore  del  G.I.T (Gruppi d’interesse territoriale del MIUR)   Ideologo della Libera Università Rurale, componente della  task force nazionale per le De.Co. autore di diverse pubblicazioni e relatore a tanti eventi divulgativi, blogger, Coordinatore per l'Italia del Parlamento Rurale Europeo.

  

Bel curriculum?

Così dicono gli addetti ai lavori 

Allora Dr Sutera  o  Nino come preferisce?

 Nino, chiaramente.

La Direzione Generale dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale della Commissione Europea (Unità B.2) ha recentemente pubblicato il documento “HE 28 CAP Strategic Plans Underway – Summary of implementation in 2023-2024, facts and figures”, una sintesi dello stato di avanzamento dei Piani Strategici della PAC nei diversi Stati membri. All’interno della relazione, l’Italia è rappresentata da due Regioni, tra cui la Sicilia, citata espressamente per le iniziative considerate esempi di buone pratiche.  La pubblicazione ha messo in evidenza il lavoro svolto dal Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana, e nello specifico dall’Unità di Staff – Osservatorio Neorurale e dalla Rete Regionale del Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura  2021-2024. 

E’ sorpreso?

Sinceramente quando il collega della regione Veneto, mi ha inviato il documento, con allegati i complimenti, pensavo che aveva voglia di scherzare.

…mentre?

L’attività portata avanti negli anni 2021-2024 ha avuto come finalità la valorizzazione delle competenze, la diffusione di conoscenze e l’implementazione di processi innovativi a supporto delle imprese agricole e rurali.

L’esperienza dell’Osservatorio Neorurale  per la verità nasce nella precedente esperienza lavorativa presso un altro ente della regione  (2007-2020) ed è stata concepita come un laboratorio permanente di analisi e sperimentazione sui nuovi modelli di sviluppo rurale.  

Un percorso riconosciuto come buona pratica?

Il riconoscimento europeo riguarda, in modo particolare, il ricco programma di iniziative realizzate nel passato. Tra queste, spiccano i numerosi webinar tematici, organizzati in collaborazione con gruppi di lavoro specializzati, che hanno favorito l’ampio coinvolgimento degli stakeholder regionali, con le forme nuove dell’ITC      La partecipazione attiva di enti, associazioni, imprese agricole, ricercatori e portatori di interesse ha confermato la centralità della rete nel creare un dialogo costante  

L’inserimento della Sicilia nel report europeo non rappresenta soltanto un riconoscimento formale, ma la conferma della bontà di un percorso avviato con determinazione, è sorpreso?

No

Lei è molto modesto

Qual è il punto di forza dell’ iniziativa?

E’ il collegamento tra il blog e il gruppo tematico di whatsapp,   in questo spazio virtuale dove entità diverse, con esperienze diverse s’incontrano si confrontano ed elaborano nuove idee e nuove proposte.
Noi   siamo riusciti, e ne siamo orgogliosi, a tramutare un’iniziativa in un metodo, non abbiamo seguito un modello, ma l’abbiamo creato, sperimentato e a quanto pare piace. Non è qualcosa che capita a tutti, né tutti i giorni. Ricevere poi i complimenti di colleghi di altre regioni fa sempre piacere, perché sono apprezzamenti genuini e spontanei, di addetti ai lavori qualificati

Tutto qui?

No, c’è la cosa più importante

Prego

Questi risultati sono stati possibili, per essere precisi, grazie alla collaborazione di tanti, e in particolare dell’Agr. Paolo Salanitro, Consulente Fitosanitario, Assistente Tecnico di Chimica presso il Liceo Lucio Piccolo di Capo d’Orlando, collaboratore instancabile che ha operato a titolo gratuito, con dedizione e passione  

Ma Lei non si sente un Funzionario pubblico un po’ atipico?

Dipende dai Funzionari che Lei conosce.

Quale delle iniziative avviate Le ha dato maggiori soddisfazioni?

Ma, guardi non è che si può fare una classifica.

Si ma c’è ne sarà una che è stata migliore delle altre?

No,  guardi non funziona proprio così,non è una gara  tra migliori e peggiori.

Prendo spunto nelle mie attività e iniziative dall’aforisma di Thomas  Alva Edison  “il valore di un idea sta nel metterla in pratica”Partecipare da protagonista in uno spazio di del Claster BioMediterraneo di Expo 2015,  per ben tre volte, oppure all’Assemblea dei Sindaci dei Borghi De.Co., piuttosto al Session Poster del  Forum  PA, oppure a Palazzo Steri, o all'Orto Botanico,  piuttosto  in un’Aula Consiliare del Borgo più piccolo d'Italia,  ha la stessa identica valenza. 

Grazie

Grazie a lei

mercoledì 10 settembre 2025

Identità del vitigno.


Giuliana Cattarossi, Giovanni Colugnati

Colugnati&Cattarossi, 

Partner Progetto PER.RI.CON.E.

 

                       Può sembrare curioso che ci si possa imbattere talvolta in errori, confusioni o ambiguità che riguardano proprio l’identità dei vitigni, il loro essere o non essere questa o quella entità. In realtà i problemi che possono verificarsi sono piuttosto frequenti e non riguardano solo i vitigni meno noti. Si tratta di questioni che vanno studiate e chiarite al loro insorgere: è quasi sempre controproducente ignorarle, magari per via di vincoli legislativi (DOC o le IGT), perché prima o poi possono emergere nuocendo alla trasparenza e dunque all’immagine di un territorio. Quando, ad esempio, negli anni Settanta lo ‘Chardonnay’ conobbe nel nostro Paese la sua ampia diffusione, non ben conosciuto per i suoi caratteri, e anzi fu spesso confuso con il ‘Pinot bianco’ che, assomigliandogli, veniva spesso commerciato al suo posto, fino a che le caratteristiche distintive dei due vitigni furono accuratamente descritte (Scienza et al., 1979).

Più recentemente ci si è accorti che una buona parte del ‘Cabernet franc’ italiano corrisponde in realtà al bordolese ‘Carmenère’ (Calò et al., 1991). L’identità tra ‘Vermentino’, ‘Pigato’ e ‘Favorita’, anche se iscritti separatamente nel Registro delle Varietà, è stata dimostrata con metodi ampelografici (Schneider, Mannini, 1990) e in seguito confermata con analisi genetiche (Botta et al., 1995). Il ‘Pignoletto’ corrisponde in realtà al ‘Grechetto di Todi’ (Filippetti et al., 1999), l’‘Aglianicone’ al ‘Ciliegiolo’ (Crespan et al., 2002), il ‘Prosecco’ ha un suo sinonimo nell’istriano ‘Teran Bijeli’ (Maletic et al., 1999).

Gli esempi al proposito sono numerosissimi ed ogni contributo alla conoscenza di identità, sinonimi e caratteri, purché fondato su solide basi scientifiche, è il benvenuto per comprendere e valorizzare ogni vitigno autoctono.

La conferma che lo spagnolo Albariño fosse identico al portoghese ‘Alvarinho’, ad esempio, ha permesso l’utilizzo di materiale di propagazione portoghese in Spagna, dove gran parte delle piante erano infette da virosi. A tal proposito sarebbe assolutamente auspicabile che una banca dati genetica riportante il profilo delle oltre 500 cultivar ad uva da vino, da tavola e portinnesti ufficialmente registrate in Italia, fosse resa accessibile on line.

Vi sono infatti i marcatori idonei allo scopo, che sono i microsatelliti o Simple Sequence Repeats (SSR) (Sefc et al., 2001), di cui 6 loci sono stati adottati dalla comunità scientifica internazionale (This et al., 2004). Inoltre, molti laboratori nel nostro Paese hanno ormai già analizzato una gran parte dei vitigni autoctoni, sia principali che minori, e sarebbe pertanto sufficiente riunire, verificare ed armonizzare questi dati per realizzare una gran parte della banca dati in questione.

Quanto alle analisi molecolari, si vuole ancora ribadire che esse in ogni caso vanno affiancate ad esperti controlli ampelografici di campo, sia per esser certi di aver prelevato i campioni voluti, sia per una corretta interpretazione dei risultati, data la complessità e la confusione nella denominazione delle cultivar (omonimi e sinonimi), che ancora riguarda una buona parte del germoplasma italiano.

Un’altra applicazione della determinazione dell’identità del vitigno in enologia varietale è la tracciabilità genetica, ovvero la ricerca dell’origine genetica delle uve nei mosti e nei vini: in altre parole, la possibilità di determinare il vitigno (o i vitigni) che rientrano nella composizione di un certo vino. È evidente che per questo argomento vi è un enorme interesse, sia per i protocolli relativi ai controlli di qualità, sia per meno piacevoli (ma doverose) finalità repressive.

Sulla matrice vino la tracciabilità genetica è più problematica, non tanto per via dell’interferenza del DNA di lieviti e batteri, quanto per la difficoltà di recuperare quantità sufficienti di materiale genetico della pianta, che, soprattutto nei vini commerciali e meno giovani, è molto esigua per via degli interventi tecnologici che allontanano i residui di tessuti provenienti dalle uve.

 

Etna Days 2025, i vini del vulcano al centro del mondo

 


Un’edizione da record tra degustazioni, masterclass e ospiti internazionali

Catania, settembre 2025 – I riflettori del mondo del vino si accendono sull’Etna. Dal 18 al 20 settembre 2025 torna Etna Days, l’evento internazionale promosso dal Consorzio di Tutela Vini Etna DOC che celebra un terroir diventato simbolo globale di eccellenza, biodiversità e resilienza.



La quarta edizione sarà la più partecipata di sempre: oltre 90 cantine aderenti, circa 500 etichette in degustazione e più di 70 giornalisti e formatori provenienti da Stati Uniti, Europa e Italia, ospiti grazie anche alla collaborazione con il Concours Mondial de Bruxelles. Il quartier generale sarà il Picciolo Golf Resort di Castiglione di Sicilia, punto di partenza per tre giornate di incontri, masterclass e visite nelle contrade. Fulcro del programma sarà l’imponente walk around tasting dedicato a stampa e operatori, un’occasione per scoprire la straordinaria diversità dei vini Etna DOC: dai rossi eleganti di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio ai bianchi vibranti di Carricante e Catarratto, fino agli spumanti metodo classico. La serata inaugurale ospiterà una cena di gala con i produttori etnei e la giuria del Concours Mondial de Bruxelles, testimoniando l’intreccio virtuoso tra la denominazione e i grandi network enologici globali.

Etna Days è la sintesi del nostro lavoro collettivo: vogliamo mostrare non solo vini, ma un patrimonio culturale e identitario che appartiene alle comunità del vulcano – spiega Francesco Cambria, Presidente del Consorzio. Il Direttore Maurizio Lunetta aggiunge: “Quest’anno registriamo numeri che consolidano la dimensione internazionale dell’Etna DOC. Il nostro impegno per il futuro è far crescere l’economia del vulcano in modo integrato, includendo ospitalità, ristorazione e prodotti tipici. In questa prospettiva arricchiamo anche il patrimonio comunicativo con una miniserie di documentari in italiano e inglese che restituiranno al mondo i valori autentici delle comunità etnee”. A rafforzare la valenza istituzionale dell’evento è l’Assessore all’Agricoltura della Regione Siciliana, Salvatore Barbagallo: “L’Etna è laboratorio naturale di sostenibilità e biodiversità, e la Regione sostiene con convinzione questa esperienza, che contribuisce a rafforzare la reputazione internazionale della nostra vitivinicoltura”.

Etna Days è dunque molto più di un evento promozionale: è un osservatorio internazionale sulle dinamiche economiche, culturali e produttive che ruotano attorno al vulcano, una piattaforma che consolida anno dopo anno il ruolo dell’Etna come capitale enologica del Mediterraneo.

L’iniziativa – per la quota relativa alla partecipazione della stampa italiana – è finanziata dall’Assessorato regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della Pesca MediterraneaDipartimento Regionale dell’Agricoltura.

L’Economia della Conoscenza per lo sviluppo agricolo e rurale


In Italia si scontrano due teorie, quella dell'EC e quella che punta principalmente sugli investimenti materiali (motozappe, trattrici,   motopompe,ect,ect) 
Della seconda teoria chiaramente non c'è ne occupiamo...


" In Sicily in Italy, a series of webinars targeting advisors was carried out aiming to promote digital applications, such as business management at farm level, water management, and irrigation. In 2024, another Italian region, Emilia-Romagna, hosted a conference that emphasized the important role of EIP-AGRI OGs in fostering sustainability and provided visibility to outstanding projects, encouraging others to promote European cooperation to modernize agriculture."
Bene, i webinar a cui fanno riferimento sono quelli organizzati dall' Osservatorio Neorurale 2021-2024 https://chat.whatsapp.com/EA7A3w7IxDDAd0C7SXmjrG

L’Economia della Conoscenza (EC) è un modello di sviluppo che considera la conoscenza come principale fattore produttivo. Nell’agricoltura e nelle aree rurali, questo significa mettere al centro informazioni, competenze, innovazioni e relazioni come risorse decisive per generare crescita sostenibile, competitività e coesione sociale.

La transizione verde e digitale dell’UE richiede che anche il settore agricolo si inserisca pienamente nella logica della EC, con sistemi capaci di produrre, diffondere e applicare conoscenza a beneficio degli agricoltori, delle comunità e dei territori.


2. Economia della Conoscenza e agricoltura

2.1 Principi fondamentali

Applicare la EC all’agricoltura significa:

  • valorizzare la conoscenza tacita degli agricoltori e metterla in dialogo con la ricerca scientifica;

  • costruire reti di apprendimento che superino la frammentazione;

  • favorire l’innovazione aperta e diffusa, accessibile a tutti;

  • rendere l’informazione un bene comune, condiviso e co-prodotto.

2.2 Impatto nelle aree rurali

Per le aree rurali, la EC significa non solo crescita economica, ma anche:

  • coesione sociale, grazie alla partecipazione delle comunità;

  • resilienza territoriale, perché le conoscenze aiutano ad affrontare crisi ambientali ed economiche;

  • rigenerazione culturale, con nuove forme di imprenditorialità neorurale.


3. Il quadro europeo:   innovazione diffusa

La Commissione Europea promuove il modello basati sull'EC fin da Agenda 2000,  proprio come strumento per trasformare la conoscenza in motore di sviluppo.
Attraverso programmi come:

  • EIP-AGRI, che finanzia Gruppi Operativi per progetti innovativi;

  • LEADER/CLLD, che anima i territori;

  • Horizon Europe, che sostiene ricerca e sperimentazione,
    si costruisce un ecosistema in cui l’innovazione è condivisa e applicabile alle sfide concrete delle aziende agricole.


4. L’Italia e la rete delle conoscenze

In Italia, la Rete Rurale Nazionale e i Programmi di Sviluppo Rurale hanno sviluppato strumenti di animazione, formazione e divulgazione.
L’adozione del modello EC significa:

  • passare da interventi frammentati a reti integrate di conoscenza;

  • valorizzare le esperienze locali come parte di un patrimonio nazionale;

  • diffondere innovazioni in modo aperto, inclusivo e replicabile.


5. La Sicilia come laboratorio di Economia della Conoscenza

5.1 L’Osservatorio Neorurale

La Sicilia ha istituito nel 2021 l’Osservatorio Neorurale, che rappresenta un esempio concreto di applicazione della EC:

  • osserva e raccoglie nuove sfide;

  • favorisce scambi di esperienze e buone pratiche;

  • diffonde conoscenza attraverso eventi, laboratori e pubblicazioni, webinar, partecipazione a eventi divulgativi;

  • connette persone e istituzioni, trasformando il sapere individuale in capitale collettivo.

La Rete Regionale del Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura (2021) coordinata dall'Osservatorio Neorurale  è la struttura che permette di mettere a sistema 

All’interno di questa rete, l’Osservatorio Neorurale diventa un nodo di innovazione sociale, capace di tradurre i principi della EC in pratiche concrete, accessibili e vicine al territorio.


6. Conclusioni

L’Economia della Conoscenza applicata all’agricoltura e allo sviluppo rurale non è solo un concetto teorico: è una strada concreta che consente  di affrontare le sfide del futuro. Il riconoscimento dell'attività  come buona pratica ne è un esempio evidente, capace di trasformare informazioni e saperi in sviluppo, partecipazione e sostenibilità.


 SINTESI DELLE ATTIVITA'

































martedì 9 settembre 2025

Agricoltura argentina

 

Discussione: "Dialoghi sulla terra: sfide per l'agricoltura argentina nell'attuale contesto economico"


Nell'ambito dell'accordo di collaborazione tra FLACSO Argentina e l'Unione dei Lavoratori della Terra, vi presentiamo   " Dialoghi sulla Terra: sfide per l'agricoltura argentina nell'attuale contesto economico ".

L'incontro si propone di aprire uno spazio di riflessione collettiva e di pensiero critico sulle sfide che il settore agricolo argentino deve affrontare oggi, in un contesto economico complesso e in continua evoluzione.

La proposta mira a promuovere un dialogo plurale che articola le voci e i contributi del mondo accademico, dello Stato, dei movimenti sociali e dello stesso settore produttivo , al fine di considerare congiuntamente alternative che ci consentano di procedere verso modelli di sviluppo più inclusivi, sostenibili e sovrani .

Per questo motivo, a questo dialogo parteciperanno insegnanti della FLACSO Argentina, membri della Tavola Rotonda Agroalimentare Argentina e rappresentanti del Governo della Provincia di Buenos Aires.




Coordinamento

  • Agustina Gradin – Programma di Studi CSO – FLACSO/IICSAL/CONICET Argentina.
  • Agustín Suarez – Tavola rotonda agroalimentare argentina – UTT


Espositori
 :

  • Alejandro Casalis (Coordinatore dell'Area Stato e Politiche Pubbliche, FLACSO Argentina)
  • Juan Rossi (Referente della Tavola Agroalimentare Argentina e della Federazione delle Cooperative Federate)
  • Victoria Basualdo (Coordinatrice dell'Area Economia e Tecnologia della FLACSO Argentina).
  • Javier Rodríguez (Ministro dello Sviluppo Agrario della Provincia di Buenos Aires).
  • Guillermo Neiman (Coordinatore del Programma di Studi Sociali Agrari, FLACSO Argentina).
  • Nahuel Levaggi (Referente della Tavola Rotonda Agroalimentare Argentina e del Sindacato dei Lavoratori della Terra).


L'incontro si terrà martedì 16 settembre alle 18:00 (ora argentina) . La partecipazione è gratuita e aperta al pubblico, con la possibilità di partecipare di persona presso la sede centrale della FLACSO Argentina (Tucumán 1966, Città di Buenos Aires) o da remoto tramite Zoom e YouTube. Per registrarsi, si prega di compilare il seguente modulo: https://forms.gle/HHXHbbUNggJgp2qP9 .

“22ª SAGRA DELL’ARANCINO”

 L’arancino è il protagonista di una delle manifestazioni più popolari di tutta la provincia, che riesce a coinvolgere numerosi turisti provenienti da tutta Italia. Il piccolo street food, allestito in Piazza Giovanni XXIII di Ficarazzi, frazione di Aci Castello, si svolgerà da giovedì 11 settembre 2025 fino a domenica 14, tutte le sere a partire dalle 18.00 e fino alla mezzanotte per assaporare arancini di tutti i gusti. La sagra viene annualmente organizzata dall’associazione “Amico Mondo” e sempre con il patrocinio del Comune di Aci Castello e finanziata dall'Assessorato all'Agricoltura della Regione Siciliana

 


Il tour gastronomico comprende diversi stand in cui si potranno gustare gli arancini; altri stand saranno rispettivamente allestiti per la cassa e per le bibite. Infine, immancabile, Rete Radio Network che terrà tutti i visitatori in piacevole compagnia tra musica e divertimento. Si potranno gustare tantissimi tipi di arancini: dai più classici (ragù, burro e spinaci) a quelli particolari: melanzane, funghi, pistacchio, ricotta, norma, funghi e salsiccia, zucca e l’arancino in sfoglia. Novità di quest’anno sono l’arancino al cuor di zucca e gli arancini nero di seppia e salmone.
Non mancheranno nel cuore delle serate spettacoli, musica e folklore che accompagneranno grandi e piccini durante le loro degustazioni. Il programma, infatti, prevede, quattro appuntamenti imperdibili.
PLANNING:
Programma manifestazioni sagra dell'arancino 2025
· giovedì 11 ore 19.00 apertura stand e Animazione 
· venerdì 12  ore 19.00 apertura stand e Animazione
· sabato 13  ore 19.00 apertura stand e Animazione
· domenica  14  ore 18.00 apertura stand e Animazione
E-mail: info@sagradellarancino.com
cs a cura degli organizzatori

lunedì 8 settembre 2025

Accordo UE–Mercosur



  Opportunità e Minacce per l’Agricoltura Meridionale

Contesto generale

L’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay), dopo oltre 25 anni di trattative, si avvia a una possibile ratifica. L’intesa prevede l’abbattimento progressivo delle barriere doganali, con apertura reciproca dei mercati agricoli e industriali.
Se da un lato i benefici maggiori sono attesi per l’industria manifatturiera europea, dall’altro emergono forti preoccupazioni per il comparto agricolo, in particolare per quello mediterraneo e meridionale, più vulnerabile alla competizione internazionale.




Opportunità per l’agricoltura del Mezzogiorno

  1. Nuovi spazi di export per i prodotti identitari

    • Vini, liquori, olio extravergine, formaggi e specialità tipiche del Sud Italia, grazie al riconoscimento delle Indicazioni Geografiche (IGP/DOP), potrebbero accedere in modo privilegiato al mercato sudamericano.

    • La tutela di circa 400 denominazioni rappresenta un argine contro l’“Italian sounding”.

  2. Diversificazione dei mercati

    • L’apertura del Mercosur può ridurre la dipendenza da mercati europei saturi, offrendo nuove opportunità a piccole e medie imprese agroalimentari del Mezzogiorno.

  3. Valorizzazione dell’immagine mediterranea

    • La crescente domanda mondiale di dieta mediterranea e prodotti di qualità ad alto valore aggiunto potrebbe rafforzare la competitività di olio, agrumi, ortofrutta fresca e trasformata del Sud Italia.

  4. Materie prime strategiche

    • L’accordo potrebbe garantire all’UE una maggiore stabilità nell’approvvigionamento di materie prime sudamericane (litio, terre rare), rafforzando filiere tecnologiche in cui anche il Mezzogiorno potrebbe inserirsi (energie rinnovabili, agro-tecnologia).


Minacce per l’agricoltura del Mezzogiorno

  1. Concorrenza sleale sui prezzi

    • Carne bovina, pollame, zucchero e altri prodotti sudamericani entrerebbero a prezzi inferiori, penalizzando gli allevatori e i produttori meridionali, che operano con costi più elevati legati a standard sanitari, ambientali e di benessere animale più stringenti.

  2. Rischio di svalutazione del prodotto locale

    • L’ingresso di grandi quantità di prodotti standardizzati a basso costo potrebbe comprimere i margini delle aziende agricole mediterranee, rendendo difficile la sopravvivenza delle produzioni a bassa scala e ad alta qualità.

  3. Dipendenza da importazioni

    • L’apertura dei mercati potrebbe favorire l’import di prodotti agroalimentari di largo consumo a scapito dell’autosufficienza alimentare, con conseguente perdita di sovranità produttiva.

  4. Squilibri territoriali

    • Il Sud, caratterizzato da aziende agricole medio-piccole, rischia di essere più esposto rispetto alle grandi realtà agricole del Nord Italia, meglio attrezzate per affrontare la concorrenza internazionale.

  5. Incertezza sulle clausole di salvaguardia

    • Le misure proposte (indagini in caso di incremento del 10% delle importazioni o calo dei prezzi del 10%) appaiono deboli e difficilmente applicabili in tempo utile per proteggere i produttori meridionali.



Analisi SWOT – Agricoltura meridionale e accordo UE–Mercosur

Punti di Forza (Strengths) Debolezze (Weaknesses)
- Eccellenza dei prodotti tipici  (DOP, IGP, STG). - Aziende agricole medio-piccole, meno competitive sui grandi volumi.
- Riconoscibilità internazionale della dieta mediterranea. - Costi di produzione più alti per standard UE (ambiente, sicurezza alimentare, benessere animale).
- Tradizione e cultura enogastronomica consolidate. - Scarsa capacità di penetrazione nei mercati extra-UE per mancanza di strategie comuni.
- Potenziale nell’export di vino, olio, formaggi, ortofrutta. - Infrastrutture logistiche deboli e ritardi nei trasporti rispetto al Nord.
Opportunità (Opportunities) Minacce (Threats)
- Apertura a un mercato di 780 milioni di consumatori. - Concorrenza sleale di prodotti agricoli sudamericani a basso costo.
- Riconoscimento di 400 IG (protezione da Italian sounding). - Rischio di svalutazione delle produzioni locali.
- Crescente domanda di prodotti mediterranei e salutari. - Clausole di salvaguardia poco efficaci e lente nell’attuazione.
- Diversificazione dei mercati oltre l’UE. - Squilibri territoriali: il Sud rischia più del Nord.
- Accesso a materie prime strategiche per agro-tecnologia ed energie rinnovabili. - Aumento dipendenza alimentare dall’estero e perdita di sovranità produttiva.



Conclusioni

L’accordo UE–Mercosur apre uno scenario di luci e ombre per l’agricoltura meridionale:

  • Luci: valorizzazione dei prodotti tipici, apertura a nuovi mercati, tutela delle denominazioni, opportunità legate al brand mediterraneo.

  • Ombre: concorrenza sleale sui prezzi, rischio di marginalizzazione delle piccole aziende, indebolimento della sicurezza alimentare e possibili squilibri territoriali.

In questo quadro, diventa cruciale rafforzare le politiche di sostegno all’agricoltura del Sud, puntando su qualità, tracciabilità, promozione dei marchi territoriali e innovazione nelle filiere, per trasformare un rischio in occasione di rilancio competitivo.

 

giovedì 4 settembre 2025

AKIS nel Piano Strategico della PAC 2023-2027

 

   com'è andato il primo anno di attuazione

Un quadro dell'andamento della nuova programmazione per quello che riguarda ricerca e innovazione. 

Anche in questa programmazione le regioni con un PIL maggiore investono convintamente più risorse su AKIS (Veneto per esempio il 5,7 % del PSP,  Lombardia, Piemonte Emilia Romagna, dal 4 al 5%) tra le regioni del sud  che hanno previsto meno risorse,  Sicilia (2%)  Calabria e la Sardegna (1,4%)

 AKIS REGIONI

 

 

 


La Politica Agricola Comune, nel periodo di programmazione 2023-2027, si pone gli obiettivi di promuovere un settore agricolo smart e resiliente, sostenere la salvaguardia di ambiente e clima e stimolare lo sviluppo e l'occupazione nelle aree rurali. La realizzazione e accelerazione di questo percorso è perseguito anche grazie alla ricerca e all'innovazione attraverso il cosiddetto modello AKIS (Agricultural Knowledge and Innovation Systems).

L'Italia, dall'approvazione del Piano Strategico della PAC (PSP) entrato in vigore il 1° gennaio del 2023, ha sottoposto alla Commissione Europea tre modifiche al Piano e l'ultima, approvata a dicembre 2024 ha riguardato anche gli strumenti dell'AKIS.
Cercheremo in questo articolo di fornire un quadro del processo di governance e si riporta una sintesi del primo periodo di attuazione. 

La strategia 2023-2027 per conoscenza e innovazione

L'impostazione strategica dell'intervento AKIS nell'ambito della PAC italiana prevede nove interventi, di cui tre nelle tipologie relative alla "Cooperazione" e sei in quelle di "Scambio di conoscenze e informazioni". 

SRG01 - Sostegno ai Gruppi Operativi del PEI AGRI, finanzia i progetti gestiti da partenariati costituiti dagli utenti delle innovazioni e da tutti gli altri soggetti che, a vario titolo, sono coinvolti nelle fasi di verifica applicazione e divulgazione.

SRG08 - Sostegno ad azioni pilota e di collaudo dell'innovazione, promuove le collaborazioni volte a sviluppare innovazioni prodotte dalla ricerca scientifica o in altro ambito, in modo da renderle utilizzabili.

SRG09 - Cooperazione per azioni di supporto all'innovazione e servizi rivolti ai settori agricolo, forestale e agroalimentare, sostiene la creazione di partenariati per la realizzazione di azioni di supporto all'innovazione ed erogazione di servizi.

SRH 01 - Erogazione servizi di consulenza, mira a soddisfare le esigenze di supporto espresse dalle imprese agricole, forestali e operanti in aree rurali su aspetti tecnici, gestionali, economici, ambientali e sociali.

SRH 02 - Formazione dei consulenti, si focalizza sul miglioramento dei servizi di consulenza aziendale attraverso la crescita e la condivisione delle conoscenze e delle competenze professionali e al miglioramento delle relazioni degli attori dell'AKIS.

SRH 03 - Formazione degli imprenditori agricoli e degli altri soggetti privati e pubblici funzionali allo sviluppo del settore agricolo e delle aree rurali, sostiene la formazione e l'aggiornamento professionale dei soggetti destinatari, anche in sinergia tra di loro, attraverso attività di gruppo e individuali.

SRH 04 - Azioni di informazione, finalizzato a diffondere e condividere le esperienze e le opportunità, l'innovazione e i risultati della ricerca e la digitalizzazione nel settore agroforestale e nelle zone rurali. 

SRH05 - Azioni dimostrative per il settore agricolo, forestale ed i territori rurali, favoriscono il rafforzamento e lo scambio di conoscenze fra gli addetti dei settori agricolo, forestale, degli altri soggetti pubblici e privati e dei gestori del territorio operanti nelle zone rurali. 

SRH 06 - Servizi di back office per l'AKIS, forniscono informazioni e supporti specialistici per i consulenti e gli altri attori dell'AKIS

La dotazione finanziaria programmata per gli interventi AKIS, è passata da 422,5 milioni di euro della prima versione del PSP a 444 milioni di euro dell'ultima versione, con un incremento del 5,1% recependo l'opportunità, condivisa con la Commissione, di potenziare gli strumenti a disposizione.

Al di là dell'aumento generale dei finanziamenti, si può notare anche un certo mutamento della strategia che si evidenzia analizzando i singoli Interventi. L'iniziativa PEI AGRI (SRG01) ottiene un incremento rilevante pari a circa 23 milioni di euro insieme all'intervento inerente le azioni di supporto all'AKIS (SRG09) il cui finanziamento aumenta di 9 milioni di euro. Gli altri Interventi subiscono una generalizzata diminuzione con riferimento soprattutto all'Intervento SRG08 riguardante il sostegno delle azioni pilota e di collaudo dell'innovazione. 
Se anche l'incremento finanziario complessivo è contenuto, le interlocuzioni con la Commissione e le Autorità di Gestione (AdG) regionali hanno messo in luce come numerose amministrazioni intervengono con altri strumenti finanziari al di fuori della PAC per favorire l'innovazione e il rafforzamento del capitale umano in campo agricolo. 
Nel rispetto delle scelte contenute nel PSP, le Regioni attuano la propria strategia AKIS scegliendo in modo autonomo gli Interventi da sostenere nel proprio territorio così come riportato nei Complementi di Programmazione per lo Sviluppo Rurale (CSR).

Considerando le risorse finanziarie allocate dalle Regioni e Province Autonome per gli interventi AKIS, si ha una visione di come ciascun territorio abbia declinato le proprie priorità strategiche in relazione alle esigenze locali. Tuttavia gli interventi in cui hanno maggiormente investito le AdG regionali sono quelli relativi al Sostegno ai GO (SRG01), alla Consulenza (SRH01) e alla Formazione (SRH03). Fanno eccezione la Calabria che non attiva l'SRG01 ed il Molise che non inserisce nessun intervento di Cooperazione per l'AKIS; mentre la Provincia di Bolzano sovvenziona gli interventi relativi alla tipologia "Scambio di conoscenze e informazioni" con altri finanziamenti già presenti e organizzati a livello provinciale. 

I primi risultati di attuazione

Per l'insieme degli interventi AKIS, alla fine del 2024 risultano assegnati dai bandi emessi poco più di 166,253 milioni di euro, pari al 37% delle risorse finanziarie programmate.

Se si analizzano nel dettaglio e separatamente gli interventi di cooperazione (SRG) da un lato e gli interventi per la consulenza, formazione, informazione e dimostrazione (SRH) dall'altro, si osserva che la spesa assegnata nei bandi per gli SRG è stata di circa 86,110 mln di euro, pari al 40% del programmato, mentre per gli SRH le risorse assegnate sono state di poco inferiori, con un 35% del programmato e un importo pari a poco più di 80,143 mln di euro. Tra i tre interventi di cooperazione, SRG01 ha avuto l'incidenza maggiore (42% per 38,850 mln di euro assegnati); mentre tra i sei interventi SRH, ha avuto più peso l'erogazione della consulenza (43% per 34,750 mln di euro assegnati). 

Con riferimento agli interventi di Cooperazione, hanno pubblicato bandi e assegnato le risorse circa la metà delle Regioni, alcune hanno messo a disposizione l'intera somma programmata o quasi, altre solo una quota: Emilia Romagna (66%), Valle d'Aosta (50%) e Abruzzo (47%). Per gli SRH, invece, sono 12 le regioni che hanno assegnato le risorse attribuendo nei bandi percentuali non elevate di risorse programmate: fanno eccezione la provincia autonoma di Trento con il 100%, la Lombardia con il 90%, il Piemonte con il 69% e il Veneto con il 60%.

Avanzamento procedurale e fisico

L'avanzamento procedurale è misurato come progressione tra diverse fasi, che partono dall'emanazione dei bandi fino ad arrivare alla conclusione dei progetti finanziati. Nel corso della prima attuazione, la situazione è molto variegata tra i nove interventi.

Tra i tre SRG, l'intervento per il sostegno ai Gruppi Operativi è quello con il maggior numero di bandi emessi, con 9 regioni che li hanno pubblicati. In particolare, il Veneto ha già emesso due bandi per questo intervento: uno per la fase di innovation brokering, che è arrivato alla fase di ammissione con 13 domande; il secondo per il finanziamento dei Piani di attività dei GO (PA.GO). La provincia autonoma di Bolzano ha previsto per SRG01 una procedura a sportello, per la quale ha avviato ad oggi complessivamente cinque fasi temporali per la presentazione delle domande di aiuto. 

Fino ad ora, in totale sono stati ammessi 37 Gruppi Operativi (di cui 2 nella provincia autonoma di Bolzano e 35 in Emilia Romagna), con un contributo concesso di circa 12,316 mln di euro. 

Per le azioni di supporto all'innovazione (SRG09) sono stati emessi bandi in 5 regioni, tra cui la Toscana è giunta all'approvazione della graduatoria con 5 gruppi di cooperazione. Si segnala inoltre la particolarità del Veneto che nell'ambito di SRG09 ha emesso un bando per la creazione di partenariati, denominati "Hub dell'innovazione", all'interno dei quali sono attivabili anche gli interventi SRH01 e SRH05. Infine, per le azioni pilota e di collaudo (SRG08) ci sono state solo tre regioni che hanno emesso i bandi. 

Tra i sei SRH, l'intervento SRH03 per la formazione degli imprenditori ha registrato il maggior numero di bandi, con 11 regioni che li hanno emessi. Seguono SRH01 per l'erogazione della consulenza con 7 regioni, SRH06 per i servizi di back office con 5 regioni, SRH04 per le azioni di informazione con 4 regioni, SRH02 per la formazione dei consulenti e SRH05 per le azioni dimostrative, rispettivamente ciascuna con 3 regioni. Si segnalano, di seguito, alcune particolarità regionali: la Campania ha già emesso due bandi per due annualità distinte per SRH01 e SRH03; la Lombardia un unico bando per SRH03, ma con scadenze scaglionate per distinti periodi; il Piemonte ha differenziato i bandi per il settore agricolo e il settore foreste e ambiente (fino ad ora ha emesso bandi per entrambi i due settori per SRH03 e SRH05); il Veneto ha emesso due bandi distinti per SRH03 (per servizi a catalogo e non) e due bandi per SRH05 (di cui uno è attivato con SRG09). 

Hanno raggiunto la fase di ammissione delle domande: 

  • SRH01 in Campania (8 organismi di consulenza); 
  • SRH02 in Piemonte con 2 enti di formazione; 
  • SRH03 in Campania (9 enti di formazione), Lombardia (26), Piemonte (7), Toscana (12), provincia autonoma di Trento (4); 
  • SRH05 in Piemonte (5 azioni dimostrative per il settore agricolo); 
  • SRH06 in Toscana e Veneto, rispettivamente ciascuna con 1 domanda ammessa.

In conclusione, si evidenzia come gli Interventi AKIS, a causa della loro natura progettuale che richiede una fase complessa di selezione e si esplica in attività annuali e pluriennali, producono una spesa effettiva solo a conclusione delle attività e quindi in genere a metà o a conclusione del ciclo di programmazione.

 

Riferimenti bibliografici

 

 

 

Elisa Ascione, Rossella Ugati, Anna Vagnozzi
CREA - Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia

 

 

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