giovedì 20 febbraio 2025

« Quando l’olio E.V.O. si tinge di rosa »

Vania Sarullo d'Amico

Nella sala Fazello del Museo Archeologico “P.Griffo” di Agrigento si è svolta la premiazione degli Istituti Scolastici che hanno partecipato all’Edizione 2024 del Premio “Storie di alternanza e competenze”, un’iniziativa promossa dalla Camera di Commercio di Agrigento con l’obiettivo di valorizzare i racconti di alternanza realizzati nell’ambito di percorsi di formazione ITS.


Il primo premio è andato alla Fondazione ITS Academy Sicani di Bivona (AG) che ha partecipato con il progetto "L'oro verde dei Sicani" raccontato in un video di Alessia Filippazzo studentessa del Corso di “Tecnico responsabile delle produzioni e delle trasformazioni agrarie, agroalimentari e agro-industriali-Filiera olivicola”.🌿📍
Sono stata invitata dalla Camera di Commercio di Agrigento a partecipare alla manifestazione per raccontare la storia dell’azienda olearia della mia famiglia, un’impresa fin dalle sue origini anche al femminile www.oliosarullo.com e per illustrare la realtà associazionistica delle donne dell’olio di cui faccio parte, in primis di Pandolea che rappresento come referente per la Sicilia.
Due sono stati i fili conduttori del mio intervento, che ho provato ad intrecciare per “tessere” il racconto della mia esperienza personale: un filo verde che rappresenta la storia della mia famiglia di origine, costituita da olivicoltori e frantoiani che da quattro generazioni a Calamonaci (AG) si dedica all’olivicoltura e alla produzione di olio E.V.O. e dalla quale ho ereditato la mia passione per la cultura dell’olio e un filo rosa che rappresenta le associazioni, anche internazionali, di donne dell’olio di cui faccio parte.
Quando l’olio si tinge di rosa?🪡🪡
Si tinge di rosa quando una donna si impegna nella diffusione della coltura e della cultura dell’ulivo e del suo olio.


L’oro verde dei Sicani si è tinto di rosa attraverso la testimonianza di Alessia che nel video ha dimostrato il suo interesse per l’olivo e il suo olio, acquisito attraverso lo studio e le esperienze maturate durante il suo percorso formativo, guidato da validi docenti che sono riusciti ad appassionarla, insieme ai suoi colleghi, alla bellezza e al valore di un lavoro che permetterà loro di entrare nel settore olivicolo-oleario con professionalità.
Il video dimostra inoltre che ancora oggi è possibile appassionare i/le giovani a questo settore, proponendo loro un buon motivo per scegliere la “restanza” nel nostro territorio, circoscrivendo la “partenza” verso il nord Italia o all’estero limitata ad un periodo di studio e di formazione interculturale, da utilizzare una volta rientrati in Sicilia.
Alessia e i suoi colleghi hanno ben compreso il valore che l’olio rappresenta per il nostro territorio, tanto da definirlo “ORO”.
Tuttavia sappiamo che questo prodotto ha bisogno di essere maggiormente comunicato soprattutto tra i piú giovani, facendo conoscere loro, oltre alle importanti proprietà salutistiche e nutraceutiche che lo caratterizzano, anche le potenzialità e le soddisfazioni che il settore olivicolo-oleario può offrire. Sfatando lo stereotipo che vuole l’olivicoltura un lavoro manuale e arcaico, informandoli che l’uso di nuove tecnologie moderne puö rendere l’olivicoltura piu interessante e meno faticosa non solo facilitando la produzione ma rendendo l’intero processo piú sostenibile e redditizio. Occorre infine portarli a conoscenza degli incentivi per l’imprenditoria giovanile, delle start-up agricole e delle opportunità legate al turismo esperienziale dell’olio (oleoturismo).
L’Olio EVO si è tinto di rosa il 23 novembre 2023 a Madrid nella sede del C.O.I. (https://www.internationaloliveoil.org/?lang=i )
dove le reti internazionali di donne dell’olio si sono riunite per celebrare la Giornata mondiale dell’ulivo istuita dall’UNESCO per salvaguardare l’olivo e promuovere i valori pace, saggezza e armonia di cui è simbolo.
In quell’occasione è stato redatto e firmato un manifesto per riconoscere, dare piú visibilità e valorizzare maggiormente l’impegno di tutte quelle donne che nel mondo, grazie alla loro conoscenza ed esperienza, rivestono un ruolo fondamentale nello sviluppo di questo settore e nella diffusione della cultura olivicola-olearia nelle generazioni attuali e future.
Tra le associazioni presenti WIOO ((Women in Olive Oil) https://womeninoliveoil.org/, un'organizzazione internazionale che mira a unire le donne con la passione per l'olio d'oliva.
Unendo queste voci in tutto il mondo, WIOO mira a realizzare progetti locali strategici che siano connessi a livello globale e volti alla promozione di un cambiamento reale.
Attraverso una piattaforma online le socie possono scambiare conoscenze, competenze ed esperienze e possono ottenere gli strumenti e il supporto di cui hanno bisogno per promuovere obiettivi comuni nelle loro comunità locali ma con una portata internazionale.

Un’altra associazione culturale no profit è PANDOLEA, http://www.pandolea.it/index.php?lang=it costituita da donne legate al mondo dell’olio, non solo produttrici ma anche agronome, giornaliste, ristoratrici, biologhe e nutrizioniste che hanno in comune un grande obiettivo: diffondere e promuovere la cultura dell’olio extravergine di oliva e della sana alimentazione soprattutto tra le giovani generazioni che saranno i consumatori attivi di domani, attraverso iniziative rivolte alle Scuole di ogni ordine e grado.

Oltre a tali iniziative, portate avanti e condivise anche dalla rete delle donne dell’olio di vari paesi del Mediterraneo, in occasione del ventennale della fondazione (2023) si è aggiunta un’altra MISSION: la prevenzione delle malattie tipicamente femminili (tumore al seno) attraverso la promozione e la cultura di uno stile di vita corretto, legato alla sana alimentazione e alla Dieta Mediterranea in cui l’olio gioca un ruolo fondamentale.
Un’altra iniziativa, dedicata al legame tra il mondo dell’olio e la cultura, è il Premio letterario Raniero Filo della Torre: un concorso letterario (poesie, brani di prosa e haiku) e scientifico (tesi di laurea) dedicato all’olivicoltura e all’olio EVO alla memoria di una personalità di spicco del mondo olivicolo scomparso nel 2011 e appassionato non solo di olio ma anche di arte, cultura e musica.


Nel 2021 Pandolea, ha anche dedicato una conferenza internazionale all’imprenditoria femminile in occasione della 13ª Giornata Internazionale delle donne rurali.
In tale occasione ha considerato il rilancio della imprenditorialità femminile fondamentale per un piano di ripresa economica e sociale.
“In un momento storico in cui il cambiamento climatico e la sostenibilità delle produzioni sono argomenti di grande attualità e di rilevanza internazionale, l’esperienza delle donne del Mediterraneo di Pandolea dimostra come un prodotto agroalimentare come l’olio extravergine di oliva e la sua cultura possano essere messaggeri di un nuovo stile di vita, forieri di emancipazione femminile e portatori di pace”.

Ristorazione scolastica, esperienze a confronto

 Per dare continuità all'incontro che si è tenuto a Torino sul tema che lega la ristorazione scolastica al suo territorio partendo dall'intervento del dott. Alberto Ritucci , responsabile della ristorazione scolastica di Torino,  che mettiamo a disposizione insieme alla presentazione.  


La video call è programmata per il 21 febbraio alle ore 18:00, con queste coordinate: 
Zooom Link:

Meeting-ID: 654 1968 9729
Password: 331415

Qui sotto i contributi della tavola che si è tenuta il 31 gennaio a Torino:

Video intervento: 

Presentazione:

Condividiamo con voi anche la riflessione di Alberto Ritucci sull'etimologia del servizio:

'Mensa' è un termine che identifica il servizio in termini storici. Ristorazione tende a essere oggi più utilizzato per rendere meglio i contenuti che hanno caratterizzato l'evoluzione del servizio. 
Mensa deriva da "tavolo" ed evoca il mettersi seduti per saziarsi. 

Ristorazione evoca invece il "ristoro", la generazione o la rigenerazione di energie, e sembra più capace di descrivere l'attenzione a nutrirsi e anche alla gradibilità e all'appetibilità delle preparazioni, caratteristiche queste ultime tipiche del ristorante. Per questo noi ormai abbiamo adottato il termine "ristorazione". 
Oppure "refezione", con etimologia simile a "ristorazione" e che viene sovente adottato dai giudici quando scrivono sentenze in materia. 

Osservatorio Insicurezza e Povertà Alimentare di Roma

 Il CURSA, nell'ambito delle sue attività di ricerca e advocacy, ed in particolare per le attività dell'Osservatorio Insicurezza e Povertà Alimentare di Roma, sta aprendo una posizione per un* giovane ricercator*.


Le caratteristiche richieste sono:
- PhD in economia agraria/agroalimentare o, in seconda battuta, in materie economiche affini quali geografia economica, sociologia economica; altri profili affini saranno valutati;
- tesi di dottorato e/o attività di ricerca post-dottorato inerente i temi delle politiche agroalimentari;
- padronanza di metodi di indagine quantitativa e qualitativa.

La sede di lavoro è Roma, in modalità ibrida (presenza e remoto).

Se qualcuno fosse interessato si prega di inviare il proprio CV ed una brevissima lettera motivazionale alla mail dell'Osservatorio Insicurezza e Povertà Alimentare Roma osserva.povertaalimentare.roma@gmail.com
In ogni caso verrà creata una lista dalla quale poter selezionare personale per progetti attuali e futuri.

 

Osservatorio Insicurezza e Povertà Alimentare (OIPA)
Progetto realizzato da CURSA,
Consulta il sito web del progetto e la nostra ultima pubblicazione.

mercoledì 19 febbraio 2025

BANDO PROMOZIONE

 

 

 Due milioni di euro per sostenere la promozione per il rafforzamento della competitività del settore agricolo siciliano. È stato pubblicato il bando a valere della sottomisura 3.2 del Psr Sicilia 2014/2022 rivolto ad associazioni di consumatori e consorzi. 

L’obiettivo è incentivare le attività di informazione e promozione rivolte ai consumatori e migliorare ulteriormente le prestazioni economiche delle aziende agricole siciliane, promuovendo le produzioni regionali di qualità.

 




I fondi per l’agricoltura e i progetti

“Con questa misura – dice l’assessore regionale all’Agricoltura, Salvatore Barbagallo – stimoliamo la promozione delle nostre aziende nel mercato interno ed europeo. È un modo per dare slancio alla produzione di qualità che potrà fare da volano per la crescita delle nostre imprese”.

I progetti dovranno riguardare campagne di partecipazione a fiere in Paesi Ue, iniziative di informazione e promozione rivolte ai consumatori esclusivamente sul mercato nazionale, regionale e dell’Unione (punti vendita, workshop, incontri B2b, seminari, eventi promozionali), campagne di partecipazione a fiere in regioni Italiane.

La spesa massima ammissibile a finanziamento non potrà superare la somma di 750mila euro. Le istanze vanno presentate entro il 10 marzo.

  BANDO E ALLEGATI

AGRIGENTO, GIORNATA CONCLUSIVA DEL PROGETTO PREVANIA SULLA MORINGA

 

                            Alan David Scifo

 Allo Stelai di Agrigento, l’incontro finale della sperimentazione in Sicilia della Moringa oleifera Lam. e della Salvia officinalis L.

 

 

 

               Giornata conclusiva per ii progetto Prevania, dedicato alle sperimentazioni in Sicilia della Moringa oleifera Lam. e della Salvia officinalis L nel territorio siciliano. Il 19 febbraio, si terrà, allo Stelai di Agrigento, in via Alfredo Capitano 1, l’incontro conclusivo del progetto sulla sperimentazione dei prodotti ad elevato valore nutrizionale ed a impatto ambientale ridotto. La giornata formativa del progetto Prevania (Cup G66D20t00110009) è finanziata nell’ambito della sottomisura 16.1, “Sostegno per costituzione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura” e vedrà la partecipazione del capofila del gruppo operativo, Salvatore Tirrito, di Michele Massimo Mammano, coordinatore scientifico del progetto, del professore Carlo Greco e di Giulia Salsi, del dipartimento Saaf Unipa. L’incontro, moderato dal giornalista Alan David Scifo, vedrà la partecipazione di Giuliana Garofalo e Luca Settanni, che relazioneranno sugli aspetti microbiologici e funzionali di Pecorino arricchito con foglie di moringa oleifera in polvere, di Giancarlo Fascella, del Crea di Palermo, di Francesca Tibaldo, della Fippo Produce e di Andrea Primavera, presidente della Fippo. Le conclusioni, prima del rinfresco finale, sono affidate al dirigente dell’area 3 dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della Pesca Mediterranea, Antonino Drago. Organizzato dal Comitato Scientifico Organizzatore composto da Michele Massimo Mammano, Carlo Greco e Salvatore Ciulla, l’evento è patrocinato dall’Ordine dei dottori agronomi e dei forestali della provincia di Agrigento.

 


martedì 18 febbraio 2025

Patto verde a piccoli passi

     

Il pacchetto fa parte del più ampio piano denominato Green Deal, che mira   a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050,  


 


 L’agricoltura europea sta vivendo una trasformazione epocale. Dopo anni in cui gli agricoltori sono stati spesso considerati responsabili di danni ambientali, l’Unione Europea sta ridefinendo il loro ruolo, promuovendoli a protagonisti della transizione ecologica. Il cambio di prospettiva emerge con forza dalle nuove strategie adottate dalla Commissione Europea, che mirano a rendere il settore agricolo più sostenibile e resiliente.

L'Unione Europea cambia rotta: gli agricoltori diventano custodi del verde

L’uso intensivo di fertilizzanti chimici e pesticidi, per lungo tempo al centro del dibattito sulla sostenibilità agricola, ha alimentato critiche nei confronti di un modello di produzione ritenuto dannoso per la biodiversità e il clima. Oggi, tuttavia, Bruxelles punta a un’agricoltura che sia parte della soluzione, anziché del problema. La Politica Agricola Comune 2023-2027 prevede un sostegno diretto a quegli agricoltori che adottano pratiche più rispettose dell’ambiente, attraverso il finanziamento di progetti legati all’agricoltura biologica, alla tutela del suolo e alla riduzione dell’impatto ambientale delle coltivazioni.

L’Unione Europea ha fissato obiettivi ambiziosi per il settore agricolo, puntando alla riduzione dell’uso dei pesticidi e dei fertilizzanti chimici e all’incremento delle superfici destinate all’agricoltura biologica. I programmi di finanziamento previsti nei prossimi anni incoraggeranno le imprese agricole a investire in tecnologie innovative e metodi di coltivazione a basso impatto ambientale. Non si tratta solo di un cambiamento di approccio, ma di una vera e propria rivoluzione culturale che coinvolgerà milioni di agricoltori in tutto il continente.

Parallelamente all’adozione di nuove tecniche di produzione, la Banca Europea per gli Investimenti ha stanziato risorse significative per sostenere questa transizione. I finanziamenti saranno destinati in particolare ai giovani agricoltori e alle piccole e medie imprese, per favorire l’adozione di soluzioni più sostenibili e garantire al contempo la competitività del settore. La trasformazione non riguarda solo l’ambiente, ma anche il mercato del lavoro e il futuro dell’intero comparto agroalimentare.

L’agricoltura rigenerativa sta emergendo come una delle risposte più promettenti alle sfide ambientali. Questo approccio, basato sulla conservazione del suolo e sulla riduzione delle emissioni di carbonio, permette di migliorare la produttività agricola senza compromettere l’equilibrio degli ecosistemi. Attraverso tecniche come la rotazione delle colture, la riduzione dell’aratura e l’integrazione di coltivazioni e allevamenti, gli agricoltori possono contribuire in modo concreto alla lotta contro il cambiamento climatico, migliorando al contempo la qualità dei prodotti e la fertilità del terreno.

Nonostante le ambizioni europee, il percorso verso una nuova agricoltura incontra ancora resistenze. La recente decisione della Commissione Europea di ritirare la proposta di riduzione dei pesticidi chimici, a seguito delle divergenze tra gli Stati membri, dimostra quanto sia difficile bilanciare le esigenze di produttività con la necessità di proteggere l’ambiente. Le pressioni delle lobby agricole e le preoccupazioni legate alla sicurezza alimentare pesano sulle scelte politiche, rendendo il cammino verso la sostenibilità più complesso del previsto.

La crescente consapevolezza dell’opinione pubblica sull’importanza di un’agricoltura più responsabile potrebbe però rivelarsi determinante nel plasmare le decisioni future. I consumatori sono sempre più attenti alla qualità dei prodotti che acquistano e all’impatto ambientale delle loro scelte alimentari. Questa domanda di maggiore trasparenza e sostenibilità sta già influenzando le strategie di molte aziende agricole, che si stanno adattando a un mercato in evoluzione.

L’Unione Europea sta ridefinendo il futuro dell’agricoltura con un progetto che punta a rendere gli agricoltori veri e propri custodi del territorio. Il passaggio da un modello intensivo a uno più rispettoso dell’ambiente non è privo di ostacoli, ma rappresenta una delle sfide più cruciali per garantire un equilibrio tra produzione alimentare e tutela degli ecosistemi. La transizione è in corso e sarà la capacità di coniugare innovazione, investimenti e consapevolezza a determinarne il successo.

lunedì 10 febbraio 2025

Agricoltura Sociale in Sicilia

 Con il termine Agricoltura Sociale (AS) si intende l’insieme delle attività agricole e connesse finalizzate alla promozione di azioni di inclusione sociale e lavorativa, di servizi utili per la vita quotidiana, di attività riabilitative, educative, ricreative o che affiancano le terapie. Si tratta di pratiche spesso inserite nel contesto dell’agricoltura multifunzionale, che mostrano un orientamento spiccato verso la produzione di beni di tipo sociale, spesso associati a beni ambientali. 

Tali attività agricole sono realizzate con finalità produttive e sociali a beneficio di soggetti fragili (persone con disabilità fisica, psichica o intellettiva, disturbi psichiatrici, disturbi dello spettro autistico, dipendenti da alcool o droghe, detenuti o ex-detenuti, ecc.) o sono indirizzate a fasce della popolazione (bambini, anziani) per cui risulta carente l’offerta di servizi.

Le sfere coinvolte sono quella produttiva tipica dell’azienda, quella umana afferente ai rapporti interpersonali, all’integrazione sociale e all’inclusione lavorativa e ai servizi per la popolazione e quella di relazione con il mondo naturale (piante e animali). Più precisamente, come definita dalla legge 18 agosto 2015, n. 141, si intendono le attività esercitate dagli imprenditori agricoli di cui all’articolo 2135 del codice civile, in forma singola o associata, dirette a realizzare: 

  • (a)    inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e di lavoratori svantaggiati, definiti ai sensi dell'articolo 2, numeri 3) e 4), del regolamento (UE) n. 651/2014 della Commissione, del 17 giugno 2014, di persone svantaggiate di cui all’articolo 4 della legge 8 novembre 1991, n. 381, e successive modificazioni, e di minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione e sostegno sociale;
  • (b)    prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali mediante l’utilizzazione delle risorse materiali e immateriali dell’agricoltura per promuovere, accompagnare e realizzare azioni volte allo sviluppo di abilità e di capacità, di inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione e di servizi utili per la vita quotidiana;
  • (c)    prestazioni e servizi che affiancano e supportano le terapie mediche, psicologiche e riabilitative finalizzate a migliorare le condizioni di salute e le funzioni sociali, emotive e cognitive dei soggetti interessati (persone fragili) anche attraverso l’ausilio di animali allevati e la coltivazione delle piante;
  • (d)    progetti finalizzati all’educazione ambientale e alimentare, alla salvaguardia della biodiversità nonché alla diffusione della conoscenza del territorio attraverso l’organizzazione di fattorie sociali e didattiche riconosciute a livello regionale, quali iniziative di accoglienza e soggiorno di bambini in età prescolare e di persone in difficoltà sociale, fisica e psichica.

Pertanto, obiettivi prioritari dell’AS divengono tutte le azioni e i progetti orientati verso il miglioramento della qualità di vita delle persone con disabilità, nella prospettiva dei nuovi principi di welfare di comunità e di economia civile, nonché l’inserimento socio lavorativo, la formazione e lo sviluppo di abilità personali e professionali delle persone con disabilità psico fisica, sensoriale e intellettiva e con disturbi dello spettro autistico. 

L’ASSESSORATO REGIONALE DELL’AGRICOLTURA, DELLO SVILUPPO RURALE E DELLA PESCA MEDITERRANEA si è dotato del Decreto Assessoriale n. 36/GAB del 12/07/2021 che ha approvato le “Disposizioni per il riconoscimento di operatore di Agricoltura Sociale” che prevede, tra l’altro, anche la pubblicazione dell'elenco regionale degli Operatori di Agricoltura Sociale riconosciuti dal Dirigente Generale del Dipartimento Agricoltura.


ELENCO

ENOTURISMO IN SICILIA

 Tra le attività di diversificazione, l’Enoturismo negli ultimi anni riscuote un successo sempre più ampio coinvolgendo un pubblico competente, numeroso ed eterogeneo.



In Sicilia sono presenti circa 103 mila Ha di superficie vitata, concentrata prevalentemente in collina, e rappresenta la regione più  vitata d’Italia.
Ovviamente questa nuova forma di turismo, offre una prospettiva unica  per conoscere il territorio in un modo sostenibile, consapevole e nel  contempo favorire anche la scoperta dei prodotti di qualità del territorio  siciliano.
Il decreto 12 marzo 2019 , a firma del Ministro delle Politiche Agricole  Alimentari e Forestali e del Ministro del Turismo (GURI n. 89 del 15-04- 2019), ha definito le “Linee guida e indirizzi in merito ai requisiti e agli  standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività enoturistica” in  coerenza con l’art. l, commi 502 - 505 della legge 27 dicembre 2017, n.  205.”Sono considerate attività enoturistiche, ai fini del presente decreto, tutte le attività formative ed informative rivolte alle produzioni  vitivinicole del territorio e la conoscenza del vino, con particolare  riguardo alle indicazioni geografiche (DOP, IGP) nel cui areale si svolge  l'attività, quali, a titolo esemplificativo:

  • le visite guidate ai vigneti di  pertinenza dell’azienda, alle cantine, le visite nei luoghi di esposizione  degli strumenti utili alla coltivazione della vite, della storia e della pratica dell'attività vitivinicola ed enologica in genere;
  • le iniziative di carattere  didattico, culturale e ricreativo svolte nell'ambito delle cantine e dei  vigneti, ivi compresa la vendemmia didattica;
  • le attività di  degustazione e commercializzazione delle produzioni vitivinicole  aziendali, anche in abbinamento ad alimenti, da intendersi quali prodotti agro-alimentari freddi preparati dall’azienda stessa, anche manipolati o  trasformati, pronti per il consumo e aventi i requisiti e gli standard di cui  all'articolo 2, comma 1 e 2 del suddetto decreto 12 marzo 2019”.

L’Assessore regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea, On.le Luca Sammartino, con il D.A. n. 29 /GAB del 09 giugno 2023 ha ritenuto di dover disciplinare, per quanto di competenza della Regione, le modalità applicative della richiamata disciplina statale,  con particolare riferimento a quanto previsto dal decreto ministeriale 12  marzo 2019.
Il Dirigente Generale, dott. Dario CARTABELLOTTA, con il decreto n. 452 del 12/02/2024 nel dare seguito a quanto previsto dall’art 6 del predetto Decreto Assessoriale del 09 giugno 2023 ha adottato lo schema di  Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) per l’esercizio  dell’attività di Enoturismo. 

giovedì 6 febbraio 2025

Riparte la protesta dell' agroindustria

 riceviamo e pubblichiamo 



Bisogna saper comprendere le differenze, per capire il conflitto.


Chi sono? Intanto non sono contadini. Infatti, li chiamate agricoltori, ma fareste meglio a chiamarli agroindustriali perché  questo sono la maggior parte dei proprietari o affittuari  di terre agricole nell’Europa occidentale.




CHI SONO?

Non sono contadini. Infatti, li chiamate agricoltori, ma fareste meglio a chiamarli agroindustriali perché questo sono la maggior parte dei proprietari o affittuari di terre agricole nell’Europa occidentale.

Cosa fabbricano gli agroindustriali europei? Ecco qualche esempio: in Francia 12 milioni di maiali; in Germania 21 milioni di maiali, 11 milioni di bovini, 160 milioni di polli, in Italia 71 milioni di polli, in Spagna 34 milioni di maiali, nella piccola Danimarca 33 milioni di maiali… (1) e potremmo andare avanti ancora a lungo elencando milioni e milioni di animali per il novanta e passa per cento prigionieri degli allevamenti intensivi: inquinanti, energivori, sovvenzionati, oltre che inumani.

Tutti questi milioni di vittime innocenti dell’agroindustria ci danno, ovviamente, da mangiare, come dicono gli agroindustriali ribelli, se non ce ne frega niente delle povere creature torturate e se non abbiamo paura di imbottirci di antibiotici, ormoni, mais e soia OGM con cui vengono nutriti quotidianamente. Però, di queste centinaia di milioni di corpi noi ne mangiamo solo una piccola parte: teste, zampe e interiora nutrono i nostri cani e gatti e, in forma di farine animali, gli stessi prigionieri degli allevamenti intensivi.

Questa è una delle “filiere” dell’industria agricola, che nell’Unione Europea riceve circa 30 miliardi l’anno di sussidi. A proposito di concorrenza sleale. E faremmo bene a ricordarci che quei trenta miliardi arrivano dalle nostre tasche: dalle tasse dei cittadini europei.

Un altro esempio della stessa “filiera” industriale: oltre il 63 % delle terre coltivate nell’Unione Europea produce mangime per i prigionieri dei lager intensivi, detti allevamenti; l’82% del mais prodotto in Italia diventa mangime per gli allevamenti intensivi. (2)

Quanto tempo è che non mangiate un piatto di polenta? E vi siete mai chiesti a cosa servano quelle distese infinite di mais, quando attraversate la pianura padana? A nutrire, per esempio, vacche da latte che producono cinquanta-sessanta litri di latte al giorno, chiuse nei capannoni, con mammelle ipertrofiche e che, quando partoriscono, non fanno nemmeno in tempo a vedere il proprio vitello, il quale viene immediatamente spostato in una gabbia e nutrito con latte artificiale per il tempo (poco) necessario perché sia pronto ad andare al macello e diventare fesa o arrosto di vitello, o a partire su un camion per essere trasferito nel capannone di un altro Paese, dove verrà ingrassato fino al peso considerato redditizio per un manzo e poi riprenderà il lungo viaggio di ritorno verso il macello del Paese dove è nato.  

Magari non lo sapevate.

CI DANNO DA MANGIARE O DA BERE?

In Italia ci sono 674.000 ettari di vigna e solo 400.000 ettari di ortaggi. Ma non perché noi italiani si beva più di quanto si mangi, è perché esportiamo ogni anno 22 milioni di ettolitri di vino (2 miliardi e 200 milioni di litri) (3)

Vendiamo Prosecco ai cinesi, Chianti ai tedeschi, agli statunitensi, agli australiani…

Per quelle vigne sono state sventrate colline, distrutti boschi e terrazzamenti, spiantati oliveti e frutteti: tutte coltivazioni che davano davvero da mangiare, boschi che nutrivano la terra e mitigavano il clima, terrazzamenti che impedivano l’erosione dei suoli. Ma non permettevano le lavorazioni veloci con pochi lavoratori e grossi macchinari; lavorazioni fatte in moltissimi casi dalle aziende agromeccaniche che, vedremo dopo, fanno anch’esse parte della categoria “agricoltura”. A proposito del cibo-vita.

Poi importiamo patate dall’Argentina e aglio dall’Egitto, olio dalla Tunisia… Ogni anno importiamo tra i 5 e i 7 milioni di tonnellate di patate (7 miliardi di chili) e 1 milione e mezzo di tonnellate di ortaggi. (4)

E’ vero che in molti casi si tratta davvero di concorrenza sleale, perché buona parte di queste merci arriva a prezzi infimi da paesi dove i lavoratori sono meno che schiavi, ma… la stessa cosa vale per la soia e il mais importati e comperati dagli “agricoltori” europei per nutrire i prigionieri degli allevamenti intensivi.

CONCORRENZA SLEALE?

Per la filiera allevamento intensivo degli agroindustriali Europei, in prevalenza occidentali, in Europa si importano ogni anno 11 milioni di tonnellate di mais, 36 milioni di tonnellate di soia. In Italia si consumano 10.000 tonnellate AL GIORNO di soia OGM importata e 100.000 tonnellate all’anno di mais OGM importato. (5)

Ma queste importazioni, di prodotti OGM che vengono da paesi come il Brasile o l’Argentina, dove non solo gli operai agricoli non sono tutelati da nessun punto di vista, né salariale né sanitario, ma dove spesso si sono bruciate foreste e anche villaggi indigeni, deportandone la popolazione e uccidendo chi si ribellava, per coltivare soia e mais OGM su spazi immensi, non sono messe in discussione dagli industriali agricoli, detti “agricoltori”. Tutta questa “agricoltura” del terzo mondo serve a nutrire maiali, vacche, polli “fabbricati” nei capannoni.

Per questa industria agricola l’ideale non è la piccola azienda, che infatti sta scomparendo in Europa occidentale; l’ideale è la medio-grande e la grande, che si sta ingrandendo sempre più e che riceve la maggior parte dei sussidi e degli incentivi.

A proposito di concorrenza sleale.

IL GASOLIO E’ COME IL PANE

Per chi? Non per il piccolo contadino biologico che, per coltivare qualche ettaro di frutteto o oliveto, di patate o di cereali e un orto, o allevare cento galline ruspanti, di gasolio ne consuma ben poco, e a volte rinuncia anche ai sussidi perché trova troppo onerose le regole burocratiche per accedervi.

Il gasolio agevolato è fondamentale per le industrie agricole, che ne consumano tonnellate ogni mese, e che delle regole burocratiche non se ne preoccupano perché hanno uffici e dipendenti che possono pensare anche a quello.

Tra queste imprese ci sono quelle denominate “agromeccaniche”. Chi sono costoro?

Sono imprese che, con enormi trattori, scavatori, ruspe, mietitrebbia e altri macchinari (sovvenzionati dagli Stati e dal superstato Unione Europea) lavorano temporaneamente o permanentemente le terre appartenenti ad altri, che però risultano, come loro, “agricoltori”.

In Italia, ce lo dicono gli stessi agromeccanici, i due terzi delle superfici agricole vengono lavorati da loro, e il 10 % (1 milione e 200.000 ettari) è affidato a loro permanentemente. Vi ricordo che un ettaro sono 10.000 metri quadri. In Italia queste imprese posseggono 75.000 trattori, e non sono trattori come quelli dei piccoli contadini. Dunque non ci meraviglieremo che nel nostro paese ogni anno vengano “agevolati” 2 miliardi di litri di gasolio. (6)

E poi la chiamano agricoltura! E parlano di concorrenza sleale!

SEMPRE A PROPOSITO DEL CIBO-VITA 

Adesso c’è anche l’agrivoltaico. Un’altra sovvenzionata opportunità per l’industria agricola. Nel 2021 in Italia c’erano già 152 chilometri quadrati (15.200 ettari, 152 milioni di metri quadri) di terre agricole rubate all’agricoltura ma considerate sempre agricoltura. E sovvenzionate. (7) 

COSA VOGLIONO? 

Vogliono i soldi e non vogliono limitazioni. 

Ci sarebbe molto da criticare nella politica agricola dell’Unione Europea ma questi ribelli, in parte in malafede e in parte strumentalizzati, criticano sostanzialmente quelle scarse e timide proposte che vanno nel senso di diminuire, di pochissimo, l’inquinamento causato dall’industria agricola.

I contadini, fino agli anni cinquanta, in Italia praticavano la rotazione nelle colture cerealicole, alternandole con leguminose e foraggio: i cereali impoveriscono il terreno, le leguminose lo arricchiscono. Gli agroindustriali rifiutano di mettere a riposo ogni anno il 4% del loro terreno seminativo.

In Olanda, un paese ricco con poco più di 17 milioni di persone, si allevano intensivamente 11.300.000, undici milioni e trecentomila!, maiali ed esiste il più grande allevamento di polli del mondo: un capannone grattacielo dove soffrono e muoiono 1 milione di polli, esseri viventi trattati peggio e considerati meno di quanto in un’industria manifatturiera vengano considerate le merci prodotte.

L’Olanda esporta la maggior parte dei prodotti agricoli che produce, domandatevi dunque da quali accordi commerciali internazionali si vogliano proteggere i finti agricoltori. I contadini in Olanda sono estinti da tempo e gli agroindustriali, detti “agricoltori”, sono ricchi, sono i più ricchi d’Europa, e il reddito medio, al netto delle spese e delle tasse, di un’azienda agricola olandese supera gli 80.000 euri l’anno. (8)

Nel 2020 nell’Unione Europea si consumavano 468.000 tonnellate di pesticidi, 468 milioni di litri di veleni a impestare terra, acqua e aria. Nel 2017 nei paesi dell’UE venivano sparse sui terreni 49.000 tonnellate di glifosato, sostanza cancerogena e gravemente tossica, che la Commissione Europea ha rifiutato di vietare, approvandone l’uso per altri dieci anni. (9)  Una vittoria degli agricoltori?

I quali vogliono che siano eliminati dalla PAC tutti gli scarsi divieti o limitazioni sull’uso dei pesticidi e diserbanti.

I ribelli sono contro la strategia dell’Unione Europea Dal campo alla forchetta (From farm to fork) che ambisce a raggiungere entro il 2030 lo scarso obiettivo del 25% di agricoltura biologica.

Gli agroindustriali francesi “ribelli” chiedono l’abolizione persino delle distanze di sicurezza dalle abitazioni per l’irrorazione dei pesticidi, vogliono riprendere a usare quei neonicotinoidi che sono stati provvisoriamente vietati perché uccidono le api e gli insetti impollinatori. (10)

CHI C’E’ DIETRO? E CHI C’E’ DAVANTI? 

Non per essere complottisti, ma la domanda chiave in ogni situazione politica è Cui prodest? e, dato che le più grandi venditrici di pesticidi e concimi chimici in UE sono le multinazionali Syngenta, Bayer-Monsanto, Corteva, BASF, sicuramente uno zampino le quattro, e tutte le altre del settore-veleni, ce lo stanno mettendo. Per le multinazionali si tratta davvero di vita o di morte, dato che perdere anche solo il 4% dei profitti significa perdere miliardi, e si sa quanto siano attaccate ai miliardi le multinazionali: i miliardi sono il loro cuore e le loro budella, e senza non possono vivere. Però, per avere la prova di chi c’è dietro, basta guardare chi c’è davanti.

Un esempio significativo, la Francia.

La più grande e grossa organizzazione francese degli agroindustriali, che sta promuovendo e organizzando le proteste è la FNSEA. Presidente della FNSEA è tale Armand Rousseau, padrone di un’azienda di 339 ettari , mentre la sua consorte è padrona di un’azienda di 700 ettari. E cosa producono in questi 1039 ettari il Rousseau Arnaud e consorte? Mangimi per gli allevamenti intensivi e biodiesel.

L’Arnaud si è laureato alla European Business School di Parigi (traduco: Scuola Europea di Affari-Finanza); è stato, tra l’altro, un finanziere in “valori agricoli”, e infine, sorpresa sorpresa!, è dirigente della multinazionale agroindustriale francese AVRIL, che si occupa di commerciare prodotti chimico-sintetici ed energetici, che produce 11 milioni di tonnellate di biodiesel con le colture che dovrebbero “darci da mangiare”, che ha lanciato la produzione di biodiesel da grasso animale (se dovesse svilupparsi, avremo gli allevamenti di animali da biodiesel), e che ha entrate annue di oltre 7 miliardi di euri. (11)

Un agricoltore?

E ALLORA? 

L’agricoltura industriale europea vuole che si proteggano i propri prodotti dalla concorrenza dei prodotti che arrivano dai paesi schiavi e subordinati, ma non vuole che vengano protetti i prodotti agricoli di quei paesi che servono alla loro “filiera”. Il pollimilionario olandese non ha mille ettari di seminativo con cui nutrire le proprie vittime pennute, i mille ettari sono in America Latina o forse in Asia o in Africa, dove i lavoratori sono pagati una cocuzza e così il mangime costa due cocuzze.

E’ indicativo e rivelatorio il fatto che coloro che minacciavano di galera operai, ambientalisti, oppositori della dittatura pandemica progettata dal Forum Economico Mondiale, se avessero bloccato le strade o manifestato senza autorizzazione, oggi inneggino ai blocchi stradali degli agroindustriali. Che sicuramente otterranno di poter inquinare come sempre, dato che le multinazionali dei pesticidi e del petrolio sono al loro fianco.

I piccoli e medi agricoltori, trascinati nella protesta dall’esasperazione per norme sanitarie e burocratiche studiate apposta per distruggerli, per i prezzi dei grossisti e della grande distribuzione che li strangolano, stanno dando fiato e corda proprio ai loro nemici. A coloro che hanno migliaia di ettari di terra e che non ricevono alcun danno da quelle norme che stanno strangolando i piccoli ma che, anzi, le hanno dettate ai governi per eliminarli, perché i piccoli e medi agricoltori sono loro concorrenti; a coloro che ottengono sgravi fiscali come società, fondazioni, multinazionali, cooperative fasulle create per sfruttare i dipendenti; a coloro che hanno in mano intere filiere dell’agroindustria e sono compartecipi della grande distribuzione; a coloro che la globalizzazione l’hanno voluta e perseguita per sfruttare uomini e terre del terzo mondo.

La vera minaccia per gli agricoltori europei è stata ieri l’eliminazione di quelle barriere doganali che proteggevano i loro prodotti, proteggendo nel contempo contadini e prodotti di Africa, Asia, America Latina. Ma quando i noglobal lottavano contro quella minaccia, gli agroindustriali erano dall’altra parte della barricata, le europee organizzazioni degli agricoltori erano assenti. C’erano i contadini del terzo mondo e le loro organizzazioni, a fianco degli ecologisti.

Le vere minacce oggi per l’agricoltura sono i cambiamenti climatici, la siccità, l’erosione dei suoli. Ma i “ribelli” lottano proprio contro quegli scarsi e insufficienti provvedimenti che puntavano a far fronte a tali minacce.

L’inevitabile crisi economica è alle porte e siamo nel pieno ormai della crisi ambientale. Il capitalismo non esiterà a strumentalizzare i problemi e i disagi di qualsiasi categoria per i propri interessi e scopi: non esita nemmeno a fomentare guerre. Del resto, lo ha sempre fatto e tanto più quando è in crisi, come ora.

Purtroppo, gli agricoltori dell’Europa occidentale ormai, nella loro maggioranza, dipendono dall’agroindustria e ne fanno parte: sono stati inglobati in un sistema perverso che li sfrutta ma che anch’essi utilizzano. Il capitalismo non ha morale, è un sistema amorale che ha l’unico scopo di accrescere illimitatamente il proprio profitto e il proprio potere ma, se si accettano le sue regole e si entra nel suo sistema, sperando di trarne vantaggio e diventando, inevitabilmente, amorali, non si può pretendere poi di moralizzare il sistema per i propri interessi, quando il vantaggio non c’è più.

La sopravvivenza dei piccoli e medi agricoltori può essere garantita solo se essi torneranno ad essere contadini, e non più industriali. Solo se usciranno dal sistema che li sta sterminando pur nutrendoli, come succede agli animali negli allevamenti intensivi. Questo significa convertirsi a metodi rispettosi dell’ambiente come il biologico, il biodinamico, la permacoltura, l’agricoltura naturale, l’agroforesteria. Sono tutti modi di coltivare la terra che hanno spese molto minori e rese molto maggiori, che richiedono meno ore di lavoro, meno macchinari e lavorazioni, meno acqua, zero pesticidi e fertilizzanti chimici; che rispettano la terra e la vita, che la arricchiscono invece di distruggerla.

La loro sopravvivenza dipenderà anche dalla solidarietà, tra di loro e con i consumatori, che significherebbe unirsi in vere cooperative per vendere i propri prodotti direttamente ai cittadini, significherebbe utilizzare macchinari, edifici, strumenti senza bisogno di comperarli o realizzarli individualmente. Significherebbe una maggiore ricchezza anche dal punto di vista umano e sociale. Allora non avrebbero più bisogno del mais e della soia OGM importati da Brasile e Argentina, né di esportare Prosecco e pomodori, e potrebbero concentrare i loro sforzi per lottare, uniti ai consumatori e ai contadini del terzo mondo, contro i trattati di libero scambio.

Altrimenti, rimarranno solo gli agroindustriali-finanzieri che, se la terra non darà più frutti, potranno sempre coprirla di pannelli fotovoltaici o di capannoni per le colture idroponiche o per gli allevamenti di insetti da macinare per nutrire cani e gatti, maiali e polli intensivi e, perché no, anche gli umani, magari con merendine di farina di insetti per i bambini o porcheriole croccanti, fritte in olio di palma, per gli apericena.

 

domenica 2 febbraio 2025

5 febbraio, Giornata nazionale per la consapevolezza contro lo spreco alimentare


 un terzo del cibo che viene prodotto ogni anno viene distrutto

Un dato sorprendente, che chiama in causa la coscienza di ognuno,    cittadine e cittadini, spinti a fare la spesa anche quando non ne avremmo veramente bisogno. L'8% delle emissioni di CO2 che finiscono in atmosfera arrivano proprio da qui: dal cibo sprecato, prima di essere ingerito. 

Sprechiamo tantissimo cibo, è vero. Ma siamo sicuri sia tutta colpa nostra? Siamo certi che sia tutta responsabilità del consumatore? Partiamo dai numeri: lo spreco alimentare riguarda un terzo del cibo che viene prodotto ogni anno.

Milioni di tonnellate di frutta, verdura, cereali che vengono coltivati e poi trasformati per diventare cibo, in realtà si trasformano in spreco prima ancora di finire nel nostro stomaco. Gli esperti lo chiamano food waste ed è un fenomeno di dimensioni impressionanti.  

Ma di chi è davvero la colpa di tutto questo spreco? La risposta più semplice è: noi. Ma è una risposta fuorviante e controproducente. Pensiamoci, non appena nominiamo la parola spreco, la nostra mente visualizza immediatamente il sacco dell’immondizia di casa, il contenitore dell’umido che, anche questa volta, ospita suo malgrado la carota raggrinzita rimasta in un anfratto del frigo per lunghi mesi, l’insalata del giorno prima che nessuno ha più voglia di mangiare e quel vasetto di yogurt comprato in offerta al supermercato che è scaduto chissà da quanto tempo. Diciamo la verità, siamo talmente abituati a questa immagine che oramai ci sembra normale riversare tutte le responsabilità sul consumatore, su noi stessi, reo di non prestare attenzione agli acquisti, di non programmare la spesa o, peggio, di fregarsene. In effetti, l’ultimo rapporto di Waste Watcher 2024 racconta che nelle case degli italiani ogni settimana vengono gettati 683,3 grammi di cibo pro capite. Tantissimo  

Leggendo questi dati sembra proprio che la responsabilità sia tutta nostra. Ma proprio tutta. Solo che in questo racconto mancano altri due attori protagonisti: il primo, quello subdolo, che ci spinge a consumare sempre di più. Il secondo, quello che non si vede, si verifica ancor prima che il consumatore se ne possa accorgere.

Viviamo nella società del consumo, siamo invogliati a comprare cibo di ogni tipo, siamo circondati di offerte mirabolanti, quando entriamo in un supermercato siamo indotti a comprare cibo che costa poco, a volte pochissimo, e che spesso non non solo non sa di nulla ma è di pessima qualità. L’induzione al consumo è uno degli elementi basilari della nostra vita e ha un impatto enorme sullo spreco.

Individuare la causa dello spreco di cibo è impresa ardua. Una cosa è certa, bisogna invertire la vecchia narrazione che punta il dito solo contro i cittadini che sprecano nelle mura di casa, e iniziare a guardare anche alla quantità di cibo inutilmente prodotto o inutilmente scartato.

Bisogna cioè ridurre lo spreco di cibo dalla produzione alla vendita al consumo.

Ecco perché è necessario organizzare  eventi e attività che raccontino che dietro allo spreco alimentare c'è di più.

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