martedì 5 agosto 2025

La cucina italiana è candidata a Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO

                                                          Daniela Torcina

 

Mangiare è un atto agricolo, così  il  poeta-agricoltore americano Wendell Berry, parlava di cibo, che  è diventato ormai uno stile di vita, per cui la gente mangia come vorrebbe vivere e si identifica nelle proprie scelte alimentari quotidiane, o almeno prova a farlo, non sempre però i risultati sono soddisfacenti per tutti.
 


La  Rete Nazionale dei Borghi GeniusLoci De.Co., IDIMED  e altri,  sostengono  la Candidatura della Cucina Italiana a Patrimonio Immateriale dell'Umanità promossa dal Governo,  insieme quanti sono impegnati e dedicati alla divulgazione culturale, all’educazione alimentare, alla formazione e alla promozione del territorio, in Italia e all’estero. Con un obiettivo chiaro: tutelare e valorizzare la cultura alimentare e i prodotti agroalimentari di qualità, ponendo particolare attenzione al patrimonio identitario delle produzioni agroalimentari  

PARTECIPA


Un accordo di partnership con  quanti vogliono promuovere questo percorso per la candidatura della cucina italiana a patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco attraverso la cultura alimentare



Un’intesa che punta, attraverso iniziative condivise, a sostenere la candidatura della cucina italiana a patrimonio culturale immateriale dell’umanità   rafforzando così il legame tra cultura, territorio, qualità,   sottolinea come la cucina italiana sia un elemento identitario, un mosaico di tradizioni regionali e un esempio di sostenibilità e biodiversità. La cucina italiana, infatti, non è solo cibo, ma anche pratiche, gestualità e rituali legati al momento del pasto, che contribuiscono a definire l'identità culturale del paese. 

La condivisione del percorso di valorizzazione della straordinaria varietà di saperi e sapori che caratterizzano la nostra cultura gastronomica e che ne definiscono l’identità,   a sostegno del riconoscimento della cucina italiana quale patrimonio immateriale dell’umanità.

  La candidatura mira a riconoscere il valore della cucina italiana non solo come insieme di ricette, ma anche come pratica sociale, momento di condivisione e patrimonio di tradizioni tramandate di generazione in generazione.  

 La condivisione del percorso di valorizzazione della straordinaria varietà di saperi e sapori che caratterizzano la nostra cultura gastronomica e che ne definiscono l’identità,   a sostegno del riconoscimento della cucina italiana quale patrimonio immateriale dell’umanità.

 

Promuovere la cultura del cibo significa valorizzare la nostra storia, le tradizioni e l’economia locale. I nostri prodotti  dell’elaioenogastronomia sono un patrimonio straordinario, frutto del lavoro delle comunità e delle imprese agroalimentari e degli artigiani del gusto,  che rappresentano un valore non solo economico, ma anche sociale e culturale.

 Il logo della candidatura della “cucina italiana” a patrimonio dell’Unesco,  una mano che spadella cose, fra cui classici ingredienti della cucina italiana e alcuni monumenti celebri nostrani.

Un logo dal design semplice, con la mano di uno chef che spadella sul fuoco un mix di ingredienti della cucina italiana (fra cui figurano il vino, l’olio di oliva, la pizza, il pesce e la pasta) e diversi monumenti italiani (fra cui notiamo la Mole Antonelliana, i Templi di Agrigento, la Torre di Pisa, il Colosseo e diversi altri), il tutto su sfondo azzurro e corredato di scritta “Io amo la cucina italiana candidata a patrimonio Unesco”.

Il logo vuole riportare alla mente l’atto di cucinare come   un rito e un patrimonio alimentare/culturale. Il logo è stato realizzato dagli allievi della Scuola della medaglia dell’Istituto poligrafico e zecca dello Stato.

 L'obiettivo è di valorizzare  i prodotti  identitari e dell'arte culinaria   dell’  ElaioEnoGastronomia    Quando il cibo viene ancorato in maniera identitaria ad un territorio, smette di essere un momento culinario e diventa esperienza totale. In questo modo coinvolge immediatamente i quatto sensi, vedere, annusare, gustare e toccare; ma quando un cibo è veramente ancorato ad un territorio tocca anche l’udito, perché si racconta e racconta il territorio. Quando arriva nel piatto, quel cibo ti ha detto tante cose e quando lo assapori diventa esperienza avvolgente, coinvolgente e identitaria di quel luogo. Il termine genius loci, di origine latina, definisce letteralmente il “genio”, lo spirito, l’anima di un luogo è caratterizza l’insieme delle peculiarità sociali, culturali, architettoniche, ambientali e identitarie di una popolazione e l’evoluzione di quest’ultima nel corso della storia. 


"In molti sostengono che la cucina italiana non esiste perché è una somma di cucine regionali. altri che esiste eccome, e non è una somma, ma una moltiplicazione di saperi che si incontrano, si contaminano e si trasformano”.

La cucina italiana esiste, è un patrimonio di valori, di passione, di gesti, di saperi e di creatività, e non di ricette specifiche o di materie prime, per sua natura mutevole, aperto alle contaminazioni e inclusivo, già amato e condiviso dall’umanità. Il riconoscimento a Patrimonio Immateriale Unesco, che potrebbe arrivare nel 2025, sarebbe importante, e sarebbe un’operazione culturale, di affermazione e di orgoglio della cucina italiana d’Italia e del mondo, ben prima e molto di più di un’operazione commerciale, con effetti positivi diretti ed indiretti potenzialmente enormi. Un obiettivo che è alla portata, a patto che enti culturali, istituzioni e chef facciano sistema davvero, e non a parole, guardando al riconoscimento Unesco non tanto come un traguardo, quanto come un nuovo punto di partenza, e come ad uno stimolo per scrollarsi di dosso quel “modus pensandi” tutto italiano, di paragonarsi alla Spagna nella cucina come alla Francia nel vino, quando invece il Belpaese è ricco di identità, unicità e qualità eccellenti amate nel mondo.




Pagina dedicata

https://www.facebook.com/Lurss.Onlus/  

 VI INVITIAMO A COMPILARE IL MODULO   e CONDIVIDERLO CON I VOSTRI AMICI


ADESIONE

  





































lunedì 4 agosto 2025

L'esaltazione dell'identità territoriale al Festival del Gattopardo

 

Una serata dedicata al gusto e alle radici culturali ha chiuso il Festival del Gattopardo a Santa Margherita di Belìce, nel secondo cortile del Palazzo Filangeri di Cutò. Protagoniste le specialità gastronomiche delle Terre Sicane e i dolci descritti nel celebre romanzo di Tomasi di Lampedusa.

Una brigata di pasticceri artigianali dell’associazione Umat,   ha realizzato una cassata siciliana  servita al pubblico accanto ai mini “Trionfi di Gola” preparati dalle lady chef pastry della Federazione italiana cuochi in abbinamento ai vini del territorio. Un grande omaggio al dolce simbolo del Gattopardo realizzato nella sua versione originale.


 

Durante la serata, la “Tavola del Gattopardo” di Santa Margherita ha ricevuto il riconoscimento di ambasciatrice dell’identità territoriale nell’ambito del percorso culturale “Borghi GeniusLoci De.Co.”. Inaugurata anche l’enoteca del Gattopardo, uno spazio dedicato ai vini delle Terre Sicane in collaborazione con l’ente Strada del vino.

Al talk show hanno partecipato numerosi ospiti: il sindaco Gaspare Viola, definito custode dell’identità territoriale, l’assessora al turismo Debora Ciaccio, il coordinatore della rete nazionale Borghi GeniusLoci De.Co. Nino Sutera, il maestro pasticciere e Cavaliere del lavoro Nicola Fiasconaro, e la Lady Chef Concetta Marino, erede della tradizione dei dolci conventuali di Palma di Montechiaro, cresciuta nel convento delle Benedettine e oggi impegnata nella valorizzazione dei “Ricci”, iscritti nel Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia.


 

Nel corso della serata, Concetta Marino è stata insignita del titolo di custode dell’identità territoriale, affiancata dal maestro pasticciere Lillo De Fraia, anche lui ambasciatore della pasticceria siciliana e Cavaliere del lavoro.

Presenti inoltre lo chef Rosario Seidita, presidente regionale della Federazione italiana cuochi; lo chef Paolo Austero, segretario generale dell’associazione U.M.A.T.; lo chef Giovanni Chianetta, presidente provinciale dell’associazione cuochi e pasticceri Agrigento e docente all’istituto Salvatore Schifano; lo chef Giovanni Montemaggiore, presidente regionale dei Disciples d’Auguste Escoffier e i patron pastry chef Salvatore Santangelo, Giuseppe Viola e Calogero Milione.

A seguire, la cerimonia di svelamento della targa e la consegna al sindaco Gaspare Viola della bandiera ufficiale della rete nazionale dei Borghi GeniusLoci De.Co. In chiusura, la performance dei maestri di danza storica Rita La Sala e Antonino Barbera della CNDS School, che hanno eseguito il Valzer del Gattopardo.

La serata, condotta da Nino Graziano Luca, ha concluso la tre giorni del Festival Gattopardiano. In occasione della premiazione del 2 agosto, che ha visto il riconoscimento agli scrittori Alberto Anile e Maria Gabriella Giannice per il saggio “Operazione Gattopardo” (Feltrinelli), si sono contate oltre 1.500 presenze

 

sabato 2 agosto 2025

Acquedolci Convegno sulla Canna da Zucchero

 


 Paolo Salanitro, Benedetto Rotelli

Sabato 9 agosto alle ore 18.00 presso l'Aula Consiliare del comune di Acquedolci si terrà un primo importante Convegno sulla Canna da Zucchero, il cui tema va dal recupero del patrimonio identitario, alle opportunità. L'iniziativa rientra  tra le attività del  European Rural Parliament Italy   che ha al suo attivo tantissime iniziative, ispirati dal concetto del born in sicily e dai borghi genius loci De.Co.  

Esperti del settore tracceranno le linee guida per un percorso culturale ed economico, a livello regionale tra i Comuni che furono interessati della coltivazione della Canna da Zucchero (Cannamele) e dalla commercializzazione dello zucchero, fino alla trasformazione in Rum.  

Gli Arabi, durante la loro espansione nel Mediterraneo, introdussero la coltivazione della canna da zucchero in Sicilia, con il passare del tempo la Sicilia divenne un importante centro di produzione di zucchero, con mulini (trappeti) dedicati alla lavorazione della canna da zucchero, successivamente la produzione siciliana di zucchero perse competitività con la scoperta dell'America e la conseguente produzione a basso costo favorita dalla schiavitù.

Aziende della Sicilia, Calabria e Campania, hanno messo nuovamente in coltura la Canna da Zucchero, per la produzione del Rum, distillato già prodotto in Sicilia ai tempi del Gattopardo. Con il convegno ad Acquedolci si vuole dare vita ad un Percorso ovvero  fare rete tra i comuni interessati in passato dalla coltivazione della coltura, cercando di archiviare più informazioni utili alla realizzazione di un percorso, che valorizzi la storia identitaria dei luoghi, "una strada della Canna da Zucchero e dei Trappeti" per mantenere non solo viva la memoria storica di una coltura agraria che rese florido il commercio, ma anche come attuale diversificazione agroindustriale, alla luce degli evidenti cambiamenti climatici, adattandola alle nuove esigenze del mercato, utilizzando le nuove tecniche d'irrigazione,  utilizzando  una delle piante C4 che maggiormente assorbono CO2, quindi una essenza botanica importante sia come pianta alimentare, sia come biomassa da energia. 

Il lavoro preparatorio del Convegno è stato condotto da Paolo Salanitro, Benedetto Rotelli, da Roberto Condipodaro Assessore alle Attività Produttive del comune di Acquedolci , dal Vice Sindaco Salvatore Ricca, dal Presidente del Consiglio Giuseppe Salerno. Importante è stato l'impegno del consulente Sergio Mezzanotte e dell'Assessore ai Lavori Pubblici Salvatore Lupica,  dal Sindaco Alvaro Riolo che in questi anni ha dato spazio ad attività e visibilità a questa coltura simbolo identitario di Acquedolci, unico comune in Europa ad avere impresso sul Gonfalone Istituzionale quattro culmi di Canna da Zucchero, scelta voluta negli anni '80 dal prof.re  Alfonso Di Giorgio già Assessore alla Cultura.

La data del Convegno non è casuale, ma si realizza nella settimana dei festeggiamenti di San Benedetto il Moro, Santo Patrono di Acquedolci, e Compatrono della Città di Palermo,  San Benedetto nasce a San Fratello da due africani, Cristofalo, schiavo di casa Manasseri e Diana, schiava della  famiglia Larcan, è legato alla coltura della Canna da Zucchero per via della mano d'opera degli schiavi utilizzata alla coltivazione nei campi di Acquedolci allora territorio di San Fratello.  

Al Convegno parteciperanno  relatori sia in presenza che da remoto, un occasione di confronto ricco di spunti ed idee che saranno acquisite dal dott. Nino Sutera, coordinatore della Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell'Innovazione in Agricoltura i relatori in presenza saranno il prof. Antonio Morreale, il prof. Francesco Maria Raimondo, il dott. Giuseppe Ingrillì, il dott. Natale Torre, l'imprenditore Riccardo Catania, la prof.ssa Arianna Oddo.  

Mentre interverranno con contributo da remoto: il dott. Corrado Bellia e la dott.ssa Francesca Gringeri Pantano da Avola, la dott.ssa Roberta Mentesana dell'Università di Barcelona (Spagna), la dott.ssa Anna Martano da Siracusa, il dott. Marco Graziano da Bologna, il dott. Pietro Proietto da Misilmeri. 

Al convegno sarà presente una mostra esclusiva di fogli di carta realizzata con lo scarto di lavorazione della Canna da Zucchero a cura della prof.ssa Arianna Oddo, una esposizione di Rum siciliani e campani delle aziende Alma, Avola Rum e Berola Distillati, si potrà assagiare il succo fresco appena estratto per pressatura a freddo delle Canne da Zucchero a cura di Benedetto Rotelli e Paolo Salanitro ideatori del progetto, si darà vita ad un assaggio guidato al Rum a cura di Riccardo Catania,si potranno osservare Cultivar/Cloni di Canna da Zucchero dei Vivai Natale Torre,  importante la presenza della IRRITEC SPA che esporrà materiale innovativo nel campo dell'irrigazione tradizionale e della subirrigazione idonee per piante tropicali e sub tropicali, azienda leader presente in 120 paesi del mondo. 

L'evento moderato da  Giuseppe Ingrillì Presidente di SiciliAntica di Capo d'Orlando vedrà la regia del dott. Fabio Carollo.


giovedì 31 luglio 2025

Povertà alimentare e non solo...

 

Per il terzo anno consecutivo,  un rapporto sui numeri relativi alla povertà alimentare in Italia.
L’analisi si basa sui principali dati disponibili nel database ISTAT, a partire dall’indagine sulle condizioni di vita delle famiglie (EU-SILC), dalla FIES (la scala basata sull’esperienza dell’insicurezza alimentare) e dall’indagine sui consumi.



Nel 2023, circa l’11,8% della popolazione sopra i 16 anni ha sperimentato almeno una forma di deprivazione alimentare, secondo l’indice di Deprivazione Alimentare Materiale o Sociale (DAMS). Si tratta di circa sei milioni di persone, in aumento rispetto all’anno precedente. Tra queste, tre milioni vivono difficoltà di tipo materiale – legate all’impossibilità economica di accedere a un’alimentazione adeguata – mentre quasi due milioni si trovano in una condizione di esclusione sociale legata al cibo, ad esempio per l’impossibilità di vivere il pasto come momento di socialità e condivisione con altri. Oltre un milione di persone sperimenta entrambe le forme.

Nonostante il numero complessivo di persone formalmente a rischio di povertà sia diminuito (da 9,7 a 9,2 milioni), è aumentata la quota di chi, all’interno di questa fascia, vive anche una condizione di povertà alimentare. Ma il dato forse più significativo riguarda chi non è classificato come povero secondo le soglie ufficiali: 3,6 milioni di persone vivono comunque una condizione di deprivazione alimentare, spesso invisibile agli strumenti di intervento pubblico.

Secondo i dati FIES, che misurano l’insicurezza alimentare sulla base delle esperienze vissute dalle persone in relazione all’accesso al cibo, nel 2023 circa il 3,6% della popolazione italiana – pari a oltre 1,8 milioni di individui – ha vissuto una condizione di insicurezza alimentare moderata o grave.
L’insicurezza moderata si riferisce a situazioni in cui si è costretti a ridurre la qualità o la varietà del cibo, diminuire le quantità o saltare i pasti; quella grave implica invece l’assenza completa di cibo per uno o più giorni.
I risultati appaiono più contenuti rispetto ai dati del DAMS perché si tratta di uno strumento pensato per essere applicato in contesti molto diversi, in particolare nei Paesi dove l’insicurezza alimentare assume forme più gravi e diffuse.
Pur con questi limiti, la FIES resta uno strumento prezioso per cogliere la dimensione vissuta del fenomeno, a partire dalle esperienze quotidiane delle persone.

Questi dati confermano che la povertà alimentare non coincide semplicemente con la mancanza di risorse economiche, ma è legata a un intreccio di disuguaglianze che colpiscono la vita quotidiana: precarietà lavorativa, aumento degli affitti, rincari dei beni essenziali, figli a carico, disuguaglianze di genere, background migratorio.
Il cibo, in questo scenario, diventa spesso la prima voce su cui si risparmia, generando forme di esclusione silenziosa anche tra chi ha redditi medio-bassi.

È qui che la povertà alimentare assume forme meno visibili, fatte non necessariamente di scarsità assoluta di cibo, ma di rinunce silenziose e quotidiane. Si rinuncia alla varietà e alla qualità, alla possibilità di scegliere, di condividere un pasto, di vivere l’alimentazione come esperienza di piacere, cura e relazione.
È una condizione che investe profondamente il rapporto quotidiano con il cibo, influenzando le pratiche, le emozioni e i legami sociali. Non è solo deprivazione materiale, ma anche psicologica e relazionale, perché il cibo non è semplicemente nutrimento: è dignità.

Misurare non è solo un’operazione tecnica, ma un atto politico. Le scelte su cosa osservare, come definirlo e come rappresentarlo influenzano la comprensione del fenomeno, la lettura delle sue cause e, di conseguenza, le risposte che vengono messe in campo.
È quanto abbiamo cercato di mostrare anche nel rapporto Fragili equilibri, che esplora la povertà alimentare a partire da disuguaglianze, vissuti e dimensioni invisibili.

Di fronte a questi dati, le risposte messe in campo dalle istituzioni e dalla società civile restano ancora frammentarie. L’Italia non dispone oggi di una politica organica di contrasto alla povertà alimentare.
Gli interventi pubblici si concentrano sulle situazioni più estreme, senza affrontare le cause strutturali del fenomeno né raggiungere quelle fasce di popolazione che, pur vivendo condizioni di difficoltà, restano escluse dai canali tradizionali di sostegno.
È urgente ripensare approcci e strumenti, superare lo stigma che ancora accompagna l’accesso all’aiuto alimentare e costruire percorsi capaci di rispondere non solo al bisogno materiale, ma anche al benessere psicologico, alle relazioni sociali, alla solitudine.

Allo stesso tempo, servono politiche strutturali che agiscano sulle disuguaglianze territoriali, socio-economiche e di genere, che rafforzino i redditi, migliorino l’accessibilità al cibo sano.
In quest’ottica, il riconoscimento del diritto all’accesso universale alla mensa scolastica sarebbe un passo fondamentale per contrastare la povertà alimentare minorile.
Un diritto che ancora oggi non è garantito nel nostro ordinamento, ma che rappresenta una misura concreta e necessaria.


DOSSIER

Cianciana (AG): al via la 5° edizione della Sagra del Raccolto, dei Grani antichi, Cereali e Legumi

 



 
Dal 31 luglio al 3 agosto, Cianciana promuove i prodotti dell’agroalimentare di alta qualità del suo territorio con quattro giorni di eventi tra showcooking, talk show, degustazioni e un ricco intrattenimento serale. Attesi gli spettacoli musicali di Lello Analfino ed Enrico Nigiotti e il cabaret di Sasà Salvaggio.
 
Torna a Cianciana, più ricca e vivace che mai, la Sagra del Raccolto, dei Grani antichi, Cereali e Legumi in programma dal 31 luglio al 4 agosto nella location di Piazza Aldo Moro.

 

Si tratta della quinta edizione della manifestazione, nata con grande successo nel 2019 e sostenuta con entusiasmo dalla locale amministrazione che punta a promuovere le produzioni agroalimentari del territorio. I Grani Antichi, così come i Cereali e i Legumi siciliani, e in particolar modo quelli prodotti nell’areale agrigentino di Cianciana, sono stati oggetto negli ultimi anni di una riscoperta e valorizzazione che fa leva sullo studio dei benefici che a questi prodotti sono riconosciuti nell’ambito di un’alimentazione sana e genuina. L’uso di questi prodotti, infatti, non solo valorizza il km 0, ossia il consumo di produzioni locali di qualità, ma ha portato a riscoprire un patrimonio di cultivar per lungo tempo dimenticate e di ricette che si legano ad antiche tradizioni popolari. Così è stato possibile riscoprire e promuovere il Cece rosso di Cianciana (riconosciuto dal Ministero, con l’iscrizione P.A.T. - prodotti alimentari tradizionali), il pregiato Tartufo dei Monti Sicani, il Pistacchio della Valle del Platani e un olio pregiatissimo di varietà c.d. Pidicuddara che le aziende locali coltivano e producono.


 
L’Amministrazione, con in testa il sindaco Francesco Martorana e gli assessori all’agricoltura, Paolo Manzullo e allo Sport, Turismo e Spettacolo, Liborio Curaba, è impegnata nel valorizzare questi prodotti a fianco al Movimento Terra è Vita, presieduto da Pino D’Angelo, mettendo insieme tutte queste esperienze e affidando ogni anno alla Sagra il compito di accendere i riflettori su un territorio ricchissimo di eccellenze coinvolgendo i produttori locali e sostenendo l’iniziativa imprenditoriale.




 
Quando poi qualità e gusto incontrano i migliori chef isolani, artisti e performers in una manifestazione aperta al pubblico e gratuita, il successo è garantito. Ed è così che a Cianciana, cittadina cosmopolita dell’agrigentino che accoglie da anni scrittori, attori e personalità di tutto il mondo che l’hanno scelta per l’atmosfera tipica, la Sagra del Raccolto, dei Grani antichi, Cereali e Legumi apre le porte alla sua quinta edizione, all’insegna della continuità e della valorizzazione di un modello che piace e convince.
 
Il programma della manifestazione, condotta dalla giornalista Rosy Abruzzo, prevede l’apertura giovedì 31 luglio alle ore 21.00 con la Festa del Raccolto e la tradizionale Manciata di Ciciri e Favi, una antichissima tradizione dalle radici pagane alla quale i ciancianesi sono molto legati, un appuntamento unico nel suo genere che esalta lo spirito di accoglienza e generosità dei ciancianesi. Le origini della “Festa del Raccolto” si perdono nella notte dei tempi: rappresenta il ringraziamento dei contadini alla divinità per l’abbondanza e la bontà del raccolto. In questa serata la comunità ciancianese, grazie al lavoro della locale Pro Loco, si stringe attorno ad un festoso convivio degustando l'antico piatto di ceci, fave e frumento, buon vino e il dolce tipico del luogo, “Le Sfingi “.

 
Si prosegue venerdì 1 agosto con il riconoscimento in pubblica audizione di “Cianciana Borgo GeniusLoci De.Co.”, un percorso che mira a salvaguardare e promuovere i comuni a forte vocazione identitaria. Nel frattempo lo spettacolo musicale dei Sikanian Street Band allieterà le vie del centro storico con la sua musica travolgente. Alle 21.00, sul palco si accendono i fornelli per lo showcooking del cuciniere palermitano Salvo Terruso, in arte Il Pastaio Matto. La serata proseguirà in Salita Regina Elena con il concerto del frontman dei Tinturia, che porta sul palco il suo nuovo show, Lello Analfino Tork & Star.



 
 Sabato 2 agosto, dopo un momento di approfondimento con il convegno open air “Sicilia Agroecologica: Cuore Mediterraneo del cambiamento” con Guido Bissanti, l’area dedicata agli showcooking ospiterà lo chef marsalese, campione mondiale di cous cous a S. Vito Lo Capo per la Giuria Popolare, Francesco Bonomo che di unirà mare e terra in una ricetta inedita dal nome evocativo “Granuli di terra e di Cous Cous”. A partire dalle 23.00, lo scenario della Salita Regina Elena diventerà set dell’atteso concerto di Enrico Nigiotti, cantautore livornese che ha partecipato ad Amici, Sanremo ed XFactor, con un grande seguito tra i giovani e brani capaci di far cantare intere piazze.
 
Domenica 3 agosto alle ore 20.00 si inizia con il convegno “Il Tartufo dei Monti Sicani e la valorizzazione dei prodotti tipici locali” e si prosegue con una degustazione di prodotti tipici e lo showcooking a tema del Pastaio Matto, Salvo Terruso. A1lle 21.00 il palco di Piazza Aldo Moro ospiterà il pasticcere messinese Lillo Freni che si cimenterà nella preparazione di un dolce estivo realizzato con i prodotti cincianesi. La quattro giorni di eventi si concluderà in leggerezza ed allegria con il cabaret di Sasà Salvaggio.



 
Soddisfatta l’amministrazione per un evento che cresce negli anni e sul quale intende continuare a puntare.
Info e aggiornamenti sulla pagina Facebook Sagra Del Raccolto Dei Grani Antichi, Cereali e Legumi

Post in evidenza

C’è la Sicilia nel Menù del film gastronomico

NinoSutera C’è la Sicilia nel Menù del film gastronomico                                               Regione Enogastronomica d’Europa 20...