sabato 29 marzo 2025

Quando il trasferimento di conoscenze e dell’innovazione non sono da considerarsi un’ opzional.

                                         NinoSutera


I sistemi di conoscenza e innovazione agricola (AKIS) in tutta Europa si stanno evolvendo, con progetti correlati che svolgono un ruolo chiave nel rafforzare i flussi di conoscenza e promuovere la collaborazione. Garantire che informazioni preziose raggiungano in modo efficiente agricoltori, silvicoltori e consulenti è essenziale per guidare l'innovazione e la resilienza.

In Italia le attività sono coordinate dal CREA di Roma, struttura del MISAF

In Sicilia, l’Assessorato all’Agricoltura ha istituto con DDG n 2639   del 17-7-2021 la Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura, coordinata dall'Osservatorio Neorurale  

 

https://terra.regione.sicilia.it/lo-sviluppo-del-territorio-passa-anche-dalla-conoscenza-parlano-gli-esperti/

"Gli EU Agri-Food Days 2024, tenutisi  a Bruxelles, hanno segnato una pietra miliare significativa includendo per la prima volta nell'agenda la ricerca e i sistemi di conoscenza e innovazione agricola (AKIS). Questo evento annuale ha riunito oltre 800 stakeholder da tutta l'UE per discutere delle ultime tendenze agricole, opzioni politiche e sviluppi di mercato.

La conferenza ha ospitato una sessione dedicata su "Quadrare il cerchio: ricerca e innovazione per un'agricoltura competitiva, sostenibile e resiliente", evidenziando il legame critico tra agricoltura e ricerca. Diego Canga Fano, vicedirettore generale facente funzione della DG AGRI, ha sottolineato il lavoro in corso della Commissione per colmare il divario tra ricerca e pratica, semplificare i requisiti amministrativi e supportare la condivisione delle conoscenze. Ciò è stato ulteriormente evidenziato da un panel composto da ricercatori, consulenti agricoli e professionisti. Inoltre, durante la sessione sono stati presentati sia modernAKIS che EU-FarmBook.

L'inclusione della ricerca e dell'AKIS nell'agenda sottolinea la crescente importanza dell'innovazione e del trasferimento di conoscenze nel dare forma al futuro dell'agricoltura europea. Questa attenzione è in linea con l'impegno dell'UE nello sviluppo di un settore agricolo più sostenibile, competitivo e resiliente."

OBIETTIVI DEL PROGETTO

La visione del progetto modernAKIS è che l'approccio AKIS diventerà uno strumento indispensabile ed efficace per tutti gli attori nei sistemi agroalimentari degli Stati membri dell'UE per sviluppare forme di agricoltura e uso delle risorse sostenibili, a prova di cambiamento climatico e multifunzionali. L'adozione dell'approccio AKIS contribuirà a rimuovere le barriere istituzionali alle trasformazioni necessarie e a superare disuguaglianze e blocchi nella politica e nella società.

Pertanto, l'obiettivo principale del progetto è quello di migliorare le capacità degli attori AKIS di sfruttare le risorse individuali, organizzative e sistemiche necessarie per la trasformazione verso sistemi AKIS più coerenti, efficaci ed efficienti e la transizione verso una gestione e un uso più sostenibili delle risorse naturali nell'agricoltura e nella silvicoltura.

I dieci obiettivi specifici (OS) interrelati di modernAKIS sono:

S01

Costruire e promuovere una rete europea di almeno 1.000 attori chiave AKIS, compresi gli organismi di coordinamento AKIS, provenienti da tutti gli Stati membri dell'UE, che guideranno la trasformazione dei sistemi AKIS verso una governance più efficace e un settore agroalimentare europeo modernizzato

S02

Fornire una piattaforma completa per lo scambio di conoscenze con nuovo know-how e almeno 80 strumenti e metodi a supporto degli attori chiave dell'AKIS per migliorare i flussi di conoscenza e sviluppare un AKIS ben funzionante in linea con gli obiettivi politici pertinenti, ad esempio, il Green Deal, Farm2Fork, gli obiettivi di sviluppo sostenibile

S03

Rafforzare le capacità di almeno 1.000 attori chiave dell'AKIS verso la comprensione e l'impegno dei sistemi, consentendo loro di attuare cambiamenti di sistema a lungo termine che miglioreranno l'AKIS

S04

Co-progettazione di 1 strumento di benchmarking per confrontare vari tipi di AKIS nonché indicatori di riferimento che consentano agli Stati membri di valutare e monitorare i propri AKIS, identificare soluzioni di governance innovative e interventi adatti alla loro situazione individuale

S05

Rafforzare le capacità degli organismi di coordinamento AKIS e degli attori chiave AKIS degli Stati membri, utilizzando un approccio coerente, efficace e consapevole del contesto, accompagnato da esercizi riflessivi, consigli e coaching, per monitorare, misurare e migliorare l'organizzazione e il funzionamento dei loro AKIS e per migliorare l'interazione tra gli attori AKIS

S06

Fornire un forum per supportare gli organismi di coordinamento AKIS nell'identificazione dei problemi di gestione del cambiamento che sorgono attorno ai sistemi AKIS, inclusi i fattori di successo e le barriere multiformi, e consentire loro di trovare soluzioni di governance adeguate per migliorare la condivisione di conoscenze e innovazione

S07

Raccogliere e scambiare conoscenze orientate alla pratica su come i consulenti e il supporto all'innovazione possono essere integrati nell'AKIS e su come i ricercatori possono essere incentivati ​​a fornire ricerche e conoscenze pronte per la pratica

S08

Rafforzare le capacità degli attori chiave dell'AKIS e formarli per creare e sostenere comunità di pratica AKIS locali/regionali/nazionali in tutti gli SM, collegando progetti e professionisti della ricerca, dell'istruzione, della consulenza, della pratica agricola e dei gruppi operativi EIP per facilitare l'assorbimento di conoscenze e innovazione attraverso esperienze di apprendimento dinamiche tra pari

S09

Supportare la progettazione congiunta e lo sviluppo di approcci transfrontalieri per avviare e incentivare progetti di innovazione in 10 eventi transfrontalieri con comunità di pratica locali/regionali/nazionali e condividere le migliori pratiche attraverso la rete AKIS e il catalogo online dell'UE

S10

Fornire i risultati e i materiali del progetto sotto forma di 100 "abstract pratici" a EIP-AGRI, a MS AKIS e come documentazione digitale al bacino di conoscenze interattivo dell'UE

TITOLO

DESCRIZIONE

 

 

 

Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura

a)   Istituita   con DDG n 2639   del 17-7-2021  è  coordinata  dall’ Osservatorio Neorurale DDG N 5003 DEL 16-12-2021

b)   E’uno strumento di animazione territoriale,  

c)   E’ organizzata in Gruppi Tematici

d)   Il sistema della conoscenza e dell'innovazione in agricoltura  è un "insieme di organizzazioni e soggetti che operano in agricoltura, e di legami e interazioni fra loro, impegnati nella produzione, trasformazione, trasmissione, conservazione, recupero, integrazione, diffusione e utilizzo della conoscenza e dell'informazione, con lo scopo di lavorare sinergicamente per supportare il processo decisionale e di risoluzione di problemi e l'innovazione in agricoltura".

     (Röling e Engel, IT from a knowledge system perspective: concepts and issues, 1991). 

e)   Combinazione di flussi organizzativi e di conoscenze tra persone, organizzazioni e istituzioni che utilizzano e producono conoscenza nel settore dell’agricoltura e in quelli correlati.

    (Regolamento UE 2115/2021 Articolo 3)

 

Sintesi delle Attivita’ 

MISAF

Partecipazione ai tavoli di lavoro (ricerca e consulenza) 

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/9065

 

 

 

Rete Interregionale per la ricerca agraria, forestale, acquacoltura e pesca

 

La Rete interregionale, riconosciuta formalmente dalla Conferenza delle Regioni quale supporto tecnico.

  Promuove il coordinamento tra le Regioni e le Province autonome affinché queste possano concorrere unitariamente all’attuazione delle politiche dell’U.E. inerenti il sistema della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura (SCIA) nonché rapportarsi verso i Ministeri competenti soprattutto al fine di condividere la definizione e l’attuazione dei Programmi Nazionali della ricerca, del Programma Strategico Nazionale per l’Innovazione e la Ricerca nel settore agricolo, alimentare e forestale, dei Piani di settore, dei programmi triennali ed annuali del Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria e di ogni altro documento di programmazione delle attività inerenti la ricerca e il sistema della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura (SCIA).

Abbiamo sempre partecipato alle attività di presenza e in remoto

 

CREA  Rete Rurale Nazionale

E’ un ente di diritto pubblico del MISAF  che supporta le amministrazioni regionali in termini di economia della conoscenza.

L’Assessorato attraverso il Dipartimento e la Rete, partecipa ad alcuni progetti del CREA

 

 

 

 

 

 

 

 

Rete Italiana Politiche locali del cibo

La Rete Italiana per le Politiche locali del cibo   è composta da persone interessate e variamente impegnate sul tema delle politiche locali del cibo - ricercatori, amministratori pubblici, attivisti e altri attori della società civile -, ed è aperta a tutte/i coloro che condividono tale interesse. È una rete di individui, ciascuno portatore di molteplici esperienze e potenziale moltiplicatore di quanto realizzato nella Rete.

La Rete intende rappresentare una piattaforma di interazione tra i partecipanti, nella quale possano essere veicolati in modo rapido diversi elementi:

  • ricerche che possano coinvolgere i partecipanti della Rete in quanto esperti dei sistemi del cibo;
  • organizzazione di incontri o di convegni e seminari nazionali – ed eventualmente internazionali – workshop, tavole rotonde, etc.;
  • elementi per lo sviluppo di progetti di ricerca congiunti;
  • organizzazione di gruppi di lavoro rivolti a specifici obiettivi di ricerca;
  • segnalazioni relative a convegni, conferenze, appuntamenti importanti riguardanti il mondo del cibo;
  • condivisione di documenti, articoli, pubblicazioni a tema;
  • dialogo/interazione tra la Rete italiana e altre reti internazionali attive in ambito di politiche locali del cibo;
  • scambi di informazioni e di punti di vista riguardanti esperienze di politiche del cibo che i singoli partecipanti (o gruppi di essi) svolgono in collaborazione con le realtà locali.

Osservatorio Nazionale sulle Politiche Locali del Cibo

Nasce come risultato di un Protocollo d’Intesa fra 31 enti, fra cui 27 Atenei, 2 Centri di Ricerca nazionali e due associazioni, a supporto della Rete Italiana Politiche locali del cibo

 

 

 

  

Comunicazione e divulgazione

Con l’obiettivo di divulgare e diffondere tutte le iniziative finanziate con risorse pubbliche la Rete si avvale di:

-BLOG  della Rete Regionale Sistema della conoscenza e dell’Innovazione https://osservatorioneorurale.blogspot.com/    

440 articoli pubblicati  nel 2024

- Gruppo Tematico sulla biodiversità  https://docs.google.com/forms/d/1Coruo52BUZQay9bNoMN6oWzPB9jLtmVax-Lr7yeDAoc/edit-

https://chat.whatsapp.com/EA7A3w7IxDDAd0C7SXmjrG

TERRA’ 

 https://terra.regione.sicilia.it/



 

  

mercoledì 26 marzo 2025

firmato l’accordo tra l’Unione Europea (UE) e il Mercato Comune del Sud MERCOSUR

Abbonderanno le opportunità?

vediamo quali 

Dopo oltre 25 anni di negoziati, il 6 dicembre 2024 è stato firmato l’accordo tra l’Unione Europea (UE) e il Mercato Comune del Sud (MERCOSUR), dando vita alla più grande area di libero scambio del mondo. Entrambe le parti hanno promosso pubblicamente l’accordo come una grande opportunità commerciale e politica. Tuttavia, si tratta di un accordo controverso, che fin dall’inizio ha incontrato l’opposizione di alcuni attori. Vediamo perché.

Il principale ostacolo all’accordo è stato rappresentato dagli agricoltori europei, che temono che i loro prodotti vengano soppiantati dalle importazioni dal Mercosur a prezzi più bassi e che sono un attore abbastanza forte da garantire che Paesi come la Francia si siano storicamente sempre opposti all’accordo.

È importante altresì chiarire rapidamente alcuni concetti. Da un lato, il MERCOSUR è un processo di integrazione regionale tra Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, con la Bolivia in fase di adesione e il Venezuela temporaneamente sospeso. Si tratta di un processo di integrazione aperto, in continua evoluzione, il cui obiettivo principale è creare un mercato comune che favorisca opportunità commerciali e di investimento tra gli Stati membri, ma anche un inserimento congiunto nel mercato internazionale. Considerato come blocco commerciale, il MERCOSUR rappresenta la quinta economia mondiale.

Dall’altro lato, un’area di libero scambio è una regione costituita da almeno due Stati che cooperano per ridurre i dazi doganali e aumentare il commercio di beni e investimenti tra di loro. Pertanto, l’accordo tra UE e MERCOSUR è un grande trattato di libero scambio che creerà uno spazio comune per il commercio e gli investimenti, impegnandosi a facilitare i termini di scambio. Va sottolineato che l’accordo è stato firmato dagli Stati del MERCOSUR, ma è ancora in attesa di ratifica, il che significa che potrebbe incontrare ostacoli prima di entrare in vigore.

Critiche all’accordo commerciale tra MERCOSUR e UE

Le esportazioni di tutti gli Stati del MERCOSUR (verso Paesi esterni al blocco, ossia esportazioni extra-MERCOSUR) consistono essenzialmente in prodotti primari, tra cui spiccano minerali di ferro, soia e suoi derivati in olio, petrolio greggio, mais, zucchero e diverse tipologie di carne. In misura minore si esportano anche caffè, grano, frutta e verdura (dati del 2022). Al momento, l’UE non è il principale partner commerciale del MERCOSUR, ma l’entrata in vigore del trattato potrebbe portare a un grande cambiamento nelle dinamiche commerciali, creando la più grande area di libero scambio del mondo.

In questo contesto, entrambi i blocchi risparmierebbero milioni di dollari in tasse doganali e avrebbero accesso a grandi mercati di consumatori per esportare i propri prodotti. Da un lato, l’UE esporterebbe servizi finanziari e prodotti industriali; dall’altro, il MERCOSUR esporterebbe principalmente prodotti agricoli.

Gli agricoltori sostengono che, sebbene l’UE possa trarre vantaggio dall’accesso a un ampio mercato, saranno loro a subire le conseguenze più negative. Il settore agricolo esprime forte preoccupazione per l’afflusso massiccio di prodotti a costi di produzione e vendita inferiori. Inoltre, sottolineano che questi prodotti non saranno soggetti agli stessi rigorosi controlli fitosanitari e di qualità previsti per quelli europei. Il settore prevede quindi significative perdite economiche e una riduzione della qualità alimentare, definendo l’accordo come un ulteriore ostacolo alla sopravvivenza dell’agricoltura europea  

Infine, bisogna considerare anche le conseguenze non puramente economiche, come la perdita di modelli di produzione locale e agroecologica su piccola scala, che contribuiscono alla resilienza dei modelli di consumo sostenibili, salutari e rispettosi del territorio. Allo stesso modo, esiste una forte resistenza da parte dei movimenti sociali dell’America Latina, i quali si oppongono all’accordo, sostenendo che avrà un impatto negativo sulle comunità contadine di sussistenza e sulla loro sovranità alimentare, favorendo invece le grandi aziende di monocoltura per l’esportazione.

In definitiva, se l’accordo di libero scambio tra UE e MERCOSUR entrerà in vigore, modificherà le dinamiche del commercio mondiale e avrà conseguenze significative per coloro che resistono ai grandi modelli agroalimentari globali e alle loro ripercussioni territoriali e sociali.

lunedì 24 marzo 2025

Appello a favore di una scuola che nutra l’individuo e il pianeta

 

Appello al MIM: MENSA E CIBO A SCUOLA

Appello a favore di una scuola che nutra l’individuo e il pianeta

Le nuove Indicazioni 2025 per la Scuola dell’Infanzia e il Primo Ciclo di Istruzione, recentemente pubblicate, non contemplano il tema del cibo e della ristorazione scolastica, un aspetto di fondamentale importanza per la crescita e il benessere dei bambini. Per questo abbiamo scritto  l’appello mensa e cibo a scuola indirizzato al Ministero dell’Istruzione e del Merito per integrare una parte importante del percorso didattico.

Riteniamo che l’alimentazione scolastica non sia solo una questione nutrizionale, ma anche educativa e culturale. Per questo, abbiamo avviato una riflessione condivisa tra esperti di ristorazione scolastica, pediatria, pedagogia e agricoltura sostenibile, politiche del cibo, sfociata nell’appello a cui hanno aderito già molte associazioni e reti, mentre altre sono in procinto di farlo. Chiediamo che queste tematiche vengano integrate nelle nuove Indicazioni 2025, affinché la mensa scolastica sia riconosciuta come parte integrante del percorso formativo.

Di seguito l’appello e sotto i loghi delle realtà che hanno aderito.

MENSA E CIBO A SCUOLA

Egregi membri del Ministero dell’Istruzione e del Merito,

Con riferimento alle Nuove Indicazioni 2025 Scuola dell’infanzia e Primo ciclo di istruzione pubblicate in data 11.3.2025, ci permettiamo di sottoporre alla Vostra attenzione un tema, ora assente dal documento, che riteniamo indispensabile inserire poiché fondamentale tanto per il benessere e lo sviluppo integrale dei bambini e delle bambine, quanto per l’ambiente: la mensa scolastica.

Il momento del pasto, infatti, non è solo un atto nutrizionale, ma una vera e propria opportunità educativa, specie nel nostro paese, la cui forza culturale ed economica si gioca anche intorno all’importanza della propria cultura alimentare. È in mensa che i bambini imparano a nutrirsi correttamente e a conoscere nuovi alimenti, a socializzare, a rispettare le regole di convivio, a sviluppare consapevolezza di sé e del proprio corpo e a coltivare un rapporto sano e equilibrato con il cibo. L’educazione alimentare è parte integrante della crescita psicologica, fisica e sociale di ogni bambino e bambina. E se la scuola ha la responsabilità di proporla trasversalmente in ogni disciplina, il pasto è senza dubbio il momento in cui lo sforzo educativo trova concreta attuazione. La mensa scolastica non può essere esclusa dalle Indicazioni.

La mensa scolastica non è solo un luogo di apprendimento individuale: è anche un punto di connessione tra la scuola, la comunità e il territorio. Il cibo che arriva nel piatto è il risultato di un processo articolato, che richiede competenze specifiche, strategie mirate e un costante dialogo tra tutti gli attori coinvolti, dalle amministrazioni ai produttori locali, dalle famiglie agli educatori. Un menù scolastico buono non è solo nutrizionalmente equilibrato, ma anche sostenibile e radicato nella realtà locale. La mensa può e deve diventare uno spazio in cui i bambini non solo si nutrono, ma entrano in relazione con il territorio che li circonda, scoprendo i prodotti locali, il valore della stagionalità e il significato di una filiera corta e sostenibile.

Sottovalutare la funzione educativa del pasto scolastico è un rischio che non si può correre in un paese che serve ogni giorno più di 2 milioni di pasti e in questo servizio investe somme e sforzi organizzativi ragguardevoli che hanno anche lo scopo di migliorare le abitudini alimentari della popolazione e dunque prevenire obesità, diabete e altre malattie legate ad abitudini scorrette. Esiste oggi un numero crescente di Comuni, di Scuole, di Insegnanti e di Famiglie impegnate nel miglioramento della ristorazione scolastica: è una strada vincente, che genera cultura, salute e rispetto per l’ambiente.

La mensa, è bene ribadirlo, è ‘tempo scuola’ ed è parte integrante del processo educativo. Vi chiediamo quindi di prendere in considerazione l’integrazione di questo tempo delle Nuove Indicazioni 2025, riconoscendo il suo valore formativo e pedagogico.

Inoltre, è fondamentale che venga valorizzato il ruolo del cibo non solo come nutrimento, ma come strumento educativo per sensibilizzare i bambini e le bambine (e dunque le loro famiglie) a scelte consapevoli, al rispetto della biodiversità, alla sostenibilità e alla cultura alimentare. Per questo riteniamo fondamentale che le Nuove Indicazioni 2025 riconoscano la mensa scolastica come parte integrante del percorso educativo e della costruzione di una cittadinanza consapevole, attraverso le seguenti azioni:

1.⁠ ⁠Riconoscere il tempo trascorso in mensa come parte integrante dell’attività educativa, in linea con gli obiettivi di sviluppo dei bambini e delle bambine e inserire tale argomento all’interno del documento.

2.⁠ ⁠Sostenere l’importanza dell’educazione alimentare, promuovendo un approccio integrato che coinvolga insegnanti, educatori, famiglie e professionisti del settore, valorizzando attività e competenze che mettano in primo piano le esperienze concrete (attività laboratoriali, orti scolastici, uscite presso fattorie didattiche nel territorio per comprendere le filiere alimentari…).

3.⁠ ⁠Investire nella formazione specifica per il personale scolastico affinché possa affrontare il momento del pasto come un’opportunità educativa.

La scuola non è un’entità isolata, ma un organismo vivo che dialoga con la società in cui è inserita. Riconoscere il valore della mensa scolastica significa riconoscere il valore di una scuola che educa non solo con le parole, ma anche con le scelte quotidiane, costruendo un legame concreto tra i bambini, il cibo e il territorio in cui crescono.

Con fiducia e speranza, confidiamo in un Vostro positivo riscontro.

Il Comitato Direttivo di Foodinsider

Osservatorio nazionale indipendente mense scolastiche

Martedì, 18  marzo 2025

Firmatari appello

Le associazioni o enti che  desiderano aderire all’appello possono scrivere a info@foodinsider.it

Nuovi firmatari dell’appello:

martedì 18 marzo 2025

La condizionalità sociale

 

La condizionalità sociale nel Piano Strategico della PAC 2023-2027

           Una delle principali novità della nuova programmazione vede nel miglioramento delle condizioni e della qualità del lavoro un elemento centrale per ridare competitività al comparto e rivitalizzare il tessuto socioeconomico dei territori rurali.

Il lavoro in agricoltura è profondamente cambiato negli ultimi decenni. I dati del censimento 2022 mostrano una maggiore specializzazione dei lavoratori, con una sempre più marcata presenza di salariati rispetto alla componente familiare, l'ingresso di nuovi agricoltori spesso provenienti da altre attività e la continua crescita della componente di lavoratori stranieri. Il lavoro salariato rimane, però, caratterizzato da forte discontinuità e, quindi, dalle storiche criticità legate alla condizione di stagionalità. Permangono, inoltre, problemi legati all'inserimento dei lavoratori più fragili e la costante necessità di rendere i luoghi di lavoro sicuri e salubri.

Tali nuove dinamiche, così come i tradizionali problemi legati al lavoro nel settore primario si sono tradotti nell'esplicita volontà politica di definire una strategia di azione, nell'ambito dei lavori che hanno condotta alla definizione del Piano Strategico della PAC 2023-2027, il cui obiettivo fosse "il rispetto dei diritti dei lavoratori promuovendo il lavoro agricolo e forestale di qualità", tutto questo ancor prima che la "condizionalità sociale" diventasse un elemento centrale della nuova PAC.

Il documento di indirizzo della programmazione 2023-2027 "Verso la Strategia nazionale per un sistema agricolo, alimentare forestale sostenibile e inclusivo"[1] individua nel miglioramento delle condizioni e della qualità del lavoro un elemento centrale per ridare competitività ai settori agroalimentare e forestale e per rivitalizzare il tessuto socioeconomico dei territori rurali, tenendo conto della necessità di recuperare ritardi strutturali, definire nuove occasioni di lavoro e di impresa e di garantire il rispetto dei lavoratori. Individua, inoltre, una serie di interventi specifici (figura 1) da attivare non solo all'interno del PSP ma anche con il supporto di altre politiche nazionali e comunitarie (altri Fondi comunitari, PNRR, ecc.).

 
Figura 1 - L'obiettivo lavoro nella programmazione 2023-2027
Figura 1 - L'obiettivo lavoro nella programmazione 2023-2027
 

Parallelamente, l'Italia è stata tra i protagonisti del dibattito, in seno al Parlamento europeo, che ha portato all'inserimento nella PAC della condizionalità sociale, ossia dell'impegno degli Stati membri ad operarsi per favorire l'inclusione e il rispetto degli obblighi civili ed etici in tema di lavoro e risorse umane impegnate nel settore agricolo. 

Il PSP individua principi e strategia di intervento in termini di condizionalità sociale secondo quanto previsto dal Regolamento ma, nello stesso tempo, si apre ad un'azione più ampia che pone direttamente o indirettamente diverse misure a servizio di un generale miglioramento del lavoro in agricoltura.

Il riconoscimento della condizionalità sociale è solo il primo step per la valorizzazione di prodotti e imprese in grado di certificare la sostenibilità etico/sociale, il contrasto a tutte le forme di irregolarità, l'emersione dal lavoro nero e grigio, la promozione di azioni di prevenzione e di inclusione dei lavoratori migranti

La condizionalità sociale nel PSP

La nuova PAC, in linea con l'intero quadro strategico delineato da Farm to Fork, introduce un principio di condizionalità sociale teso a garantire il rispetto delle regole sociali e della normativa sul lavoro proprio di ciascuno Stato membro. L'obiettivo della Condizionalità sociale è quello di collegare i pagamenti della PAC al rispetto dei diritti dei lavoratori. Tale principio si traduce nella definizione, nei Piani strategici della PAC, di sanzioni amministrative, sotto forma di riduzione dei pagamenti, da applicare ai beneficiari dei pagamenti diretti e dei pagamenti a superfice del FEASR, qualora risultino non rispettati i requisiti relativi alle condizioni di lavoro e di impiego definite dallo stesso regolamento (UE) 2021/2115 all'allegato IV. In particolare, la Condizionalità sociale riguarda il rispetto di taluni articoli delle seguenti direttive dell'Unione europea: 2019/1152/UE, relativa alle condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili 2009/104/CE, sui requisiti minimi di sicurezza e salute per l'uso delle attrezzature di lavoro da parte dei lavoratori e 89/391/CE, sulle misure volte a incoraggiare il miglioramento della salute e sicurezza dei lavoratori.

Da regolamento l'applicazione della Condizionalità sociale dovrà essere garantita obbligatoriamente entro il 2025, tuttavia, a scelta degli Stati membri, potrà essere anticipata su base volontaria dal 2023. L'Italia, insieme a Francia, Austria e Lussemburgo, ha deciso di attivare la Condizionalità sociale a partire dal 1 gennaio 2023 e con decreto interministeriale nr. 664304 del 28/12/2022 è stato disciplinato il flusso dei dati tra le autorità nazionali competenti in materia di legislazione sociale ed occupazionale e l'AGEA Coordinamento.

Infatti, l'unico requisito addizionale richiesto in relazione alla normativa di riferimento sul lavoro per soddisfare agli obblighi derivanti dalla Condizionalità sociale è quello legato al flusso di informazioni tra le autorità nazionali responsabili per l'attuazione delle norme previste nelle citate direttive e gli organismi pagatori. Resta, quindi, immutato il quadro legislativo nazionale riguardante l'applicazione, i controlli e le sanzioni della normativa sul lavoro. Le autorità preposte all'attuazione della normativa sul lavoro, quindi, dovranno notificare ad AGEA Coordinamento, con cadenza almeno annuale, le eventuali decisioni esecutive adottate, in modo che i competenti organismi pagatori possano applicare le riduzioni dei pagamenti per gli agricoltori inadempienti. Pertanto, le riduzioni dei pagamenti della PAC non interferiranno con le pertinenti sanzioni previste dalla legislazione nazionale di recepimento delle tre direttive in parola. 

Il compito per gli Stati membri nell'attuazione della Condizionalità sociale è, quindi, quello di: 1) stabilire un link tra la legislazione nazionale sul lavoro ed i pagamenti della PAC; 2) adottare una procedura di flusso informativo tra le autorità nazionali competenti in materia di lavoro e gli organismi pagatori, con il quale comunicare anche la gravità, la ripetizione o l'intenzionalità dell'infrazione commessa.

lunedì 17 marzo 2025

Marchio di agricoltore allevatore custode dell'agrobiodiversità: le regole di utilizzo

 Daniela Tornetta

 


Pubblichiamo il testo con le regole di utilizzo del Marchio "Agricoltore allevatore custode dell'agrobiodiversità" che diventerà operativo dal 2026

Il  Decreto Ministeriale   segna una tappa fondamentale per il settore agricolo italiano, introducendo il marchio collettivo figurativo “Agricoltore Allevatore Custode dell’Agrobiodiversità” che intende valorizzare e promuovere le attività di agricoltori e allevatori custodi, impegnati nella conservazione delle risorse genetiche a rischio di estinzione o erosione genetica. 

La creazione del marchio è radicata nella Legge n. 194 del 1° dicembre 2015, volta alla tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare.

Tale norma ha istituito strumenti chiave come:

  • L’Anagrafe Nazionale della Biodiversità,
  • Il Comitato Permanente per la Biodiversità,
  • La Rete Nazionale per la conservazione delle risorse genetiche,
  • Il Portale Nazionale per il monitoraggio e la diffusione delle informazioni.

Il marchio, operativo dal 1° gennaio 2026, rappresenterà un riconoscimento distintivo per gli agricoltori e allevatori iscritti nella Rete Nazionale della Biodiversità, rafforzando la visibilità delle loro attività e la percezione del valore del loro lavoro.

Il marchio è definito come figurativo e non commerciale, destinato esclusivamente ai servizi di agricoltura e allevamento correlati alla conservazione delle risorse genetiche. È regolato da precise norme d’uso che ne garantiscono l’integrità e l’autenticità, evitando utilizzi impropri o commercializzazioni indebite. Tra le regole principali:

  • deve essere accompagnato dall’indicazione della specie, varietà o razza custodita.
  • non può essere integrato in denominazioni sociali o sovrapposto ad altri marchi.
  • non è consentito il suo uso su prodotti, etichette o packaging.

2) Modalità di utilizzo del Marchio “Agricoltore Allevatore Custode dell’Agrobiodiversità”

Gli agricoltori e allevatori interessati a utilizzare il marchio collettivo "Agricoltore Allevatore Custode dell’Agrobiodiversità" devono seguire una procedura precisa, definita dal Regolamento d’Uso incluso nel Decreto Ministeriale n. 622857 del 9 novembre 2023.

Scarica il testo del Regolamento di utilizzo del Marchio "Agricoltore Allevatore Custode dell’Agrobiodiversità".

Ecco i passaggi principali: 

1. Iscrizione alla Rete Nazionale della Biodiversità

Gli agricoltori e allevatori devono essere iscritti alla Rete Nazionale della Biodiversità di Interesse Agricolo e Alimentare, che garantisce il riconoscimento ufficiale come custodi delle risorse genetiche.

Come fare l’iscrizione

  • Inoltrare una richiesta tramite il Portale Nazionale dell’Agrobiodiversità, seguendo la procedura indicata.
  • Dimostrare di operare nella conservazione "in situ" (nel proprio ambiente naturale) o "on farm" (nel contesto aziendale) di specie, varietà o razze vegetali e animali a rischio di estinzione o erosione genetica.
  • Soddisfare i requisiti stabiliti dal D.M. 10400 del 24 ottobre 2018, che disciplina l'iscrizione alla Rete.

2. Ottenimento dell’Autorizzazione

Dopo la verifica dei requisiti, il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF) autorizzerà formalmente l’uso del marchio.

  • L’autorizzazione viene comunicata ufficialmente dal MASAF.
  • Solo a partire dalla data di trasmissione dell’autorizzazione sarà possibile utilizzare il marchio.

3. Utilizzo conforme del Marchio

Una volta autorizzati, gli agricoltori e allevatori devono utilizzare il marchio rispettando le indicazioni del Regolamento d’Uso. In particolare:

  • Ambiti Consentiti: Il marchio può essere utilizzato in comunicazioni istituzionali, materiale promozionale e documentazione aziendale che riguardano le attività di conservazione delle risorse genetiche.
  • Indicazione delle Risorse: Ogni utilizzo del marchio deve essere accompagnato dall'indicazione della specie, varietà o razza custodita, riportata al di sotto del logo, con carattere Calibri bold e dimensioni proporzionate al logo stesso.
  • Limitazioni: È vietato l'uso del marchio su prodotti, etichette o confezioni destinate alla vendita. Non può essere integrato in denominazioni sociali né sovrapposto ad altri marchi.

 

3) Chi sono e come si diventa agricoltori e allevatori custodi

Secondo quanto disposto dalla Legge n. 194 del 1° dicembre 2015 gli agricoltori e allevatori custodi sono:

  • Agricoltori: coloro che si impegnano nella conservazione in situ/on farm delle risorse genetiche vegetali di interesse agricolo e alimentare locali, a rischio di estinzione o erosione genetica. Operano principalmente all’interno delle proprie aziende agricole, preservando specie e varietà tradizionali e locali.
  • Allevatori: coloro che si dedicano alla conservazione in situ/on farm delle risorse genetiche animali, incluse razze autoctone o locali, anch’esse a rischio di estinzione o erosione genetica.

Ogni regione ha un suo registro delle risorse genetiche e un elenco degli agricoltori e degli allevatori custodi come previsto dalla Legge 194 del 2015 che definisce gli agricoltori custodi come “gli agricoltori che si impegnano nella conservazione, nell'ambito dell'azienda agricola ovvero in situ, delle risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica, secondo le modalità definite dalle regioni e dalle province autonome".

Fermo restando quanto previsto dalla legge 1° dicembre 2015 n. 194, secondo quanto stabilito dall'art. 2 della Legge del 28.02.2024 n. 24, sono agricoltori custodi dell'ambiente e del territorio gli imprenditori agricoli, singoli o associati, che esercitano l'attivita' agricola ai sensi dell'articolo 2135 del codice civile, nonchè le società cooperative del settore agricolo e forestale, che si occupano di una o più delle seguenti attività:

a.    manutenzione del territorio attraverso attività di sistemazione, di salvaguardia del paesaggio agrario, montano e forestale e di pulizia del sottobosco, nonchè cura e mantenimento dell'assetto idraulico e idrogeologico e difesa del suolo e della vegetazione da avversita' atmosferiche e incendi boschivi; 

b.   custodia della biodiversità rurale intesa come conservazione e valorizzazione delle varieta' colturali locali;

c.    allevamento di razze animali e coltivazione di varietà vegetali locali; 

d.   conservazione e tutela di formazioni vegetali e arboree monumentali; 

e.    contrasto all'abbandono delle attività agricole, al dissesto idrogeologico e al consumo del suolo; 

f.     contrasto alla perdita di biodiversità attraverso la tutela dei prati polifiti, delle siepi, dei boschi, delle api e di altri insetti impollinatori e coltivazione di piante erbacee di varieta' a comprovato potenziale nettarifero e pollinifero.




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