Una consultazione pubblica per la nuova Strategia Ue sulla bioeconomia
A lanciarla nei giorni scorsi la Commissione europea. La fase di ascolto rimarrà aperta fino al 23 giugno. La nuova strategia sulla bioeconomia vedrà la luce entro fine anno
di Emanuele Isonio
Supportare cittadini, regioni, i settori chiave dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della produzione industriale e dei servizi di biofabbricazione e biotecnologie promuovendo l’uso migliore e più sostenibile delle biomasse, mantenendo materiali e prodotti nell’economia il più a lungo possibile. Saranno gli obiettivi alla base della nuova Strategia europea per la Bioeconomia che la Commissione Ue si è ripromessa di presentare entro la fine di quest’anno.
Per arrivare a redigere il nuovo testo, che fa seguito a quello originario del 2012 e all’aggiornamento approvato nel 2018, la Commissione ha aperto una consultazione pubblica che durerà fino al 23 giugno prossimo.
Chi può partecipare
L’invito a proporre un proprio contributo è rivolto, oltre che a tutti i cittadini dell’Unione, anche a imprese e industrie, produttori di biomassa, agricoltori, rappresentanti delle parti sociali e delle attività produttive, ONG, organizzazioni di ricerca e formazione, autorità pubbliche nazionali e regionali o di Paesi terzi ed organizzazioni internazionali.
“Questo invito e la consultazione pubblica garantiranno che la Commissione tenga conto delle prospettive delle parti interessate” si legge in una nota. “A tal fine, la Commissione raccoglierà in modo trasparente i loro pareri, le argomentazioni, le informazioni e le analisi di base sulla bioeconomia e sulla futura strategia dell’UE”. Come di consueto, tutti i contributi verranno poi pubblicati sul sito della Strategia e verrà poi prodotta una relazione di sintesi di tutti i contributi ricevuti.
Parallelamente alla consultazione pubblica online, saranno inoltre organizzati diversi workshop specifici per gli stakeholder. Accanto ad essi, sono in programma diversi eventi per gli stakeholder incentrati sulla bioeconomia, come la Settimana Verde dell’UE 2025 e la conferenza della Piattaforma Europea degli Stakeholder per l’Economia Circolare.
Dalla bioeconomia più di 700 miliardi di valore aggiunto
La Commissione europea ricorda che la bioeconomia – intesa come produzione di biomassa, conversione della biomassa in alimenti, materiali e prodotti di origine biologica (inclusi quelli biochimici) e bioenergia – ha generato 728 miliardi di euro di valore aggiunto e ha impiegato 17,2 milioni di persone nell’UE nel 2021. Cifre pari al 5% del prodotto interno lordo dell’UE e all’8,2% della sua occupazione.
“Ciò dimostra il potenziale di crescita di una bioeconomia rigenerativa che contribuisce alla competitività dell’UE, rafforza la sua base industriale, riduce ulteriormente la nostra dipendenza dai combustibili fossili e valorizza le nostre aree rurali” sottolinea la nota della Commissione.
Il percorso di consolidamento della bioeconomia è peraltro reso più urgente dall’attuale contesto internazionale. “La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e una più forte concorrenza internazionale hanno evidenziato la necessità di aumentare la competitività dell’UE e di rafforzare la resilienza, l’efficienza delle risorse, la sovranità alimentare e la sicurezza energetica nell’UE, garantendo al contempo l’accessibilità economica e la convenienza di questi beni e servizi di base per tutti” aggiunge la Commissione.

FONTE: IX Rapporto La Bioeconomia in Italia, Centro Studi Intesa Sanpaolo, 2022.
Il ruolo chiave della Bioeconomia
Non solo: la bioeconomia risponde agli obiettivi contenuti nella Bussola della Competitività, nel Clean Industrial Deal e nella legge UE sul clima. Svolge infatti un ruolo chiave nell’aiutare la UE a raggiungere i suoi target climatici ed energetici entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050, contrastando al contempo la perdita di biodiversità e l’inquinamento. Secondo la Vision for Agriculture and Food, la bioeconomia e la circolarità sono strumenti chiave per l’agricoltura, la silvicoltura e l’intero sistema alimentare per ridurre le dipendenze esterne, diversificare le fonti di reddito e rafforzare il ruolo dei produttori primari.
Tuttavia, la Commissione è preoccupata perché la bioeconomia europea rischia di risentire di un “persistente divario nella crescita della produttività“. Su questo pesano la frammentazione del quadro politico e i compromessi tra gli Stati membri, che ostacolano il potenziale dell’Unione di raggiungere una posizione di leadership in un mercato in rapida espansione, sfruttando i settori dei materiali biologici, della biofabbricazione, dei prodotti biochimici e dell’agritech e della tecnologia alimentare, che presentano un significativo potenziale di crescita. Da qui l’intento di dotare l’Unione di una nuova strategia per la bioeconomia entro fine anno.
Gli obiettivi della nuova Strategia
Negli obiettivi della Commissione, la nuova strategia promuoverà una produzione e un consumo più circolari e sostenibili di risorse biologiche per alimenti, materiali, energia e servizi, offrendo potenziali alternative ai combustibili fossili. Aiuterà poi agricoltori, industrie e imprese (a partire dalle PMI e dalle startup) a colmare il divario di innovazione e a realizzare con successo la transizione verde. “La strategia mirerà a ridurre la pressione sulle risorse limitate attraverso l’innovazione nella produzione primaria, una maggiore circolarità e l’efficienza delle risorse. Affronterà inoltre gli ostacoli e individuerà i fattori trainanti per le innovazioni e le soluzioni della bioeconomia affinché raggiungano il mercato”.
In particolare, le start-up della bioeconomia nell’UE spesso affrontano notevoli difficoltà di scalabilità, spingendo alcune a cercare opportunità e manodopera qualificata all’estero. Tra i fattori chiave che contribuiscono a questa tendenza figurano l’accesso limitato al capitale di rischio, la frammentazione del mercato, la carenza di manodopera e gli ostacoli normativi.
Ovviamente la nuova Strategia seguirà quanto già fatto a livello comunitario finora. In particolare, l’Ue è già riuscita negli ultimi anni a mobilitare finanziamenti pubblici per la ricerca e l’innovazione nel campo della bioeconomia.
L’urgenza di far crescere gli investimenti
La bioeconomia dell’UE potrebbe aumentare la competitività incrementando l’uso di biomassa sostenibile in applicazioni ad alto valore aggiunto, in linea con un utilizzo circolare ed efficiente delle risorse limitate di biomassa. La Bio-based Industries Joint Undertaking (2014-2020) e il suo successore, il partenariato Circular Biobased Europe 2021-2031, hanno ad esempio attratto investimenti privati per 2,4 miliardi di euro entro la fine del 2023. Ad essi, si aggiungono 871 milioni di euro di sostegno da parte dell’UE. La Politica Agricola Comune mobiliterà inoltre circa 8,5 miliardi di euro per la bioeconomia agricola e forestale. Cifre che tuttavia rimangono basse se confrontate con gli attuali programmi dei paesi terzi per promuovere la bioeconomia.
“Sono necessari maggiori finanziamenti per portare queste soluzioni di bioeconomia dalla fase di produzione a quella di impianti di scalabilità e commercializzazione” spiega la Commissione. “Diverse barriere ne ostacolano o rallentano lo sviluppo, in gran parte dovute alla scarsa competitività in termini di costi, alla disparità di condizioni nel mercato unico con risorse fossili, a complessi ostacoli normativi, a una legislazione e a un’attuazione incoerenti in tutta l’UE, a finanziamenti insufficienti associati a esigenze di investimenti ad alto rischio, a lacune nei finanziamenti e a infrastrutture insufficienti”.
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