lunedì 5 febbraio 2024

All'oleificio “Abbate & Figli” il riconoscimento di Custode dell'Identità Territoriale


  L’olio Extra Vergine d’Oliva  dell' oleificio “Abbate & Figli” di Naro, andrà in scena a Sanremo con i suoi oli eccezionali vere e proprie star dell'  Born in Sicily.

Per l’elevata qualità e il suo perfetto equilibro, l’ Azienda siciliana  è stata selezionata  come olio nell’area dedicata all’hospitality, luogo di ritrovo e relax per gli artisti, giornalisti, ospiti e addetti ai lavori e vetrina prestigiosa dell’eccellenze eno-gastronomiche italiane.

 

L’Olio EVO prodotto dall'Oleificio Abbate, con il suo carattere ed il suo gusto intenso andrà ad arricchire e impreziosire le pizze che assaporeranno i concorrenti del   Festival di Sanremo.

 E' notizia di questi giorni il conferimento del prestigioso riconoscimento di "Custode dell'Identità Territoriale" "Il riconoscimento – afferma  Nino Sutera – viene conferito a chi si spende quotidianamente per la salvaguardia e la valorizzazione della tradizione e dell’identità dei territori anche sotto l’aspetto agroalimentare, attraverso un’efficace comunicazione del patrimonio enogastronomico autoctono".
https://terra.regione.sicilia.it/borghi-geniusloci-de-co-legame-fra-uomo-ambiente-clima-e-cultura-produttiva/
"GeniusLoci è un processo culturale di valorizzazione del territorio, al francese “terroir” preferiamo il latino “genius loci” un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile.
Il percorso Borghi GeniusLoci De.Co.,  prevede un modello,  dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-(intesa come specificità)Tracciabilità e Trasparenza, che rappresentano la vera componente innovativa, elementi che l'Azienda Abbate possiede tutte.
L’oleificio “Abbate & Figli” si estende per oltre 33 ettari sul territorio di Naro, un comune in prossimità di Agrigento. L’azienda, a conduzione familiare, è gestita principalmente dai fratelli Lorena e Salvatore Abbate che grazie ai sacrifici di mamma Concetta e papà Antonio hanno realizzato il loro sogno, ovvero di dedicarsi a tempo pieno alla loro passione: l’agricoltura. “La nostra realtà nasce grazie ai miei figli – racconta Concetta, Salvatore  28 anni, dopo aver completato gli studi mi ha proposto nel 2016 di comprare l’oleificio così io e mio marito Antonio abbiamo deciso di acquistarlo. Lorena, 23 anni, diplomata in Ragioneria, segue invece la parte amministrativa dell’azienda”.


L’olio Naristeo
 nasce dalle terre della città di Naro da piante tenute con estrema cura, senza ricorrere all’utilizzo di prodotti chimici, come diserbanti e pesticidi ed è certificato secondo le norme in vigore. Ricco di polifenoli, non soltanto si sposa bene con tante pietanze ma è anche un ottimo elisir di ‘giovinezza’ nutritiva. “La voglia di fare impresa e di andare incontro alle nuove tecnologie ha fatto in modo di avvicinare sempre le nostre idee verso l’innovazione, senza mai perdere di vista i principi cardine della salvaguardia dei prodotti – afferma Salvatore -. La mia passione nasce in campagna, circondato da enormi alberi monumentali di ulivo secolari che il solo soffermarsi a riflettere e a guardarli rievocavano nella mia mente storie antiche, storie di un passato. A noi stanno molto a cuore la natura e i suoi frutti, ed è per questo motivo che siamo sempre impegnati alla continua ricerca di metodi alternativi in grado di garantirci massima qualità e attenzione verso l’ambiente”
.

domenica 4 febbraio 2024

La cucina dei Vicerè – Lo sciabbò di Castrogiovanni


 Anna Martano

tratto da “Il diamante nel piatto. Storia golosa della Sicilia in 100 ricette e cunti”

 Ali&No Editrice

            Sebbene il suo nome derivi dal francese jabot, termine che indica l’arricciatura dello sparato della camicia, in realtà è una ricetta di derivazione spagnola. Appartiene, a buon diritto, al filone della cucina baronale-vescovile che cominciò che prendere forma organica sul finire del Medioevo e che fu codificata in epoca barocca, assumendo anche, nel suo periodo trionfale, la denominazione aggiuntiva di cucina dei Viceré. Originariamente il vocabolo sciabbò indicava un tipo di lasagna larga circa tre dita e arricciata sui lati che le famiglie nobili dell’ennese si facevano preparare per i giorni di festa; l’arricciatura sui bordi della pasta si otteneva lasciandola asciugare su un graticcio fatto con canne sottili la cui rotondità faceva assumere alla pasta la sua tipica forma. Per estensione, poi, il termine sciabbò cominciò ad indicare anche il particolare ragù usato per condirla, originariamente bianco, poi integrato con l’aggiunta del concentrato di pomodoro. L’impiego del cioccolato amaro nella preparazione di questo sugo di carne ne rivela la piena origine spagnola. Gli spagnoli, infatti, che in Messico avevano conosciuto il cacao, avevano appreso dagli indios l’uso del cioccolato nelle preparazioni salate; tuttora uno dei piatti più noti e tipici della cucina messicana è il mole poblano, una sorta di spezzatino con tacchino, spezie e cioccolato.  

Per 6 persone, imbiondite dolcemente in olio evo una cipolla finemente tritata; unite 300 gr di polpa di maiale magra tritata (fatela passare due volte) e lasciate rosolare. Aggiungete 200 gr di concentrato di pomodoro e spruzzate generosamente con vino rosso corposo e tannico; coprite e lasciate stufare per circa 20 minuti. Quando il sugo si sarà ristretto, lasciate sobbollire lievemente, regolate di sale e pepe, aggiungete 35 gr di zucchero, un’abbondante presa di cannella e 30 gr di cioccolato fondente (al 70% almeno) spezzettato; lasciate sciogliete il cioccolato mescolando con delicatezza affinché il cioccolato si amalgami bene e togliete dal fuoco. Condite la pasta nel tegame ma non sulla fiamma.

La videoricetta è disponibile al link https://youtu.be/RCTFxaMF0iE 

 

venerdì 2 febbraio 2024

Filiera Ecosostenibile della Pasta Nutraceutica al Carciofo

DEFINIZIONE DI UNA FILIERA ECOSOSTENIBILE DELLA PASTA NUTRACEUTICA ARRICCHITA AL

CARCIOFO (Fil.Pa.Nu.)

PSR SICILIA 2014-2020 - PIANO DI AZIONE LOCALE «CALATINO 2020»

Misura 19 - Sostegno allo Sviluppo Locale LEADER

Sottomisura 19.2 - Sostegno all'esecuzione degli interventi

nell'ambito della Strategia di Sviluppo Locale  

Azione SI.4 - Sostegno all’avvio di iniziative d’impresa innovative

nell’ideazione e realizzazione di prodotti, processi produttivi,

organizzazione del mercato (FEASR)

 

  Dott. Agr. Santo Aparo

 Una filiera per la produzione di pasta nutraceutica arricchita al carciofo attraverso il trasferimento di innovazioni di processo e di prodotto nell’ottica di un potenziamento della filiera cerealicola e cinaricola.

 


“Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo”

Ippocrate

                         video

     Il Progetto Fil.Pa.Nu.si pone come obiettivo generale di sviluppare una filiera per la produzione di pasta nutraceutica arricchita al carciofo attraverso il trasferimento di innovazioni di processo e di prodotto nell’ottica di un potenziamento della filiera cerealicola e cinaricola regionale, capitalizzando le conoscenze tecnico-scientifiche pregresse e le esperienze sperimentali maturate in precedenti progetti (es. Misura 124del PSR Sicilia 2007-2013), riguardanti la messa a punto di pratiche agronomiche eco-sostenibili per la cinaricoltura siciliana(i.e. concimazione azotata a basso input e  irrigazione localizzata), nonchè l’utilizzo delle norme tecniche di difesa integrata e controllo delle infestanti secondo il Disciplinare Regionale di Produzione Integrata del 2019. Data la tipicità e la rilevanza economica del carciofo e del frumento per il territorio, saranno coinvolti sia gli operatori agricoli che l’industria di trasformazione per sviluppare una filiera produttiva innovativa ed ecosostenibile dal campo alla tavola. In particolare, il presente Progetto è finalizzato a:

· produrre pasta secca fortificata attraverso l’integrazione della farina di carciofo con quella di frumento di grano duro siciliano, al fine di incontrare la crescente richiesta da parte dei consumatori di avere una più ampia gamma di prodotti funzionali. Infatti, la farina di carciofo ha un basso contenuto calorico ed è ricca di elementi minerali (K, Ca, Mg, Fe), sostanze antiossidanti (es. polifenoli) ed inulina. Quest’ultimo è un fruttooligosaccaride noto per le sue proprietà nutraceutiche, in quanto favorisce lo sviluppo di batteri benefici nell’intestino e non modifica il livello degli zuccheri nel sangue, rendendolo idoneo per soggetti affetti di diabete di tipo II;

· promuovere lo sviluppo e il rafforzamento di prodotti autoctoni dell’areale ramacchese, con l’introduzione della coltivazione del Frumento “Furio Camillo” grano molto rustico a basso consumo idrico, che si adatta in zone soggette a siccità a terreni aridi in corso di desertificazione e la varietà di carciofo “Violetto ramacchese”, attraverso la messa a punto di un processo produttivo ecosostenibile volto al risparmio idrico ed all’utilizzo di una soluzione innovativa e a basso impatto ambientale per il packaging (film biodegradabile o compostabile)in grado di mantenere inalterate le caratteristiche nutrizionali, sensoriali ed igienico-sanitarie del prodotto prolungandone la shelf-life;

· validare gli effetti salutistici della pasta nutraceutica;

· rafforzare e consolidare l’economia locale a fronte di una maggiore penetrazione dei prodotti nei mercati nazionali ed internazionali.


Il Progetto verrà articolato nelle seguenti 5 azioni complementari, da svilupparsi in 18 mesi sotto il coordinamento del Dipartimento Di3A e dell’Ente capofila in collaborazione paritetica con il partenariato.

· Azione 1 –Gestione e management del gruppo di progetto

· Azione 2 –Comunicazione, diffusione e disseminazione

· Azione 3 –Ottimizzazione dei processi di essiccazione e molitura per  la produzione di farina di carciofo ad alto valore nutraceutico

· Azione 5 –Implementazione di sistemi di packaging ecosostenibili

I principali risultati attesi dal Progetto si possono, sinteticamente, ricondurre a:

1. ammodernamento dei protocolli di essiccazione e molitura per la produzione di farina di carciofo ad alto valore nutraceutico ;

2. diversificazione e valorizzazione dei capolini di fine raccolto della carciofaia, attraverso l’ampliamento dell’attuale destinazione d’uso;

3.  aumento della capacità di penetrazione delle imprese locali su mercati nazionali ed esteri;

4. incremento del reddito per gli operatori dell’intera filiera cinaricola e cerealicola regionale, mirando ad estendere i benefici previsti anche agli areali produttivi e industriali non direttamente coinvolti.



Le proprietà dei
prodotti nutraceutici

I prodotti nutraceutici svolgono la specifica funzione di migliorare lo stato di salute e di prevenire il rischio di malattie.

Sistema Immunitario

Rafforza il sistema immunitario, uno dei pilastri fondamentali della nostra salute.

Malattie Cardiovascolari

Si riducono notevolmente i rischi di insorgenza di patologie cardiovascolari o di natura degenerativa.

Funzioni gastro-intestinali

Regolarizzare le funzioni gastro-intestinali

Malattie Croniche

Prevenire le malattie croniche, patologie che comportano un trattamento continuato nel tempo.



 

giovedì 1 febbraio 2024

Aromatiche spontanee

Pietro Ficarra

Fra le specie aromatiche sicuramente spontanee della famiglia delle Apiaceae, occorre citarne almeno alcune che i più curiosi e sperimentatori tra di voi conoscono certamente, e nel caso devono provare, essendo di facile riconoscimento, con interessanti valenze di tipo aromatico e di grande interesse gastronomico. Un posto di rilievo lo occupa il finocchio marino (Crithmum maritimum, nella foto), che cresce spontaneo e abbondante lungo le coste italiane e ha un sapore interessante e particolare, tra il finocchio e il sedano e con un richiamo di salsedine che ricorda il mare.


Se è vero che il suo uso tradizionale è limitato a poche zone costiere mediterranee – si usano le fronde, fiori e semi, anche freschi - si tratta pur sempre di una specie ampiamente usata nei secoli passati, anche lungo le coste atlantiche e perfino in Inghilterra. C'è un'altra aromatica spontanea che si ritrova più o meno in tutta Italia, anche se non è molto comune nella gran parte del nostro territorio, e di cui si può fare un uso quotidiano come valido sostituto del sedano, avendo anch'essa un aroma simile, con sfumature che virano però in questo caso al piccante. Si tratta del macerone (Smyrnium olusatrum, nella foto), specie coltivata in passato proprio al posto del sedano e però oggi reperibile solo in natura. Anche in questo caso si tratta di una pianta che potete ospitare in giardino, se vi procurate i semi.



Come il sedano, potete utilizzarla come verdura e sfruttare però anche le sue peculiari note aromatiche. Allo stesso modo potreste sfruttare il profumo di un'altra specie (e di alcune sottospecie abbastanza simili), che si usa per lo più come verdura, ma che emana aromi caratteristici, suoi propri, da poter sfruttare, nelle preparazioni giuste o nelle conserve. Si tratta del panace (Heracleum sphondylium), pianta presente un po' in tutta Italia. Anche il sedano d'acqua o crescione (Apium nodiflorum), pianta diffusa negli ambienti acquatici e dal sapore particolare, è noto anche per l'aroma, caratteristiche che insieme rendono le foglie e i gambi più teneri ottimi componenti di insalate, miste o anche composte solamente da questa specie. Infine un'ultima umbellifera dall'aroma intenso di anice, spontanea in ambienti di boscaglia e a una certa altitudine, la citata mirride (Myrrhis odorata, nella foto), chiamata anche finocchiella dei boschi, di cui si usano le foglie profumate, i semi e le radici in funzione degli abbinamenti che possono sfruttare questo aroma particolare. Buona per avvolgere formaggi, nelle torte e in altre preparazioni a base di frutti acidi, di cui diminuisce l'acidità permettendo quindi di utilizzare meno zucchero.



Le immagini - riguardano finocchio marino, macerone e mirride nell'ordine - suggeriscono alcuni impieghi ma ovviamente non sono che esemplificative delle molteplici possibilità d'uso. Chi lo desidera può scaricare come sempre le schede delle specie al nostro sito, http://www.piantespontaneeincucina.info , o altri post in questa pagina, cercando sempre con la denominazione scientifica. Nel sito si trovano anche molte ricette e quelle raccontate, comprese diverse con le aromatiche, si trovano dalla home page, mediante il tab “La cucina selvatica di Stefania” http://www.piantespontaneeincucina.info/wordpress/.... Il tema è comunque approfondito nel libro della nostra collana sulla cucina selvatica “Il selvatico in cucina: le aromatiche spontanee. Piante, consigli e gastronomia”, che si trova con un semplice clic.


Testo e foto Pietro Ficarra

mercoledì 31 gennaio 2024

SEMe di CANapa alla Tavola

             

Dott.Agr. Santo Aparo

            

              L’obiettivo generale del progetto: “Organizzazione di una filiera della canapa – dal SEMe di

CANapa alla Tavola” è l’organizzazione di una filiera per la canapa industriale (Cannabis Sativa L.)

che sviluppi delle linee guida da seguire, a partire alla coltivazione in campo fino alla

trasformazione del seme per scopi alimentari e industriali; filiera che appare oggi fondamentale

per la diffusione della Canapa nei sistemi colturali erbacei nel contesto Siciliano e nell’area GAL

KALAT, al fine di inserire nei sistemi colturali erbacei una coltura miglioratrice e multifunzionale,

e favorire la diversificazione aziendale in ottica ecosostenibile.



Il soggetto detentore dell’innovazione è la Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la

Sicilia, che in collaborazione con il CREA-CI di Acireale ha collaudato l’innovazione proposta.

L’azienda agricola Sammartino ha gestito la corretta evoluzione in campo del collaudo della

ricerca, supportata a livello tecnico scientifico degli enti di ricerca. Il molino Crisafulli, capofila del

progetto, si è occupato dello stoccaggio e della trasformazione del seme in olio, farine e altri

derivati per approfondimenti qualitativi e quantitativi con lo scopo ultimo di utilizzare i derivati

della canapa come ingrediente in cibi funzionali realizzati con materie prime del luogo (grani

antichi, legumi ecc...)

L’innovazione di progetto ha interessato diversi settori, a partire dagli agricoltori, con il collaudo di

tecniche colturali e si spostato sul trasformatore, seguendo e disciplinando ogni fase dalla pulitura

allo stoccaggio e prima trasformazione del seme in olio, farine e prodotti fuori Allegato I; al fine

di aumentare la redditività delle aziende agricole, cardine di una futura filiera della canapa in

Sicilia, e per garantire sicurezza alimentare e qualità al consumatore finale ed alle industrie di

trasformazione alimentari, farmaceutiche o cosmetiche.

La proposta progettuale è partita da un confronto di cultivar di Canapa Industriale dove alla

varietà “testimone” Futura 75, la più conosciuta e coltivata ad oggi nel territorio Siciliano,

verranno affiancate da 5-7 diverse varietà con lo scopo di individuare eventuali adattabilità al

contesto pedo-climatico del nostro areale del Calatino che possano garantire miglioramenti in

termini di resa e qualità della granella. Si è proseguito poi in ambito agroalimentare validando ogni

singolo processo di stoccaggio e trasformazione del seme (sia decorticato che integro), valutando

le differenti caratteristiche dei semilavorati ottenuti, a partire dalle loro notevoli proprietà

organolettiche, si è monitorato quindi i contenuti di THC negli alimenti.



Obiettivi del progetto

- Confrontare varietà di canapa industriale adatte ai climi dell’areale del Calatino Sud Simeto

e ottimizzarne le pratiche agronomiche per ottenere rese e qualità maggiori.

- Migliorare la fertilità e la struttura del suolo con metodi di coltivazione ecosostenibili a

basso utilizzo di risorse (low-input) e favorire quindi le produzioni delle colture in rotazione.

- Monitorare le fasi di raccolta e post raccolta della granella.

- Collaudo delle migliori pratiche di trasformazione della granella.

- Caratterizzazione delle farine e degli oli realizzati dalla granella.

- Protocollo di trasformazione e disciplinare di produzione per la filiera alimentare: seme,

olio e farine di canapa

- Profilo dei cannabinoidi: THC e CBD negli alimenti e suo confronto coi limiti normativi.

- Controllo della qualità dei prodotti packaging ideale e individuazione shelf life: confronto

dei semilavorati ottenuti da seme integro e decorticato.

I partner del progetto SEMINCANTA sono stati:

MOLINO CRISAFULLI SOCIETA' COOPERATIVA AGRICOLA (Capofila);

Impresa agricola SAMMARTINO GIUSEPPE

Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia,

Il progetto SEMINCANTA si è avvalso anche delle seguenti collaborazioni esterne:

 Dr. Agr. Santo Aparo, Innovation broker;

 Attività di consulenza tecnico-scientifica prestata dal CREA - Centro di ricerca Cerealicoltura

e Colture Industriali di Acireale (CREA-CI) a supporto delle attività sperimentali realizzate

presso l’Az. Agricola Giuseppe Sammartino e presso la Stazione Consorziale Sperimentale

di Granicoltura per la Sicilia.

 Attività di consulenza tecnico-scientifica tra ESP-UNIMI e Molino Crisafulli Soc. Coop. R.L.

partner del Gruppo Operativo SEMINCANTA, dell’ottimizzazione delle condizioni operative

della espressione meccanica dell’olio dai semi di Cannabis Sativa , in relazione alle

condizioni di stoccaggio del seme, per un incremento di resa di estrazione e per un

miglioramento della qualità tecnologica del residuo di estrazione. Secondo obiettivo della

consulenza richiesta è un apporto tecnico-scientifico per implementare lo scale-up del

processo a partire da una unità di estrazione singola a bassa portata oraria di produzione.

 Attività di consulenza Clappppp Group srl, gli ambiti di intervento oggetto dell’intervento

sono quelli di seguito elencati: Supporto alla progettazione e all’implementazione della

strategia di sviluppo con particolare focus sulle aree Sales & Marketing; Potenziamento

delle competenze sui seguenti temi: Marketing Strategico, CRM: logiche e processi di

gestione della relazione con i clienti, Content strategy, Tecniche di Vendita, Modelli di

business; Creazione di una lista di potenziali clienti/rivenditori da coinvolgere come partner

per la commercializzazione dei prodotti della canapa.

 Attività di consulenza amministrativa tra la GAROFALO CONSULTING SRLS UNIPE e la

Sammartino

Il partenariato è stato scelto per costituire una filiera agroalimentare che mette assieme tutti gli

attori: dalle imprese agricole (Sammartino Giuseppe) e la MOLINO CRISAFULLI SOCIETA'

COOPERATIVA AGRICOLA (una si stoccaggio e trasformazione). Il collaudo è stato supportato e

garantito dalla Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia (Ente di ricerca e

detentore delle innovazioni adottate nel progetto);



martedì 30 gennaio 2024

Premio Bilancio di Sostenibilità 2024


Patrizia Petix

La sostenibilità nelle sue diverse declinazioni non è (più) un optional. Per nessuno.

Cos'è il Premio Bilancio di Sostenibilità?

 

Il Premio Bilancio di Sostenibilità è il riconoscimento alle aziende e alle organizzazioni presenti sul territorio nazionale che meglio sanno rendicontare e comunicare gli impegni e le iniziative realizzate in ambito non finanziario, in modo integrale e coerente con la recente evoluzione normativa per l’attuazione della transizione sociale ed ecologica.
In questa terza edizione saranno prese in esame tutte le tipologie di rendicontazione non finanziaria ufficiali, con un focus specifico sul bilancio di sostenibilità per le aziende e del bilancio sociale per gli Enti di Terzo Settore.


Questi sono strumenti che devono superare il mero adempimento normativo ed essere sempre capaci di comunicare con trasparenza, chiarezza ed efficacia la strategia di sostenibilità integrale ESG (ambientale, sociale e di governance) realizzata e il coinvolgimento dei propri stakeholder.
L’iniziativa è promossa da Corriere della Sera   in collaborazione con il partner tecnico NeXt Nuova Economia per Tutti APS ETS.  

Tempi e modalità di partecipazione

È aperta una call pubblica   fino al 23 Febbraio 2024 (termine ultimo per le candidature).

Imprese e organizzazioni possono candidarsi compilando il modulo in fondo a questa pagina.

 
 

FORM

 

 

I vini naturali, tra fake news, storytelling ed evidenze sperimentali.


Il Progetto STRA.VI.NA. in Sicilia.

Progetto finanziato dal PSR Sicilia  2014-2022  Misura 16.1


Giovanni Colugnati (1), Giuliana Cattarossi (1), Saverio Saladino (2)

(1) Colugnati&Cattarossi SRL, Capofila STRA.VI.NA.

(2) Istituto Prof.le Agricoltura “Majorana” (Palermo), Innovation Broker STRA.VI.NA.

 

          Secondo Eurostat, sono 11,4 milioni gli ettari coltivati in biologico nella Ue, che rappresentano il 7,1% della superficie agricola totale: di questi, 2 milioni sono italiani: più in particolare, la Sicilia con ben 375.000 ettari risulta essere la prima regione europea per superficie coltivata secondo il protocollo bio. Sono segnali evidenti di un interesse generale da parte del consumatore verso la tematica della sostenibilità delle produzioni alimentari, in generale, ed enologiche, in particolare. Un fenomeno importante, prima sociale che commerciale, e soprattutto trasversale, per quanto possibile, alle disponibilità economiche della popolazione, indicatore che salubrità dell’ambiente e del cibo rappresentano un fattore determinante, pur tra contraddizioni, nella spesa alimentare.

 


In questa filosofia verde, secondo noi, va letto, contestualizzato e interpretato il fenomeno dei vini naturali.

Il naturismo enologico sicuramente non solo è anche di moda (e fa tendenza perché eco-fiendly) ma, per onestà intellettuale, va ascritto al fenomeno dei vini naturali il merito di mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica (e del settore vitivinicolo) verso la problematica ambientale e la sua tutela, oltre alla sicurezza del cibo in generale: tutto ciò nonostante alcuni incontestabili elementi di “fragilità”, quali:

-un vino naturale è diverso ogni anno;

-diverse bottiglie dello stesso anno possono variare leggermente, a seconda della botte da cui proviene o dal momento in cui si degusta;

-la grande distribuzione non sempre è disposta a proporlo e comunque il settore non è in grado di produrre la massa critica necessaria per la catena distributiva;

-attualmente pochi produttori sono in grado di affrontare un protocollo enologico impegnativo dal punto di vista tecnico-scientifico, anche se molti stanno cavalcando la moda.

Nell’immediato futuro l’aspirazione dei produttori del settore è di avere un disciplinare “più rigoroso” rispetto a quelli già esistenti per i protocolli biologico e biodinamico, magari scritto a livello comunitario, con un processo che coinvolga i principali paesi produttori (Italia, Spagna, Francia, ecc.), supportato da criteri scientifici e capace di mettere nero su bianco le caratteristiche di vini che, per quanto diversi tra loro, escludano totalmente l’utilizzo di coadiuvanti enologici e consentano anche il recupero di territori degradati dall’uso intensivo di pesticidi e altri prodotti di sintesi.

Sebbene alcune pratiche di questi produttori possano sembrare anacronistiche (come l’utilizzo per concimare di letame o silice conservato in un corno di vacca, oppure lo studio di un calendario Astronomico apposito per le lavorazioni del terreno, e tutta una serie di altri riti ispirati alle teorie di Rudolf Steiner), tanto che qualcuno li ha già definiti gli hippies del 21mo secolo, non mancano però studi più legati alla scienza tradizionale, come quello promosso da VinNatur (insieme a Vini Veri e Renaissance des Appellations, la principale associazione di categoria) con ricercatori dell’Università di Udine e della Stazione sperimentale per la viticoltura di Panzano in Chianti, finalizzato a studiare i microrganismi del terreno e salvaguardare ecosistema e rapporto col territorio.

Quindi, ad onor del vero, le prospettive per una crescita dei vini naturali sono sicuramente interessanti purché vengano risolti alcuni dei punti critici citati in precedenza, primo fra i quali l’approccio sensoriale: infatti proprio per il protocollo enologico utilizzato, all’apertura della bottiglia, questi vini possono presentare sentori di ridotto oppure off-flavors, accompagnati spesso dalla presenza di residui dovuti all’assenza di filtrazione. Tutte caratteristiche di per sé accettabili e nobili per l’ambiente, purchè condivise e soprattutto comunicate come plus, s’intende, e d’altro canto questi vini sono sempre più amati da una parte del pubblico (anche se per ora quella parte elitaria oppure appassionato-politically oriented), che li considera in genere più bevibili, digeribili ed eco-friendly perché più orientati verso un’economia sostenibile e anche più smart: tra di loro annoveriamo gli spumanti con metodo interrotto, i sur lie, i vini bianchi sulle bucce, gli orange, oppure ancora i vin de garage. 

Ma al netto delle connotazioni “politiche”, delle quali talvolta è caratterizzato il fenomeno “naturista”, il movimento dei vini naturali ha il grande merito di fare una resistenza vera e propria sulle tematiche ambientali, intese come strenua difesa del territorio e della sua biodiversità, vero tesoro da conservare e trasferire integro alle generazioni future.

Semmai, secondo la nostra opinione, andrebbero sfumate certe azioni di comunicazione, cominciando dall’aggettivo naturale appiccicato al vino, forse fuorviante rispetto al vino prodotto in modo convenzionale, o tradizionale, che rischia di non fare corretta informazione, se non addirittura confusione nei consumatori. È infatti innegabile che, a partire dagli anni Novanta, grazie agli enormi passi in avanti della ricerca (biotecnologie), i protocolli enologici hanno imboccato una strada di estrema attenzione agli aspetti salutistici del vino, con riduzione degli apporti in solfiti ed in generale ad una maggiore cura e riduzione nell’utilizzo dei coadiuvanti. Contemporaneamente è cresciuta enormemente la coscienza verso la sostenibilità ambientale dei protocolli di gestione agronomica del vigneto ed in generale verso la necessità di salvaguardare la biodiversità del nostro straordinario territorio, attraverso la valorizzazione dei vitigni nativi, il ricorso a metodi a basso impatto ambientale, ecc.

Comunque la si pensi, sarebbe quindi auspicabile un franco dialogo tra le diverse posizioni, considerando la naturalità come un bene di tutti e non un privilegio di qualcuno, magari allargando l’ottica, da parte dei naturisti, e comprendendo associazioni di produttori che non adoperano nessun trattamento o sostanza chimica né in campagna, né in cantina, dove al massimo viene utilizzata una percentuale limitata di anidride solforosa.

 

Una nuova idea di Enologia, auspicabilmente “normata”.
Siamo convinti che le pratiche di vinificazione naturale abbiano ancora enormi margini di sviluppo e crescita, attraverso l’ausilio della ricerca: alcuni produttori più propensi alla sperimentazione stanno già scrivendo nuove pagine di enologia, dove l’unico vincolo è lavorare seriamente, nel pieno rispetto della materia prima, ma avvalendosi anche delle più recenti acquisizioni tecnico-scientifiche, nell’attesa (speranza) che quanto prima i loro sforzi siano tutelati da un serio disciplinare di produzione.

Su questi argomenti Franco Giacosa, Direttore tecnico della Duca di Salaparuta dal 1984 al 1997 e successivamente Direttore tecnico del gruppo Zonin fino al 2011, enologo di fama, da anni impegnato professionalmente nell’universo naturale è piuttosto chiaro…” ritengo che il termine naturale tecnicamente sia molto discutibile e che possa essere abusato in danno dei consumatori ma anche dei produttori seri. È tuttavia una dicitura molto comunicativa che rende giustizia a tutti coloro che in vigna e in cantina operano con grande impegno per andare oltre a quanto stabilito dalla normativa vigente sui vini biologici”.

Ancora Giacosa …credo sia proprio opportuno normare dettagliatamente la dicitura “naturale” in etichetta e attivare un sistema efficace di controlli per evitare che gli immancabili furbetti possano minare la credibilità dei tanti viticoltori che lavorano in modo serio. A livello UE purtroppo non sarà facile trovare un accordo. Molto probabilmente si dovrà scendere a compromessi con i vari rappresentanti di filiera con il rischio di giungere all’approvazione di norme eccessivamente permissive (come già successo in sede di approvazione della normativa sul biologico, in particolare per le pratiche di cantina). Non sarà facile neppure mettere in atto rigidi ed efficaci controlli per tutelare opportunamente il consumatore (e i produttori onesti) …Forse è meglio seguire una strada diversa che passa per la definizione di un rigoroso disciplinare da parte delle associazioni di vini “naturali” e l’assegnazione dei controlli ad un organismo terzo. Un modello che potrà essere adottato in sede UE.”

Quindi, tanti i problemi da affrontare, ma anche tanta voglia e determinazione nel volerli risolvere in modo serio. Va detto anche che, al netto delle connotazioni politiche delle quali talvolta è caratterizzato il fenomeno naturista (ad esempio il regista americano J. Nossiter nel suo film “Resistenza naturale“ considera la viticoltura naturale in Italia un atto di resistenza), il movimento dei vini naturali ha il grandissimo merito di fare una resistenza vera sulle tematiche ambientali, intesa come strenua difesa del territorio e della sua biodiversità, vero tesoro da conservare e trasferire integro alle generazioni future.

 

Il Progetto STRA.VI.NA. in Sicilia.
 In questo quadro di riferimento, nasce da parte delle aziende l’esigenza di innovare i processi di produzione e trasformazione dell’intera filiera vitivinicola al fine di dare un valore aggiunto alle uve biologiche prodotte, diversificando e permettendo la ristrutturazione delle aziende e la creazione di nuove imprese. In tale contesto, il vino naturale che è un prodotto unico, fortemente legato al suo territorio di produzione, a basso impatto ambientale, ma allo stesso tempo caratteristico sotto l’aspetto sensoriale si configura come una valida alternativa per la crescita e diversificazione aziendale.

Nell’esempio siciliano, la richiesta di innovazione da parte delle aziende vitivinicole ha riguardato proprio l’applicazione e il collaudo di protocolli naturali, sia in ambito agronomico che enologico. Queste esigenze degli stakeholders sono state intercettate e riassunte nel Progetto STRA.VI.NA., acronimo di “Strategie agroecologiche per la produzione di vini naturali”, finanziato nell’ambito del PSR Sicilia 2014-20, Sottomisura 16.1 e realizzato da un partenariato composto da Università di Palermo, Colugnati&Cattarossi (Capofila), Innovation Broker e alcune aziende vitivinicole di riferimento delle Provincie di Palermo, Trapani e Agrigento.

Il progetto triennale, che si è concluso dal punto di vista tecnico il 31 dicembre 2023, è stato articolato in 6 azioni, delle quali, in particolare l’azione 4, ha previsto le attività di microvinificazione, applicazione e validazione di un innovativo protocollo enologico secondo il metodo di vinificazione naturale, e l’azione 5 ha previsto la predisposizione di apposite schede di analisi sensoriale, organizzazione del pannel per il wine tasting, raccolta dei dati della degustazione e loro elaborazione e interpretazione. In Figura 1 si forniscono alcuni dati significativi desunti dalle attività sperimentali.

Nelle sedute di Analisi sensoriale, ivini naturali della cv. Catarratto, in generale in tutte le annate, ma soprattutto nel 2022, sono stati percepiti più fragranti e complessi, grazie alle frazioni fruttate (pesca, albicocca, cocco), acetali (banana, chewing-gum, mela golden) note di pasticceria (vaniglia, bonbon, miele, creme caramel) e frutta secca (nocciola, mandorla tostata); il quadro olfattivo è completato dalla presenza della frazione floreale, vegetale e soprattutto erbe aromatiche (timo, rosmarino, alloro), e segnatamente le note balsamiche (resina, lacca, vernice) e di vegetale cotto (asparago, fagiolino, patata lessa, carciofo).

Il giudizio edonistico, in tutte le annate, ha premiato i vini naturali, caratterizzati da una maggiore persistenza (espressa nella durata in bocca espressa in sec., secondo l’indice di Souplesse), la riduzione della sensazione acida e comunque un ottimo giudizio finale.

Figura 1. Vendemmia partite sperimentali 2021 e 2022. Panel di Analisi sensoriale (Cantina Sperimentale IRVO, Marsala).    

 








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Alice Cutrò 

Seconda Edizione del Forum sulla Sostenibilità e Transizione Ecologica: Ecosistemi  Collaborativi di Innovazione per lo Sviluppo Sostenibile – 9 Maggio 2024

Seconda Edizione del Forum sulla Sostenibilità e Transizione Ecologica dal titolo "Ecosistemi  Collaborativi di Innovazione per lo Sviluppo Sostenibile". L'evento avrà luogo il 9 maggio 2024 presso il Complesso Monumentale dello Steri, Piazza Marina 60, Palermo e prevede delle sessioni di lavoro sia la mattina che il pomeriggio.

Il Forum rappresenta un'importante occasione di confronto e condivisione di idee tra professionisti, esperti e stakeholder coinvolti nell'implementazione di strategie di sviluppo sostenibile. Sarà l'opportunità ideale per esplorare le più recenti innovazioni e collaborare per promuovere soluzioni sostenibili per le sfide attuali.

A Vittoria l’Enoteca Regionale di Sicilia - sede del Sud-Est.

 Gianna Bozzali

 

                       L’ufficializzazione è avvenuta questa mattina nella Sala degli Specchi “Ubaldo Balloni” di Palazzo Iacono alla presenza del Sindaco Francesco Aiello, dell’assessore ai Beni Culturali, Paolo Monello, del dirigente del Comune, Giorgio La Malfa del Presidente del Consorzio Cerasuolo di Vittoria, Achille Alessi e del segretario Generale del Comune, Anna Maria Carugno.  Dell’associazione fanno parte il Comune di Vittoria, il Consorzio di tutela dei vini Cerasuolo di Vittoria Docg e Vittoria Doc, diversi produttori vitivinicoli e le associazioni di categoria. Saranno loro a gestire l’Enoteca Regionale di Sicilia - sede Sud Est. Questa enoteca è stata istituita dalla legge regionale n.13 del 2022 e avrà sede nello storico Palazzo Carfì a Vittoria, in via dei Mille n.131.


 

L'associazione si occuperà della valorizzazione dei vini di qualità dell’isola e del territorio, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo rurale e la conoscenza del patrimonio agricolo, ambientale e culturale siciliano. In risposta alla manifestazione di interesse pubblicata nei mesi scorsi per partecipare all’associazione, i produttori vitivinicoli saranno protagonisti, in linea con la normativa che istituisce l’enoteca regionale. Il loro ruolo sarà presentare una selezione dei vini regionali, promuoverne la conoscenza e il consumo attraverso attività di degustazione e vendita, organizzare corsi formativi e promuovere la cultura vitivinicola. L’associazione “Enoteca Regionale Siciliana - Sede Sud Est” collaborerà con il Comune di Vittoria per l’attuazione del progetto regionale, che prevede la definizione di un polo d’eccellenza vitivinicola strettamente collegato al Consorzio del Cerasuolo di Vittoria Docg e Vittoria Doc, ad altri enti istituzionali, associazioni e imprese del settore. Tra gli obiettivi vi è la realizzazione di un’esposizione permanente dei vini Docg, Doc e Igt della Sicilia, la promozione tramite corsi di formazione e degustazioni pubbliche, la diffusione dei vari “terroir” del vino, la creazione di workshop tra operatori di settore e giornalisti specializzati, nonché iniziative di informazione ai consumatori e organizzazione di missioni incoming per valorizzare le produzioni vitivinicole.

Una parte delle attività sarà dedicata all’organizzazione di eventi culturali in abbinamento ai vini. La Regione ha assegnato al Comune di Vittoria fondi pari a 200 mila euro per la realizzazione delle varie attività destinate all’Enoteca regionale, che includono anche la creazione di una “cantina riserva” rappresentativa dell'offerta enologica siciliana. Sarà attivato un portale web e relativi canali social per diffondere ulteriormente gli obiettivi tra i winelovers e i futuri consumatori.
L’assemblea ha eletto Silvio Balloni Presidente della costituenda Enoteca Regionale di Sicilia - Sede del Sud Est e Vicepresidente Roberta Sallemi.


la dieta mediterranea sul podio di “Best diets ranking”

 

NinoSutera

                  La dieta mediterranea ha vinto la sfida tra 30 diverse alternative con un punteggio dell’85,1% seguita sul podio da quella “Dash” contro l’ipertensione che si classifica seconda e la “Mind” che previene e riduce il declino cognitivo.  La dieta mediterranea vince la sfida mondiale dei regimi alimentari anche per il 2024 dopo sei anni consecutivi in cui ha raggiunto il podio più alto nel “Best diets ranking” elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s, noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori. 



Il successo della dieta mediterranea  è sicuramente determinato anche dal fatto che è fra le più facili da seguire, adatta alle famiglie, semplice da organizzare con alimenti di base. Incoraggia un consumo moderato (meno del 30 per cento delle calorie deriva dal consumo dei lipidi) di grassi sani, come l’olio d’oliva, scoraggiando, invece, i grassi malsani, come i grassi saturi, ed è adatta anche a chi segue prescrizioni religiose halal (musulmani) o kosher (ebrei). La dieta mediterranea è anche salutare per il cuore ed è stata associata a una riduzione della pressione sanguigna, del colesterolo e del peso corporeo, nonché a migliori risultati di salute cardiovascolare e tassi inferiori di malattie cardiache e ictus. Da essa derivano anche molti benefici per il cervello grazie all’abbondanza di frutti di mare ricchi di nutrienti, noci, semi, olio extravergine, fagioli, verdure a foglia verde e cereali integrali. Ci sono poi gli antociani e i polifenoli (ottimi antiossidanti) di bacche, vino e cavolo rosso ritenuti particolarmente benefici per la salute. 

Si tratta dunque di una risposta anche ai tentativi di mettere sotto accusa sue componenti base come il vino per promuovere una dieta alimentare unica fondata su cibi ultraprocessati od ottenuti addirittura in laboratorio.

 L’apprezzamento mondiale per la dieta mediterranea fondata principalmente su pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari – continua la Coldiretti – si deve agli studi dello scienziato americano Ancel Keys che per primo ne ha evidenziato gli effetti benefici dopo aver vissuto per oltre 40 anni  in provincia di Salerno. 

La dieta mediterranea è un tesoro del Made in Italy che ha consentito all’Italia livelli di longevità fra più alti al mondo, ma è oggi a rischio – denuncia Coldiretti – a causa degli effetti del cambiamento climatico. Il moltiplicarsi di eventi estremi lungo la Penisola ha, infatti, secondo Coldiretti, provocato nel corso del 2023 oltre 6 miliardi di danni all’agricoltura nazionale con il crollo dei raccolti nazionali che mette a rischio gli alimenti base della dieta mediterranea.

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