martedì 13 febbraio 2024

A Ragusa si inaugura la Casa delle Farfalle

                                                                                                                            Gianna Bozzali

Il centro storico superiore di Ragusa è pronto a colorarsi di meraviglia per regalare a tutti uno scorcio di primavera. Da mercoledì 14 febbraio al 17 giugno sarà possibile visitare la Casa delle Farfalle.


Si inaugura a Ragusa la “Casa delle Farfalle”, uno splendido giardino tropicale che, ricreando l'habitat ideale delle farfalle, ospiterà centinaia di esemplari in volo provenienti da tutto il mondo. Ad ospitare la Casa delle Farfalle è il “Centro Commerciale Culturale Mimì Arezzo”, sito in via Giacomo Matteotti n. 61, nel cuore del centro storico di Ragusa Superiore. È qui che si potrà vivere la magica emozione dell'incontro dal vivo con le variopinte farfalle in volo continuo, vivendo un'esperienza immersiva unica. Si potrà passeggiare tra la rigogliosa vegetazione che accoglierà il loro libero volteggiare, unendo il proprio stupore alla conoscenza scientifica: la visita sarà infatti anche un’esperienza didattica interattiva che, grazie alla presenza di esperti naturalisti, permetterà di ammirare il loro ciclo di vita e la loro metamorfosi.

 

«Questo evento – commenta l'assessore comunale ai Centri Storici, Giovanni Gurrieri – sarà una coinvolgente occasione che permetterà di vivere la città con lo sguardo ricco di stupore ma anche con l’obiettivo di animare il centro storico, realizzare percorsi e far conoscere anche vie e monumenti caratteristici di questa zona della nostra città».



La “Casa delle farfalle” si inaugurerà mercoledì 14 febbraio alle 10.00 e sarà visitabile fino al 17 giugno, dalle ore 9.00 alle ore 18.00. «È un progetto itinerante che per la prima volta tocca il capoluogo ibleo – spiega Enzo Scarso, organizzatore dell'iniziativa -. Permetterà di avvicinarsi ad un mondo esotico, quello delle meravigliose farfalle e del loro habitat naturale. Sarà una grande emozione, non solo per i piccoli visitatori».  Le prenotazioni per gruppi turistici e scolaresche sono già aperte. Le prenotazioni scuole si effettuano attraverso il contatto telefonico dedicato che risponde al numero 392-7691183

 

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito web www.lacasadellefarfalle.com 

lunedì 12 febbraio 2024

Ue e sostenibilità: clima, consumo responsabile e biodiversità tra le maggiori sfide


Rapporto Sdsn: Europa in ritardo anche su obiettivi sociali, crisi aggravano povertà e deprivazione materiale. Italia lontana dai Paesi più virtuosi. L’appello in vista delle elezioni di giugno del nuovo Parlamento.

Al ritmo attuale, un terzo degli Obiettivi di sviluppo sostenibile non sarà raggiunto entro il 2030. È quanto rileva la quinta edizione dello “Europe sustainable development report 2023/24” pubblicato dalla Rete delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile (Sdsn), in collaborazione con Sdsn Europe e Comitato economico e sociale europeo (Cese).



Gli SDGs stentano in Europa

Crisi sanitarie, geopolitiche, climatiche e finanziarie, sottolinea il Rapporto, hanno portato a un rallentamento dei progressi negli SDGs. A pesare maggiormente sono gli scarsi risultati che si registrano in ambito socioeconomico e negli Obiettivi ambientali. La Finlandia, per il quarto anno consecutivo, è in cima all’indice SDG di quest’anno con 80,6 punti su 100. Seguono Svezia e Danimarca. L’Italia è ventunesima con un punteggio di 69,9. Fanalino di coda è la Turchia con 57,1. Anche i Paesi in cima alla classifica, sottolinea il report, devono affrontare sfide significative nel raggiungimento di diversi Obiettivi di sviluppo sostenibile.












A livello europeo le maggiori sfide sono legate al Goal 12 (Consumo e produzione responsabili),  13 (Lotta contro il cambiamento climatico), 15 (Vita sulla terra) e al Goal 2 (Sconfiggere la fame). Segnali incoraggianti arrivano dai Goal 6 (Acqua pulita e servizi igienico sanitari), 9 (Imprese, innovazione e infrastrutture) e 17 (Partnership per gli obiettivi). L'edizione di quest’anno evidenzia anche le sfide legate all’indice “Leave no one behind” che misura le disuguaglianze a livello nazionale in quattro dimensioni: povertà estrema e deprivazione materiale (quota di persone costrette a rinunciare per ragioni finanziarie a beni, servizi e attività sociali importanti); disuguaglianze di reddito; disuguaglianze di genere; accesso e qualità dei servizi. L’Indice evidenzia progressi minimi e persino inversioni in tre delle quattro dimensioni per la maggior parte dei Paesi europei dal 2020. “È necessario”, dice il Rapporto, “affrontare le persistenti e crescenti disuguaglianze all’interno e tra i Paesi europei”.

La situazione è particolarmente allarmante per quanto riguarda la sottodimensione “accesso e qualità dei servizi”, dove 32 dei 34 Paesi europei registra dei passi indietro. L’efficace funzionamento delle istituzioni europee, continua il Rapporto, dipende dalla capacità di leadership dell’Ue e degli Stati membri di garantire pari opportunità, proteggere i più vulnerabili e promuovere l’istruzione e le competenze per tutti.





Il Lucido, un vitigno identitario della sicilianità enoica.

 


                                          G. Colugnati, G. Cattarossi

Colugnati&Cattarossi SRL, Innovation Broker, Progetto VISTA Lucido.


Hanno preso ufficialmente avvio ad agosto 2023 le attività in vigneto ed in cantina connesse al Progetto “Valorizzazione Innovativa e Sostenibile dei Terroir delle varietà Autoctone: il caso di studio del Lucido, finanziato dalla Regione Siciliana nell’ambito del PSR 2014-22, Sottomisura 16.1, e realizzato dal G.O. VISTA Lucido, con Capofila il Consorzio Tutela Vini Doc Sicilia ed il cui partenariato vede la presenza dell’ Istituto Regionale Vite Olio (IRVO) quale responsabile scientifico, Colugnati&Cattarossi (Innovation Broker), Novamont SpA e 8 realtà significative della filiera vitivinicola siciliana (Tenuta Di Donnafugata, Tenuta Gorghi Tondi, Alessandro Di Camporeale, Cantine Colomba Bianca, Cantina Sociale Paolini, Cantina Settesoli, Conte Tasca D'Almerita, Società Agricola Santa Tresa), ispirandosi pienamente al principio di bottom-up della ricerca e innovazione che l’Unione Europea considera condizione indispensabile per finanziare la ricerca applicata in agricoltura.

Quindi,un esempio concreto di sinergia tra il mondo produttivo, la ricerca applicata, la sperimentazione e le Istituzioni, insito nell’essenza stessa della Misura: infatti, il modello suggerito dall’Amministrazione regionale, nel solco delle politiche europee, è improntato ad un processo permanente e dinamico di co-progettazione dove i partner sono, da un lato, la pubblica amministrazione e, dall’altra, una varietà ampia di attori territoriali, quali centri di ricerca e sperimentazione, imprese, enti locali, con funzione di stakeholders, coordinati dalla figura dell’Innovation Broker, che hanno così trovato un contenitore scientifico nel Progetto VISTA Lucido.


 

Il Progetto persegue lo scopo principale di incrementare la quota di vino sostenibile di alta qualità attraverso la valorizzazione delle produzioni autoctone, con particolare riguardo a quelle più diffuse in Sicilia quale la cultivar Lucido (Catarratto bianco). Come noto, il Catarratto bianco lucido è la cultivar più diffusa in Sicilia con oltre 15.000 ettari (dati 2021) con una incidenza di quasi il 18% sulla superficie vitata regionale, coltivata principalmente nelle province di Trapani, Palermo e Agrigento anche se presente in tutta l’isola. Un vitigno identitario, quindi, iconico per certi versi, fortemente legato allo straordinario territorio della Sicilia occidentale, alla sua cultura e alle sue tradizioni, la cui presenza sull’isola è riconosciuta da secoli, tanto che è stato dimostrato geneticamente che il Catarratto è imparentato con altri importanti vitigni come la Garganega, considerata una delle più antiche varietà italiane e, assieme allo Zibibbo (Moscato di Alessandria), rappresentano i genitori dell’altro importante vitigno marsalese, il Grillo.

Un vitigno di così larga diffusione sul territorio e coltivato in terroir unici e molto diversi tra loro necessitava di una incisiva azione di valorizzazione di queste identità, attraverso una articolata analisi dei fattori che caratterizzano la risposta vitivinicola della cultivar all’ambiente e le loro interazioni e soprattutto la sua espressione sensoriale, così unica e tipica.

Collegate all’obiettivo principale, il G.O. VISTA Lucido si pone specifiche finalità, quali analizzare le strategie di mitigazione degli effetti negativi del climate changing sulle produzioni enologiche, monitorare la cinetica di maturazione della bacca, incrementare la biodiversità dell’agro-ecosistema vigneto siciliano, favorire l’incremento delle superfici vitate sostenibili, razionalizzare i consumi idrici nel vigneto, monitorare i consumi energetici e le emissioni di CO2 in vigneto e in cantina, favorire la creazione di una filiera del vino sostenibile tramite l’adesione a sistemi di qualità come la certificazione SOStain e agevolare la diffusione delle innovazioni acquisite tramite un sistema informatico utile alla raccolta dei dati aziendali, nonché all’informazione e aggiornamento di tecnici e operatori, sempre più specializzati nella conduzione sostenibile dei vigneti: il tutto nell’ottica di massimizzare la tipicità varietale e l’espressione sensoriale del Lucido nei diversi terroir.

Inoltre, il Gruppo Operativo, tramite il presente Progetto, intende sfruttare l’opportunità che deriva dallo studio agronomico ed enologico della più diffusa varietà siciliana, al fine di determinare prodotti innovativi utili a fornire all’intero comparto un vantaggio competitivo sostanziale e duraturo.

VISTA Lucido si articola in 5 azioni principali descritte in maniera esaustiva sulla pagina web del Consorzio alla quale si rimandano i lettori per una più agevole informazione: di queste, sicuramente l’Azione 4 (Comunicazione) rappresenta uno step strategico perché finalizzato alla più ampia e completa diffusione delle innovazioni sperimentate alle imprese regionali, e in ambito UE, perché possano beneficiarne in termini di conoscenze da trasferire quale plus nella competitività.

Per queste finalità, verranno attivati tutti i canali social ed i mezzi di comunicazione e divulgazione a disposizione (workshop, seminari, convegni, field days, wine tasting, ecc.): una presenza costante, ogni 10-15 giorni, sarà rappresentata dai social media del Consorzio dove verranno presentati e commentati argomenti tecnico-scientifici inerenti le attività di Progetto (biodiversità, terroir, agrosistemi e resilienza, gestione del suolo, cambiamenti climatici, attività di progetto, ecc.).

Un momento auspicabilmente di confronto e dibattito tra stakeholders e opinion leaders.





sabato 10 febbraio 2024

Attenti a tirare troppo la corda

 "la Commissione europea ritira la legge sui pesticidi? 

  dimostra ancora una volta che è profondamente inadeguata, non è all'altezza della situazione, compie inversioni a U come si beve un caffè. Ma il caffè può rilevarsi amaro, molto.

  Gli "azionisti di maggioranza" già una volta l'hanno spuntata. Dove?...in Inghilterra  e di certo non ci hanno rimesso!

Condividiamo due documenti eccezionali, che aiutano a comprende Brexit. Il primo,  siamo nel 2009, in quegli anni nasce la diatriba tra città e campagne in Inghilterra, la stampa di tutto il mondo ne parla a sufficienza,  il secondo fotografa come è sufficiente uscire dall'Europa per risparmiare una montagna di soldi, diversamente destinate ad assistere il mondo agricolo,( l'80% delle risorse va a una piccola lobby (20%) di baciati dalla dea bendata)che festeggia per aver costretto l'UE a ritirare un documento preziosissimo per l'ambiente e  per il prossimo.

2009  documento storico sull'avvio di una campagna antieuropeista  

Caro direttore,
è giusto finanziare l'agricoltura? Certo, ci mancherebbe, elargire i sussidi agricoli è doveroso, ma agli agricoltori veramente bisognosi. Ahimè non sempre è così. La Ue ha elargito mezzo milione di euro alla regina Elisabetta per la sua “fattoria” a Sandringham (la regina del Regno Unito ha un patrimonio personale di 300 milioni di euro), il figlio Carlo ha ricevuto "solo" 200mila euro per le sue tenute, il duca di Westminster invece (7 miliardi di euro di patrimonio personale) ha ricevuto 540mila euro in sussidi. Nella lista dei beneficiari c'è anche il miliardario Abramovich, tra l'altro proprietario della squadra di calcio del Chelsea, con oltre 500mila euro di sussidio. Milioni di persone in Europa hanno perso il lavoro e con le loro tasse si finanziano le fattorie di miliardari con l'hobby dell'agricoltore: alla faccia dell'equità sociale! Ma che cacchio combinano a Bruxelles?

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E lei dimentica di dire,   che i sussidi dell’agricoltura se li sono presi anche, fra gli altri, il principe Alberto di Monaco (300mila euro l’anno), la multinazionale Nestlè (un milione di euro l’anno), la Royal Dutch Shell e la Philip Morris. I sussidi per l’agricoltura sono quasi metà del bilancio dell’Unione Europea: 50miliardi di euro su 126 miliardi totali (esattamente il 46 per cento). Cioè significa che ogni cittadino europeo spende in media 100 euro l’anno per la Pac, cioè la politica agricola comunitaria. In altre parole: una famigliola di quattro persone sacrifica quasi 400 euro l’anno sull’altare dei lupini dolci e della fecola di patate. E il risultato qual è? Un disastro. Intanto perché questi soldi vengono per lo più utilizzati per mantenere alti i prezzi, e dunque per la nostra famigliola europea si tratta di una doppia beffa: paga 400 euro l’anno per poter andare al supermercato e pagare insalata, albicocche e pomodori più del dovuto... Non vi pare assurdo? Se poi andiamo a spulciare fra i bilanci della Pac di questi ultimi anni, c’è da sbizzarrirsi. Per esempio: a un certo punto è partito un programma di aiuti per il lino in Spagna. Nel giro di pochi mesi le coltivazioni di lino in Spagna si sono moltiplicate, crescendo del 500 per cento, con particolare concentrazione nella regione Castiglia-La Mancia. Appena hanno cominciato a produrlo, però, si sono accorti che il lino spagnolo, essendo di pessima qualità per le caratteristiche del terreno e dell’ambiente, non può essere usato per i vestiti. E allora dove è stata dirottata l’ingente e costosa produzione di lino? Nel concime. Ma sicuro: milioni di euro per concimare le barbabietole con il lino. Chissà se almeno sono venute fuori eleganti... Ma nel corso degli anni è stato finanziato un po’ di tutto: dai foraggi disidratati al «premio speciale bovini maschi vitelloni», dal «premio macellazione per le giovenche» al contributo per le vacche nutrici, fino ad arrivare all’indennità speciale per ciascuna gallina che fa le uova nella Svezia settentrionale, con la giustificazione ufficiale che lassù (oh, che bella scoperta) fa molto freddo. E quest’ultima brillante iniziativa ci lascia un solenne dubbio: non è che il contributo gallina svedese servirà per comprare uno speciale cappotto-coccodè? La verità è che la politica agricola non ha nulla a che vedere con la difesa dei contadini e della campagne: difende qualche interesse più o meno lecito, le solite lobbies, Abramovich e la Regina d’Inghilterra. La chiamano Pac, ma è solo un pacco. Se vi resta ancora un po’ di euroforza, indignatevi.

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2021 L’Inghilterra è fuori. E tutto è destinato a cambiare. Dalla Pac al commercio interno europeo per cui si dovranno redigere dei trattati bilaterali. Ma ci guadagna l’inghilterra – a conti fatti – dalla sua uscita? La risposta è sì. Dal punto di vista Ue nel complessivo va a guadagnare – in termini cash – circa 7 miliardi di euro di cui 1,3 soltanto dall’agricoltura. Poi, il giorno in cui dovesse scadere la misura temporanea ottenuta a suo tempo dalla Thacther, il ‘rebate’, il saldo negativo sarebbe aumentato di ulteriori 2 miliardi. Per un totale di circa 10 miliardi di euro. Una bella cifra da pagare per rimanere all’interno dell’Unione.

Nel 2014 la Gran Bretagna ha versato in complesso all’Unione europea circa 15 miliardi di euro per riceverne circa 7. Con un saldo negativo di quasi 8 miliardi. Anche in termini di politica agraria il paese della sterlina versa di più di quanto riceve. In teoria la Gran Bretagna contribuisce alla Pac per 7,6 miliardi di euro e ne riceve 3,9. Con un saldo negativo di circa 3,7 miliardi. Questo se non ci fosse il ‘rebate’, destinato comunque a morire. Quando entrò in Ue infatti la Thacher negoziò una condizione applicabile solo all’Inghilterra di “rimborso forfettario” per attutire il saldo negativo. All’epoca dell’ingresso ci si rese conto che la Gb avrebbe dovuto sostenere uno sforzo maggiore rispetto ad altri paesi e si negoziò un ‘rimborso’. Tenendo conto del rebate il saldo negativo – secondo Alan Matthews, uno dei maggiori economisti agrari europei – è di 1,3 miliardi l’anno. Ma anche vero che il rebate era una misura temporanea destinata a finire, il che vuol dire che prima o poi il saldo negativo sarebbe più che raddoppiato.

Obiettivo della Pac è quello di veicolare le risorse dai paesi ricchi ai paesi poveri sotto l’egida del commercio unico e della solidarietà tra i paesi membri

L’Inghilterra ha una superficie di 248.464 kmq e riceve 3,2 miliardi di euro di aiuti diretti dai fondi europei e 39,5milioni di misure di mercato e 475 dallo Sviluppo rurale. I settori più importanti per quanto riguarda le misure di mercato, sono l’ortofrutta (che riceve circa 32,5 milioni), latte e prodotti lattiero-caseari (circa 5 milioni) e la promozione (1,8mln).

La struttura delle aziende agricole è di 17,3 milioni di ettari di superficie agricola utilizzata e ogni agricola ha una dimensione media di 93 ettari contro la media italiana di 12, e della Sicilia di 5.5

Il 75 per cento dei pagamenti della Pac andavano al 17 per cento dei beneficiari, più o meno come in italia


venerdì 9 febbraio 2024

Alieni


 

“Di altri, che appartiene ad altri” oppure “Che rifugge da qualche cosa, contrario, avverso” o ancora, nel linguaggio fantascientifico, “gli abitanti di un altro pianeta, di un altro sistema, di un’altra galassia” o infine, in senso figurato, “chi è diverso rispetto a un ambiente, a un contesto sociale”: così la Treccani definisce i possibili significati di Alieno che, declinati in agricoltura – come intendiamo fare in questo numero di CREAfuturo -, in realtà li comprendono tutti. Infatti, sono micro e macro organismi (insetti, nematodi, acari, virus, funghi e batteri) estranei al nostro ambiente, al nostro mondo agricolo (proprio come se venissero da un altro pianeta), contrari e avversi al nostro paesaggio, alle nostre piante e ai nostri raccolti. E, proprio come se partissimo per un altro pianeta, c’è bisogno di un glossario di base che introduca e spieghi i fondamentali, dall’invasione alla lotta biologica, dagli aspetti normativi comunitari al concetto di pericolosità.

Un problema planetario, insomma, acuito dalla globalizzazione e dagli effetti del cambiamento climatico, che, secondo la FAO, compromette fino al 40% del cibo che produciamo, con costi sociali ed economici (oltre che ambientali) salatissimi, anche per il nostro Paese. La ricerca è impegnata in una folle corsa contro il tempo, per prevenire ingressi indesiderati e trovare la soluzione più efficace per ogni alieno che sbarca, mai la stessa. In prima linea, naturalmente, il Centro Difesa e Certificazione del CREA (CREA-DC), che è l’Istituto nazionale di riferimento per la protezione delle Piante.

Non si può parlare di alieni senza affrontare Xylella, il batterio che, utilizzando la “sputacchina” come insetto vettore, ha messo in ginocchio l’olivicoltura pugliese e chi ci lavora, fatto strage di olivi, anche secolari, spezzando il legame profondo e identitario che unisce il Salento alle sue piante. Il CREA, con molti dei suoi 12 centri, sta portando avanti diversi progetti, con approcci multidisciplinari e sperimentazioni innovativedalla diagnosi al contrasto, inclusa la valorizzazione di risorse genetiche autoctone in chiave di resilienza.

Se l’olivicoltura piange, viticoltura ed agrumicoltura di certo non ridono. La minaccia più pressante per quest’ultima viene da lontano, sebbene sia sempre più vicina: si chiama Huanglongbing e i ricercatori sono già al lavoro anche sul fronte del miglioramento genetico. Cambiando coltivazione, non cambia la musica e a suonarla sono sempre gli alieni, all’attacco di granomais e riso (attaccato da patogeni e nematodi), ficoficus ornamentalepomodoropalma nana. Una menzione a parte merita la cimice asiatica, flagello dei frutteti: il CREA-DC è riuscito ad individuare il suo antagonista naturale, la vespa samurai, e sta supportando le Regioni nella predisposizione e nella attuazione dei piani di rilascio. Ma le ultime emergenze in tal senso riguardano, da un lato, le pinete con la Cocciniglia tartarugata, dall’altro, i vivai con il Coleottero giapponese, entrambi sul piede di guerra. Nemmeno le Aree protette possono dirsi al sicuro: ecco perché occorrono metodi efficaci ed innovativi, come i nuovi strumenti diagnostici miniaturizzati e i protocolli di addestramento per cani da ricerca, sviluppati per impedire l’ingresso di organismi nocivi e monitorare le aree interne.

Anche tra le piante si annoverano alieni, dalla Robinia e l’Ailanto, diffusa ormai ovunque lungo le strade, fino alla schiera di alberi ornamentali, così come le collezioni di piante dei giardini storici e botanici della Riviera ligure, vere e proprie isole di diversità non indigena. Un caso assai particolare è quello – come vedremo – degli ibridi di castagno coltivati in Italia.

Passando dalla Terra all’Acqua, qualcosa si muove se, specie aliene invasive come il gambero rosso della Louisiana e il granchio blu, si possono utilizzare sia per mangimi da acquacoltura sia come alimento sulle nostre tavole, in un’ottica di economia circolare e di contenimento del danno.

E ancora, le nostre rubriche.  

CREAIncontra ha chiesto a Cristiano Fini, presidente di CIA – Agricoltori Italiani,  il punto di vista degli agricoltori sugli alieni in campo.

Il podcast “La Ricerca tutta da ascoltare” ospita stavolta Pio Federico Roversi, Direttore del CREA Difesa e Certificazione, che spiega cosa sono e come arrivano in Italia gli alieni che tanto danno possono arrecare ai nostri campi, ai nostri alberi e al nostro paesaggio e che racconta cosa fa e perché è importante per prevenirli e contrastarli l’Istituto Nazionale per la protezione delle piante (il Centro CREA-DC) .

“Presi nella rete”, il consueto appuntamento con la Rete Rurale Nazionale,  illustra strumenti e soluzioni messe a punto dal Masaf da un lato e dalla PAC dall’altro per  affrontare la minaccia degli insetti alieni e delle invasioni biologiche che procurano ingenti danni alle coltivazioni e agli agricoltori. Ne parla il dirigente MASAF, Mauro Serra Bellini.

“CREA per la scuola” ripercorre le iniziative di CREA-DC per l’edizione 2023 della Notte Europea delle ricercatrici e dei ricercatori e per la giornata Porte aperte: percorsi guidati per condividere la conoscenza sugli alieni, consentendo a tutti di poter contribuire alla salvaguardia dell’ambiente e alla tutela della biodiversità.

In “Uno sguardo al Futuro”, Pio Federico Roversi, Direttore del CREA Difesa e Certificazione, racconta il suo sogno di scienziato per fronteggiare la minaccia degli alieni in agricoltura. Anche se, in verità, come scopriamo in questa intervista da leggere ed ascoltare, è molto più di un sogno.

Infine, CREABreak: per vedere con i nostri occhi gli alieni  e cosa sta facendo il CREA per combatterli: dalla lotta biologica ai cani da ricerca, dal coleottero giapponese alla cimice asiatica

martedì 6 febbraio 2024

le nuove tecniche genomiche (NGT) basate sull’editing dei geni

 

Lettera in risposta ad un articolo apparso su DOMANI dell'11.01.2024

Al Direttore Responsabile del quotidiano Domani
Emiliano Fittipaldi

 

Gentile Direttore,

abbiamo letto con stupore l’articolo di Alessandra Arcuri e Marta Morvillo pubblicato su Domani l’11 gennaio scorso, che prefigura gravi danni per la società, l’ambiente e la biodiversità nel caso la nuova regolamentazione proposta dalla Commissione europea per le piante prodotte con le nuove tecniche genomiche (NGT) basate sull’editing dei geni fosse approvata dall’ Europarlamento. Le due autrici accusano le multinazionali di essere il motore reale della proposta europea e prefigurano le stesse catastrofi indicate da più di trent’anni dagli oppositori dell’utilizzo delle tecnologie del DNA ricombinante per migliorare le piante, catastrofi mai avverate. Spiace sentirle riproporre, portando anche a testimoni “autorevoli scienziati”.

La realtà è molto diversa. Tutte le imprese del mondo dell’agricoltura, siano esse aperte all’innovazione genetica o siano ostili ad essa, fanno il loro mestiere cercando di aumentare le proprie quote di mercato. In effetti, proprio gli altissimi costi per ottemperare a regolamentazioni insensatamente rigide favoriscono le multinazionali a discapito della ricerca pubblica e delle piccole imprese. Ma sono gli scienziati europei delle università e strutture pubbliche di ricerca – ignorati dalle autrici - i principali protagonisti della spinta ad aggiornare una regolamentazione già nata vecchia nel 2001 e diventata drammaticamente obsoleta dopo più di due decenni di imponente sviluppo delle nostre conoscenze sulla genetica delle piante e sulle loro interazioni con l’ambiente. Innumerevoli appelli in tal senso sono stati fatti, con argomentazioni dettagliate, dalle società scientifiche e accademie che rappresentano più del 90% degli scienziati pubblici del settore. Difficile pensare che siano tutti ignoranti o al soldo delle multinazionali.

Le nuove tecnologie genetiche, premiate con il Nobel nel 2020, non minacciano la “ricchezza imperfetta delle varietà locali”. Le varietà locali hanno una produttività molto inferiore a quelle moderne e dunque coltivarle non è generalmente sostenibile. Però possono avere caratteristiche positive nutrizionali o di resistenza agli stress climatici e biologici, che a volte sono presenti nelle piante selvatiche parenti di quelle coltivate, ma si sono perdute con la domesticazione delle piante e durante secoli di miglioramento genetico tradizionale. Ora che conosciamo le basi genetiche di molte caratteristiche perdute, grazie alle NGT possiamo riprodurle con precisione nelle varietà attuali, combinando il meglio del presente e del lontano passato.

Le tecnologie oggetto della proposta di legge in discussione consentono di produrre piante che differiscono dai “vecchi OGM”. Permettono infatti di ottenere mutazioni mirate dei geni, del tutto simili a quelle che avvengono spontaneamente in natura. E permettono di introdurre nelle varietà coltivate, in modo rapido e preciso, geni provenienti da varietà locali o da parenti selvatici che potrebbero essere inseriti anche con l’incrocio tradizionale, ma a prezzo di molti anni di lavoro e risultati incerti.

Lo scopo delle nuove tecnologie è quindi di recuperare e valorizzare la biodiversità, non certo di distruggerla. Per rendersene conto basterebbe leggere i progetti di ricerca pubblica in atto in tutta Europa, Italia compresa.

I principali Paesi grandi produttori agricoli del mondo, indipendentemente dal fatto che fossero favorevoli o contrari all’uso dei “vecchi OGM”, hanno aggiornato le proprie legislazioni per poter utilizzare queste nuove tecnologie nel modo più razionale ed efficace possibile. Preferiamo che l’Unione Europea diventi invece il museo mondiale dell’agricoltura?

 

Portici, 15 gennaio 2024

 

Fiorella Lo Schiavo, Presidente della Società Italiana di Biologia Vegetale (SIBV) e membro della Società Italiana di Genetica Agraria (SIGA)

Silvio Salvi, Presidente SIGA

Daniele Rosellini, Segretario SIGA

Alessandro Vitale, membro SIGA e SIBV

lunedì 5 febbraio 2024

Innovazioni sostenibili per il miglioramento della DOP Ciliegia dell’Etna

  

PSR 2014-2022 SICILIA  MISURA 16.1 

 

GO:   

Capofila: Consorzio per la Tutela della Ciliegia dell’Etna DOP

email: info@ciliegiaetnadop.it  tel: tel:335.6964720  

Coordinatore: Alberto Continella

email: alberto.continella@unict.it tel: 338.6570736   

Imprese agricole:

Case Perrotta Srl

FondoAranci di Enrico Cutuli

Il Ciliegio dell'Etna Srl

La Gelsomina

Ricerca:

CSEI Catania

Università:

Università degli Studi di Catania

Altri:

La Fenice Srl

I Peccatucci di Mamma Andrea Srl

 

Data inizio progetto 28/07/2020 e fine 30/07/2023






  Qual è la sfida o il problema pratico che il gruppo operativo sta affrontando o quale opportunità sta affrontando?

 L’obiettivo generale del progetto è di rafforzare la filiera della Ciliegia DOP dell’Etna mediante l’introduzione di innovazioni, e supportare la realtà produttiva del ciliegio, con lo scopo di realizzare un percorso di conoscenza: dalle caratteristiche agronomiche alle peculiarità qualitative. Sono stati affrontati diversi aspetti della filiera: dalla selezione di un clone della varietà DOP‘Mastrantonio, alla produzione in campo con tecniche economicamente ed ecologicamente sostenibili, dalla scelta del portinnesto più idoneo al controllo sostenibile dei due insetti carpofagi delle ciliegie, Ragholetis cerasi e Drosophila suzukii, fino alla gestione post-raccolta della ciliegia e all’individuazione di nuovi prodotti trasformati. Oggi si osserva sul territorio etneo la presenza di cloni della varietà ‘Mastrantonio’. Al fine di superare la difformità genetica del materiale di propagazione, durante lo svolgimento del progetto è stato selezionato il clone con le migliori caratteristiche vegeto-produttive. Pertanto è stato costituito un campo di piante madri di‘Mastrantonio’per la sua diffusione sul territorio assicurando omogeneità ed elevata qualità alle produzioni cerasicole locali. Il materiale è stato preventivamente saggiato dal punto di vista fitopatologico per propagare e fornire agli agricoltori materiale sano.

Per far fronte alle problematiche legate all’orografia che contraddistingue l’areale di coltivazione del ciliegio etneo, durante lo svolgimento del progetto sono stati introdotti portinnesti innovativi per ridurre l’habitus vegetativo delle piante. Sono stati istituiti impianti con le varietà di maggiore pregio (autoctone e alloctone che presentano caratteri fenologici, pomologici e qualitativi di rilievo) innestate su portinnesti selezionati per le loro caratteristiche, soprattutto con riferimento alla vigoria. L’influenza del portinnesto sulle caratteristiche vegeto-produttive e qualitative è stato studiato per tutta la durata del progetto.

Un altro obiettivo del progetto è stato il trasferimento di strategie e tecniche di irrigazione di precisione per produrre con ridotti consumi idrici frutti ad elevata qualità. Sono state trasferite alle imprese indicazioni al fine di eliminare o ridurre al minimo gli effetti indesiderati di contaminazione del suolo e dovuti all’utilizzo degli insetticidi di sintesi ad ampio spettro d’azione e scarsa capacità di degradazione. Questi erano utilizzati per combattere la mosca del ciliegio (Rhagoletis cerasi), che ovidepone sulle drupe all’inizio dell’invaiatura determinando rammollimento e marciume del tessuto dei frutti. Dal 2013 ad oggi, il dittero asiatico Drosophila suzukii, chiamato anche moscerino dei piccoli frutti, è diventato il principale problema fitosanitario di questa coltura. Un altro obiettivo del progetto è stato il trasferimento agli agricoltori delle innovazioni, tra cui i lanci di un insetto antagonista, Ganaspis brasiliensis, per il controllo sostenibile della Drosophila suzukii.

  Qual è la soluzione, la pratica, il prodotto, il processo concreto e innovativo sviluppato dal vostro OG per affrontare la sfida o cogliere l'opportunità?  

Le innovazioni introdotte riguardano una maggiore conoscenza delle risorse genetiche autoctone e delle tecniche agronomiche, tra cui l’utilizzo di portinnesti innovativi, per gestire la coltivazione ed esaltare le caratteristiche qualitative. Un campo di piante madri della ‘Mastrantonio’ è stato istituito al fine di selezionare e diffondere materiale geneticamente omogeneo e esente da problematiche fitopatologiche. Il ciliegio dolce è una pianta caratterizzata da una forte dominanza apicale e un’eccessiva vigoria, una tardiva epoca di messa a frutto e una raccolta laboriosa. Tutti questi fattori concorrono a determinare costi produttivi elevati. Per ovviare questa problematica, sono stati introdotti portinnesti innovativi a ridotta vigoria che riducono il periodo giovanile ed improduttivo e consentono la produzione di campi ad alta e media densità.

Nel contesto del cambiamento climatico, sono stati realizzati degli impianti di irrigazione a bassissima pressione e on-line scelti per tener conto delle esigenze idriche delle colture ed anche delle caratteristiche plano-altimetriche dei ciliegeti in esame. L’obiettivo è stato la diffusione di nuove tecniche di irrigazione che consentano l’ottenimento di prodotti ad elevata qualità con ridotti apporti irrigui.

Ai fini di una ottimale commercializzazione del prodotto, sono state messe a punto e applicate idonee tecnologie di condizionamento per il prolungamento della shelf-life in post-raccolta e sono state inoltre sviluppate alcune attività di produzione di trasformati della ciliegia. Nel dettaglio, sono state utilizzate tecniche innovative di IV gamma al fine di individuare il confezionamento migliore e di aumentare le caratteristiche qualitative del prodotto fresco.

Per quanto concerne le avversità biotiche, sono stati effettuati interventi di monitoraggio per la realizzazione di protocolli per il controllo sostenibile della Rhagoletis cerasi e della Drosophila suzuki. Presso quattro aziende partner del progetto ubicate nell’areale cerasicolo etneo, sono stati monitorati due ditteri carpofagi dall’inizio di maggio fino al periodo di raccolta delle ciliegie mediante sostituzione settimanale di trappole attivate con attrattivo alimentare. Questa tecnica innovativa ha consentito di associare la ridotta presenza del fitofago alla quasi assenza di danni ai frutti.

 

  In che modo i professionisti sono stati coinvolti nello sviluppo della soluzione, della pratica, del processo o del prodotto?  

Il progetto ha consentito il trasferimento di diverse innovazioni nella filiera cerasicola fornendo conoscenze alle aziende partner di progetto, e ai produttori locali e nazionali, sulle pratiche agronomiche, sulla lotta biologica e sulle tecniche di conservazione in IV gamma. Determinante in tal senso è stato il ruolo del capofila del progetto, il Consorzio per la tutela della ciliegia dell’Etna DOP che si prefigge di sostenere e promuovere le conoscenze dei cerasicoltori anche attraverso la ricerca e la sperimentazione.

Sono state effettuate prove di irrigazione deficitaria in tre aziende agricole in cui sono stati realizzati impianti che vengono modulati in base alle esigenze idriche delle colture ed anche delle caratteristiche plano-altimetriche dei ciliegeti in esame.

Sono stati progettati e realizzati tre campi dimostrativi presso tre aziende partner le quali si sono occupate della gestione agronomica ordinaria. L’obiettivo è stato trasferire agli agricoltori le conoscenze sul comportamento

dei portinnesti e delle varietà selezionate in condizioni ambientali diverse. La opportunità della realizzazione di campi dimostrativi in tre ambienti è data dalla esigenza di comprendere la risposta delle diverse combinazioni nesto/portinnesto selezionate al soddisfacimento del fabbisogno in freddo nei tre contesti territoriali, anche in virtù del cambiamento climatico in atto.

Presso le tre aziende partner è stata effettuata la lotta biologica attraverso il posizionamento di trappole in campo e trattamenti con bioinsetticidi. Inoltre è stata coinvolta una azienda di trasformazione per poter valorizzare la frutta mediante il conseguimento di confetture di elevato pregio organolettico e nutraceutico.

 

 Come avete diffuso i risultati del progetto al di fuori del progetto? 

I risultati del progetto sono stati divulgati attraverso webinar, social media, convegni e congressi nazionali in cui sono state presentate le problematiche legate alla coltivazione cerasicola etnea, gli obiettivi del progetto e le innovazioni di processo e di prodotto che sono state attuate ed introdotte nei diversi campi dimostrativi.

Atti di convegno:

La Spada P., Modica G., Siracusa L., Strano T., Gentile A., Continella A. 2023. Effetti del portinnesto sulle caratteristiche pomologiche, qualitative e nutraceutiche di due varietà di ciliegio dolce. XIV Giornate Scientifiche SOI. Torino (Italia), 21-23 Giugno 2023.

Lisi, F., Biondi, A., Cavallaro, C., Zappalà, L., Campo, G., Roversi, P.F., Sabbatini Peverieri, G., Giovannini, L., Tavella, L., Tortorici, F., Bardella, S., Carli, C., Bosio, G., Mori, N., Tonina, L., Zanini, G., Caruso, S., Vaccari, G., Masetti, A., Bittau, B., Bariselli, M., Schmidt, S., Falagiarda, M., Bertignono, L., Bonfanti, R., Giorgini, M., Guerrieri, E., Tropiano, F.G., Verrastro, V. and Baser, N. (2022). Current status of Drosophila suzukii classical biological control in Italy. Acta Hortic. 1354, 193-200 DOI: 10.17660/ActaHortic.2022.1354.25

Rizzo V., Celano F., Sorci P., Barbagallo S., Muratore G. (2021) “Comparison and Consumer’s Preference on Jam and Jelly from “Mastrantonio” Sweet Cherry Fruits”. in Proceedings of the 2nd International Electronic Conference on Foods - "Future Foods and Food Technologies for a Sustainable World", 15–30 October 2021, MDPI: Basel, Switzerland, Biology and Life Sciences Forum, 6, 1: 35. (EISSN 2673-9976). https://doi.org/10.3390/Foods2021-10990.

Rizzo V., La Spada P., Continella A., Barbagallo S., Muratore G. (2022) “Shelf life Assessment of Sweet Cherry “Ciliegia dell’Etna – cv. Mastrantonio” Influenced by Different Packaging Materials", “Shelf Life International Meeting 2022 (SLIM 2022)”, Bogotà (Colombia), 28 Nov. – 1 Dec. 2022. Book of abstracts, p. 68

 

Libro:

Innovazioni sostenibili per il miglioramento della ciliegia dell’Etna, S. Barbagallo, A. Gentile. Catania: CSEI, 2023.

 Quali sono stati i risultati concreti ottenuti attraverso queste attività di diffusione?  

Il progetto ha centrato l’obiettivo generale di rafforzare la filiera della Ciliegia DOP dell’Etna mediante l’introduzione di innovazioni studiate e messe a punto negli anni passati dall’Università di Catania. A tal proposito i prossimi impianti potranno usufruire del campo di piante madri di‘Mastrantonio’per il prelievo del materiale vegetale e la propagazione di materiale sano e geneticamente omogeneo. I nuovi impianti potranno godere delle conoscenze sul comportamento dei portinnesti nanizzanti per contenere l’habitus vegetativo e ridurre i costi di raccolta.

 Trasferibilità, scalabilità e creazione di valore di mercato dei risultati innovativi.

 Trasferibilità 

I risultati sono trasferibili in diversi contesti pedoclimatici e altimetrici poiché sono state individuate, studiate e selezionate cultivar particolarmente differenti in termini di calendario di maturazione, che viene intercettato interamente ed ulteriormente ampliato in virtù del gradiente altitudinale del territorio investito a questa coltura. Le analisi eseguite su questo germoplasma etneo hanno permesso di apprezzare le ampie e spesso ragguardevoli caratteristiche pomologiche ed organolettiche delle diverse varietà.

La lotta biologica effettuata presso le aziende del territorio etneo è trasferibile in altri contesti in particolare per limitare la diffusione delle due avversità entomologiche, Ragholetis cerasi e Drosophila suzukii. Anche l’utilizzo di tecniche agronomiche innovative, quali i portinnesti, e la produzione di frutta fresca in IV gamma sono risultati replicabili in altre realtà.

  Scalabilità 

Potrebbero essere realizzati campi con maggiori combinazioni di innesto al fine di studiare l’influenza del soggetto sulle caratteristiche vegeto-produttive e qualitative dei frutti.

La lotta biologica dovrebbe essere applicata in scala più ampia in modo da poter monitorare meglio la diffusione di Ragholetis cerasi e di Drosophila suzukii ed effettuare trattamenti con bioinsetticidi.  

  Creazione di valore di mercato  

La specializzazione degli impianti risulta importante per il rilancio del settore: l’elevata vigoria che conferisce il franco come portinnesto e i notevoli costi di raccolta e potatura conseguenziali hanno reso nel tempo necessario la valutazione di nuovi portinnesti in grado di contenere lo sviluppo della chioma e rendere economicamente sostenibile la coltivazione del ciliegio in tali areali. Gli studi effettuati sulle diverse combinazioni di innesto hanno evidenziato un miglioramento nel gusto, nel colore della buccia e della polpa, nella consistenza e nella dimensione.

L’analisi dei frutti in post-raccolta ha consentito di individuare un materiale film BIO ad alta barriera biodegradabile a base di cellulosa che ha influito in modo significativo sulla qualità post-raccolta della ciliegia dolce.

Attraverso la realizzazione di impianti pilota, sono state trasferite le conoscenze al comparto circa l’utilizzo della tecnica di micro-irrigazione per ottenere adeguati risparmi idrici e incrementare l’efficienza d’uso dell’acqua da parte delle colture.

I lanci di un insetto antagonista, il Ganaspis brasiliensis, per il controllo sostenibile della Drosophila suzukii, parassita che ha danneggiato in modo rilevante le produzioni degli ultimi anni, appare promettente per la risoluzione di questo problema.

 

 





 

 

 

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