giovedì 25 settembre 2025

I pesticidi: vietati nei campi europei, esportati nel resto del mondo


La promessa mancata  

Dopo la prima inchiesta del 2018, la Commissione europea aveva promesso di intervenire, assicurando che le sostanze vietate non sarebbero più state prodotte per l’export. Un impegno rimasto lettera morta.

Nel frattempo è arrivato il Green Deal europeo,   oggi fortemente ridimensionato   dalle lobby  della chimica e dai tanti "utili....."

 La Commissione   deve rispettare le proprie promesse e introdurre un divieto a livello Ue. È scandaloso che i profitti dell’industria chimica continuino a prevalere sulla salute delle persone e sull’ambiente e del prossimo.


 


         Negli ultimi sette anni l’Unione Europea, nonostante gli impegni dichiarati, ha continuato a esportare pesticidi considerati pericolosi per la salute e l’ambiente e per questo banditi dalle coltivazioni interne. A rivelarlo è una nuova inchiesta condotta da Unearthed, l’unità investigativa di Greenpeace, insieme a Public Eye.

I dati parlano chiaro: nel 2024 Bruxelles ha autorizzato l’export di pesticidi contenenti 75 sostanze vietate, quasi il doppio delle 41 individuate nel 2018. Un aumento possibile grazie a un vuoto normativo che consente alle aziende chimiche di continuare a produrre e vendere all’estero molecole proibite nei confini comunitari, approfittando delle legislazioni più deboli dei Paesi importatori.

Non solo le sostanze: anche i volumi sono cresciuti. Nel 2024 l’Ue ha notificato l’intenzione di esportare 122mila tonnellate di pesticidi banditi, più del doppio rispetto al 2018. Tra questi si trovano composti associati a infertilità, danni cerebrali nei bambini, interferenze endocrine, oltre a insetticidi letali per le api e pericolosi per la fauna selvatica. Prodotti che, secondo la stessa Unione Europea, costituiscono una minaccia globale alla biodiversità e alla sicurezza alimentare.

Un boomerang pronto a tornare indietro: nulla garantisce che prodotti agricoli trattati con quelle stesse sostanze non rientrino sui mercati europei, Italia compresa.

Destinazioni e numeri dell’export

Nel 2024 pesticidi vietati nell’Ue sono stati spediti in 93 Paesi, di cui 71 a medio o basso reddito (pari al 58% del totale in peso). In testa c’è il Brasile, custode di alcune delle maggiori riserve di biodiversità del pianeta, seguito da Ucraina, Marocco, Malesia, Cina, Argentina, Messico, Filippine, Vietnam e Sudafrica. Tra i Paesi africani destinatari se ne contano 25. Gli Stati Uniti, invece, sono il primo importatore mondiale tra i Paesi ad alto reddito.

Sul fronte europeo, 13 Stati membri hanno preso parte a questo commercio tossico. La Germania guida la classifica con oltre 50mila tonnellate, seguita da Belgio (16.500), Spagna, Paesi Bassi, Bulgaria, Italia (quasi 7mila), Francia, Danimarca, Ungheria e Romania.

Alcuni governi stanno cercando di correre ai ripari: in Belgio è entrata in vigore una legge che vieta l’esportazione di diversi pesticidi proibiti, mentre in Francia è stato approvato un emendamento per chiudere una delle principali scappatoie ancora esistenti.

Il pesticida più esportato resta il 1,3-dicloropropene, un fumigante del suolo vietato dal 2007 per la contaminazione delle falde e i rischi per la fauna selvatica. A seguire, il diserbante glufosinate prodotto dalla Basf e il fungicida mancozeb, bandito nel 2020 perché tossico per la riproduzione e classificato come interferente endocrino.

Le aziende coinvolte

Sono oltre 40 le imprese esportatrici individuate. Tra queste Basf, Teleos Ag Solutions, Agria, Corteva, Syngenta, Bayer e AlzChem. In Italia risultano coinvolte sei aziende – tra cui Finchimica, Tris International, Corteva e Sipcam Oxon – che nel complesso hanno notificato l’esportazione di circa 7mila tonnellate di pesticidi vietati, contenenti 11 sostanze proibite.

Tra queste l’erbicida trifluralin, bandito in Ue da quasi 20 anni perché tossico per pesci e fauna acquatica, oltre che sospetto cancerogeno, e il suo derivato ethalfluralin.

“È vergognoso e ipocrita – commenta Simona Savini, campagna Agricoltura di Greenpeace Italia – che l’esportazione europea di pesticidi vietati continui a crescere, mettendo a rischio la salute dei lavoratori agricoli, delle comunità locali e della natura”.


 

PAC, il nuovo pacchetto Omnibus: agricoltori tra speranze e timori

 


📌 COSA CAMBIA PER I PICCOLI AGRICOLTORI

  • Pagamento annuo: fino a 5.000 euro (invece dei 2.500 proposti dalla Commissione).

  • Contributo una tantum: fino a 75.000 euro per lo sviluppo aziendale.

  • Maggiore centralità: i piccoli agricoltori vengono riconosciuti come presidio del territorio, non solo come operatori economici.


🌱 NOVITÀ AMBIENTALI IN PILLOLE

  • BCAA: conformità automatica non solo per aziende totalmente biologiche, ma anche per quelle parzialmente bio e in aree protette.

  • Prati permanenti: allungato il periodo minimo prima di poterli convertire; nuova definizione che include terreni non arati/coltivati da almeno 7 anni.

  • Obiettivo: conciliare tutela della biodiversità e flessibilità per le aziende agricole.


⚠️ GESTIONE DELLE CRISI

  • Aiuti: niente nuovo pagamento diretto, ma sostegni dai fondi per lo sviluppo rurale.

  • Eventi coperti: calamità naturali ed epidemie animali.

  • Soglia di accesso: abbassata dal 20% al 15% di perdita annua (produzione o reddito).


⏱️ TEMPI PIÙ RAPIDI PER I PIANI STRATEGICI

  • Bruxelles dovrà rispondere entro 2 mesi (non più 3) alle richieste degli Stati membri di modifica ai Piani strategici nazionali.


  





Ridurre la burocrazia, dare più respiro ai piccoli agricoltori e garantire regole ambientali più eque. Sono questi i pilastri della posizione adottata il 24 settembre dalla Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento europeo sul cosiddetto “Omnibus III”, il pacchetto di semplificazioni proposto a maggio dalla Commissione UE.

Per gli addetti ai lavori si tratta di un passaggio molto atteso. Troppo spesso, negli ultimi anni, il settore agricolo ha avuto la sensazione di dover combattere due battaglie: quella con il clima, con le calamità naturali che hanno compromesso raccolti e redditi, e quella con la burocrazia, sempre più fitta e complicata.

La relazione presentata da André Rodrigues (S&D, Portogallo), approvata con 38 voti favorevoli, 8 contrari e 2 astensioni, nasce proprio dall’urgenza di “liberare gli agricoltori dalle carte” e restituire loro il tempo e le energie per coltivare, allevare e produrre. «Vogliamo permettere agli agricoltori di tornare a fare ciò che sanno fare meglio: produrre cibo sicuro, di qualità, accessibile» ha spiegato Rodrigues.


Ambiente e produzione: un equilibrio da trovare

Uno dei fronti più delicati riguarda i requisiti ambientali. Da un lato, l’Europa ribadisce l’impegno a tutelare suoli e biodiversità; dall’altro, cerca di non ingabbiare chi lavora nei campi con norme percepite come rigide e poco aderenti alla realtà quotidiana.

Il compromesso proposto dalla Commissione AGRI è quello di introdurre maggiore flessibilità: non solo le aziende biologiche “pure”, ma anche quelle parzialmente biologiche e quelle situate in zone di conservazione speciale, dovrebbero essere considerate conformi ad alcuni standard della PAC.

Un’altra misura riguarda i prati permanenti: si vuole allungare il periodo minimo che un terreno deve restare a prato prima di cambiare destinazione, per scoraggiare l’aratura “strategica” fatta solo per rientrare nei parametri. Una mossa che, nelle intenzioni, dovrebbe premiare chi preserva prati e pascoli come veri serbatoi di biodiversità.


Crisi climatiche ed emergenze: come cambiano i sostegni

Non c’è agricoltore che non abbia fatto i conti, negli ultimi anni, con grandinate improvvise, siccità prolungate o piogge torrenziali. A questi eventi si aggiungono le emergenze sanitarie, come le epidemie animali. Per questo la Commissione AGRI propone un nuovo quadro di sostegni, con aiuti erogati non attraverso i pagamenti diretti, ma tramite i fondi per lo sviluppo rurale, ritenuti più adatti a gestire le crisi.

Un segnale concreto è l’abbassamento della soglia di perdita necessaria per accedere agli indennizzi: dal 20% al 15%. Una riduzione che, per molte piccole aziende agricole, può fare la differenza tra il sopravvivere e il chiudere i cancelli.


Piccoli agricoltori: più centralità, più fiducia

Il cuore della riforma, però, riguarda i piccoli agricoltori, da sempre il tessuto vitale delle campagne europee. Per loro, il pacchetto Omnibus prevede un sostegno annuo fino a 5.000 euro, raddoppiando la proposta iniziale della Commissione. Non solo: viene introdotto anche un contributo una tantum fino a 75.000 euro per sostenere lo sviluppo aziendale.

È un segnale politico forte: la piccola agricoltura non deve essere trattata come un “residuo” del passato, ma come un presidio di territorio, cultura e qualità.


Verso il voto in plenaria

La relazione sarà discussa in plenaria dal 6 al 9 ottobre. Subito dopo si aprirà la fase negoziale con gli Stati membri, con l’obiettivo di arrivare a un accordo definitivo già a novembre.

Sul tavolo rimangono due visioni: quella di chi chiede più libertà, meno burocrazia e più sostegni immediati, e quella di chi teme che le deroghe possano allentare troppo gli impegni ambientali.

La sfida sarà tenere insieme entrambe le esigenze: perché senza agricoltori non ci sono prodotti, ma senza terreni fertili e biodiversità non c’è futuro per l’agricoltura stessa.


  

lunedì 22 settembre 2025

PAC 2028-2024

Il presente documento offre una prima analisi delle proposte legislative della Commissione europea
relative al Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034 (QFP), pubblicate il 16 luglio 2025,
evidenziandone le implicazioni per le politiche settoriali, con particolare attenzione alla PAC.



In questa fase iniziale, si propone una lettura ragionata dell'allocazione delle risorse finanziarie
destinate alla PAC e alle politiche ad essa correlate (Coesione e Pesca), alla luce dell'impianto
programmatorio delineato dalla Commissione europea, che prevede l'unificazione di tali politiche in
un unico fondo europeo e l'adozione di uno strumento di programmazione integrato.

Il documento presenta, inoltre, una serie di spunti preliminari da sottoporre all'attenzione dei decisori
politici, in vista delle prossime fasi negoziali sia in sede di Consiglio Europeo (per il regolamento QFP),
sia in sede di Consiglio dell'Unione europea (per i regolamenti settoriali).

È opportuno sottolineare che, a causa della complessità del quadro regolamentare e del fatto che
alcuni testi, pur essendo stati pubblicati, risultano ancora incompleti e soggetti a revisione, l'analisi
proposta non può ritenersi esaustiva.

Va inoltre precisato che, in attesa dell'esplicitazione dell'obiettivo negoziale nazionale, gli spunti
contenuti nel presente documento si fondano sull'ipotesi che la posizione negoziale del Masaf miri alla
massimizzazione delle risorse PAC destinate all'Italia per il periodo 2028-2034, nonché alla
massimizzazione delle risorse per interventi non PAC (ma comunque a beneficio dell'agricoltura e delle
aree rurali) da intercettare nell'ambito delle risorse complessivamente attribuite all'Italia (si veda il
paragrafo 2.2 per ulteriori dettagli).

Alla luce di queste premesse, il documento deve essere considerato un "documento vivente", soggetto
a possibili aggiornamenti e integrazioni che saranno prodotti nel corso del negoziato, in funzione 
dell'evoluzione del contesto di riferimento. 

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venerdì 19 settembre 2025

Domenica 21 la presentazione dell'inno Vai Italia

                                                       NinoSutera

           La cucina italiana è candidata all’Unesco come patrimonio immateriale, domenica 21 la presentazione dell'inno Vai Italia 

   


 





Quando il cibo si radica in maniera identitaria ad un territorio, smette di essere soltanto un momento culinario e diventa esperienza totale. Coinvolge i cinque sensi: lo sguardo che si posa sui colori, l’olfatto che riconosce i profumi, il tatto che avverte le consistenze, il gusto che abbraccia i sapori e perfino l’udito, perché quel cibo racconta storie, tradizioni, paesaggi e comunità. È il genius loci, lo spirito del luogo, che entra nel piatto e lo rende unico.

Il termine latino genius loci rimanda infatti all’anima profonda di un territorio, alla sua eredità culturale, sociale, ambientale e produttiva. Ogni borgo, ogni città, ogni campagna porta con sé un sapere antico che si rinnova nel presente. La cucina italiana è la sintesi di questo mosaico: un patrimonio che vive nell’armonia tra natura e cultura, tra ingredienti e gesti, tra memoria e innovazione.


La cucina come rito identitario

La cucina italiana non è soltanto l’insieme delle sue infinite ricette, ma è soprattutto un rito collettivo, occasione di condivisione e confronto. È la tavola come luogo della comunità, il pranzo della domenica che rinsalda legami familiari, la saggezza contadina che insegna il valore della stagionalità e del recupero degli avanzi trasformati in piatti della memoria.

In questa dimensione, cucinare e mangiare diventano gesti che tramandano identità, rafforzano appartenenze e creano comunità. È il genius loci che prende forma nei gesti quotidiani, trasformando il cibo in linguaggio universale di convivialità.
Il sostegno della rete dei Borghi De.Co.

La candidatura della cucina italiana a Patrimonio Immateriale dell’Umanità trova sostegno non solo nelle istituzioni, ma anche nella società civile e nelle comunità locali. La Rete Nazionale dei Borghi GeniusLoci De.Co., insieme a IDIMED e numerosi enti e associazioni, è impegnata a valorizzare i patrimoni identitari legati alle produzioni agroalimentari, alla biodiversità e ai saperi tradizionali.

Questa rete considera la cucina italiana come sintesi vivente delle culture locali: ogni borgo custodisce un piatto, un prodotto, una storia che contribuisce a comporre il grande affresco della tradizione gastronomica nazionale. Tutelare e promuovere questi patrimoni significa preservare il genius loci e, con esso, la memoria collettiva di un popolo.
Un inno per la candidatura

La candidatura ha trovato anche la sua voce ufficiale con l’inno “Vai Italia”, scritto da Mogol, musicato da Oscar Prudente e interpretato da Al Bano insieme ai cori dei bambini di Caivano e dell’Antoniano. La presentazione ufficiale è prevista il 21 settembre a Domenica In con Mara Venier, in contemporanea con i pranzi collettivi organizzati in molte piazze italiane, ispirati al tradizionale pranzo domenicale.

Un modo per ribadire che la cucina italiana non è solo cibo, ma narrazione e identità, linguaggio universale che unisce generazioni e territori, in Italia e nel mondo.
Un patrimonio globale

Oggi questo patrimonio riguarda circa 60 milioni di italiani in patria e oltre 80 milioni di connazionali e discendenti all’estero, a cui si aggiungono milioni di stranieri che hanno fatto proprio lo stile alimentare italiano. La cucina italiana è diventata simbolo di convivialità, benessere e sostenibilità, ed è questo genius loci, capace di viaggiare senza perdere le proprie radici, a renderla candidata ideale all’Unesco.

 


La nuova PAC 2028-2034

 


  rivoluzione o ridimensionamento mascherato?

La Commissione Europea ha presentato le proposte per la nuova PAC 2028-2034 e, come prevedibile, il dibattito si è acceso subito. Le associazioni di categoria parlano già di “tagli mascherati” e “svuotamento politico”. Ma qual è la verità?

Da politica centrale a capitolo marginale

Il segnale più evidente è il ridimensionamento della PAC: da politica storicamente autonoma e centrale, con i suoi Piani strategici nazionali, a semplice capitolo dentro un documento unico (il PPNR – Piano di partenariato nazionale e regionale).
La PAC diventa un manualetto tascabile. Non più il “grande libro” dell’agricoltura europea, ma una sezione di un dossier che comprende anche coesione, politiche sociali e altri fondi.

Un passo indietro? Secondo Bruxelles no: si parla di semplificazione ed efficienza della spesa. Ma a molti appare più come un modo per diluire e controllare meglio le risorse agricole, facendole confluire in un Fondo unico dove agricoltura e sviluppo rurale rischiano di perdere peso politico.



La retorica della semplificazione

La Commissione giustifica la riforma con le solite parole chiave: “snellire”, “integrare”, “ottimizzare”. In realtà, dietro la facciata della semplificazione si cela un obiettivo molto più chiaro: condizionare i finanziamenti agricoli alle riforme strutturali degli Stati membri, sul modello del PNRR.
Altro che libertà di programmazione nazionale: gli agricoltori dovranno adeguarsi a logiche macroeconomiche che nulla hanno a che fare con le esigenze reali delle campagne.

Tagli veri o presunti?

Il nodo dei finanziamenti è quello che fa più rumore. La Commissione parla di un taglio del 20-30% rispetto al periodo 2023-2027. Qualcuno prova a minimizzare dicendo che i numeri vanno letti con cautela, che ci sono risorse aggiuntive non allocate, che non tutto è perduto.
Ma il dato resta: l’agricoltura europea si troverà a dover competere per accaparrarsi risorse in un calderone unico, senza più la garanzia di fondi blindati come in passato. E in questo gioco al ribasso, è facile immaginare chi pagherà il prezzo: piccoli agricoltori, giovani e aree marginali.

Addio ai due pilastri, ma non ai problemi

La fine dei due pilastri – FEAGA e FEASR – viene venduta come un atto di razionalizzazione. Ma la verità è che i problemi restano gli stessi: burocrazia pesante, accesso complicato ai fondi, squilibri nella distribuzione.
Gli ecoschemi, sbandierati come la grande innovazione della riforma precedente, vengono assorbiti in altri pagamenti. Segno evidente che non hanno funzionato come promesso.

Giovani e ricambio generazionale: promesse o realtà?

Il cosiddetto “Starter Pack for Young Farmers” è presentato come la grande novità: aiuti al reddito, sostegni all’avvio, servizi di sostituzione. Tutto bello, sulla carta. Ma quante volte abbiamo visto annunci di questo tipo trasformarsi in promesse non mantenute o in misure troppo complicate per essere davvero accessibili?
Senza una semplificazione radicale, il rischio è che anche questo pacchetto resti un’operazione di facciata.

Redistribuzione ed equità: chi vince e chi perde

La Commissione promette più equità: abolizione dei titoli, sostegno degressivo, redistribuzione verso piccoli e giovani. Ma qui vale la regola aurea della PAC: “il diavolo si nasconde nei dettagli”. E i dettagli li scrivono spesso i grandi beneficiari, che hanno i mezzi e le lobby per difendere le proprie rendite di posizione.

Conclusione: una PAC depotenziata

Alla fine, ciò che emerge è una PAC depotenziata, meno autonoma, con meno risorse certe e più condizionamenti esterni. Bruxelles prova a venderla come “modello virtuoso” da estendere ad altre politiche. Ma la realtà è che l’agricoltura rischia di passare da priorità strategica a voce marginale del bilancio europeo.
Un colpo non da poco, in un’epoca in cui le campagne sono chiamate a rispondere a sfide epocali: crisi climatica, sicurezza alimentare, sovranità produttiva.



martedì 16 settembre 2025

Sapori di Bagheria: olive ed uva in Festa


L'autunno bagherese si apre con “Sapori di Bagheria: olive ed uva in Festa”, un evento dedicato alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e delle tradizioni rurali del territorio.

Un’iniziativa per riscoprire i sapori autentici delle campagne bagheresi, dove l’oliva da mensa, l’uva da tavola e da vino diventano protagoniste di un racconto collettivo che intreccia gusto, memoria e identità.



L’iniziativa, promossa dall'associazione "Cavalieri di San Giorgio - Profumo di Zagara" in collaborazione con "Vento del Sud - Bagheria" ed operatori del settore agroalimentare, si propone di avvicinare cittadini e visitatori alle filiere agricole del territorio, offrendo al tempo stesso un’occasione di festa e di conoscenza.

I visitatori potranno degustare gratuitamente formaggi con olive, vino locale, pane, focacce e dolci.

“Sapori di Bagheria” non è solo una festa, ma un modo per rafforzare il legame tra la comunità e il suo territorio, per dare valore a produzioni che rappresentano un patrimonio culturale ed economico da tutelare e promuovere”, dichiara Concetta Rotino, Presidente dell'associazione "Cavalieri di San Giorgio - Profumo di Zagara".

L'appuntamento è quindi per sabato 4 ottobre 2025, presso il Bar Semilia, Corso Umberto I, 203 di Bagheria, per celebrare insieme i frutti della nostra terra."

Questa iniziativa è finanziata dall'Assessorato Regionale dell'Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea - Dipartimento Regionale dell'Agricoltura.

Sarà presente l'On. Vincenzo Figuccia, Deputato Questore all'ARS.

lunedì 15 settembre 2025

Tutto pronto per “Colate Verdi”

 Salvo Ognibene

 A Biancavilla: è la prima manifestazione dedicata solo all’olio extravergine d’oliva, alla cultura dell’olivicoltura etnea e pensata per gli oliveoillovers .

Dal 19 al 21 settembre, Villa delle Favare e il centro storico ospiteranno degustazioni, laboratori, show cooking e incontri con produttori ed esperti. L’evento, promosso dal Comune, valorizza le eccellenze locali e celebra il legame tra la comunità e l’olivicoltura, con uno sguardo rivolto a sostenibilità, innovazione e futuro del settore. L’assessore Mignemi: “manifestazioni come questa ci permettono di ribadire che l’agricoltura non è soltanto produzione, ma anche identità, cultura e sostenibilità”



Biancavilla (CT), 15 Settembre 2025 – Ritorna a Biancavilla “Colate Verdi”, la manifestazione dedicata all’olio extravergine d’oliva e alla cultura dell’olivicoltura etnea e giunta alla seconda edizione. La città alle pendici dell’Etna ospiterà l’evento trasformando piazze e vie in un percorso sensoriale alla scoperta dell’ “oro verde” del territorio: tutto pronto a Villa delle Favare, nel cuore della città, per l’evento che animerà il centro storico nelle giornate del weekend che segna l’inizio dell’autunno (da Venerdì 19 a Domenica 21 Settembre) trasformandolo in un vero e proprio palcoscenico dedicato all’olio. Appuntamento atteso anche dai produttori di olio che saranno presenti da tutta la Sicilia e soprattutto dal territorio etneo insieme alle organizzazioni come APO (Cooperativa Agricola Produttori Olivicoli), Fioi (Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti) e il Consorzio Monte Etna Dop che si uniranno al racconto degli esperti, agli show cooking curati da chef e maestri oleari, con l’obiettivo di trasmettere la ricchezza e la varietà del patrimonio enogastronomico locale: “L’olio extravergine d’oliva, insieme al vino e agli agrumi, è  una delle ricchezze più autentiche delle nostre terre. Alle pendici dell’Etna, grazie alla dedizione e alla competenza dei nostri olivicoltori, nascono oli che non hanno eguali, capaci di raccontare la storia di una comunità laboriosa e, allo stesso tempo, la magia di un paesaggio unico - precisa l’assessore all’Agricoltura del Comune di Biancavilla Vincenzo Mignemi - Manifestazioni come questa ci permettono di ribadire che l’agricoltura non è soltanto produzione, ma anche identità, cultura e sostenibilità”. Si inizia Venerdì 19 Settembre alle 9:30 con l’apertura ufficiale della manifestazione e il taglio del nastro, alle 10:00 il convegno “L’olio come cultura e nutrimento: cammino di consapevolezza alimentare” rivolto agli alunni delle scuole primarie, a cura della biologa e nutrizionista Maria Laura Bivona. La giornata proseguirà con degustazioni di olio e nel pomeriggio in programma il laboratorio creativo sull’olio (a cura di Cristina Maimone Art) e lo Show CookingDall’oro verde dell’Etna alla tavola” con lo chef Matteo Ghigino di Amido Lab. Sabato 21 settembre apertura della manifestazione con i banchi di assaggio alle 10:30 e poi nel pomeriggio alle 16:30 la masterclass “Uliveto Etna: viaggio nel mondo dell’Olio EVO”,  condotta da Maria Antonietta Pioppo e a seguire il Convegno “Coltivare il Futuro. Ulivi, Paesaggio, Ambiente dove saranno presenti Salvatore Barbagallo, Assessore regionale all’Agricoltura, Sviluppo rurale e Pesca mediterranea – Regione Siciliana, Vincenzo Mignemi, Assessore all’Agricoltura – Comune di Biancavilla, Giosuè Arcoria, Presidente Confagricoltura sezione Catania, Enzo Signorelli, produttore di olio e giornalista, Giosuè Catania, Presidente del Consorzio di Tutela Monte Etna e Presidente CIA Sicilia Orientale, Riccardo Randello, Soc. Coop. APO Catania ed il moderatore Diego Caltabiano. La giornata si concluderà con la degustazione di prodotti tipici locali ed il concerto dei Supernova. Domenica 22 settembre apertura degli stand espositivi alle 10:30 a cui seguirà la masterclass “Evo Experience: viaggio nei sapori e nei profumi della biodiversità siciliana” condotta da Riccardo Randello. L’evento si protrarrà per tutta la giornata e sarà intermezzato da esibizioni, momenti di approfondimento e conviviali fino alle chiusura degli stand: “L’Etna ci regala non solo visibilità nazionale e internazionale ma anche prodotti straordinari come le nostre olive e il nostro olio. La rassegna Colate Verdi dell’Etna - precisa il sindaco Antonio Bonanno - celebra l’eccellenza dell’olio extravergine di oliva del nostro territorio, ritagliandosi un ruolo sempre più rilevante in ambito regionale, al pari della manifestazione dedicata al vino. Un orgoglio per Biancavilla e per tutta l’area etnea.”. La manifestazione offrirà ai visitatori l’opportunità di vivere un’esperienza a tutto tondo, fatta di degustazioni guidate, momenti di approfondimento culturale, laboratori e attività rivolte a grandi e piccoli. Oltre a celebrare la tradizione, l’evento intende essere anche un’occasione di confronto sul futuro dell’olivicoltura, mettendo al centro temi come la sostenibilità, l’innovazione e le nuove sfide di mercato. Biancavilla, con il suo paesaggio suggestivo alle pendici dell’Etna, diventa così luogo di incontro, riflessione e festa, in cui la comunità si riconosce e si racconta attraverso uno dei suoi prodotti più preziosi.

La seconda edizione di “Colate Verdi” è promossa dal Comune di Biancavilla con il finanziamento dell’Assessorato Regionale dell'agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea.

giovedì 11 settembre 2025

Biodiversità, sentenza storica in Francia



 lo Stato condannato per i danni alla biodiversità causati dai pesticidi

Periodicamente si assistono ad attacchi più o meno strumentali all’UE verde, da una parte gli agroindustriali e dall’altra i neofiti, che hanno   interessi convergenti,     economici e  ignoranza in primis. La sentenza francese, rappresenta un punto fondamentale per le future politiche dell'UE


Le possibili ricadute in Italia

Una vittoria giuridica senza precedenti

Il 3 settembre 2025, la Corte amministrativa d’appello di Parigi ha emesso una sentenza destinata a diventare un punto di svolta nella lotta all’inquinamento da pesticidi. Lo Stato francese è stato condannato per il crollo della biodiversità legato all’uso massiccio di sostanze chimiche in agricoltura e obbligato a rivedere radicalmente le procedure di autorizzazione.
Per la prima volta viene riconosciuto in sede giudiziaria un nesso causale diretto tra le carenze valutative delle istituzioni pubbliche e il declino della biodiversità.


Il principio di precauzione come pilastro europeo

La sentenza riafferma la centralità del principio di precauzione, previsto anche dal diritto europeo, secondo il quale gli Stati membri devono adottare misure di tutela basate sui dati scientifici più aggiornati.
Questo principio, già formalmente riconosciuto, raramente aveva trovato applicazione così concreta e vincolante per i governi.

Le ricadute in Italia

Sebbene la sentenza sia stata emessa in Francia, i suoi effetti si riverberano inevitabilmente anche in Italia, dove il tema dei pesticidi è centrale per l’agricoltura, la salute pubblica e la tutela del patrimonio naturale.

  1. Giurisprudenza e diritto ambientale

    • In Italia potrebbero aprirsi nuovi spazi per azioni legali promosse da associazioni ambientaliste, apicoltori e cittadini, sulla scia del caso francese.

    • La sentenza costituisce un precedente che rafforza la possibilità di invocare la responsabilità dello Stato italiano in caso di autorizzazioni non conformi al principio di precauzione.

  2. Politiche agricole e revisione delle AIC

    • Il Ministero dell’Agricoltura e quello della Salute potrebbero essere sollecitati ad aggiornare le procedure di autorizzazione all’immissione in commercio dei fitofarmaci.

    • Ciò porterebbe a un maggiore allineamento con le normative europee, riducendo progressivamente l’uso di molecole dannose per gli impollinatori e per la biodiversità.

  3. Tutela degli impollinatori e apicoltura

    • L’Italia, tra i principali produttori di miele in Europa, potrebbe trarre grande beneficio dall’applicazione rigorosa del principio di precauzione, garantendo un futuro più sicuro alle api, oggi minacciate dai neonicotinoidi e da altri principi attivi.

    • Il settore apistico, già protagonista di numerose battaglie civili, potrebbe rafforzare il proprio ruolo di sentinella ambientale.

  4. Implicazioni per la salute pubblica

    • La riduzione dell’esposizione ai pesticidi non riguarda solo la fauna selvatica ma anche la popolazione, soprattutto nelle aree agricole.

    • In Italia, dove i pesticidi sono utilizzati in modo intensivo in alcune regioni   un aggiornamento delle procedure di valutazione ridurrebbe i rischi di contaminazione delle acque, dei suoli e degli alimenti.

  5. Nuove prospettive per l’agroecologia

    • La sentenza francese può rappresentare un incentivo per l’Italia a sostenere modelli agricoli alternativi, come l’agricoltura biologica, rigenerativa e neorurale.

Un’opportunità per l’Italia

In sintesi, la decisione della Corte francese non è soltanto un episodio nazionale ma un campanello d’allarme europeo. Per l’Italia, essa rappresenta un’occasione per:

  • rafforzare il legame tra scienza, diritto e società civile;

  • accelerare la transizione ecologica del sistema agricolo;

  • tutelare biodiversità, salute pubblica e paesaggio rurale, che costituiscono asset fondamentali del nostro Made in Italy agroalimentare.



“HE 28 CAP Strategic Plans Underway – Summary of implementation in 2023-2024, facts and figures”

Antonella Petix               

Abbiamo incontrato NinoSutera Responsabile dell'Osservatorio Neorurale

  Nino  Sutera,   Diploma di Laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie, Funzionario Direttivo della Regione Siciliana, Divulgatore Agricolo, responsabile dell'Osservatorio Neorurale,  “Formatore Consulente” del Formez,  Componente del Gruppo di lavoro  del MIPAF, Referente della rete interregionale sulla ricerca e servizi allo sviluppo, Iscritto all’Albo regionale dei Formatori interni presso il Dipartimento della Funzione Pubblica della Regione Sicilia ,Consulente Formatore del PAN fitofarmaci,  Ideologo dei Borghi GeniusLoci De.Co.  e del Percorso informativo di sviluppo locale “Un Villaggio di idee” è stato Coordinatore  del  G.I.T (Gruppi d’interesse territoriale del MIUR)   Ideologo della Libera Università Rurale, componente della  task force nazionale per le De.Co. autore di diverse pubblicazioni e relatore a tanti eventi divulgativi, blogger, Coordinatore per l'Italia del Parlamento Rurale Europeo.

  

Bel curriculum?

Così dicono gli addetti ai lavori 

Allora Dr Sutera  o  Nino come preferisce?

 Nino, chiaramente.

La Direzione Generale dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale della Commissione Europea (Unità B.2) ha recentemente pubblicato il documento “HE 28 CAP Strategic Plans Underway – Summary of implementation in 2023-2024, facts and figures”, una sintesi dello stato di avanzamento dei Piani Strategici della PAC nei diversi Stati membri. All’interno della relazione, l’Italia è rappresentata da due Regioni, tra cui la Sicilia, citata espressamente per le iniziative considerate esempi di buone pratiche.  La pubblicazione ha messo in evidenza il lavoro svolto dal Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana, e nello specifico dall’Unità di Staff – Osservatorio Neorurale e dalla Rete Regionale del Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura  2021-2024. 

E’ sorpreso?

Sinceramente quando il collega della regione Veneto, mi ha inviato il documento, con allegati i complimenti, pensavo che aveva voglia di scherzare.

…mentre?

L’attività portata avanti negli anni 2021-2024 ha avuto come finalità la valorizzazione delle competenze, la diffusione di conoscenze e l’implementazione di processi innovativi a supporto delle imprese agricole e rurali.

L’esperienza dell’Osservatorio Neorurale  per la verità nasce nella precedente esperienza lavorativa presso un altro ente della regione  (2007-2020) ed è stata concepita come un laboratorio permanente di analisi e sperimentazione sui nuovi modelli di sviluppo rurale.  

Un percorso riconosciuto come buona pratica?

Il riconoscimento europeo riguarda, in modo particolare, il ricco programma di iniziative realizzate nel passato. Tra queste, spiccano i numerosi webinar tematici, organizzati in collaborazione con gruppi di lavoro specializzati, che hanno favorito l’ampio coinvolgimento degli stakeholder regionali, con le forme nuove dell’ITC      La partecipazione attiva di enti, associazioni, imprese agricole, ricercatori e portatori di interesse ha confermato la centralità della rete nel creare un dialogo costante  

L’inserimento della Sicilia nel report europeo non rappresenta soltanto un riconoscimento formale, ma la conferma della bontà di un percorso avviato con determinazione, è sorpreso?

No

Lei è molto modesto

Qual è il punto di forza dell’ iniziativa?

E’ il collegamento tra il blog e il gruppo tematico di whatsapp,   in questo spazio virtuale dove entità diverse, con esperienze diverse s’incontrano si confrontano ed elaborano nuove idee e nuove proposte.
Noi   siamo riusciti, e ne siamo orgogliosi, a tramutare un’iniziativa in un metodo, non abbiamo seguito un modello, ma l’abbiamo creato, sperimentato e a quanto pare piace. Non è qualcosa che capita a tutti, né tutti i giorni. Ricevere poi i complimenti di colleghi di altre regioni fa sempre piacere, perché sono apprezzamenti genuini e spontanei, di addetti ai lavori qualificati

Tutto qui?

No, c’è la cosa più importante

Prego

Questi risultati sono stati possibili, per essere precisi, grazie alla collaborazione di tanti, e in particolare dell’Agr. Paolo Salanitro, Consulente Fitosanitario, Assistente Tecnico di Chimica presso il Liceo Lucio Piccolo di Capo d’Orlando, collaboratore instancabile che ha operato a titolo gratuito, con dedizione e passione  

Ma Lei non si sente un Funzionario pubblico un po’ atipico?

Dipende dai Funzionari che Lei conosce.

Quale delle iniziative avviate Le ha dato maggiori soddisfazioni?

Ma, guardi non è che si può fare una classifica.

Si ma c’è ne sarà una che è stata migliore delle altre?

No,  guardi non funziona proprio così,non è una gara  tra migliori e peggiori.

Prendo spunto nelle mie attività e iniziative dall’aforisma di Thomas  Alva Edison  “il valore di un idea sta nel metterla in pratica”Partecipare da protagonista in uno spazio di del Claster BioMediterraneo di Expo 2015,  per ben tre volte, oppure all’Assemblea dei Sindaci dei Borghi De.Co., piuttosto al Session Poster del  Forum  PA, oppure a Palazzo Steri, o all'Orto Botanico,  piuttosto  in un’Aula Consiliare del Borgo più piccolo d'Italia,  ha la stessa identica valenza. 

Grazie

Grazie a lei

mercoledì 10 settembre 2025

Identità del vitigno.


Giuliana Cattarossi, Giovanni Colugnati

Colugnati&Cattarossi, 

Partner Progetto PER.RI.CON.E.

 

                       Può sembrare curioso che ci si possa imbattere talvolta in errori, confusioni o ambiguità che riguardano proprio l’identità dei vitigni, il loro essere o non essere questa o quella entità. In realtà i problemi che possono verificarsi sono piuttosto frequenti e non riguardano solo i vitigni meno noti. Si tratta di questioni che vanno studiate e chiarite al loro insorgere: è quasi sempre controproducente ignorarle, magari per via di vincoli legislativi (DOC o le IGT), perché prima o poi possono emergere nuocendo alla trasparenza e dunque all’immagine di un territorio. Quando, ad esempio, negli anni Settanta lo ‘Chardonnay’ conobbe nel nostro Paese la sua ampia diffusione, non ben conosciuto per i suoi caratteri, e anzi fu spesso confuso con il ‘Pinot bianco’ che, assomigliandogli, veniva spesso commerciato al suo posto, fino a che le caratteristiche distintive dei due vitigni furono accuratamente descritte (Scienza et al., 1979).

Più recentemente ci si è accorti che una buona parte del ‘Cabernet franc’ italiano corrisponde in realtà al bordolese ‘Carmenère’ (Calò et al., 1991). L’identità tra ‘Vermentino’, ‘Pigato’ e ‘Favorita’, anche se iscritti separatamente nel Registro delle Varietà, è stata dimostrata con metodi ampelografici (Schneider, Mannini, 1990) e in seguito confermata con analisi genetiche (Botta et al., 1995). Il ‘Pignoletto’ corrisponde in realtà al ‘Grechetto di Todi’ (Filippetti et al., 1999), l’‘Aglianicone’ al ‘Ciliegiolo’ (Crespan et al., 2002), il ‘Prosecco’ ha un suo sinonimo nell’istriano ‘Teran Bijeli’ (Maletic et al., 1999).

Gli esempi al proposito sono numerosissimi ed ogni contributo alla conoscenza di identità, sinonimi e caratteri, purché fondato su solide basi scientifiche, è il benvenuto per comprendere e valorizzare ogni vitigno autoctono.

La conferma che lo spagnolo Albariño fosse identico al portoghese ‘Alvarinho’, ad esempio, ha permesso l’utilizzo di materiale di propagazione portoghese in Spagna, dove gran parte delle piante erano infette da virosi. A tal proposito sarebbe assolutamente auspicabile che una banca dati genetica riportante il profilo delle oltre 500 cultivar ad uva da vino, da tavola e portinnesti ufficialmente registrate in Italia, fosse resa accessibile on line.

Vi sono infatti i marcatori idonei allo scopo, che sono i microsatelliti o Simple Sequence Repeats (SSR) (Sefc et al., 2001), di cui 6 loci sono stati adottati dalla comunità scientifica internazionale (This et al., 2004). Inoltre, molti laboratori nel nostro Paese hanno ormai già analizzato una gran parte dei vitigni autoctoni, sia principali che minori, e sarebbe pertanto sufficiente riunire, verificare ed armonizzare questi dati per realizzare una gran parte della banca dati in questione.

Quanto alle analisi molecolari, si vuole ancora ribadire che esse in ogni caso vanno affiancate ad esperti controlli ampelografici di campo, sia per esser certi di aver prelevato i campioni voluti, sia per una corretta interpretazione dei risultati, data la complessità e la confusione nella denominazione delle cultivar (omonimi e sinonimi), che ancora riguarda una buona parte del germoplasma italiano.

Un’altra applicazione della determinazione dell’identità del vitigno in enologia varietale è la tracciabilità genetica, ovvero la ricerca dell’origine genetica delle uve nei mosti e nei vini: in altre parole, la possibilità di determinare il vitigno (o i vitigni) che rientrano nella composizione di un certo vino. È evidente che per questo argomento vi è un enorme interesse, sia per i protocolli relativi ai controlli di qualità, sia per meno piacevoli (ma doverose) finalità repressive.

Sulla matrice vino la tracciabilità genetica è più problematica, non tanto per via dell’interferenza del DNA di lieviti e batteri, quanto per la difficoltà di recuperare quantità sufficienti di materiale genetico della pianta, che, soprattutto nei vini commerciali e meno giovani, è molto esigua per via degli interventi tecnologici che allontanano i residui di tessuti provenienti dalle uve.

 

Etna Days 2025, i vini del vulcano al centro del mondo

 


Un’edizione da record tra degustazioni, masterclass e ospiti internazionali

Catania, settembre 2025 – I riflettori del mondo del vino si accendono sull’Etna. Dal 18 al 20 settembre 2025 torna Etna Days, l’evento internazionale promosso dal Consorzio di Tutela Vini Etna DOC che celebra un terroir diventato simbolo globale di eccellenza, biodiversità e resilienza.



La quarta edizione sarà la più partecipata di sempre: oltre 90 cantine aderenti, circa 500 etichette in degustazione e più di 70 giornalisti e formatori provenienti da Stati Uniti, Europa e Italia, ospiti grazie anche alla collaborazione con il Concours Mondial de Bruxelles. Il quartier generale sarà il Picciolo Golf Resort di Castiglione di Sicilia, punto di partenza per tre giornate di incontri, masterclass e visite nelle contrade. Fulcro del programma sarà l’imponente walk around tasting dedicato a stampa e operatori, un’occasione per scoprire la straordinaria diversità dei vini Etna DOC: dai rossi eleganti di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio ai bianchi vibranti di Carricante e Catarratto, fino agli spumanti metodo classico. La serata inaugurale ospiterà una cena di gala con i produttori etnei e la giuria del Concours Mondial de Bruxelles, testimoniando l’intreccio virtuoso tra la denominazione e i grandi network enologici globali.

Etna Days è la sintesi del nostro lavoro collettivo: vogliamo mostrare non solo vini, ma un patrimonio culturale e identitario che appartiene alle comunità del vulcano – spiega Francesco Cambria, Presidente del Consorzio. Il Direttore Maurizio Lunetta aggiunge: “Quest’anno registriamo numeri che consolidano la dimensione internazionale dell’Etna DOC. Il nostro impegno per il futuro è far crescere l’economia del vulcano in modo integrato, includendo ospitalità, ristorazione e prodotti tipici. In questa prospettiva arricchiamo anche il patrimonio comunicativo con una miniserie di documentari in italiano e inglese che restituiranno al mondo i valori autentici delle comunità etnee”. A rafforzare la valenza istituzionale dell’evento è l’Assessore all’Agricoltura della Regione Siciliana, Salvatore Barbagallo: “L’Etna è laboratorio naturale di sostenibilità e biodiversità, e la Regione sostiene con convinzione questa esperienza, che contribuisce a rafforzare la reputazione internazionale della nostra vitivinicoltura”.

Etna Days è dunque molto più di un evento promozionale: è un osservatorio internazionale sulle dinamiche economiche, culturali e produttive che ruotano attorno al vulcano, una piattaforma che consolida anno dopo anno il ruolo dell’Etna come capitale enologica del Mediterraneo.

L’iniziativa – per la quota relativa alla partecipazione della stampa italiana – è finanziata dall’Assessorato regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della Pesca MediterraneaDipartimento Regionale dell’Agricoltura.

L’Economia della Conoscenza per lo sviluppo agricolo e rurale


In Italia si scontrano due teorie, quella dell'EC e quella che punta principalmente sugli investimenti materiali (motozappe, trattrici,   motopompe,ect,ect) 
Della seconda teoria chiaramente non c'è ne occupiamo...


" In Sicily in Italy, a series of webinars targeting advisors was carried out aiming to promote digital applications, such as business management at farm level, water management, and irrigation. In 2024, another Italian region, Emilia-Romagna, hosted a conference that emphasized the important role of EIP-AGRI OGs in fostering sustainability and provided visibility to outstanding projects, encouraging others to promote European cooperation to modernize agriculture."
Bene, i webinar a cui fanno riferimento sono quelli organizzati dall' Osservatorio Neorurale 2021-2024 https://chat.whatsapp.com/EA7A3w7IxDDAd0C7SXmjrG

L’Economia della Conoscenza (EC) è un modello di sviluppo che considera la conoscenza come principale fattore produttivo. Nell’agricoltura e nelle aree rurali, questo significa mettere al centro informazioni, competenze, innovazioni e relazioni come risorse decisive per generare crescita sostenibile, competitività e coesione sociale.

La transizione verde e digitale dell’UE richiede che anche il settore agricolo si inserisca pienamente nella logica della EC, con sistemi capaci di produrre, diffondere e applicare conoscenza a beneficio degli agricoltori, delle comunità e dei territori.


2. Economia della Conoscenza e agricoltura

2.1 Principi fondamentali

Applicare la EC all’agricoltura significa:

  • valorizzare la conoscenza tacita degli agricoltori e metterla in dialogo con la ricerca scientifica;

  • costruire reti di apprendimento che superino la frammentazione;

  • favorire l’innovazione aperta e diffusa, accessibile a tutti;

  • rendere l’informazione un bene comune, condiviso e co-prodotto.

2.2 Impatto nelle aree rurali

Per le aree rurali, la EC significa non solo crescita economica, ma anche:

  • coesione sociale, grazie alla partecipazione delle comunità;

  • resilienza territoriale, perché le conoscenze aiutano ad affrontare crisi ambientali ed economiche;

  • rigenerazione culturale, con nuove forme di imprenditorialità neorurale.


3. Il quadro europeo:   innovazione diffusa

La Commissione Europea promuove il modello basati sull'EC fin da Agenda 2000,  proprio come strumento per trasformare la conoscenza in motore di sviluppo.
Attraverso programmi come:

  • EIP-AGRI, che finanzia Gruppi Operativi per progetti innovativi;

  • LEADER/CLLD, che anima i territori;

  • Horizon Europe, che sostiene ricerca e sperimentazione,
    si costruisce un ecosistema in cui l’innovazione è condivisa e applicabile alle sfide concrete delle aziende agricole.


4. L’Italia e la rete delle conoscenze

In Italia, la Rete Rurale Nazionale e i Programmi di Sviluppo Rurale hanno sviluppato strumenti di animazione, formazione e divulgazione.
L’adozione del modello EC significa:

  • passare da interventi frammentati a reti integrate di conoscenza;

  • valorizzare le esperienze locali come parte di un patrimonio nazionale;

  • diffondere innovazioni in modo aperto, inclusivo e replicabile.


5. La Sicilia come laboratorio di Economia della Conoscenza

5.1 L’Osservatorio Neorurale

La Sicilia ha istituito nel 2021 l’Osservatorio Neorurale, che rappresenta un esempio concreto di applicazione della EC:

  • osserva e raccoglie nuove sfide;

  • favorisce scambi di esperienze e buone pratiche;

  • diffonde conoscenza attraverso eventi, laboratori e pubblicazioni, webinar, partecipazione a eventi divulgativi;

  • connette persone e istituzioni, trasformando il sapere individuale in capitale collettivo.

La Rete Regionale del Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura (2021) coordinata dall'Osservatorio Neorurale  è la struttura che permette di mettere a sistema 

All’interno di questa rete, l’Osservatorio Neorurale diventa un nodo di innovazione sociale, capace di tradurre i principi della EC in pratiche concrete, accessibili e vicine al territorio.


6. Conclusioni

L’Economia della Conoscenza applicata all’agricoltura e allo sviluppo rurale non è solo un concetto teorico: è una strada concreta che consente  di affrontare le sfide del futuro. Il riconoscimento dell'attività  come buona pratica ne è un esempio evidente, capace di trasformare informazioni e saperi in sviluppo, partecipazione e sostenibilità.


 SINTESI DELLE ATTIVITA'

































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