mercoledì 14 maggio 2025

Il Progetto INPOSA: La Sicilia all'EU CAP Network Brokerage di Praga il 29-30 aprile


NinoSutera


 

Il progetto INPOSA (Innovazione nel Pomodoro e Sostenibilità in Agricoltura)finanziato dalla Misura 16.1 del PSR-Sicilia 2014-2022  e il relativo gruppo operativo (GO PRIA)   ha partecipato su invito all'EU CAP Network Stand-Alone Brokerage Event, che si svolto a Praga il 29 e 30 aprile 2025. Questo evento, organizzato dalla rete CAP Network, rappresenta una prestigiosa occasione di networking tra gruppi operativi, ricercatori, innovatori e finanziatori, con l'obiettivo di sviluppare collaborazioni per i bandi Horizon Europe, Cluster 6, focalizzati sull’agricoltura e le aree rurali.
                 INPOSA   presentato dalla Dott.ssa Maria Sabrina Leone, Innovation Broker del progetto, durante la sessione "Innovation Market", dedicata alla disseminazione e condivisione delle esperienze. Questo momento ha consentito  al progetto di entrare in contatto con altre realtà internazionali e di ampliare le possibilità di collaborazione.

L'evento esplorerà tematiche cruciali come la sostenibilità agricola, le tecnologie digitali, i modelli di business innovativi, e la gestione circolare delle risorse naturali, nonché le opportunità di finanziamento attraverso la Politica Agricola Comune (PAC) e altri fondi europei. Sarà anche un’importante occasione per confrontarsi con realtà provenienti da tutta Europa, contribuendo a stimolare la cooperazione internazionale nel settore agricolo.

L’agricoltura è sempre stata un crocevia di tradizione e innovazione, dove la saggezza dei secoli si incontra con la creatività delle menti moderne. Sin dalla sua costituzione nel 2012, l’European Innovation Partnership for Agricultural Productivity and Sustainability (EIP-AGRI) spicca, in questo contesto, come punto di riferimento a supporto di una agricoltura più sostenibile in Europa.

INPOSA è il progetto siciliano a partecipare a questo evento, rappresentando così la nostra Regione in un contesto internazionale di grande rilevanza. Nel 2024, il progetto ha ottenuto un altro importante traguardo, arrivando tra i 5 finalisti, l'unico italiano, nella categoria "Sostenibilità" agli EIP-AGRI Innovation Awards a Lisbona.

Proprio a  maggio dello scorso anno  si è tenuto in Portogallo l’evento “EIP-AGRI Innovation Awards”, durante il quale sono stati premiati  i  progetti presentati daI   gruppi operativi europei,   aventi l’obiettivo di promuovere pratiche, soluzioni e processi innovativi. Tra i progetti italiani finanziati dal PSR 2014-2022 – appartenenti alla Sottomisura 16.1 (Bando 2018) – ammessi alla fase finale del Contest   due erano di matrice siciliana  LINK

 







sabato 10 maggio 2025

Un "bagno nella foresta" per rigenerarsi con Gaspare Armato

 

Gaspare Armato

Gaspare Armato psicologo libero professionista, psicoterapeuta cognitivista che lavora anche nell’ambito della Psicologia Ambientale e futuro esperto facilitatore in Medicina Forestale presso A.I.Me.F (Associazione Italiana di Medicina Forestale), ridisegna l’idea curativa che hanno la natura e gli ambienti indoor se vissuti in modalità interattiva attraverso lo scambio consapevole tra l’uomo e i suoi stessi habitat.
Montevaghese di origine, vissuto da bambino per alcuni anni a New York, è nato appena un anno dopo il catastrofico terremoto che nel gennaio del 1968 rase al suolo il Belice, stravolse la vita di migliaia di Siciliani e la cui ricostruzione non rimane proprio il simbolo di trasparenza ed eccellenza urbanistica. Da questo evento traumatico che ne devastò, soprattutto, l’ambiente umano, scaturisce la motivazione che lo porterà a Padova per intraprendere gli studi universitari in Psicologia e orientare la sua ricerca nel contesto ambientale definendo la funzione degli ambienti, sia indoor che outdoor, come luoghi organizzati e resi fruibili per innescare stati di benessere.

Rigenerazione in natura, Medicina Forestale, Psicologia Ambientale ed Architettonica: saranno questi i cardini del nostro prossimo futuro formulato sul concetto psicofisico di benessere e, aggiungiamo arbitrariamente, anche quello di bell'essere.

 Siamo nella Valle del Belice, percorso sul quale viaggia idealmente il suo progetto, scaturito dal master universitario in Futuro Vegetale condotto dallo scienziato e noto botanico Stefano Mancuso, docente all’Università di Firenze, fondkatore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV) e che insieme allo psichiatra Gianni Liotti, fondatore della Psicoterapia Cognitivo-Evoluzionista, rappresentano i pilastri fondamentali della sua formazione. Partiamo però dall’inizio.


La storia è di quelle che oggi cominciano a ripetersi in Sicilia, tra le antesignane che parlano di partenze e ritorni, scelte di vita di chi crede che in questa terra ci siano tutte le possibilità per lavorare e creare sviluppo e innovazione, costruire un futuro moderno ed evoluto, utilizzando le risorse del territorio senza inventarsi nulla, ma utilizzando il bello che c’è.

Così Gaspare vede la sua Sicilia: un luogo dove la grande bellezza degli habitat naturali come di quelli abitativi delle architetture, o di fruizione culturale hanno una funzione curativa già in situ, ancor più se su alcuni di questi si promuovono i principi di reciprocità, integrazione e rigenerazione, dove la cura dei luoghi diventa terapia, dove i luoghi diventano cura.

Armonia, equilibrio, reciprocità: connessioni che stanno sotto lo stesso ombrello, ovvero, “i luoghi della cura, la cura dei luoghi” la sintesi alla base della sua ricerca, seguendo quel principio scientifico che insiste sulla potenzialità curativa dell’interazione tra ambiente e uomo, innescando processi benefici migliorativi sui sistemi cognitivi, neuroendocrini, cardiocircolatori ed immunitari degli esseri umani.

È durante l’incontro che spiega come uno dei mali che affliggono la società contemporanea è l’errata percezione umana dell’ambiente naturale: la nostra è una visione della natura di tipo predatoria e non interlocutoria, non di reciprocità, non intendiamo, ad esempio, le piante come degli esseri viventi dotati di una propria vita neurale, di una esistenza vegetale al pari della nostra ma sviluppata in un senso ovviamente diverso, le ignoriamo rendendole invisibili ai nostri occhi, alla nostra percezione.

Gli esseri umani sono afflitti da Plant Blindness ovvero di cecità alle piante e questo nel corso della storia ha generato e continua a generare enormi problemi alla vita sul pianeta. Ma i paesaggi e gli ambienti naturali non sono solo luoghi da cui ricavare risorse alimentare o gradimento estetico, possono essere dei luoghi dove “coltivare” importanti processi di salutogenesi, sia a livello psichico, sia a livello fisico.

Esiste ormai una vastissimi letteratura scientifica internazionale che ne dimostra l’efficacia in questo senso. Il master diventa il volano della sua idea e i “luoghi della cura, la cura dei luoghi” prendono il nome di “Kepos” un progetto già avviato nella fase della riorganizzazione degli spazi insieme ad agronomi, architetti, designer ed artisti, tutti colleghi del master in Futuro Vegetale, provenienti da diverse parti d’Italia, il cui primo scopo è la valorizzazione proprio di quei paesaggi martoriati del suo Belice, trasformandoli in luoghi curativi e di rigenerazione.

Il concetto legato a Kepos – per gli antichi Greci una parola densa di significato che riconduce all’idea di giardino, grembo materno, luogo protetto e paesaggio, ambiente dove si sviluppa la vita - parte dalla teoria scientifica di Kaplan, dalle configurazioni ambientali le cui 4 caratteristiche sono leggibilità, coerenza, complessità e fascinazione, elementi che stimolando l’esplorazione conducono al ritrovamento degli equilibri psicofisici e del proprio Sé.

Un’azione progettuale che si configura anche come “meta-progetto” in grado di sviluppare altre azioni parallele con una interdisciplinarità che fornisce più applicazioni. Un lotto di tre ettari nel territorio di Montevago, donato dai suoi genitori, un luogo in passato violentato dal sisma del ’68 e dagli incendi, a pochi passi dal bosco del Magaggiaro, dove si ripropone una configurazione ambientale ecosistemica rigenerata con più aree vegetali.

 

mercoledì 7 maggio 2025

L'eredità verde di Papa Francesco

 

un’agricoltura etica, sostenibile e fraterna

Tra encicliche, discorsi e gesti concreti, Papa Francesco ci consegna una visione dell’agricoltura come cura della terra, rispetto per il lavoro contadino e scelta di giustizia per l’umanità intera.

Papa Francesco ci lascia molto più di parole: ci lascia una visione. In un tempo in cui la terra geme sotto il peso dell’inquinamento e dell’avidità, la sua voce ha saputo risuonare chiara e profetica. L’agricoltura, per lui, non è solo produzione: è vocazione, responsabilità, speranza.

Lungo tutto il suo pontificato, ha costruito un’eredità fatta di gesti e parole, indicando la strada verso un modello agricolo che rispetta la natura, tutela la dignità umana e mette al centro il bene comune. È una visione integrale, che tiene insieme l’etica del lavoro, la sostenibilità ambientale e un’economia capace di includere e non escludere.

Nel tempo dei cambiamenti climatici, delle disuguaglianze e della crisi alimentare globale, Papa Francesco ha scelto di seminare parole che parlano di terra, cibo e giustizia. Il suo sguardo sull’agricoltura è profondo e radicale: la considera uno dei nodi cruciali per la sopravvivenza dell’umanità e per la costruzione di un mondo più giusto.

Etica del lavoro contadino

Per Francesco, l’agricoltura è anzitutto un atto etico. È il lavoro invisibile di milioni di mani che ogni giorno rendono possibile la vita. “Il lavoro dei contadini è un lavoro di speranza. Sono loro che seminano il futuro dell’umanità”, ha affermato in un messaggio al Festival dell’Economia Civile nel 2021. Un riconoscimento non solo simbolico, ma politico, in un sistema che spesso marginalizza i piccoli produttori, sfrutta i braccianti e considera il cibo una merce come un’altra.

Il Papa invita a riconoscere la dignità di chi lavora la terra e a superare l’idea che sviluppo significhi solo profitto. “Abbiamo bisogno di recuperare il senso del dono, della cura e della giustizia”, scrive nella Laudato Si’. In un mondo dove l’agricoltura è spesso dominata da logiche industriali e speculative, la sua voce richiama a un’economia più umana.

Custodia del creato

La dimensione ambientale dell’agricoltura è centrale nel suo magistero. L’enciclica Laudato Si’ (2015) è diventata un manifesto della sostenibilità integrale. Francesco denuncia apertamente i danni dell’agricoltura intensiva, l’uso sconsiderato di pesticidi, la deforestazione e la perdita di biodiversità. “La terra, la nostra casa comune, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia”, scrive con lucidità e dolore.

Invita quindi a promuovere modelli agricoli rispettosi dell’ambiente, legati ai territori e capaci di rigenerare il suolo. Un’agricoltura che ascolti il tempo della natura, che sappia fermarsi, ruotare le colture, lasciare riposare i campi. “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”, afferma nel paragrafo 139 dell’enciclica. La cura della terra è anche cura dell’uomo.

Un’economia che nutre tutti

Ma c’è anche un’altra dimensione che Papa Francesco mette in luce: quella economica. Il Papa non ha esitato a definire la speculazione sul cibo “un crimine che viola il diritto umano fondamentale al cibo” (Discorso alla FAO, 20 novembre 2014). Il cibo, ricorda, non è una merce: è vita, è relazione, è diritto.

Per questo promuove il commercio equo, le filiere corte, la sovranità alimentare. Difende il diritto dei popoli a decidere come produrre e distribuire il proprio cibo, fuori dalle logiche imposte da un mercato globale che premia pochi e lascia indietro molti. “È scandaloso non vedere il cibo come un bene universale e trattarlo invece come merce soggetta a speculazioni”, ha ribadito con forza.

Un messaggio universale

Il messaggio di Papa Francesco supera i confini della religione. È un appello rivolto a credenti e non credenti, a consumatori e produttori, a politici e cittadini. È una visione del mondo in cui l’agricoltura diventa strumento di pace, giustizia e riconciliazione.

Il Papa non coltiva utopie: coltiva coscienze. E lo fa con parole che sono semi. Sta a noi accoglierli, farli germogliare, annaffiarli con scelte concrete: scegliere cibo locale, sostenere chi lavora con rispetto, educare al consumo consapevole.

Solo così potremo trasformare la tavola in un luogo di fraternità e il campo in un laboratorio di futuro.


Il GAL Terre di Aci alla 42esima edizione di Macfrut di Rimini

 


All’Expo Centre, dal 6 all’8 maggio, grande visibilità per il limone dell’Etna IGP

e per il Cavolo trunzo di Aci

 

Acireale Il GAL Terre di Aci partecipa alla 42esima edizione di Macfrut, fiera della filiera

internazionale dell’ortofrutta, in programma al Rimini Expo Centre dal 6 all’8 maggio, esponendo in particolare due prodotti identitari del comprensorio acese come il limone dell’Etna IGP ed il cavolo trunzo di Aci. Si tratta di una delle più importanti cornici fieristiche internazionali che vede proposte di oltre 1400 espositori (dei quali il 40% esteri), 1500 top buyer connessi a una piattaforma di networking, saloni tematici ed un centinaio di eventi su trend e tendenze del settore. Il patrocinio del GAL Terre di Aci consente così a due eccellenze del territorio di campeggiare tra i più importanti stand del settore sul piano europeo.



Tra profumi di agrumi, sorrisi e incontri con delegazioni internazionali, la delegazione del GAL ha raccontato, attraverso la rete del Consorzio del limone dell’Etna IGP, i sette vantaggi del nostro

limone, frutto unico coltivato alle pendici dell’Etna, simbolo di qualità, tradizione e sostenibilità. In esposizione, anche i prodotti trasformati: liquori, cassette freschissime e tutta la passione della Sicilia più autentica. Grande curiosità ovviamente anche attorno al cavolo trunzo, presidio Slow Food, alle sue “caratteristiche da super food” e alle possibili combinazioni in cucina.



L’iniziativa rientra nell’attività continua del GAL relativa alla Misura 19.2 legata al Sostegno dello Sviluppo Locale Leader (FEASR) prevista dal Dipartimento regionale per l’agricoltura, lo sviluppo rurale e la pesca, orientata a valorizzare la produzione del “Limone dell’Etna” nelle Terre di Aci, mirando a sostenere l’innovazione per favorire la produttività e la diversificazione delle principali filiere produttive, nonché promuovere, rafforzare e integrare le filiere dei prodotti di qualità, in collaborazione con il Living Lab delle Aci. “Anche quest’iniziativa rientra nel grande sforzo del nostro Gal di ascoltare il territorio, per il quale abbiamo rilevato la necessità di un coordinamento in grado di innovare la produzione del Limone dell’Etna IGP e dei suoi derivati nonché la sua commercializzazione, adoperandoci per un forte intervento multilivello (Ministero/regione/centri di ricerca/GAL/produttori, per tutelare quello che è un patrimonio irrinunciabile in ampie aree delle Aci dal punto di vista economico/generazionale, culturale e paesaggistico - sottolinea la direttrice, Anna Privitera. – Questo progetto organico e funzionale nel suo insieme, si integra e si completa nell’ambito di una programmazione più vasta di valorizzazione dei prodotti locali, come del resto il cavolo Trunzo. Per questo, esortiamo le

aziende agricole interessate a farsi avanti e collaborare”.

Nell’ambito del progetto infatti rientra anche l’apertura alla manifestazione di interesse rivolta ad imprese agricole produttrici di limoni e non solo con suoli differenti alle quali installare gratuitamente i sensori di Intelligenza Artificiale per il risparmio idrico e altre valutazioni sulle piante.


Al seguente link, alcune immagini video di copertura: https://www.swisstransfer.com/d/8f19c25d-7c71-4b50-ad7a-3367c0e57cd2

Una consultazione pubblica per la nuova Strategia Ue sulla bioeconomia

 

Una consultazione pubblica per la nuova Strategia Ue sulla bioeconomia

L'Italia è fra i Paesi in Europa a più alta incidenza della bioeconomia. Copre il 6,4% in termini di valore aggiunto e quasi l'8% per l'occupazione, con circa 2 milioni di addetti.

A lanciarla nei giorni scorsi la Commissione europea. La fase di ascolto rimarrà aperta fino al 23 giugno. La nuova strategia sulla bioeconomia vedrà la luce entro fine anno

di Emanuele Isonio

 

Supportare cittadini, regioni, i settori chiave dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della produzione industriale e dei servizi di biofabbricazione e biotecnologie promuovendo l’uso migliore e più sostenibile delle biomasse, mantenendo materiali e prodotti nell’economia il più a lungo possibile. Saranno gli obiettivi alla base della nuova Strategia europea per la Bioeconomia che la Commissione Ue si è ripromessa di presentare entro la fine di quest’anno.

Per arrivare a redigere il nuovo testo, che fa seguito a quello originario del 2012 e all’aggiornamento approvato nel 2018, la Commissione ha aperto una consultazione pubblica che durerà fino al 23 giugno prossimo.

Chi può partecipare

L’invito a proporre un proprio contributo è rivolto, oltre che a tutti i cittadini dell’Unione, anche a imprese e industrie, produttori di biomassa, agricoltori, rappresentanti delle parti sociali e delle attività produttive, ONG, organizzazioni di ricerca e formazione, autorità pubbliche nazionali e regionali o di Paesi terzi ed organizzazioni internazionali.

“Questo invito e la consultazione pubblica garantiranno che la Commissione tenga conto delle prospettive delle parti interessate” si legge in una nota. “A tal fine, la Commissione raccoglierà in modo trasparente i loro pareri, le argomentazioni, le informazioni e le analisi di base sulla bioeconomia e sulla futura strategia dell’UE”. Come di consueto, tutti i contributi verranno poi pubblicati sul sito della Strategia e verrà poi prodotta una relazione di sintesi di tutti i contributi ricevuti.

Parallelamente alla consultazione pubblica online, saranno inoltre organizzati diversi workshop specifici per gli stakeholder. Accanto ad essi, sono in programma diversi eventi per gli stakeholder incentrati sulla bioeconomia, come la Settimana Verde dell’UE 2025 e la conferenza della Piattaforma Europea degli Stakeholder per l’Economia Circolare.

Dalla bioeconomia più di 700 miliardi di valore aggiunto

La Commissione europea ricorda che la bioeconomia – intesa come produzione di biomassa, conversione della biomassa in alimenti, materiali e prodotti di origine biologica (inclusi quelli biochimici) e bioenergia – ha generato 728 miliardi di euro di valore aggiunto e ha impiegato 17,2 milioni di persone nell’UE nel 2021. Cifre pari al 5% del prodotto interno lordo dell’UE e all’8,2% della sua occupazione.

“Ciò dimostra il potenziale di crescita di una bioeconomia rigenerativa che contribuisce alla competitività dell’UE, rafforza la sua base industriale, riduce ulteriormente la nostra dipendenza dai combustibili fossili e valorizza le nostre aree rurali” sottolinea la nota della Commissione.

Il percorso di consolidamento della bioeconomia è peraltro reso più urgente dall’attuale contesto internazionale. “La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e una più forte concorrenza internazionale hanno evidenziato la necessità di aumentare la competitività dell’UE e di rafforzare la resilienza, l’efficienza delle risorse, la sovranità alimentare e la sicurezza energetica nell’UE, garantendo al contempo l’accessibilità economica e la convenienza di questi beni e servizi di base per tutti” aggiunge la Commissione.

FONTE: IX Rapporto La Bioeconomia in Italia, Centro Studi Intesa Sanpaolo, 2022.

FONTE: IX Rapporto La Bioeconomia in Italia, Centro Studi Intesa Sanpaolo, 2022.

Il ruolo chiave della Bioeconomia

Non solo: la bioeconomia risponde agli obiettivi contenuti nella Bussola della Competitività, nel Clean Industrial Deal e nella legge UE sul clima. Svolge infatti un ruolo chiave nell’aiutare la UE a raggiungere i suoi target climatici ed energetici entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050, contrastando al contempo la perdita di biodiversità e l’inquinamento. Secondo la Vision for Agriculture and Food, la bioeconomia e la circolarità sono strumenti chiave per l’agricoltura, la silvicoltura e l’intero sistema alimentare per ridurre le dipendenze esterne, diversificare le fonti di reddito e rafforzare il ruolo dei produttori primari.

Tuttavia, la Commissione è preoccupata perché la bioeconomia europea rischia di risentire di un “persistente divario nella crescita della produttività“. Su questo pesano la frammentazione del quadro politico e i compromessi tra gli Stati membri, che ostacolano il potenziale dell’Unione di raggiungere una posizione di leadership in un mercato in rapida espansione, sfruttando i settori dei materiali biologici, della biofabbricazione, dei prodotti biochimici e dell’agritech e della tecnologia alimentare, che presentano un significativo potenziale di crescita. Da qui l’intento di dotare l’Unione di una nuova strategia per la bioeconomia entro fine anno.

Gli obiettivi della nuova Strategia

Negli obiettivi della Commissione, la nuova strategia promuoverà una produzione e un consumo più circolari e sostenibili di risorse biologiche per alimenti, materiali, energia e servizi, offrendo potenziali alternative ai combustibili fossili. Aiuterà poi agricoltori, industrie e imprese (a partire dalle PMI e dalle startup) a colmare il divario di innovazione e a realizzare con successo la transizione verde. “La strategia mirerà a ridurre la pressione sulle risorse limitate attraverso l’innovazione nella produzione primaria, una maggiore circolarità e l’efficienza delle risorse. Affronterà inoltre gli ostacoli e individuerà i fattori trainanti per le innovazioni e le soluzioni della bioeconomia affinché raggiungano il mercato”.

In particolare, le start-up della bioeconomia nell’UE spesso affrontano notevoli difficoltà di scalabilità, spingendo alcune a cercare opportunità e manodopera qualificata all’estero. Tra i fattori chiave che contribuiscono a questa tendenza figurano l’accesso limitato al capitale di rischio, la frammentazione del mercato, la carenza di manodopera e gli ostacoli normativi.

Ovviamente la nuova Strategia seguirà quanto già fatto a livello comunitario finora. In particolare, l’Ue è già riuscita negli ultimi anni a mobilitare finanziamenti pubblici per la ricerca e l’innovazione nel campo della bioeconomia.

L’urgenza di far crescere gli investimenti

La bioeconomia dell’UE potrebbe aumentare la competitività incrementando l’uso di biomassa sostenibile in applicazioni ad alto valore aggiunto, in linea con un utilizzo circolare ed efficiente delle risorse limitate di biomassa. La Bio-based Industries Joint Undertaking (2014-2020) e il suo successore, il partenariato Circular Biobased Europe 2021-2031, hanno ad esempio attratto investimenti privati ​​per 2,4 miliardi di euro entro la fine del 2023. Ad essi, si aggiungono 871 milioni di euro di sostegno da parte dell’UE. La Politica Agricola Comune mobiliterà inoltre circa 8,5 miliardi di euro per la bioeconomia agricola e forestale. Cifre che tuttavia rimangono basse se confrontate con gli attuali programmi dei paesi terzi per promuovere la bioeconomia.

“Sono necessari maggiori finanziamenti per portare queste soluzioni di bioeconomia dalla fase di produzione a quella di impianti di scalabilità e commercializzazione” spiega la Commissione. “Diverse barriere ne ostacolano o rallentano lo sviluppo, in gran parte dovute alla scarsa competitività in termini di costi, alla disparità di condizioni nel mercato unico con risorse fossili, a complessi ostacoli normativi, a una legislazione e a un’attuazione incoerenti in tutta l’UE, a finanziamenti insufficienti associati a esigenze di investimenti ad alto rischio, a lacune nei finanziamenti e a infrastrutture insufficienti”.


martedì 6 maggio 2025

Alla “Tavola del Gattopardo” il prestigioso riconoscimento di “Ambasciatrice dell’Identità Territoriale” del percorso dei Borghi GeniusLoci De.Co. (Denominazione Comunale)

 Si tratta di un riconoscimento che premia la bellezza storica, culturale e paesaggistica del territorio del Comune di Santa Margherita Belice. Il cibo è identità e responsabilità, un nuovo approccio alla sostenibilità e alla valorizzazione dei territori, afferma il Sindaco Gaspare Viola, un riconoscimento importante che si inserisce perfettamente nell’ambito della Sicilia, quale “Regione Europea della Gastronomia 2025”, prima in Italia a ottenere questo vessillo internazionale assegnato dall’International Institute of Gastronomy, Culture, Arts and Tourism (Igcat).

Nella scorsa edizione del Premio dedicato a Tomasi di Lampedusa, si è svolto il Proloquio per la candidatura, propedeutico alla presentazione del dossier di candidatura.
A guidare l’iniziativa istituzionale è l’Assessore al Turismo e alla Promozione Territoriale Deborah Ciaccio, che ha commentato con entusiasmo la notizia: “Siamo contenti e orgogliosi, un risultato da condividere con la città e con i tanti ospiti che vorranno visitare il nostro territorio, nella prossima edizione del Premio Internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa, si svolgerà l’audizione pubblica dedicata al riconoscimento.”

La commissione della Rete Nazionale dei Borghi GeniusLoci De.Co. presieduta da Nino Sutera ha così motivato il riconoscimento “Il Comune belicino si distingue per la sua ricca eredità storica, la capacità di valorizzare la propria identità attraverso eventi culturali a tradizione identitaria. Tra i suoi punti di forza spicca il celebre Palazzo Filangeri di Cutò, residenza estiva di Tomasi di Lampedusa. Ma non solo: Santa Margherita Belice è anche sinonimo di un immenso giacimento di enogastronomia autentica ed identitaria, mirabilmente descritta nel romanzo “Il Gattopardo”.

  E tra i suoi prodotti identitari spiccano di certo “le siringate”, quei gustosi dolcetti che piacevano tanto alla principessa Filangeri, che a Santa Margherita di Belice era trattata da tutti come una regina.” Al Comune va anche il merito, che se pur nell’ottica dell’alternanza delle amministrazioni, rimangono immutati gli obiettivi da perseguire, fatto questo che raramente si riscontra in altre realtà, conclude Nino Sutera

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