lunedì 3 ottobre 2022

webinar internazionale "l'Agave (Maguey) e la sua naturalizzazione in Europa"

 

                       L'evento in programma mercoledì 12 ottobre 2022  alle ore 9,45  dal titolo "l'Agave (Maguey) e la sua naturalizzazione in Europa" si svolgera in forma live su piattaforma dedicata.

Per registrarsi

https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_RIs2oVpwSrOFA_4A3hDNrQ 





                      Dopo i saluti istituzionali  di  Dario Cartabellotta Direttore Generale dell'Assessorato regionale dell' agricoltura,  Domenico Barbuzza Presidente dell'Ente Parco dei Nebrodi,   interverranno:    S.E. l'Ambasciatore Miguel J. García Winder, Rappresentante permanente del Messico presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite a Roma,  Mauro Mariotti Direttore dei Giardini Botanici Hanbury  dell’Università di Genova,   Rosario Schicchi Direttore dell'Orto Botanico di Palermo ,  Danilo Magliocchetti Assessore Centro Storico ed Artigianato Locale del comune di Frosinone,   Guido Bissanti Agronomo, esperto in Agro-Ecologia,    Massimo Serra,  della Struttura Complessa di Osteoncologia dell’Istituto Ortopedico Rizzoli IRCCS, Bologna, Antonella Petrocelli,  del CNR Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA) di Taranto.

             Le conclusioni saranno  affidate a Nino Sutera responsabile dell’ Osservatorio politiche neorurali dell'Assessorato Agricoltura della Regione Siciliana.

L'obbiettivo del webinar è quello di comprendere se l'Agave naturalizzata sul nostro territorio può essere un valore aggiunto alla biodiversità, ovvero causare squilibri a danno della vegetazione cosiddetta autoctona.

Nel webinar si affronterà l'importante tema dell'Agro-Ecologia, si traccerà il percorso storico con l'arrivo delle prime Agavi in Europa ed In Italia, si darà spazio ad un evento unico nel suo genere nel comune di Frosinone, si affronterà il tema della ricerca scientifica relazionando sulla futura attività farmacologica delle biomolecole che presenti nell'Agave sisalana potrebbero dare una speranza contro l'osteosarcoma (tumore alle ossa), in fine si parlerà delle ricerche e sulle applicazione della fibra contenuta nella pianta attualmente sotto studi applicativi nella mitilicoltura dal CNR.

 La regia sarà garantita da  Simona Orlando del Mirus Consulenti della Comunicazione, sotto il patrocinio dell'Assessorato regionale dell' agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca, Ente Parco dei Nebrodi, IRRITEC SPA, ABOCA S.p.A. Soc. Agricola ;

L’assessorato regionale all’Agricoltura, considerato il crescente interesse verso l’Agave e più in generale verso le fibre vegetali per favorire lo scambio di esperienze e conoscenze, ha avviato i lavori del Gruppo Tematico “AGAVE” all’interno della Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura.

La Rete è lo strumento finalizzato alla “concertazione tecnica”, il punto di incontro e di scambio fra le esigenze dell’intero sistema (tecnico, scientifico ed economico) di un determinato settore e gli attori della ricerca scientifica e dello sviluppo rurale con l’obiettivo di recepire le esigenze del settore, condividere, indirizzare e predisporre nuove attività di ricerca e innovazione, formazione e aggiornamento tecnico, nonché della divulgazione; elaborare strategie finalizzate al miglioramento della competitività e allo sviluppo rurale. https://terra.psrsicilia.it/rete-regionale-sistema-della-conoscenza-e-dellinnovazione-il-dipartimento-aggiorna-database-inserisci-i-tuoi-dati/ 

               Evento organizzato dal Gruppo Tematico "AGAVE” istituito su proposta di un gruppo di stakeholder  dell’area nebrodea,  capitanata da Paolo Salanitro e  Vincenzo Rossitto, dalla Fondazione Mancuso, dalla Rangers International OdV, con la preziosa collaborazione di Héctor Alcántara Palacios addetto culturale dell’Ambasciata del Messico in Italia, Claudia Huerta della segreteria diplomatica messicana presso le Nazioni Unite,  Maria Martinez Diaz e la Presidente Malena Viveros  dell'Associazione Cultura Messicana in Italia, Francesca Martino Responsabile Affari Generali e Patrimonio del comune di Frosinone, Fabio Carollo Presidente del Rotaract di S.Agata di Militello, Pro Loco aps di Acquedolci, l'Associazione degli Insegnanti di Scienze Naturali (ANISN).

                Si ringraziano S.E. l'Ambasciatore del Messico in Italia, Carlos García de Alba e S.E. l'Ambasciatore Miguel J. García Winder, Rappresentante permanente del Messico presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite a Roma.      Un grazie anche al Sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli, al Sindaco di S.Agata di Militello Bruno Mancuso, al Sindaco di Acquedolci Alvaro Riolo, al Presidente dell'Associazione Aurora Tomaselli, Roberto Tomaselli e quanti hanno contribuito all'organizzazione dell'evento

L’evento in programma il 12 Ottobre segue l’evento organizzato lo scorso mese di maggio https://terra.psrsicilia.it/agroindustria-e-farmaceutico-lagave-sisalana-apre-nuove-frontiere-allo-sviluppo/ 

Le Agavi sono piante in prevalenza monocarpiche, sono originarie delle zone tropicali e subtropicali del continente americano, con particolare riguardo al Messico, Indie occidentali, America meridionale, sono delle xerofite o piante xerofile ovvero vegetali adattati a vivere in ambienti caratterizzati da lunghi periodi di siccità o da clima arido o desertico, definiti genericamente ambienti xerici.

Le condizioni ambientali in cui si insediano le xerofite sono caratterizzate da terreni generalmente asciutti o permeati da acque salse e da un'atmosfera secca. Tali condizioni sono sfavorevoli alla vita delle piante normali in quanto l'aria secca intensifica la traspirazione senza la compensazione da un adeguato assorbimento idrico da parte delle radici: in assenza di adattamenti morfologici o fisiologici di tipo xerofitico, le piante vanno incontro all'appassimento temporaneo e, infine, all'avvizzimento.

Gli adattamenti xerofitici, sviluppati dall'Agave sotto l'aspetto morfologico o fisiologico, hanno lo scopo di limitare l'impatto del deficit di umidità, rallentando la traspirazione e le perdite d'acqua per evaporazione dai tessuti, oppure di attivare meccanismi fisiologici che permettono la sopravvivenza in condizioni critiche per tempi anche molto lunghi.

Di particolare importanza strategica è la fotosintesi CAM (acronimo di Crassulacean Acid Metabolism), attuata nelle Crassulaceae, nelle Cactaceae e in alcune specie di altre famiglie come quella dell'Agave, questo è un adattamento xerofitico vero e proprio perché consente lo svolgimento della fotosintesi anche con gli stomi chiusi. Nelle vie metaboliche ordinarie delle piante C3 e delle piante C4, infatti, la fotosintesi necessita dell'apertura degli stomi affinché si svolgano gli scambi gassosi (ingresso della CO2 e uscita dell'O2. In caso di chiusura degli stomi, pertanto, le piante non svolgono la fotosintesi.

Invece nelle piante a metabolismo CAM si svolge una via metabolica alternativa che rappresenta un'evoluzione adattativa del ciclo di Calvin, proprio delle piante C3. La fase luminosa e la fase buia sono infatti separate nel tempo: durante la notte la pianta apre gli stomi, permettendo l'ingresso della CO2 che sarà fissata da un acido a tre atomi di carbonio (C3), prevalentemente l'acido malico, accumulato nei vacuoli. Durante il giorno, a stomi chiusi, gli acidi C4 accumulati nel corso della notte saranno metabolizzati nel ciclo di Calvin. La via metabolica CAM ha un'efficienza fotosintetica molto bassa, tuttavia permette lo svolgimento della fotosintesi in condizioni ambientali che impedirebbero le altre vie.

Un aspetto interessante del metabolismo CAM consiste nel fatto che pur avendo una base genetica, il meccanismo è innescato dalle condizioni ambientali: la fotosintesi CAM si svolge infatti in condizioni di clima arido, ma in occasione di giornate umide, ad esempio dopo un temporale, le piante CAM svolgono il ciclo di Calvin secondo il meccanismo delle piante C3. La fotosintesi CAM, pertanto, va intesa come una risorsa metabolica integrativa che consente il proseguimento dell'attività vegetativa anche in condizioni proibitive.

Utilizzi antropici in Italia delle Agavi

Le specie di grandi dimensioni, come A. americana, si impiegano nei giardini del Sud e in Liguria come punti focali o per creare barriere difensive, mentre nel Nord si pongono in grandi vasi decorativi a sottolineare un ingresso o un vialetto, o appoggiati in cima ai pilastri del cancello, dove non temono né il freddo, se non proprio lungo e intenso, né la mancanza d’acqua. Gli esemplari più piccoli, da coltivare in vaso, sono ottimi in balcone e cortile o in casa.

In passato la Sicilia e parte della Calabria è stata interessata alla coltivazione poi interrotta dell'Agave sisalana, particolare Agave dalla quale si sfrutta in miglior modo le fibre tessili, dopo decorticazione della foglia, i maggiori impianti sono stati realizzati sull'isola di Mozia ed Acquedolci.

Attualmente si sta rivalutando la possibilità di reimpiantarla a scopo agro-industriale, di questo se ne sta occupando il Gruppo Tematico attivato dall'Assessorato.

Di contro ci sono attualmente aziende che hanno messo in commercio distillati di Agave sisalana anche in abbinamento ad altre essenze mediterranee.

In molti studi si rileva che l'Agave può in alcune condizioni naturalizzarsi sul territorio, creando anche sconfinamenti verso la vegetazione autoctona mediterranea.

L'Agave ed in particolare la specie sisalana rientrava tra le principali coltivazioni da rivendita nella cosiddetta " economia di piantaggione" unitamente  al cotone, alla gomma,  canna da zucchero, tabacco, i fichi, il riso, il kapok, ed alcune specie del genere Indigofera, utilizzate per la produzione dell'indaco.

Un' economia di piantagione è un'economia basata sulla produzione di massa di prodotti agricoli, solitamente di granaglie. L'economia di piantagione si basava sull'esportazione e sui cash crops come fonte di sostentamento.

Più lungo era il periodo di crescita e coltivazione di un prodotto e più efficiente doveva divenire una piantagione. Le economie di scala avevano una certa rilevanza quando il mercato era distante. Le coltivazioni di una piantagione solitamente dovevano essere lavorate immediatamente dopo la raccolta. Lo zucchero di canna, il tè, l'agave e l'olio di palma erano le più comuni, mentre la palma da cocco, la gomma e il cotone si prestavano ad una lavorazione più lenta

domenica 25 settembre 2022

In Italia il Parlamento Rurale Europeo

 

                              Anche in Italia il  movimento per la partecipazione  al Parlamento Rurale Europeo. Una struttura non istituzionale, non partitica, ma sicuramente politica che è già presente in quasi tutti i Paesi europei.


                                               Proprio in questi giorni,  il formale riconoscimento da parte del Parlamento Rurale Europeo (ERP) al Comitato Promotore del Parlamento Rurale Europeo in Italia   fondato da Nino Sutera, Responsabile dell'Osservatorio Politiche Neorurali e  Animatore della Libera Università Rurale dei Saperi & dei Sapori Onlus,   nel 2012

e che oggi conta 15 GAL; 12 tra associazioni e agenzie di sviluppo rurale; la Rete Rurale Siciliana – RRS; l'AIDCG - Associazione Italiana Direttori e Coordinatori dei GAL, che conta attualmente 52 GAL provenienti da 10 regioni italiane; la Consulta Nazionale dei Distretti del Cibo, che conta 38 distretti di 15 regioni italiane, nonché i singoli distretti produttivi rurali e agroalimentari, tra cui il DPOQS - Distretto Produttivo Ortofrutticolo di Qualità della Sicilia, e oltre 50 stakeholders delle aree rurali di tutta Italia, grazie al supporto  del direttore del GAL Eloro, Sergio Campanella, nonchè  segretario   Rural Parliament-Italy,


Aderisci al comitato promotore

European Rural Parliament Italy (google.com)

Cos’è il Parlamento Rurale Europeo?

Una struttura politica, ma non partitica. ‘Parlamento rurale’ non è una parte formale del governo, né è un parlamento nel senso di un organo legislativo o decisionale. Si tratta di un processo ‘bottom-up’ di coinvolgimento e dibattito tra il popolo rurale e politici, per consentire una migliore comprensione, politica più efficace e di azione per affrontare le questioni rurali. Un Parlamento rurale è un processo che fornisce opportunità per le persone con un interesse per le comunità rurali per condividere idee, prendere in considerazione i problemi e le soluzioni. Parlamento rurale permettono alle persone e decisori a lavorare insieme su questioni prioritarie per sviluppare soluzioni nuove e creative. Essi rafforzano la voce delle comunità rurali e li aiutano a influenzare le decisioni che li riguardano. Il loro successo in Europa negli ultimi 20 anni ha ispirato ad avviare un Parlamento rurale in ogni stato.

Obiettivi

 Il Parlamento europeo rurale è stato concepito per:
• Rafforzare la voce delle comunità rurali d’Europa, e per assicurare che gli interessi e il benessere di queste comunità   riflettono nelle politiche nazionali ed europee.
• Promuovere auto-aiuto, comprensione comune, la solidarietà, lo scambio di buone prassi e la cooperazione tra le comunità rurali in tutta Europa.

Perché è necessario?

150 milioni di persone, quasi un terzo della popolazione europea, vive in aree rurali. Essi contribuiscono notevolmente alle economie locali, nazionali ed europee. La loro funzione sociale e il benessere economico è di fondamentale importanza. Affrontano grandi sfide, tra cui la perdita dei giovani e dei servizi rurali in molte regioni. Il loro futuro dipende da un’azione energica da parte delle comunità rurali stesse, e le politiche  ben concepiti e l’azione da parte dei governi a tutti i livelli. Lo spirito dell’ERP è alimentato dalla convinzione che gli interessi delle comunità rurali (ossia tutte le persone che vivono o lavorano in regioni rurali) sono sottorappresentate nei dibattiti nazionali ed europei e nella definizione di politiche e programmi.

Chi vi può partecipare?

Abbiamo avviato questa iniziativa (la prima in Italia) con l’apporto di tanti che hanno a cuore le aree rurali. Intendiamo condividere un percorso per addivenire al “Manifesto della neoruralità” da presentare in occasione dell’evento pubblico nazionale, rigorosamente in Sicilia, aperto ai contributi e alla sensibilità di chi vuole contribuire a dare voce alle aree rurali.

Chi sono i  Rural  Parliamentary?

Sono i   stakeholders, chi opera nelle difficili realtà rurali e ha il diritto-dovere di rappresentare le istanze delle comunità rurali nel contesto europeo, senza i condizionamenti partitici. L’ambizioso obiettivo dei stakeholders è quello di far dialogare i portatori di interesse. Oggi, come è noto, in tanti forse in tantissimi si occupano di politiche per il territorio, ma spesso non dialogano tra di loro.

italyeuropeanruralparliament@gmail.com

giovedì 28 luglio 2022

Borghi GeniusLoci De.Co.

 

Borghi GeniusLoci De.Co.

 Percorso culturale  nelle prerogative dei  Sindaci per la

salvaguardia e la promozione  dell'identità territoriale

 

 Esaltare la nozione di identità nei prodotti del territorio, siano essi pietanze, dolci, saperi, eventi o lavori artigianali.

Illuminante, al riguardo, la definizione che   Luigi Veronelli  ideologo delle Denominazione Comunali,   ha dato del “genius loci”:   esso è da intendere come “l’intimo ed imprescindibile legame fra uomo, ambiente, clima e cultura produttiva.



Il Borgo GeniusLoci De.Co. è un percorso culturale, un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile. Il percorso Borghi GeniusLoci De.Co., in altre parole, prevede un modello dove gli elementi essenziali di relazionalità sono territoriotradizionitipicità– (intesa come specificità)-tracciabilità e trasparenza, che rappresentano la vera componente innovativa, da condividere con il territorio e per il territorio. In estrema sintesi, un percorso culturale per la salvaguardia e la promozione dell’identità territoriale, esaltando la nozione di identità nei prodotti del territorio, siano essi pietanze, dolci, saperi, eventi o lavori artigianali. Illuminante, al riguardo, la definizione che Luigi Veronelli  ideologo delle Denominazione Comunali (De.Co.), ha dato del genius loci:  “E’ da intendere come l’intimo e imprescindibile legame fra uomo, ambiente, clima e cultura produttiva”.

In pratica, la De.Co. Borghi Genius Loci è un atto politico nelle prerogative del sindaco, che presuppone una conoscenza del passato, un’analisi del presente e una progettualità riferita al futuro. In una simile ottica, acquistano particolare rilievo l’artigianato e il turismo enogastronomico. Se ben congegnato e gestito, quest’ultimo costituisce una vera e grande opportunità per lo sviluppo dell’economia locale. In particolare, per le piccole comunità rurali, che nei prodotti alimentari e nei piatti tipici hanno un formidabile punto di forza attrattiva nei confronti del visitatore. Le De.Co. nascono da un’idea semplice e geniale del grande Luigi Veronelli, che così le spiegava: “Attraverso la De.Co. il prodotto del territorio acquista una sua identità.” Rappresenta un concreto strumento di marketing territoriale, ma soprattutto un’importante opportunità per il recupero e la valorizzazione delle identità e le unicità locali.

La De.Co. è “un prodotto del territorio” (un piatto, un dolce, un sapere, un evento, un lavoro artigianale, etc) con il quale una comunità si identifica per elementi di unicità e caratteristiche identitarie, deve essere considerata come una vera e propria attrazione turistica capace di muovere un target di viaggiatori che la letteratura internazionale definisce “foodies” viaggiatori sensibili al patrimonio culinario locale e non solo. Si tratta, essenzialmente, di un percorso culturale intimamente legato alla dimensione locale. Ecco perché, al francese “terroir”, si preferisce il latino “genius loci”. Espressione che sintetizza un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile, dove territorio, tradizioni, tipicità, tracciabilità e trasparenza: ecco le 5 t” protagoniste del percorso “Borghi Genius Loci De.Co.”. Un modello in cui gli elementi essenziali di relazionalità rappresentano la vera componente innovativa, da condividere con e per il territorio.

Ecco uno degli obiettivi del Genius Loci che, nelle arti e non solo, rappresenta concettualmente uno spirito percepibile, quasi tangibile, che rende unici certi luoghi e irripetibili certi momenti. Non solo: esso è presente anche nelle immagini, nei colori, nei sapori, nei profumi e negli elementi paesaggistici. Non è azzardato affermare che le persone respirano l’essenza di un luogo e di un ambiente quando ne hanno piena coscienza. In ciascuno affiora sempre l’attaccamento ai luoghi d’infanzia, ai ricordi, agli affetti, ai dolci e ai piatti della tradizione familiare. Ecco che l’obiettivo è dunque recuperare l’identità di un luogo, proprio attraverso le prelibatezze storiche e le espressioni tipiche del territorio. Senza dimenticare la valorizzazione delle produzioni di eccellenza e delle tradizioni storiche e culturali, per ottimizzarne la competitività.

Per garantire la sostenibilità del percorso, occorrono dei principi inderogabili e non barattabili. In primis, la storicità e l’unicità l’interesse collettivo, condiviso e diffuso e un tasso di burocrazia pari allo zero. Aspetti importanti che collocano l’idea del Borgo Genius Loci De.Co. all’interno di un percorso culturale e di pensiero innovativo, volto alla difesa delle singolarità territoriali. In questo processo culturale, i disciplinari, le commissioni e i regolamenti mutuati dai marchi di tutela di tipo europeo quali DOP, IGP, DOC, sono perfettamente inutili e controproducenti. Occorre specificare che non è un percorso per tutti: non sempre, infatti, i Comuni hanno i requisiti necessari per essere inseriti tra i Borghi Genius Loci De.Co.

 terraglocal@gmail.com

venerdì 24 giugno 2022

In.Mi.Qu.Oil. Innovazione olivicola

 

In.Mi.Qu.Oil. 

Il miglioramento della qualità della filiera olivicola passa dall’innovazione

Gianna Bozzali 

 

Migliorare la qualità degli oli d’oliva grazie ad un modello produttivo innovativo, tecnologicamente avanzato e sostenibile. Nel cuore dell’areale della Dop Monti Iblei prende il via il progetto In.Mi.Qu.Oil.

 

 

CHIARAMONTE GULFI - Presentato nel corso di un seminario a Chiaramonte Gulfi il progetto “In.Mi.Qu.Oil”, un innovativo sistema finalizzato al miglioramento della qualità della filiera olivicola nell’ambito del PSR Sicilia 2014-2020 (Sottomisura 16.2 “Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie”). Obiettivo del progetto è quello di dare risposte e soluzioni al comparto olivicolo regionale attraverso un modello produttivo tecnologicamente avanzato e sostenibile, una metodologia scientifica standardizzata per lo svolgimento di tutte le attività volte al miglioramento della qualità del prodotto, sia in campo che in frantoio.



Ad illustrare il progetto è stato il dott. Giuseppe Spina, quale referente del progetto stesso. «Le azioni che saranno messe a punto sono due – ha dichiarato il dott. Spina -. Da un lato si punterà sulla messa a punto di tecniche innovative per il recupero e la gestione degli impianti tradizionali, con un particolare riguardo alla gestione della chioma e all’attitudine alla meccanizzazione, per poter sfruttare le potenzialità produttive e ridurre i costi di produzione, dall’altro lato si punterà su un processo di innovazione per l’estrazione dell’olio d’oliva in frantoio così da migliorare sia la resa sia la qualità. La finalità principale – ha aggiunto il referente del progetto - sarà quella di trovare il punto ottimale di raccolta e di poter utilizzare tecniche di estrazione innovative (ad esempio il protoreattore o le tecnologie ad ultrasuoni per la frangitura) che consentano l’ottenimento di un olio di qualità, sia dal punto di vista chimico che organolettico».



Ciò sarà possibile grazie al supporto scientifico dell’ente di ricerca CREA e alle aziende coinvolte attraverso un partenariato ossia Frantoi Cutrera srl (capofila di progetto), Società agricola Cutrera Giovanni di Salvatore Cutrera & C.S.S., Azienda agricola Cinque Colli di Giaquinta Sebastiano, Tenuta Iemolo Az. Agricola di Iemolo Thierry, La Via Giovanni, Stella Anna, Società Cooperativa agricola Produttori Olivicoli e Tenuta Cavasecca Società Semplice Agricola. Si tratta di aziende operanti nell’area della Dop Monti Iblei, dove vengono maggiormente coltivate varietà quali la Moresca, la Tonda Iblea e la Nocellara etnea e dove la raccolta delle olive avviene a seconda dell’altitudine, da settembre a gennaio.

 


“Un progetto legato al territorio”, così lo ha definito all’inizio del suo intervento la dott.ssa Flora V. Romeo, responsabile del partner scientifico. «Il progetto in realtà è già iniziato qualche tempo fa – ha ricordato la referente del CREA -, abbiamo iniziato a fare delle attività con il minifrantoio per capire, cultivar per cultivar, come si possa raggiungere un’ottima qualità senza rinunciare alla resa. È vero che in Italia abbiamo assistito ad un calo della produzione però non è mai diminuita la qualità come testimonia la costante crescita delle superfici olivicole legate a coltivazioni biologiche o ricadenti nell’ambito delle Dop. Oggi dobbiamo cercare di recuperare innanzitutto ciò che abbiamo e lavorare alla messa a punto di un modello produttivo innovativo che ci consenta di migliorare la qualità della produzione lavorando sia in campo, con l’utilizzo di tecniche razionali di gestione della chioma e l’attuazione di una difesa fitosanitaria sostenibile, sia in frantoio puntando ad un rinnovamento tecnologico del comparto olivicolo per dare ai prodotti la massima impronta di qualità e tracciabilità, cioè di legame con il territorio».



E sulla difesa fitosanitaria è intervenuta anche la dott.ssa Veronica Vizzarri del CREA, la quale ha sottolineato che qualità non può prescindere dall’adozione delle giuste tecniche di difesa fitosanitaria. «Sarà importante in questo progetto avere un quadro generale della situazione evidenziando eventuali criticità legate ai fitofagi, in primis la Mosca dell’olivo (Bactrocera oleae) - ha dichiarato la ricercatrice -. Dobbiamo comprendere il ciclo biologico degli insetti dannosi, a seguito dei cambiamenti climatici, e definire la soglia di tolleranza e le strategie da adottare: dalla lotta biologica e microbiologica a quella biotecnica o chimica. Il monitoraggio costante dei fitofagi già noti e di quelli emergenti, supportato da un’adeguata formazione professionale, rende strategica l’applicazione di tecniche agronomico-colturali nell’agro-ecosistema oliveto».



A supportare le aziende coinvolte nel progetto che, lo ricordiamo, avrà la durata di due anni, sarà lo studio di consulenza Sata che si occuperà della gestione dei dati raccolti su una piattaforma condivisa e dell’applicazione e monitoraggio delle tecnologie di agricoltura di precisione, con l’installazione di capannine meteo, di sensori di umidità e temperatura del suolo e la creazione di capannine meteo virtuali in ogni appezzamento oggetto del progetto.

 

lunedì 20 giugno 2022

Fiore di Agave, non tutti sanno che

                                                                            Fiore di Agave,  non tutti sanno che….

Il fiore stupendo e profumato che sboccia una volta sola, dopo oltre un decennio e condanna a morte la pianta madre.

La pianta di Agave, della famiglia delle Asparagaceae è piuttosto longeva e può arrivare a vivere mediamente fino ai trent’anni

           Ha origini tropicali e viene usata per produrre la tequila e il mezcal, liquore molto più alcolico a cui è spesso associata una larva di coleottero che renderebbe la bevanda più saporita.



Super resistente e dalle foglie carnose, secondo la leggenda l’agave fiorirebbe ogni 100 anni. Per fortuna, in realtà seppure ci vuole molto tempo perché questo vegetale fiorisca, nella realtà i tempi di fioritura non sono così dilatati.

Possono essere necessari dai dieci ai trent’anni perché l’agave possa offrire al mondo lo spettacolo della sua fioritura. 

E da un lato questa è una fortuna dato che dopo che il fiore compierà il suo ciclo vitale l’intera pianta sarà condannata a morte. Da qui il nome “Fiore della morte”.

Le foglie di agave crescono come a formare a loro volta una sorta di fiore. Mentre l’effettiva fioritura sbalordisce con la sua incredibile altezza. Supera infatti i 5 metri e può arrivare fino ad 8. L’infiorescenza dura molti mesi al termine del quale la pianta inizierà ad appassire fino ad un inesorabile declino.

I fiori di agave sono di colore giallo ed hanno un odore simile a quello del melone. Presentano delle diramazioni di numerosi rami fioriti che troneggiano sulla pianta dall’alto, quasi come se fossero a sé stanti. Tendono ad attirare molti insetti col loro profumo fruttato.

Simbolicamente il fiore di agave è associato a quegli amori così intensi da diventare ossessivi,  trasformarsi in distruttivi e pericolosi per chi li sperimenta. 

In Italia la pianta è molto diffusa in particolar modo nelle zone meridionali perché più calde. 

In particolare la Sicilia l’ha scelta come pianta simbolo sia dell’isola che della fortuna. Secondo le credenze dei contadini siciliani, la pianta si mantiene vergine per anni per poi scaturire il prezioso fiore una volta “maritata”. 

 

La pianta sarebbe, sempre secondo le credenze degli agricoltori siciliani, necessaria per creare antidoti contro il malocchio, ecco spiegato perchè si riscontra nell'arredo delle case rurali e non solo

sabato 18 giugno 2022

Agricoltura Sociale

 Il 28 giugno si svolgerà l’evento di presentazione del progetto pilota RRN-Regione Siciliana IN-FORMAZIONE IN AGRICOLTRA SOCIALE. L’evento si svolgerà in modalità mista (presenza-online). In particolare, sarà consentita la partecipazione in presenza presso la sede dell’assessorato regionale dell’Agricoltura di Palermo, viale Regione Siciliana n. 2771, ai primi 20 partecipanti che invieranno la richiesta di iscrizione all’evento. Per tutti gli altri sarà possibile seguire online tramite il link che sarà trasmesso agli iscritti entro il 27 giugno.

Link per iscrizione all'evento:
 https://bit.ly/3mJeC7G 

L’agricoltura sociale (AS), come definita con legge 141/2015, si articola in una serie di attività che vanno dall’inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate, alle prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità, a prestazioni e servizi che affiancano e supportano le terapie mediche, psicologiche e riabilitative, fino ai progetti finalizzati all’educazione ambientale e alimentare, alla salvaguardia della biodiversità e alla diffusione della conoscenza del territorio. Queste attività, per loro natura, richiedono la partecipazione di soggetti aventi competenze specifiche differenti, sia in fase di progettazione delle attività, che in fase di realizzazione, monitoraggio e valutazione delle stesse. La Regione Siciliana, nel luglio del 2021 ha approvato le disposizioni regionali per il riconoscimento di operatore di agricoltura sociale. Consapevole dell’importanza di offrire a tali operatori la possibilità di acquisire agevolmente informazioni e conoscenze interdisciplinari di base, di natura teorica e pratica, necessarie per garantire un’offerta di servizi consapevole e di qualità, ha promosso lo sviluppo di un progetto specifico sull’“Informazione in agricoltura sociale”.

Nello specifico, sulla base di un percorso informativo già avviato, il CREA Politiche e Bioeconomia nell’ambito del programma Rete Rurale Nazionale ha sviluppato, di concerto con l’assessorato regionale dell’Agricoltura della Regione Siciliana, una serie di materiali informativi su temi di interesse per la progettazione e attuazione di attività di AS. Questi materiali, di facile consultazione (schede informative, schede sulla normativa nazionale e regionale di interesse, videopresentazioni, link a eventi, ecc.), consentono agli operatori di AS e a chiunque altro abbia interesse a seguirli (ad esempio, per motivi di studio, ricerca o lavoro), di procedere anche ad un’autovalutazione dell’apprendimento. 

Il dipartimento regionale Agricoltura ha sottoscritto un accordo di collaborazione con il CREA (Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia del Consiglio per la ricerca in agricoltura), l’ESA (Ente sviluppo agricolo), il CORERAS (Consorzio Regionale per la Ricerca Applicata e la Sperimentazione), il Consorzio Network Dei Talenti Soc. Coop. Sociale e l’Associazione di Promozione Sociale “Rete Fattorie Sociali Sicilia”, finalizzato all’attuazione di un  Programma Sperimentale Agricoltura Sociale

domenica 5 giugno 2022

Agave, al via i lavori del Gruppo Tematico

E' stato attivato  il Gruppo Tematico sull'Agave,  su proposta di un gruppo di stakeholder dell'area dei Nebrodi, capitanati dal vulcanico Paolo Salanitro. 





Se siete interessati ad essere inseriti nel Gruppo Tematico Agave, ovvero prendere parte ai lavori tecnico-scientifici,  potete compilare il seguente modulo online 

 https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScC2qd34uSWZ1X7t2WyrOp_b15vLgsd1uACaGK5W4XxSCgigg/viewform



L’iniziativa segue la conferenza online, dal tema “Agave sisalana prospettive della Ricerca e futuri sviluppi in campo Farmaceutico, Artigianale, Agroindustriale”  con la partecipazione di autorevoli relatori in collegamento da diverse parti di Italia, che ha preso in considerazioni diversi aspetti biotecnologici, fitosanitari, botanici, artigianali e agroindustriali della pianta di Agave sisalana.

Gli obiettivi generali dei Gruppi Tematici sono quelli di far interagire chi aderisce, ovvero aziende, enti di ricerca, università, enti pubblici e privati, fondazioni, associazioni, ETS/ODV,  società agricole e cooperative, singoli esperti etc...

https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=0jvKmkG26bU&feature=youtu.be

Nello specifico gli obiettivi finalizzati al Gruppo Tematico "Agave"  sono: 

- mantenere memoria storica, ed implementando con ricerche quanto di dominio pubblico;

- creare archivi fotografici, con foto anche georeferenziate delle piante presenti in Sicilia e nel bacino del Mediterraneo;

- creare una rete di informazioni, per generare interesse e sapere, sull'uso delle biomolecole e della fibra ligneo-cellulosica  contenuta in essa;

- sviluppare interesse ed informare su eventuali bandi regionali, nazionali, europei ed extraeuropei, che possano interessare l'uso innovativo dell'Agave nel bacino del Mediterraneo;

- condividere e scambiare informazioni tecnico-scientifiche tra Enti di Ricerca, Aziende, Università, Studenti, Testate Giornalistiche etc...

- creare e rendere fruibile un archivio attivo sempre implementabile con documenti che riguardano le Agavi naturalizzate nel bacino del Mediterraneo, come ad es. l'Agave sisalana;

- mantenere rapporti con gli Ortobotanici europei, Università, Enti di Ricerca etc...

- realizzare conferenze r webinar informativi;    

- realizzare lavori preparatori ed ufficiali come ad es. relazioni, fotograzie etc..., da allegare a progetti;                                  

- realizzare laboratori esperenziali;                          

- aiutare le aziende a realizzare tirocini formativi per creare un know-how duraturo nel tempo sulle fibre tessili naturali specialmente la Sisal.



 Il Gruppo Tematico Agave è realizzato all’interno della Rete Regionale Sistema della  Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura,  

https://www.regione.sicilia.it/istituzioni/servizi-informativi/decreti-e-direttive/ddg-2639-2021


Produzione biologica sotto attacco

 

Produzione biologica sotto attacco, Lillo Alaimo Di Loro:

“Gli attacchi al bio sono grossolani e pretestuosi, già oggi l’agricoltura chemical free nutre il mondo”.

 

Modello industriale o produzione biologica? E ancora, il bio è in grado di sfamare la popolazione mondiale? Sulla questione, che sta non poco riscaldando gli animi, interviene il neopresidente di Italia Bio, Lillo Alaimo Di Loro.

“È evidente che il futuro dell’agricoltura e dell’umanità dipende da una conversione radicale e complessiva del modello di produzione che deve imparare a fare a meno di fonti energetiche fossili e fitofarmaci soprattutto di sintesi: le prime perché “non inesauribili” e i secondi perché nefasti per l’uomo e la fertilità dei suoli – afferma - Oggi si assiste a gravi e pesanti attacchi al modello di produzione biologica e alle grandi opportunità che questa rappresenta. Con ragionamenti ora approssimativi, ora semplicemente pretestuosi e interessati, si sostiene che l’agricoltura biologica non sia in grado di provvedere al fabbisogno alimentare dell’intero pianeta. Non è così e bastano davvero pochi numeri per spiegare, qualora ve ne fosse bisogno, quanto ciò non sia vero. Secondo la Federazione internazionale per l’agricoltura biologica (Ifoam) – dettaglia Alaimo Di Loro - la superficie attualmente destinata all’agricoltura biologica nel mondo è di circa 43,1 milioni di ettari, circa l’1 per cento di tutti i terreni coltivati che, complessivamente, sommano 4,4 miliardi di ettari (dato Fao). Ad oggi, dunque, la responsabilità di quel 12,6 per cento di popolazione mondiale che soffre e muore a causa della fame (secondo Fao 821 milioni di persone non hanno accesso al cibo mentre un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato) non può certo essere attribuita all’agricoltura biologica. Di contro, possiamo affermare invece che circa l’80 per cento della popolazione che ha accesso al cibo, si nutre di agricoltura familiare, condotta in gran parte dalle donne”.

 Secondo la Fao, infatti, le aziende familiari per l’autosostentamento sono oltre il 90 per cento di tutte le aziende agricole mondiali e producono circa l’80 per cento in termini di valore del cibo consumato al mondo.

“Significa – prosegue Alaimo Di Loro - che l’80 per cento della popolazione del mondo si nutre già grazie a una agricoltura che non fa uso di fitofarmaci e fertilizzanti chimici. Modello produttivo bel   lontano dall’agricoltura industriale e molto vicino, invece, al modello di agricoltura biologica che rappresenta almeno l’81 per cento dell’agricoltura mondiale, se includiamo il nostro smilzo 1 per cento di biologico certificato, e provvede a sfamare buona parte dell’umanità con il minimo impatto ambientale possibile, senza veleni e a bassa entropia. Italia Bio ha una missione da compiere: dare voce al grande movimento del biologico italiano nel quale già 80mila aziende e operatori si spendono per dimostrare ogni giorno che la qualità ambientale e salutistica dei prodotti bio è una grande opportunità etica, solidale ed economica ed offre l’unica prospettiva che guardi al futuro. Non rimane – conclude - che aprire un’interlocuzione del buon senso con le tante persone che in Italia si rispecchiano in questa linea e avviare un tavolo tecnico con i decisori politici istituzionali per riconoscere i meriti del modello italiano e consolidarlo il più possibile”.

giovedì 2 giugno 2022

Cinaricoltura siciliana

 Cinaricoltura siciliana: 

innovazione varietale e nuovi processi produttivi promossi dal progetto Val.Ci.Si.

di *Giuseppe Consiglio

Lo scorso venerdì 27 maggio si è tenuta una giornata di campo presso l’azienda Agrisementi Srl capofila del progetto “Val.Ci.Si – Innovazioni di processo e di prodotto per la valorizzazione del patrimonio cinaricolo siciliano”, con l’obiettivo di mostrare i primi risultati delle attività del Gruppo Operativo finanziato nel quadro della misura 16.1  del PSR Sicilia 14/20.

 


All’evento hanno partecipato il dott. Giuseppe Taglia, dirigente dell’U.O. Ispettorato dell’Agricoltura di Siracusa, il dott. Sebastiano Vecchio, dirigente dell’Osservatorio per le Malattie delle piante di Acireale e il dott. Carlo Amico dirigente del Servizio Fitosanitario Regionale di Siracusa. I lavori sono stati presentati dal prof. Giovanni Mauromicale del Dipartimento di agraria dell’Università di Catania nonché responsabile scientifico del progetto, dal dott. Gaetano Roberto Pesce dell’Università di Catania e da Salvatore Nieli titolare di Agrisementi. L’organizzazione dell’evento è stata curata dal dott. Massimo Caruso e dal dott. Giuseppe Consiglio di EuroDeA, ente responsabile del project management, innovation brokering e comunicazione del progetto.

 

Dopo una presentazione dell’iniziativa, i partecipanti hanno raggiunto i campi di carciofo dell’azienda Agrisementi, visitando i tunnel in cui avviene la selezione e riproduzione delle varietà di carciofo e le strutture dedite all’impollinazione. Particolarmente apprezzata dagli intervenuti è stata la narrazione del prof. Mauromicale, uno dei massimi esperti della cinaricoltura siciliana, che ha spiegato come il carciofo sia una risorsa preziosissima non solo per l’agricoltura dell’Isola ma anche per una pluralità di ragione socioeconomiche ed antropologiche che rendono tale coltura unica ed imprescindibile per la Sicilia sottolineando come sia proprio la cinaricoltura siciliana e tutti gli attori che ne fanno parte, ad aver l’onere e l’onore di dover contribuire all’innovazione dei processi produttivi e alla promozione di una delle principali eccellenze agricole siciliane.

Al termine della visita in campo, il gruppo è tornato in azienda dove ha potuto assistere ad una prova di funzionamento dell’impianto prototipale realizzato nell’ambito del progetto che permetterà di ridurre notevolmente i tempi di produzione, riproduzione e selezione delle sementi, un’attività cruciale nel processo di definizione ed isolamento di nuove varietà siciliane di carciofo.

Il Gruppo Operativo Val.Ci.Si, beneficiario di un contributo di 500 mila euro, guidato dall’azienda capofila Agrisementi Srl di Salvo Nieli, riunisce una compagine partenariale fortemente rappresentativa dei principali attori dell’innovazione nel settore cinaricolo siciliano. Oltre alla già citata capofila Agrisementi, società sementiera dell'estrema punta meridionale della Sicilia che sorge tra Pachino e Portoplao di C.P., si contano infatti ben 5 aziende agricole dislocate nei principali areali dell’isola in cui la coltivazione del carciofo costituisce un asset strategico per il settore agricolo locale: si tratta delle aziende agricole “Bordonaro di Cultraro Corradina”, “Andolina Nicasio” e “Girolamo Vascellaro” e delle società agricole “Carrubba” e “Ciriga”. Ciascuna di questa aziende è impegnata nella realizzazione di campi di prova per l’implementazione di test varietali sotto la guida del “Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente - Di3A dell’Università di Catania”, componente scientifica del progetto. Completano il raggruppamento “EuroDeA”, ente di formazione accreditato alla regione siciliana e società di consulenza per lo sviluppo sostenibile euromediterraneo, “Evergreen Resources”, società di ingegneria, e l’OP “Rossa di Sicilia”.

 

Sono quattro gli obiettivi, come di seguito sintetizzati, che il progetto intende perseguire: la costituzione di varietà siciliane propagate per “seme”, la messa a punto di un impianto prototipale per la selezione ottica dei “semi” di carciofo, la definizione di protocolli che permettano un risparmio degli input colturali nella coltivazione del carciofo ed infine la valutazione della biomassa, residuo di produzione, come fonte per la produzione di energia. Val.Ci.Si. intendete, in definitiva, promuovere un ammodernamento della cinaricoltura siciliana, rivolgendosi, direttamente ai produttori dei 14 mila ettari di carciofeti siciliani.

 

*Project manager ed innovation broker G.O. Val.Ci.Si.

Co-founder EuroDeA s.c.a.r.l.

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