lunedì 15 aprile 2024

Agave che non ti aspetti.


Il dipartimento agricoltura dell’assessorato Agricoltura della Regione Siciliana, considerato l’interesse verso l’agave e più in generale verso le fibre vegetali, per favorire lo scambio di esperienze e conoscenze, ha istituito il Gruppo Tematico   all’interno della Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura. In particolare avevamo già trattato di 
Proprietà antitumorali 
                                               Tequila, fibra tessile

ma anche  dei mille usi, con webinar  internazionali

Vediamo l'evoluzione dei ultimi anni, ma anche l'opportunità del cambiamento climatico



Quando il dio Quetzalcoatl, disperato per la morte dell'amata Mayahuel, seppellì i suoi resti dai quali germogliò la prima agave, non sospettava cosa sarebbe capitato poi. E cioè che la pianta sacra della mitologia azteca che qui chiamano maguey - l'agave che nel mondo conta quasi 300 specie, 111 endemiche del Messico sarebbe diventata simbolo di una cultura, frutto selvaggio della terra e fedele compagna dei campesinos che ne ricavano il pulque, una bevanda fermentata. Questo fino agli anni recenti, quando dopo il boom della distillazione del tequila, negli anni '80, l'agave è diventata prima una risorsa economica e oggi un'ossessione. Una febbre che divampa dallo Stato di Oaxaca e ha un nome evocativo, esotico e magico: mezcal.

L'agave che qui si trova ovunque, dalle aiuole spartitraffico ai sagrati delle chiese, fino ai pendii delle sierras - non è un semplice ornamento. La cosa è chiara fin dall'aeroporto di Oaxaca, dove tutti i cartelloni pubblicitari reclamizzano marchi di mezcal. Cosa sia il mezcal è presto detto: come il tequila (al maschile, alla faccia della schwa) è un distillato di agave. Ma se il tequila si produce solo dalla varietà Tequilana Weber e grazie al grande successo mondiale è ormai un prodotto standardizzato e industriale, il mezcal può essere prodotto da qualsiasi tipo di agave e finora è rimasto ancorato alla tradizione e all'artigianalità. Finora, appunto

Già, perché gli enormi guadagni procurati al non ricchissimo Messico dall'export di tequila hanno spinto il governo a promuovere anche il fratello maggiore, il mezcal. Da un lato è stato creato il «Consejo regulador de la calidad de mezcal», che ha steso un disciplinare di produzione piuttosto lasco e contribuito a far conoscere il distillato nel mondo (legioni di bartender vengono a Oaxaca in pellegrinaggio). Dall'altro lato, il governo ha finanziato sia i palenqueros i distillatori sia le comunità agricole, per estendere le coltivazioni di agave.

L'agave cresce spontanea e resiste alle condizioni estreme del Messico, tra siccità e altitudine, ma è anche coltivabile. Le specie adatte alla distillazione sono una trentina e sono molto diverse tra loro. Si va da quelle più selvatiche (silvestri) come il Tepeztate, enorme e scenografico, al Tobaziche che somiglia a un tronchetto della felicità, fino a quelle più resistenti e dalla resa maggiore, più adatte alla coltivazione, come l'Arroqueño o l'Espadin, che da solo rappresenta quasi il 90% della produzione.

Storicamente, il mezcal era la bevanda del pueblo: i contadini raccolgono le piante che trovano in natura, tagliano le foglie a colpi di machete e coa (una pala rotonda affilatissima) e ricavano delle piñas, i cuori del maguey che arrivano a pesare fino a 200 kg; le cuocciono in buche scavate nei cortili, le frantumano con una mazza di legno o con una macina di pietra trainata da un mulo, le lasciano a fermentare e poi le distillano in alambicchi di terracotta pre-colombiani chiamati olla de barro o in alambicchi di rame. Tutto molto artigianale, tutto per l'autoconsumo.

Da qualche anno, però, le cose stanno cambiando. Nel 2022 sono stati esportati in 81 Paesi 14,5 milioni di litri di mezcal contro i 1,4 milioni del 2014, e i produttori sono passati da 3mila a 25mila, oltre 600 solo ad Oaxaca. Si organizzano tour guidati e il turismo enogastronomico ha dato impulso all'economia locale, priva di industria, tanto che il Pil è un ottavo rispetto a quello di Città del Messico. Il mezcal è diventato di moda, quindi un business. Che se da un lato è oro per la popolazione, dall'altro crea inevitabili problemi, soprattutto ambientali.

Le regole blande hanno favorito l'ingresso nel mercato di colossi come José Cuervo e Diageo, che hanno aperto impianti e investito in una coltura intensiva di agave che sta cambiando il paesaggio, ora a rischio deforestazione. A questo si somma la raccolta indiscriminata dell'agave silvestre. Per fare mezcal, la pianta matura va colta prima che fiorisca e si riproduca. Il risultato è che otto specie selvatiche tra cui il Tobalà e il Papalomè sono a rischio estinzione, perché la loro scarsità ha costretto insetti e pipistrelli impollinatori a migrare.

La terza via al mezcal, tra l'autoconsumo e la produzione di massa, è il motivo per cui siamo qui. Il progetto si chiama «Palenqueros», lo ha ideato Luca Gargano, patron dell'azienda genovese Velier, tra i leader italiani della distribuzione di alcolici, e si propone di sostenere i piccoli produttori, battendosi per una gestione sostenibile di materie prime di qualità e rispettando i metodi tradizionali. Hector Vasquez, distillatore e grande conoscitore del maguey, è l'uomo del progetto «Palenqueros» ad Oaxaca e ci accompagna a visitare i produttori, sparsi tra le montagne e le campagne del Sud. Mentre il fuoristrada procede fra i cactus e gli avvoltoi volteggiano in un cielo da Messico e nuvole, racconta il loro approccio: «Il mezcal è una risorsa per questa parte del Paese più povera. Però va salvaguardato. Il mezcal piace perché è artigianale. Per questo Palenqueros punta sulla biodiversità e sulla valorizzazione di chi l'agave la conosce e la lavora, seguendo gli insegnamenti delle generazioni passate».

Don Juan, don Beto e suo figlio Onofre, don Baltazar, don Goyo e don Valente - questi ultimi recentemente scomparsi -, sono i paladini di questa crociata. I profili zapotechi segnati dalle rughe e dal lavoro nei campi, i baffi ironici, la conoscenza viscerale per agavi che a un occhio inesperto sembrano quasi tutte uguali. Ognuno ha una sua tecnica, segue un rito tramandato dagli abuelos, fatto di tempi e trucchi, attese e istinto. Gli strumenti di misurazione sono rari, di computer neppure l'ombra. Sanno che si fa così e basta. Toccano con la mano la terra che copre il forno per capire se l'agave deve cuocere tre o quattro giorni; ascoltano i tini per capire se il tepache, il liquido a 4% generato dalla fermentazione, è pronto per essere distillato; annusano per capire la porzione di distillazione da scartare e contano le perle che si creano quando si versa il mezcal nella scodella detta jicara per valutare la gradazione: se le bolle sono grandi, persistenti e creano una sorta di collana nella scodellina, il distillato è alla gradazione perfetta di 48-49%. «Altro che tecnologia e disciplinari», sorride Hector.

Non è semplice, ovviamente. La produzione artigianale ha dei costi che si riflettono sul consumatore finale: «Quasi tutti ormai utilizzano una macina meccanica continua Hector -, ma qui per Palenqueros tutti macinano con la mazza o a pietra, perché il risultato è aromaticamente migliore. Solo che la macchina impiega mezz'ora a fare il lavoro che quattro persone fanno in otto ore macinando a mano...». A questo si somma il crollo del prezzo dell'agave (-50% in meno di un anno), dovuto appunto all'enorme produzione intensiva. Bene per i bevitori poco consapevoli di tutto il mondo, meno per chi prova a rimanere fedele all'artigianalità e dovrà vedersela con concorrenti industriali sempre più economici, a discapito della qualità. Servirà pazienza per capire se la resistenza dei palenqueros, ostinati come il maguey, avrà la meglio. D'altronde, la resilienza va forte anche qui e lo si capisce da un proverbio di Oaxaca che sa di accettazione del destino: «Para todo mal, mezcal. Para todo bien, también.

 

 

 

venerdì 12 aprile 2024

Online la Biblioteca Virtuale del CREA

 

Più di 70.000 record informatizzati e 23.000 pagine digitalizzate dalle collezioni storiche. Agricoltura, scienze, economia e diritto dal 1499 ai giorni nostri

Presentata presso la sede centrale CREA di Roma, la piattaforma digitale che rende accessibile a tutti uno dei più ricchi e antichi patrimoni librari d’Italia.




Agronomia, botanica, piante officinali, pedologia, olivicoltura, viticoltura, agrumicoltura, zoologia, idrobiologia, entomologia, sismologia, vulcanologia, diritto tributario, dal XV secolo ad oggi, tutto a portata di un click: sono queste le principali discipline trattate dai libri della Biblioteca virtuale del CREA, che è finalmente realtà. Una digitalizzazione dell’imponente patrimonio librario cartaceo – tra i più ricchi e antichi d’Italia - portata avanti dalla Direzione Generale con l’Ufficio Relazioni Internazionali ed Affari Istituzionali dell’Ente e presentata a Roma, presso la Biblioteca Storica “Corrado Nigro” della Sede Centrale del CREA. Un evento per illustrare caratteristiche e peculiarità della piattaforma, digitale creata per rendere consultabile le rilevanti collezioni di volumi del CREA, accedendo semplicemente al sito istituzionale 

Il Catalogo Unico In via di completamento e in continuo aggiornamento, il catalogo si configura come uno strumento straordinario che aggrega e valorizza più di 70.000 record informatizzati relativi a ben 32 biblioteche specialistiche disseminate, da nord a sud, sull’intero territorio nazionale, il cui carattere tematico rispecchia esattamente la specializzazione dei Centri di ricerca del CREA ai quali afferiscono. Il “Catalogo Unico” è articolato in: 1) Catalogo Generale per Autori e Titoli; 2) Catalogo Speciale degli Incunaboli e delle Cinque-seicentine; 3) Catalogo delle Pubblicazioni Periodiche. È accessibile online dal portale istituzionale dell’Ente, cliccando sulla voce “Biblioteche” e poi su “Consulta la Biblioteca Virtuale del CREA e il Catalogo Unico delle risorse bibliotecarie dei Centri”.

Il Catalogo Speciale degli Incunaboli e delle Cinque-seicentine La “Biblioteca Virtuale” dell’Ente costituirà un efficace punto di riferimento globale per la consultazione e lo studio delle collezioni bibliotecarie antiche: dagli incunaboli alle seicentine inerenti alle scienze agrarie e ambientali, conservati nelle biblioteche dei Centri di ricerca Agricoltura e Ambiente (AA), Cerealicoltura e Colture Industriali (CI), Difesa e Certificazione (DC), Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura (OFA), Orticoltura e Florovivaismo (OF), Politiche e Bioeconomia (PB), Viticoltura ed Enologia (VE), Zootecnia e Acquacoltura (ZA). In lingua latina è la maggior parte dei testi sfogliabili. Ciascun volume digitale risulta bibliograficamente collegato con la corrispondente scheda di dettaglio del Catalogo Speciale degli Incunaboli e delle Cinque-seicentine. La maggior parte dei testi è edita in Italia. La Biblioteca Virtuale annovera anche un incunabolo di agronomia scritto da Columella, Varrone, Catone e Palladio (Reggio nell’Emilia, 1499), il cui originale è posseduto dalla Biblioteca del CREA Difesa e Certificazione Sede di Roma.

L’evento Responsabili delle biblioteche dell’Ente ed esperti del settore bibliotecario hanno presentato la biblioteca digitale del CREA, un progetto in progress che è parte integrante del “Catalogo Unico” delle biblioteche del principale Ente di ricerca italiano nel settore agroalimentare. I relatori hanno sottolineato come la digitalizzazione abbia aperto nuovi orizzonti alla conservazione e valorizzazione dei fondi antichi e hanno mostrato come, navigando nel Catalogo, sia possibile accedere, in modo rapido, alla vasta gamma di risorse bibliografiche possedute: dagli incunaboli alle altre edizioni antiche e d’epoca, molte delle quali rare e di pregio, alle monografie e periodici moderni. 


Per accedere alla Biblioteca virtuale: https://catalogounico.crea.gov.it/index.php

giovedì 11 aprile 2024

Biologico, UE: aperte le candidature per gli Organic Awards 2024

                                    NinoSutera

La fase di candidatura (sette le categorie individuate) si chiuderà il 12 maggio, mentre la premiazione avverrà a settembre in occasione della Giornata europea del biologico. 

 Sono aperte   le candidature per l'edizione 2024 degli Organic Awards, la terza del premio europeo per il settore del biologico.

L'iniziativa prevede otto premi e sette diverse categorie dedicate ai diversi attori della catena del valore del biologico che hanno sviluppato un progetto eccellente, innovativo, sostenibile e stimolante capace di produrre un reale valore aggiunto per la produzione e il consumo di prodotti biologici.

I premi hanno l'obiettivo di pubblicizzare e a dare visibilità a una serie di progetti e imprese della filiera alimentare biologica, riconoscendone l'eccellenza. Sono riservati ad iniziative già avviate e prevedono la prova della certificazione biologica. Gli operatori in corso di conversione non possono candidarsi ai premi e, inoltre, l'offerta o la trasformazione di beni/prodotti in conversione non risponde ai criteri di aggiudicazione.

Quali sono le sette categorie e gli otto premi?

- categoria 1: Migliore coltivatrice biologica e Miglior coltivatore biologico
- categoria 2: Migliore regione biologica
- categoria 3: Migliore città biologica
- categoria 4: Miglior biodistretto biologico
- categoria 5: Migliore PMI di trasformazione alimentare biologica
- categoria 6: Miglior dettagliante di alimenti biologici
- categoria 7: Miglior ristorante/servizio di ristorazione biologico

 

LA PROCEDURA DI CANDIDATURA E SELEZIONE

Le candidature vanno presentate entro il 12 maggio tramite il sito web, per poi essere valutare nel periodo tra giugno e luglio e premiate in occasione della cerimonia del 23 settembre, Giornata europea del biologico. 

Le candidature devono essere presentate dal promotore del progetto o dell'impresa, ovvero l'organizzazione o la persona, con residenza o sede nell'Unione europea, che è o era responsabile dell'attuazione del progetto e dell'impresa nell'UE.
È possibile redigere la candidatura in una qualsiasi lingua dell'UE. Tuttavia, sottolineano gli organizzatori, si consiglia l'uso della lingua inglese per permettere una valutazione agevole e tempestiva delle candidature. Qualora il candidato non fornisca una traduzione in inglese, infatti, la giuria valuterà il progetto sulla base del testo prodotto dalla traduzione automatica.

La giuria è composta da 7 membri nominati, rispettivamente, dal Parlamento europeo, dal Consiglio dell'Unione europea, dalla Commissione europea, dal Comitato economico e sociale europeo, dal Comitato delle Regioni, dall'IFOAM Organics Europe e dal COPA-COGECA. I membri lavorano in gruppi, formati sulla base delle loro competenze in una determinata categoria, ma scelgono insieme i finalisti e i vincitori.

LINK


Parlamento rurale italiano. Alcuni dati

 RETE RURALE

 

European Rural Parliament Italy alcuni dati



È un movimento aperto, senza forma giuridica, finalizzato ad animare il dibattito sullo sviluppo delle aree rurali italiane e pervenire a documenti propositivi (dichiarazioni, manifesti, position paper, ecc.)

Partenariato  

-        Quasi 980 membri individuali (persone fisiche che si occupano di ruralità a titolo personale) - FB;

-        Altri 469 aderenti (tra cui docenti universitari, sociologhi,  ecc.) - Form Google;

-        30 membri collettivi, tra i quali:

o   15 GAL siciliani: Eloro, Elimos, Metropoli Est, ISC Madonie, Golfo di Castellammare, Terre di Aci, Terra Barocca, Sicani, Rocca di Cerere, Valle del Belice, Etna, Valli del Golfo, Sicilia Centro Meridionale, Terre del Nisseno;

o   12 associazioni/agenzie di sviluppo rurale;

o   Rete Rurale siciliana con 21 GAL aderenti ufficialmente…altri 2 devono ancora formalizzare;

o   AIDCG Associazione Italiana Direttori e Coordinatori dei GAL (con 52 GAL provenienti da 10 Regioni italiane);

o   Consulta Nazionale dei Distretti del Cibo, con 34 Distretti della Consulta (da tutta Italia); in corso adesione di altri Distretti singoli (PA Bolzano, Umbria, Toscana, Marche, ecc.);

o   Distretto Produttivo Ortofrutticolo di Qualità della Sicilia (con capofila GAL Eloro);

o   Agenzia per il Mediterraneo.

Materiali prodotti

-        Manifesto (diviso in due parti: 1°. principi, diritti e doveri dei soggetti; 2°. innovazioni sostenibili - AKIS + tematiche proposte dai partner in sede di adesione)

-        Position Paper (elenco tematiche di interesse per gli aderenti al Parlamento rurale italiano, in linea con quelle di interesse del ERP)

-        Logo

-        Mailing list

-        Form di adesione di Google

-        Creazione di un gruppo facebook EuropeanRuralParliament Italy

-        Raccolta stampa sull’iniziativa (oltre 40 articoli su stampa e on line dal 2010)

Attività svolte

-        Prime attività di avvio: 2010

-        Partecipazione, su invito, come membri del comitato promotore del ERP Italy all’incontro del ERP del 12-15/09/2022 a Kielce (PL) (il Parlamento rurale europeo ha già dato disponibilità a partecipare all’evento inaugurale del ERP Italy, in programma per la primavera del 2023)

-        Partecipazione a diversi eventi organizzati a livello nazionale, di natura divulgativa e tecnica, con presentazione di interventi sull’attività svolta e sulla funzione del ERP Italy

-        Attività di animazione territoriale per il coinvolgimento dei soggetti interessati a livello nazionale

-        Animazione e aggiornamento costante dei social network

-        Redazione articoli su stampa e on line

Prossime attività

Prodotti attesi

-   Sessione inaugurale - primavera 2023 - con tavoli tematici (ELARD, ERCA, PREPARE stanno già supportando le attività di ERP Italy e parteciperanno all’evento con delle relazioni)

-   Animazione per allargare la partecipazione nelle regioni ancora assenti e aumentare anche la partecipazione anche nelle 15 regioni già coinvolte

-   A medio-lungo termine: candidatura per ospitare in Italia una sessione del Parlamento europeo

-    Report sui contributi dei singoli tavoli tematici

 

-    Incremento dei partecipanti

 

per ristare in contatto

https://docs.google.com/forms/d/1KmzVcU3eCI_QXjarmY5vPtnZjEJW_iOLhFiIUzPuyWo/edit?pli=1







9 maggio la Giornata dell’Europa

 

Il 9 maggio ricorre  la Giornata dell’Europa, per ricordare l’anniversario della Dichiarazione Schuman e riaffermare i valori di pace e democrazia. Grandi eventi, incontri con le scuole, momenti di riflessione, in tutti e 27 i Paesi membri   

 




 

Il 9 maggio 1950 il ministro degli esteri francese Robert Schuman si presentò davanti alle telecamere, per una dichiarazione che avrebbe segnato la storia: la proposta di un nuovo organismo che promuovesse la cooperazione politica tra i Paesi europei, per aprire una stagione di pace e benessere. È l’avvio del processo di integrazione europea, che ha condotto alla nascita dell’Unione europea come la conosciamo oggi.

In Italia, le istituzioni europee, @pe_italia e @europainitalia organizzano tre eventi per rilanciare il forte messaggio della Dichiarazione Schuman.  A Roma,   al nuovo centro "Esperienza Europa - David Sassoli" è stata presentata   la visita virtuale del Parlamento europeo nel Metaverso.

Alle 20 andrà in scena il concerto ai Mercati di Traiano - Museo dei Fori Imperiali, con le performance artistiche dello GnuQuartet e dell’attore Neri Marcorè: musica e parole per celebrare i valori fondanti dell’Unione europea!

Oggi celebriamo i valori che ci uniscono come europei - diversità, democrazia e solidarietà.

Riflettendo sulle sfide che il nostro continente deve affrontare, ricordiamo i progressi compiuti insieme. Dalla crescita economica alla giustizia sociale, dai diritti umani alla tutela dell'ambiente, abbiamo ottenuto tanto grazie alla cooperazione e alla collaborazione.  

In questa giornata dell'Europa, rinnoviamo il nostro impegno a collaborare per un futuro migliore per tutti gli europei.

Non è finita, in Sicilia il prossimo Sabato  si svolgerà la Session Inaugurale del European Rural Parliament Italy  

https://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/24773

 

 

 

Tecnico Consulente nella difesa fitosanitaria

 programma del corso per consulenti organizzato dai colleghi di Ragusa, che si svolgerà in modalità FAD.

Qualora qualche tecnico professionista   fosse interessato li contatti al piu presto via whattsapp al seguente numero:
3386464044


Vendemmia verde, le istruzioni operative

NinoSutera

BANDO REGIONALE 2024- DISPOSIZIONI ATTUATIVE


  • Obiettivi della misura: La Vendemmia verde comporta la distruzione totale o l’eliminazione dei grappoli non ancora giunti a maturazione, riducendo a zero la resa della relativa superficie viticola. La misura concede ai  viticoltori la facoltà di accedere al beneficio del sostegno economico  costituito da un pagamento forfettario per ettaro a fronte della distruzione del raccolto per ripristinare l’equilibrio tra offerta e domanda sul mercato  unionale del vino per prevenire crisi di mercato.
  • Destinatari del bando: Imprenditori agricoli, ai sensi  dell’articolo 2135 c.c., singoli o associati, che conducono  vigneti impiantati con varietà di uve da vino. 
  • Annualità Campagna vitivinicola: 2023/2024
  • Dotazione finanziaria assegnata: € 11 Mln
  • Scadenza per la presentazione delle domande: 26/04/2024

BANDO

L'Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura ha approvato le istruzioni operative n. 33/24 relative all'applicazione dell'intervento di Vendemmia verde per la campagna 2023-2024 - Regolamento (Ue) n. 2021/2115 del Consiglio e del Parlamento Europeo del 2 dicembre 2021 di cui all'articolo 58 comma 1 lettera c).

L'applicazione di tale regime è stata definita dal Decreto del Ministero dell'Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste n. 185108 del 30 marzo 2023, che all'articolo 3 comma 1 stabilisce che la "vendemmia verde" consiste nella distruzione, o eliminazione, totale dei grappoli non ancora giunti a maturazione, riducendo a zero la resa dell'intera unità vitata interessata.

 

Possono accedere all'aiuto previsto all'intervento di Vendemmia verde, e fissato dalle regioni seguendo i criteri dettati dal Decreto del Masaf di attivazione dell'intervento per la campagna 2023-2024, le persone fisiche o giuridiche che, avendone l'obbligo, soddisfano nella corrente campagna e nella precedente gli obblighi previsti dalla normativa vigente in materia di presentazione della dichiarazione di raccolta delle uve, e che conducono unità vitate che rispettano i seguenti requisiti:

  • sono coltivate con varietà di uve da vino, classificate dalle regioni in conformità all'accordo del 25 luglio 2002 tra il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e le regioni e province autonome di Trento e Bolzano;
  • sono in buone condizioni vegetative;
  • sono impiantate da almeno quattro (4) campagne, risultino cioè impiantate entro il 31 luglio 2019;
  • hanno formato oggetto di Dichiarazione di raccolta delle uve nella precedente campagna 2022-2023 e in quella corrente 2023-2024;
  • non ricadano nelle zone vinicole eventualmente escluse dall'intervento da parte delle regioni/P.A. di cui all'articolo 3 comma 4 del Decreto Masaf n. 185108/2023;
  • rientrino nella superficie minima e/o massima ammissibili all'intervento, stabilita dalle regioni/P.A. nelle Dra, nell'ambito della quale insiste l'unita vitata in questione;
  • non hanno beneficiato di un aiuto alla vendemmia verde nella precedente campagna 2022-2023.


Le domande hanno ambito regionale e, pertanto, i produttori che intendono accedere all'aiuto in oggetto devono compilare una domanda per ciascuna regione nel cui territorio sono ubicate le unità vitate interessate. Le domande sono presentate all'Op Agea per le superfici ubicate nelle seguenti regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria, Valle d'Aosta e nelle province autonome di Trento e Bolzano.


Il beneficiario deve presentare la domanda in forma telematica, utilizzando le funzionalità online messe a disposizione dall'Op Agea sul portale Sian.


Il termine ultimo per la presentazione delle domande iniziali e di modifica per la Vendemmia verde per la campagna 2023-2024 è fissato al 26 aprile 2024.


Per informazioni consultare questa pagina web sul sito di Agea. 



mercoledì 10 aprile 2024

Il dialetto Siciliano e la ricetta della Minestra di Tenerumi

                                                   Angela De Michele

Il dialetto Siciliano e la lingua italiana sono nati dal latino medioevale.
Il siciliano è il primo che si espresse come forma d'arte. Una delle porte del duomo di Monreale, quella firmata da Bonanno Pisano (1186), è diviso in quarantadue quadrati (formelle) che riproducono scene bibliche accompagnate da scritte in volgare.
Il grande poeta Dante Alighieri scrisse che

“II volgare siciliano si acquistò fama prima e innanzi agli altri per il fatto che molti poeti indigeni poetavano in siciliano e per il fatto che la corte aveva sede in Sicilia”.

Prima di Dante la poesia era solo quella siciliana.
Egli definì tutta la produzione poetica siciliana col nome di "Scuola Siciliana" e affermò che i primi pionieri in lingua volgare italiana furono proprio i poeti siciliani di questa scuola.
Palermo era la culla della poesia siciliana.
Tra i più famosi poeti di lingua siciliana ricordiamo Cielo D'Alcamo, giullare particolarmente colto di cui si hanno poche notizie che scrisse il celebre componimento "Rosa fresca aulentissima", e Giacomo da Lentini, da molti ritenuto l'inventore del "sonetto" e il caposcuola della lirica siciliana.
La lingua siciliana si espanse anche fino in Toscana dove si formò una corrente di poeti siculo-toscani da cui nacque la scuola del dolce Stil Novo. La loro lingua si affermò come lingua del popolo italiano al contrario del siciliano che fu degradato al ruolo di semplice dialetto regionale.
Ma la conformazione geografica della Sicilia, ha consentito alla lingua siciliana di non subire influenze di confine. Il risultato è l’unicità della lingua siciliana.
Oggi il siciliano è parlato da circa 5 milioni di persone in Sicilia, oltre che da un numero imprecisato di persone emigrate o discendenti da emigrati, in particolare quelle trasferitesi nel corso dei secoli passati negli USA (dove addirittura si è formato il Siculish), in Canada, in Australia, in Argentina, in Belgio, in Germania e nella Francia meridionale.
Il siciliano è oltretutto molto diffuso come lingua familiare e come lingua di dialogo tra amici e… nelle poesie.
Il dialetto siciliano torna in voga di continuo grazie ad autori come Pirandello, Verga, il poeta dialettale Ignazio Buttitta fino ad Andrea Camilleri.

Alunno: “Professù …a mia mi piaci parlari in Sicilianu e no in Italianu cà è na lingua motta” (professore, a casa mi piace parlare in Siciliano e non in Italiano che è una lingua morta).
Professore: “Ti boccio!!!...Comu si rici in Sicilianu?..” (ti boccio… come si dice in Siciliano?)


Per divertirmi un po’ e forse per complicarmi un po’ la vita, voglio descrivere questa ricetta in Siciliano e vi garantisco che non è stato facile.
La minestra di tenerumi è una ricetta tipica siciliana che è possibile gustare soltanto in estate in quanto questa varietà di zucchine, strette e lunghe dal colore verde chiarissimo, producono le foglie dette tenerumi soltanto durante questa stagione. Ci sono cresciuta a Sciacca.
La minestra che viene preparata è una vera bontà!
A questa zuppa di zucchina lunga e foglie di tenerumi si aggiunge del pomodoro fresco saltato in padella con l’aglio detto “pomodoro a picchi pacchi”.
Il formato di pasta che accompagna questa minestra è rigorosamente lo spaghetto spezzato!

Ricetta della MINISTRUNI DI TINNIRUMI
Pigghiati un chilu di tinnirumi, lavatili a duviri e facitili vugghiri dintra ‘na pignata cu l’acqua salata.
A mezza cuttura sculatili e tagghiatili a pizzudda pizzudda.
Dintra un tianu squagghiati cu l’ogghiu d’oliva squagghiati filetti di acciuca salata, mittitici du spigghetti d’agghia sminuzzata, pummarori pilati, Sali e pipi.
O puntu giustu, pigghiati li tinnirumi sminuzzati e jittatili dintralu tianujuncennu n’autru mezzu litru d’acqua o di brodu.
Faciti cociriancora pii cinqu minuti.
A parti priparativi l’attuppateddu o lu spaghettu sminuzzatue, quannu la pasta è quasi cotta, miscatila cu li tinnirumi facennu stari l’ultimu vugghiuni.
Scinniti e mpiattati..
Bonu appititu!


Ricetta della MINESTRA DI TENERUMI
I “tenerumi” sono le foglie ed i germogli della zucchina bianca, sottile e tenera, che si produce in Sicilia ed in particolar modo nel palermitano.
Procuratene 1 Kg, lavateli bene e lessateli in acqua salata. A metà cottura, scolateli e tagliateli a pezzettini.
In un tegame, sciogliete nell’olio d’oliva i filetti di acciuga sotto sale o sott’olio, unite 2 spicchi d’aglio affettati, 500 gr di pomodoro pelato, sale e pepe.
Lasciate cuocere per qualche minuto, poi aggiungete i tenerumi. Diluite tutto con un litro e mezzo di acqua o brodo e continuate la cottura per altri 5 minuti.
A parte avrete lessato la pasta corta che unirete alla minestra, un ultimo bollore e servite caldo.

 

martedì 9 aprile 2024

Ciclo di incontri sull'Agrobiodiversità

Daniela Cascio

 Firenze, 18 aprile 2024 (Risorse Genetiche

 Autoctone Animali) e 

 19 Aprile 2024 (Biodiversità

 microbica di interesse agricolo e alimentare)



 

Agrobiodiversità

La Biodiversità sta alla base della vita sul Pianeta come l'acqua, l'aria e il suolo.
E' stata definita per la prima volta dalla Convenzione FAO di Rio de Janeiro del 1992, come l'insieme della diversità delle forme viventi.

L'Agrobiodiversità o biodiversità di interesse agricolo e alimentare, è la diversità della vita relativa ai sistemi agricoli; pertanto è essenzialmente legata agli agro-ecosistemi, cioè agli ecosistemi naturali modificati dall´uomo con l’introduzione della coltivazione finalizzata alla produzione agricola (v.  Linee guida nazionali DM 12 luglio 2012).

La biodiversità diventa sempre più strumento irrinunciabile di gestione in agricoltura e comprende la diversità delle colture, delle piante erbacee e arboree coltivate e spontanee, degli animali in allevamento e selvatici e dei microorganismi che contribuiscono alla produzione agricola e al mantenimento della fertilità del suolo. La biodiversità riguarda anche la struttura e la  distribuzione di questi componenti all’interno del sistema agricolo, la loro relazione con l’ambiente e con  le risorse genetiche  e con tutte  le buone pratiche che l’agricoltore esercita per raggiungere l’obiettivo di produzione (Vazzana, 2017; Lorenz, 2014; Altieri, 2015).

·  18 aprile:  I risultati finali delle Giornate di studio sulle risorse genetiche autoctone animali a rischio di estinzione;


Anche in diretta streaming all’indirizzo:

https://www.youtube.com/watch?v=X7S8JiQUwMI


·  19 aprile: I risultati finali delle Giornate di studio sulla biodiversità microbica di interesse agricolo e alimentare.


 Anche in diretta streaming all’indirizzo:

https://www.youtube.com/watch?v=XXYqfZ0uiSA

U Pani cunzatu

                   Giovanna Barna  

..è il ricordo di una tradizione familiare, un tesoro che mi arrivava dal mare "lavorato a mano".



Vengo dal mare... Vengo dalle mattine d'estate sveglia all'alba... presto, molto presto per paura che mio papà non mi svegliasse per portarmi con lui a lavoro. Ero piccola e "femmina"… e la marina non era il posto ideale per una bambina.

Ma io non mi sono mai fatta problemi di questo tipo.

Vengo dall'alba vista spuntare dalla Coda della Volpe, la roccia sotto il belvedere delle terme dove un po' tutti ci fermiamo per godere del panorama del mare durante le belle giornate.

Vengo dalle voci dei marinai che dalla banchina "abbanniavano" (gridavano) la “pezzatura” (dimensione) delle acciughe e il costo. La chiamano asta, ma per me era una gran confusione... gente che urlava per accaparrarsi il pesce.

Una volta comprato, il pesce seguiva una telefonata al "magazzino di salato" (adesso chiamate industria ittico conserviera) e si metteva in moto una macchina organizzativa di non poco conto.

"Li fimmini" (le lavoratrici) che "aspettavano la chiamata" in un batter d'occhio si recavano sul posto di lavoro oppure aspettavano il furgoncino che andasse a prenderle.

Nel frattempo le acciughe arrivavano al magazzino, venivano scaricate e messe subito nelle tinozze con la salamoia in modo che il pesce "ntostava" (si induriva). Il racconto di questo faticoso lavoro, della loro gente e di una tradizione di Sciacca rivive in uno dei progetti di turismo esperienziale.

È la storia di 4 generazioni... partendo dal mio bisnonno Nicolò Barna, che era stata fatto cavaliere del lavoro dal re Vittorio Emanuele il 15 gennaio del 1932, poi mio nonno, mio padre... fino ad arrivare a me.

Racconti che dal mare di Sciacca arrivano lontano... molto lontano.

Le lavoratrici (li fimmini) durante i mesi invernali in cui si procedeva alla sfilettatura delle acciughe già mature per metterle sott'olio, erano solite pranzare con del "pane cunzato", pane condito.

Era un modo gustoso e ingegnoso per risparmiare in tempi di ristrettezza economica. Quindi la lavoratrice comprava solo il pane al mattino prima di andare al lavoro.

Arrivata l'ora "di lintari" (staccare dal lavoro per la pausa pranzo), portava con sé in sala mensa un po' delle acciughe appena lavorate, vi aggiungeva un pochino di olio preso sul posto e un po’ di sale.

Ne usciva una tra le più buone prelibatezze della cucina povera siciliana "u pani cunzatu".

Molte volte le lavoratrici anche se avevano solo quel pezzo di pane erano solite spartirlo con "i salatura" (gli uomini che gestivano il magazzino e il prodotto lavorato).

Perché?

Perché dentro una piccola comunità di "magazzino di salato" non ci si sentiva colleghi ma parte di una famiglia.

GO NITAP







Il NITAP finanziato nell’ambito della Misura 16 del PSR Sicilia 2014-2022 intende offrire un approccio tecnologico (fotonica applicata all'agricoltura protetta) ed ecologico per l'implementazione delle tecniche di produzione sostenibile in serra come “infrastruttura tecnologica abilitante”, e, quale supporto alle innovazioni tecnologiche per il controllo dei processi eco-biologici. Le infrastrutture tecnologiche abilitanti riguardanti il processo e sono: la selezione e manipolazione dello spettro solare (applicazione dei punti quantici)  I nuovi sistemi proattivi di monitoraggio e comunicazione.

La fase sperimentale intende misurare gli effetti – in chiave sistemica – sulle piante - dello spettro solare manipolato, così da valutare il: PAR Adding - miglioramento della frazione dello spettro solare utile alla fotosintesi da frazione spettrale 350-550 nm a frazione 550-750 nanometri NIR blocking – blocco del NIR per evitare l'eccessivo carico termico della serra – frazione spettrale maggiore 750 nm (infrarosso lungo) -  UV shifting blocking – per la lotta biologica tecnologica (lotta agli insetti nocivi)- frazione spettrale > 200 < 400 nm (frazione sensibilità ottica della bemisia tabaci) ogni film possiede soltanto una delle caratteristiche richieste l'applicazione dei film dopati è su base flessibile (supporti mobili azionati dal sistema di supporto alle decisioni)Il sistema di supporto alle decisioni (DSS) e la sensoristica applicata restituiscono le migliori combinazioni delle condizioni di luce ed energia per cicli colturali biologici ottimizzati. 











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