lunedì 20 gennaio 2025

Adottato dal MISAF il Piano strategico per l’innovazione e la ricerca – PSIR

A seguito dell’intesa sancita nella seduta del 18 dicembre in CSR, è stato emanato il nuovo PSIR che è stato adottato con decreto del Ministro n. 675376 del 23 dicembre 2024.

 

 Pubblicato nel sito del Masaf, sezione ricerca,  
https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/9065

 

La necessità di adeguare la strategia di innovazione e ricerca alla vigente nuova programmazione PAC 2023-2027, in particolare all’obiettivo trasversale “modernizzare l’agricoltura e le zone rurali promuovendo e condividendo la conoscenza, l’innovazione e la digitalizzazione in agricoltura e nelle zone rurali”, e alla strategia del Partenariato europeo per l’innovazione (PEI – AGRI), confermata nella programmazione corrente, ha portato all’avvio di un percorso di revisione promosso dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF) - Direzione generale dello sviluppo rurale, Ufficio Ricerca e sperimentazione.

Il percorso, a partire dall’analisi di contesto definita per lo sviluppo del PS PAC 2023-2027, ha previsto una preliminare revisione del PSIR 2014-2020 grazie al confronto con le Regioni, attraverso la Rete dei Referenti Regionali della Ricerca agraria, forestale, acquacoltura e pesca, con la Rete Nazionale Pac e con esperti che supportano il MASAF nelle attività dello Spazio Europeo della Ricerca (ERA – European Research Area), fra cui lo SCAR - Comitato Permanente per la Ricerca in Agricoltura. Il percorso di revisione ha incluso anche esigenze di innovazione e ricerca non desumibili dal PS PAC ed è stato condiviso anche con esperti della comunità scientifica attraverso la forma della consultazione pubblica, a seguito della quale si è definito il testo finale.

Il nuovo Piano si adegua, dunque, agli sviluppi delle nuove strategie per la transizione ecologica, digitale, per sistemi alimentari sostenibili (Green Deal, Farm to Fork, SDGs), alla programmazione per la ricerca e l’innovazione Horizon Europe (2021-2027) e alla nuova programmazione PAC 2023-2027, riferendosi in particolare all’obiettivo trasversale “modernizzare l’agricoltura e le zone rurali promuovendo e condividendo la conoscenza, l’innovazione e la digitalizzazione in agricoltura e nelle zone rurali”.

Il Piano revisionato prevede 6 Aree Strategiche declinate in linee di intervento per ricerca ed innovazione, in coerenza con la programmazione PSP PAC e, più in generale, con altre fonti di strategie (strategie europee, strategie dello Spazio Europeo della ricerca declinate nelle Partnerships cofinanziate o in altri atti di programmazione di Horizon Europe, studi di scenario e altri documenti prodotti nell’ambito del citato Comitato SCAR).

La struttura del documento

Analisi di contesto

A partire dal tema della transizione ecologica si è fondata l’analisi del contesto di riferimento necessaria per declinare gli obiettivi strategici del Piano.

Come indicato nel Piano Nazionale della Ricerca del MUR 2021-2027, la transizione ecologica prevede che la conservazione del capitale naturale, della biodiversità e dei processi che da essa dipendono, diventi una condizione necessaria e trasversale al perseguimento degli obiettivi di prosperità e benessere identificati dal Green Deal europeo, il documento strategico lanciato dalla Commissione europea a fine 2019 (COM2019 640final). Questo cambio di paradigma considera l’ambiente come bene primario, la cui conservazione è funzionale alla sfida di una crescita sostenibile. Perseguire questa visione richiede linee di ricerca trasversali volte a valutare l’impatto che gli interventi di innovazione, necessari per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo, potrebbero avere sul funzionamento degli ecosistemi.

L’attualizzazione in ambito agricolo, alimentare e forestale del Green Deal è contenuta in un altro documento strategico UE, la Comunicazione “From farm to fork” (COM2020 381 final) che ne dettaglia gli obiettivi in chiave di sostenibilità ambientale, ma anche economica, di sicurezza alimentare lungo tutto il percorso della filiera, di salubrità e di legalità. L’intero sistema della conoscenza e dell’innovazione è considerato nodale per accompagnare la transizione. Alla strategia “From farm to fork” si affianca quella che promuove la biodiversità nei territori europei “Biodiversità 2030” (COM2020 380 final) che ha un importante impatto sul sistema agricolo in chiave di conservazione della ricchezza dei sistemi naturali e di riduzione dei fattori impattanti quali i pesticidi ed altri presidii. Sulla base dei suddetti indirizzi strategici, il regolamento UE 2021/2115 e i conseguenti Piani Strategici della PAC (PS PAC 2023 – 2027) promuovono e finanziano interventi di sviluppo che mirano ad accompagnare l'agricoltura nel percorso della transizione ecologica secondo i tre obiettivi generali della sostenibilità economica, ambientale e sociale per promuovere e sostenere 1) la competitività del settore agricolo, 2) la tutela dell’ambiente, 3) il tessuto socioeconomico delle zone rurali. Il conseguimento degli obiettivi generali è perseguito mediante nove obiettivi specifici, che dovrebbero tradurre gli obiettivi generali della PAC in priorità più concrete.

Alla luce di queste considerazioni, l’analisi di contesto dell’agricoltura italiana descritta nel nuovo PSIR ha consentito di confermare sostanzialmente gli ambiti di approfondimento della precedente edizione (PSIR 2014-2020) utilizzando tuttavia una terminologia più coerente ai nuovi documenti e normative europee e una maggiore attenzione ai temi legati alla sostenibilità ambientale quali: la sostenibilità e competitività economica e la redditività dei sistemi agricoli; la riduzione dell’impatto climatico del sistema alimentare; un consumo alimentare sostenibile e la riduzione di sprechi; la conservazione delle risorse naturali e della biodiversità; la rivitalizzazione delle aree rurali.

La declinazione in Aree strategiche e linee di attività, di seguito riportata, illustra la vera e propria parte strategica di indirizzo, definisce il contesto di ciascuna Area e le linee di attività a cui si possono riferire gli strumenti a disposizione per l‘attuazione di ricerca ed innovazione.

Aree Strategiche per la ricerca ed innovazione

Area 1 - Miglioramento della sostenibilità delle produzioni e dell'uso delle risorse negli ecosistemi agrari e forestali.

Linee di attività

    1. Scelte varietali, di razza, di destinazione d’uso, miglioramento genetico

    2. Diversificazione spaziale, temporale e genetica dei sistemi produttivi a differenti scale: campo, allevamento, azienda, territorio

    3. Uso sostenibile dei nutrienti, dei prodotti fitosanitari e zooprofilattici, favorendo la riduzione degli impieghi e dei rischi connessi al loro uso; valutazione dell'efficacia di strategie agronomiche e rafforzamento dell'impiego di microrganismi, insetti utili e molecole bioattive per la difesa delle piante.

    4. Ottimizzazione dei processi produttivi: pratiche colturali, alimentazione e benessere animale, pratiche di prevenzione, uso efficiente delle risorse inclusi scarti e rifiuti e reflui.

    5. Digitalizzazione in agricoltura: sviluppo di sistemi di supporto alle decisioni nel processo produttivo ed Internet of Things (IoT), telerilevamento, agricoltura e zootecnia di precisione, meccanizzazione integrale, robotica e altri sistemi automatici intelligenti, applicazione di principi e strumenti di intelligenza artificiale

    6. Soluzioni tecnologiche per il miglioramento degli impianti e delle strutture aziendali

    7. Utilizzo efficiente della risorsa idrica, compreso il riuso delle acque reflue e conservazione/ripristino della qualità delle acque, anche in considerazione dei servizi ecosistemici offerti dalla risorsa idrica

    8. Conservazione, conservabilità e condizionamento delle produzioni: riduzione degli sprechi, conservanti naturali ecc.

    9. Approcci, metodi e strumenti per la gestione aziendale in sistemi produttivi sostenibili, dal punto di vista economico, sociale ed ambientale.

Area 2 - Cambiamento climatico, biodiversità, funzionalità suoli e altri servizi ecosistemici e sociali dell’agricoltura.

Linee di attività

    1. Soluzioni per la mitigazione del cambiamento climatico verso la neutralità carbonica (carbon neutrality), incluso il carbon farming.

    2. Soluzioni per l'adattamento al cambiamento climatico, per una minore vulnerabilità e una maggiore resilienza agli shock.

    3. Uso e valorizzazione delle risorse genetiche locali (varietà e razze) ed eterogenee per il miglioramento della resilienza e per il potenziamento dei servizi ecosistemici.


    1. Tutela della risorsa “suolo”: conservazione, salute, qualità, fertilità e salvaguardia della biodiversità.

    2. Valorizzazione di alcuni servizi ecosistemici forniti dal settore primario: manutenzione e ripristini ambientali, verde urbano, agricoltore/selvicoltore custode, bonifica dei terreni inquinati, stoccaggio del carbonio (anche ai fini della produzione di crediti di carbonio), accumulo delle acque per l’irrigazione.

    3. Valorizzazione del ruolo sociale dell’agricoltura: “agricoltura sociale”, relazioni urbano – rurale, relazioni di genere e tra generazioni, processi di inclusione, miglioramento delle condizioni di lavoro e promozione del lavoro di qualità, accettabilità sociale dell’attività agricola.

Area 3 - Coordinamento e integrazione dei processi di filiera e potenziamento del ruolo dell’agricoltura

Linee di attività

    1. Nuovi approcci di governance per la competitività delle filiere, dei distretti e dei territori e per l'equa distribuzione del valore.

    2. Soluzioni tecnologiche per il miglioramento dei processi di filiera (inclusa la tecnologia blockchain).

    3. Sviluppo di nuove forme di connessione con i consumatori e la cittadinanza.

Area 4 - Qualità, tipicità e sicurezza degli alimenti e stili di vita sani

Linee di attività

    1. Produzione di alimenti di qualità per tutti e accesso agli alimenti appropriati.

    2. Promozione e valorizzazione delle produzioni locali, della cultura e delle tradizioni alimentari territoriali per la salvaguardia della biodiversità.

    3. Miglioramento, tutela e tracciabilità della qualità e della distintività e adeguamento dei relativi standard di certificazione (incluse le certificazioni ambientali).

    4. Tecniche sostenibili per la trasformazione, conservazione, confezionamento dei prodotti agroalimentari e valorizzazione degli scarti.

    5. Valorizzazione della relazione tra alimentazione e salute e della valenza nutraceutica dei prodotti agroalimentari.

    6. Fonti alternative di proteine e altri nutrienti.


Area 5 Utilizzo sostenibile delle risorse biologiche e valorizzazione dei residui/scarti e/o sottoprodotti a fini agricoli, artigianali, energetici e industriali

Linee di attività

    1. Sviluppo e razionalizzazione delle filiere di biomasse e di biocarburanti con adeguati requisiti di sostenibilità ambientale ed economica.

    2. Sviluppo di bioraffinerie per la produzione di materiali industriali e mezzi tecnici a partire da residui e scarti agricoli che consenta l’adeguata remunerazione del settore agricolo.

    3. Valorizzazione di residui e scarti e/o sottoprodotti ligno-cellusosici forestali e agro-forestali a fini agricoli, industriali e artigianali.


Area 6 - Rafforzamento del sistema della conoscenza e dell’innovazione per il settore agricolo, alimentare e forestale (AKIS) nelle sue componenti territoriali e a livello nazionale

Linee di attività

    1. Verifica degli attuali strumenti di governance degli AKIS per individuare proposte correttive e/o definire nuovi modelli: analisi dei fabbisogni, pianificazione, coordinamento e collaborazione fra attori, monitoraggio e valutazione.

    2. Verifica dell'impatto dell'approccio AKIS sulla realtà agricola, forestale e rurale.

    3. Approcci e metodi per la co-ricerca e la co-innovazione basati sulla interdisciplinarità e la trans-disciplinarità: diffusione e verifica delle esperienze e degli strumenti utilizzati (PEI AGRI, Cluster ecc.).

    4. Analisi delle problematiche legate al gap fra produzione dei risultati della ricerca, produzione dell'innovazione utilizzabile e individuazione di possibili soluzioni.

    5. Le applicazioni del digitale in agricoltura: evoluzione, potenzialità e rischi.

Realizzazione e governance

Il Piano non reca risorse proprie ma la strategia in esso delineata è realizzabile con tutti gli strumenti disponibili a livello comunitario, nazionale e regionale nel periodo di riferimento: politiche del settore agricolo, anche attraverso le risorse previste nell’ambito della Legge 499/1999 (interventi per il settore agricolo), politiche di ricerca, fra cui il PNR 2021-2027, politiche di coesione, politiche per l’ambiente e cambiamenti climatici, politiche relative alla salute e al consumo consapevole, all’istruzione e la formazione, la politica industriale e la politica dell’informazione, per tutti gli ambiti connessi al sistema agricolo, alimentare e forestale, politiche regionali, fondi messi a disposizione con il programma Horizon Europe.

Il Piano in questione, è inteso come strumento dinamico: aggiornamenti della strategia e dei contenuti tecnico-scientifici delle 6 aree e delle 32 linee di attività possono intervenire nel corso della sua durata e riguardare specifici aspetti dei settori produttivi citati nel Piano o altri aspetti da integrare, ove necessari.

La sua realizzazione si colloca in un’ottica di sistema e di rete e presuppone un lavoro coordinato e interconnesso fra tutti i soggetti della rete della conoscenza (ricerca, consulenza, formazione), della produzione (imprese singole ed associate, associazioni di categoria) e le istituzioni centrali e regionali.

I soggetti che possono, anche attraverso i loro propri strumenti di finanziamento per innovazione e ricerca indicati, contribuire alla realizzazione della strategia sono principalmente i Ministeri, le Autorità di gestione regionali responsabili dell’attuazione degli interventi del PS PAC, dei fondi di coesione, la Rete dei referenti regionali della ricerca agraria, forestale, acquacoltura e pesca e l’Associazione tra le agenzie ed enti regionali per lo sviluppo e le innovazioni agronomiche e forestali (ANARSIA), gli Enti ed istituzioni preposti ad attività di ricerca e le Università, le


imprese i partenariati nelle varie forme previste, fra cui i Gruppi Operativi (Reg. UE 1305/2013, art. 35 e Reg. UE 2115/2021 art. 127); la Rete PAC nazionale che, sul dettato dell’art.126 comma 3e e 4e del regolamento per la PAC, ha la finalità di promuovere l’innovazione nel settore dell’agricoltura e dello sviluppo rurale; la Rete PAC europea che, con riferimento alla normativa suddetta, svolge analoghe funzioni a livello europeo.

Data la numerosità di soggetti e strumenti che cooperano al conseguimento degli obiettivi delle politiche per l’innovazione, il sistema di governance utilizzerà gli esistenti strumenti di raccordo e coordinamento: a livello europeo, i diversi soggetti competenti dell’innovazione potranno interagire attraverso la Rete PAC, mentre a livello nazionale con il Coordinamento nazionale del Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione per l’Agricoltura (Coordinamento nazionale AKIS), istituito con DM n. 326370 del 19 luglio 2024 e successivamente modificato con decreto n. 0585248 del 6 novembre 2024, articolato in Coordinamenti Regionali/di Provincia Autonoma AKIS (CR-AKIS).

La durata del Piano si allinea con quella della programmazione europea dello sviluppo rurale (2023-2027) e della ricerca (2021-2027), ma i contenuti strategici potranno restare validi oltre tale durata, essendo lo stesso Piano inteso come un quadro dinamico dell’innovazione e della ricerca, coniugate rispetto agli indirizzi prioritari delle politiche di sviluppo e promozione del settore agricolo, alimentare e forestale. Pertanto, esso può essere soggetto ad integrazioni e ad aggiornamenti relativi ai temi della conoscenza nonché agli indirizzi che le politiche europee e nazionali indicheranno negli anni a venire.

Il coordinamento e il monitoraggio delle attività promosse nell’ambito del Piano dai vari soggetti, ognuno per la propria competenza, (Ministeri Regioni, enti di Ricerca, servizi di consulenza ecc), è affidato ai Coordinamenti AKIS sopra citati.

Le attività realizzate nel quadro del presente Piano saranno oggetto di periodici stati di avanzamento ed iniziative a carattere informativo e di aggiornamento anche grazie al Portale Innovarurale, la cui creazione è stata prevista nella precedente versione del presente Piano, che continuerà a fornire anche un servizio informativo e di supporto più ampio rispetto al PEI AGRI, riportando il dibattito europeo sui temi dell’innovazione e della conoscenza con particolare attenzione alle sedi ufficiali (Sub group innovation della DG AGRI e gruppo SCAR AKIS della medesima DG), fornendo informazioni sullo stato di attuazione di tutte le azioni relative all’AKIS promosse dal PS PAC e mettendo a disposizione strumenti di supporto alle decisioni sulla base delle esigenze che emergeranno dai diversi stakeholder.





domenica 19 gennaio 2025

“Il Cibo della Valle del Belice”

 



Il 30 e il 31 gennaio 2025 il progetto “Il Cibo della Valle del Belice” - CI.VA.BE. organizza il Convegno

“Conosciamo meglio l’AGROALIMENTARE DEL BELICE”


Sceglie una formula inedita mettendo a punto un convegno itinerante, due incontri/dibattito, laboratori di degustazione e pranzi tematici. Un percorso che mette in primo piano l’aspetto educativo e che privilegia l’investimento verso i giovani del territorio delle due provincie di Palermo e Trapani. Ospiti dell’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore Einaudi Pareto di Palermo, giorno 30 gennaio e dell’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore "F. D'aguirre - D. ALighieri" e dell’Istituto Comprensivo Rita Levi-Montalcini di Partanna nel corso della prima mattinata del 31 gennaio, per poi trasferirsi presso l’I.P.S.E.O.A. V. Titone di Castelvetrano e concludere lì le attività.

Un evento che mira anche a celebrare il ricordo di chi ha reso eccellente il patrimonio agroalimentare siciliano attraverso le competenze professionali e l’azione associativa di promozione e valorizzazione dello stesso. Dedicando la giornata del 30 alla memoria di Nicola Nocilla e del 31 a Peppino Bivona. Personaggi che richiamano il messaggio dei dialoghi di Pino Petruzzelli in “Storie di Uomini, di terra e di radici Io sono il mio lavoro”. Incontro che animerà il convegno nel corso delle due giornate.

Il progetto CIVABE è finanziato dal GAL Valle del Belice (PSR SICILIA 2014-2020, sottomisura 19.2/16.4 ambito tematico sviluppo e innovazione delle filiere e dei sistemi produttivi locali, bando “Sostegno alla cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale, per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali e sostegno ad attività promozionali a raggio locale connesse allo sviluppo delle filiere corte e dei mercati locali” pubblicato il 20/04/2023 C.U.P F19G23000320006) e rappresenta una occasione unica per promuovere lo sviluppo sostenibile e integrato dei territori, seguendo la logica bottom-up e lavorando insieme per l’empowerment di Comunità. Per le due giornate del convegno, insieme agli interventi delle istituzioni e degli esperti abbiamo scelto una strategia d’effetto e messo a valore uno strumento di forte impatto emotivo come il teatro ed il laboratorio sensoriale, con la finalità di celebrare l’enogastronomia, la cultura dei luoghi, la bellezza dei paesaggi e lo stile di vita che è proprio della Dieta Mediterranea. Obiettivo comune la valorizzazione del comprensorio della Valle del Belice e dei suoi prodotti di eccellenza attraverso il coinvolgimento dei giovani che rappresentano in nostro futuro come ambasciatori di buon cibo, di sostenibilità, di territori e di cultura alimentare mediterranea. Crediamo nel ruolo importante che riveste la ricerca applicata e la sperimentazione nella produzione di alimenti di qualità e nella promozione di piatti e ricette che rappresentino la Sicilia e le sue tipicità nel rispetto della salute dei consumatori e dell’ecosistema. Partner di sviluppo de convegno sono il Consorzio Coreras, la Libera Università Rurale Saper&Sapor e la Rete Nazionale dei Borghi GeniusLoci De.Co.. Il convegno si concluderà con una degustazione guidata delle eccellenze enogastronomiche delle aziende che compongono l’ATS CIVABE, con “pane cunzato con olio EVO di Nocellara del Belice ed erbe aromatiche”. Nella giornata del 31 gennaio, dopo la degustazione i lavori proseguiranno, presso l’Istituto I.P.S.E.O.A. V. Titone di Castelvetrano, con una sezione dedicata alla figura di Peppino Bivona per celebrare il lavoro da lui svolto nel comparto dell’agroalimentare e della gastronomia con un pranzo tematico a lui dedicato che richiama il contesto della Sicilia Regione Gastronomica 2025 (IGCAT). Un evento che fa sistema su tanti aspetti importanti di scienza e amore per la terra e per i territori.

Programma dei lavori

Giorno

Orario

Luogo

Attività

30/01/2025

09.00

I.S. “Einaudi Pareto” - Via Brigata Verona 5 - Palermo

Conferenza e

degustazione

31/01/2025

09.00

I.I.S.S. "F. D'AGUIRRE - D. ALIGHIERI" - Via Trieste, Partanna (TP)

Conferenza e degustazione

31/01/2025

12.00

I.P.S.E.O.A. V. Titone - Viale dei Templi, 115 Castelvetrano (TP)

Conferenza e

pranzo tematico

 

sabato 18 gennaio 2025

C'erano una volta i prodotti della terra

 NinoSutera

I prodotti della terra:  dalla stagionalità, agli alimenti “ultraprocessati” o “ultraddizionati”.


 Le industrie alimentari che si occupano della lavorazione dei prodotti della terra,  stanno cercando di migliorare i loro prodotti, con  l’uso di additivi e l’utilizzo di processi e strategy  che mantengono il più possibile  gli alimenti quasi a renderli  eterni

 


Il cibo in Italia mentre è tradizione, piacere, convivialità e conforto, storia e cultura, identità e stagionalità;  la consapevolezza di essere la patria della dieta mediterranea, che dispensa salute e longevità al nostro Paese da generazioni; la granitica certezza che  per gli Italiani la tavola è sacra come il calcio: abbiamo 59 milioni di commissari tecnici che sono anche 59 milioni di chef e nutrizionisti, pronti a suggerire la ricetta giusta, il vino migliore o la dieta più efficace. Il cibo è davvero quasi sovrano: dai media agli stili di vita, dal valore economico e di immagine dell’intero comparto agroalimentare al carrello della spesa di ogni famiglia.

Due le parole chiave: identità e innovazione.

Per identità, https://terra.regione.sicilia.it/born-in-sicily-cultura-e-identita-territoriale-come-ricchezza/  intendiamo gli elementi che caratterizzano il nostro cibo e la nostra cucina, a partire dal legame con il territorio e dalle qualità organolettiche, di regola rigorosamente di stagione, fresco e di prossimità.  Era  inevitabile (regalo della globalizzazione, forse anche prima) che, anche in agricoltura, i “beni” divenissero oggetto di scambio ovvero tra  mutassero in “merci” , perdono il loro valore d’”uso” e assunsero il valore di “scambio”.     Oggi, il mercato è globalizzato, le merci si muovono dove l’offerta straripa è corre verso la domanda  più sostenuta. Ed ecco il miracolo, si fa per dire in Italia non si coltiva più grano, per esempio, perché sul mercato mondiale non si è più competitivi, si perdono centinaia di migliaia di ettari coltivabili, in compenso si consuma grano alle micotossine (funghi)  importato, prodotto chissà  dove,  maturato con l’ausilio del glisofato,  che proprio bene bene alla salute non fa.

 L’innovazione,   si riferisce allo sforzo, per preservare questo patrimonio della terra,  rendendolo resiliente alle sfide del millennio,    per poter continuare ad essere competitivi sul mercato globale, con l’ausilio dell’industria alimentare,  dove non esistono rendite di posizione

Non esisterebbe il made in Italy senza la nostra industria alimentare, che lo ha portato nei mercati planetari. Ma questa è pronta ad affrontare la modernità senza smarrire la genuinità e la  tradizione?

Un tema importante sta però emergendo in questi ultimi tempi è quello dei cosiddetti alimenti “ultraprocessati”. Un termine orrendo, ma che rende bene l’idea.

I sistemi di classificazione che oggi abbiamo a disposizione – il sistema NOVA elaborato da un gruppo dia studiosi dell’Università di San Paolo e il sistema SIGA di matrice francese – includono in realtà in questa categoria, prodotti caratterizzati soprattutto da un elevato numero di ingredienti, additivi, e altre sostanze come gli esaltatori di sapidità e gli aromi, più che da processi tecnologici “drastici”. Forse,   più correttamente dovremmo chiamare questi prodotti: “ultraddizionati e ultraprocessati”

L’aumento del rischio di malattie cardiovascolari, diabete e obesità,   che alcune ricerche scientifiche hanno dimostrato, è correlato, quindi, alla presenza di additivi e altre sostanze più che al processo tecnologico utilizzato.  

In attesa di un aggiornamento più rigoroso della classificazione degli alimenti “ultraprocessati”, per proteggere la nostra salute, le regole di base semplici da seguire sono quelle di scegliere alimenti freschi e prodotti trasformati con pochi ingredienti, come nella nostra tradizione alimentare mediterranea: frutta e verdura per esempio, fresche, ben conservate, ma anche surgelate se non abbiamo tempo,  e  di riprendere – se già non lo facciamo – a preparare noi in casa le ricette dei cibi da portare a tavola. Meno preparati pronti e più fantasia in cucina.   

Oggi più che mai, dovremmo essere tutti molto attenti alle nostre scelte alimentari: la scienza della nutrizione   ci ha  oramai dimostrato, in maniera per ora inconfutabile, che il modo in cui mangiamo e il nostro stile di vita determinano la nostra salute, modificano persino l’espressione dei nostri geni, e che queste modifiche possono essere trasmesse alle nuove generazioni. 

Non è, quindi, tutto scritto nel nostro DNA e questa è una vera fortuna, perché siamo noi che possiamo determinare la nostra salute.   

Vivere in prossimità delle aree rurali, istaurando  un rapporto fiduciario con i contadini, affidandosi ai prodotti di stagione, coltivati con amore e nel rispetto del prossimo, rappresenta un privilegio che non tutti possono permettersi, ma soprattutto non tutti  sanno apprezzare.

venerdì 17 gennaio 2025

Identità e ricchezza del vigneto Sicilia

 
Il volume  (2015)   nasce a seguito dell’incarico che l’Assessorato regionale all’Agricoltura della Regione Sicilia affidò all’Università di Palermo e di Milano e all’Istituto Sperimentale per la Patologia Vegetale di Roma, di curare il coordinamento tecnico scientifico e il monitoraggio delle azioni operative del Progetto di selezione clonale e recupero dei vitigni antichi siciliani.Un lavoro straordinariamente attuale, punta di riferimento per gli addetti ai lavori dell’isola, e non solo.


Nel corso dei secoli l’identità della vite coltivata in Sicilia si è andata delineando grazie alle osservazioni e descrizioni attente e sempre più dettagliate di vignaioli, proprietari, botanici, letterati, religiosi ed eruditi, che potevano confidare soprattutto sulle loro capacità sensoriali o sul loro talento artistico per descrivere e rappresentare graficamente e cromaticamente i caratteri unici e distintivi di un grappolo d’uva, dell’intera pianta o delle singole parti. A ciò si è aggiunta la duttilità straordinaria dell’idioma siciliano, in tutte le sue sfumature localistiche, che ha favorito la formazione e la sedimentazione di un vasto repertorio di denominazioni attribuite alle numerose viti indigene. Questa versatilità linguistica, rivelatrice del solido rapporto costituitosi nel tempo tra l’uomo e la “sua” vigna, ha comportato la proliferazione fisiologica di un insieme, talvolta inestricabile, di omonimi e sinonimi, ancora ricorrenti. Lo sviluppo delle discipline scientifiche, specialmente dal xviii secolo e fino all’odierno contributo determinante della genetica, ha permesso di orientarsi con precisione e di comporre un mosaico leggibile del patrimonio identitario e della ricchezza varietale del vigneto siciliano, che rappresenta uno dei valori più antichi e cospicui della cultura agraria dell’Isola e di cui, nel volume, danno conto le schede analitiche relative a ciascun vitigno.

Insomma un lavoro di larghissimo respiro con l’obiettivo di fornire del materiale di propagazione di migliore qualità, genetica e sanitaria, e di reintrodurre dei vitigni minori di cui si era persa la memoria, sopravvissuti alla fillossera. La ricerca iniziò nel giugno 2003 e nell’arco di pochi mesi i tecnici delle Sezioni operative di assistenza tecnica (SOAT) raccolsero una mole imponente di dati: circa 7.000 piante controllate in tutto il territorio regionale, 480 vigneti studiati, 90 comuni interessati, oltre 2600 test ELISA per la ricerca delle virosi. A fonte di questo lavoro di indagine furono impiantati due campi di confronto e di omologazione a Marsala e Comiso con 3500 viti.

Grazie alla ricerca è stato possibile individuare dei biotipi qualitativamente molto diversi e più complessi sia dal punto di vista del contenuto polifenolico che da quello sensoriale di frappato, nero d’Avola, catarratto e grillo. Il Progetto di ricerca inoltre è stato possibile approfondire le conoscenze su tutti i vitigni attualmente presenti nella Regione.

Il libro è arricchito da un pregevole saggio  intitolato “Per una storia dell’ampelografia e della viticoltura siciliana” nel quale si dà conto dell’importante contributo che gli studiosi siciliani hanno dato, in particolare nell’Ottocento, alla viticoltura siciliana e nazionale. Tra i tanti spiccano le figure di Francesco Minà Palumbo di Castelbuono, del Barone Mendola di Favara, del Duca di Salaparuta Edoardo Alliata di Villafranca e ancora del romano Federico Paulsen, uno dei protagonisti della rinascita della viticoltura siciliana post fillossera e uno dei più quotati ibridatori italiani nel settore dei portinnesti, molti dei quali ancora oggi portano il suo nome. 

Il progetto di valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani ha permesso anche di monitorare la situazione sanitaria (vedi paragrafo su La situazione sanitaria dei vitigni siciliani) del patrimonio viticolo siciliano, con conseguente miglioramento del patrimonio viticolo regionale. Particolare importanza assume lo studio su la “Caratterizzazione genetico-molecolare della piattaforma ampelografica siciliana” che ha permesso di indagare le relazioni genetiche tra le varietà siciliane e i maggiori vitigni italiani. L’indagine da questo punto di vista è un punto di arrivo ma anche un solida base scientifica per poter programmare non solo il miglioramento del patrimonio viticolo regionale ma anche per la possibilità di introdurre dei vitigni unici e sconosciuti, base per la viticoltura siciliana di domani. “La Sicilia ha una grande responsabilità nei confronti della storia vitivinicola europea: quella di custodire il senso della storia che è insito nella tradizione, di mantenere vivo quel rapporto che esiste tra l’universalità del mito e la tradizione, dove i segni tangibili dei simboli sono veicolati dai vitigni antichi e dai luoghi che li fanno rivivere”

PUBBLICAZIONE


giovedì 16 gennaio 2025

Cosa sono PAT, DOP, IGP, STG, DOC, DOCG, IGT, De.Co.?


L’Italia vanta il primato europeo nel numero di marchi UE C’è davvero da vantarsi?  Conosciamoli meglio



Che vuol dire DOP?

La Denominazione d’Origine Protetta (DOP) identifica un prodotto la cui produzione, trasformazione ed elaborazione devono aver luogo in un’area geografica determinata, dove assume caratteri peculiari dovuti a condizioni ambientali e/o a una perizia riconosciuta e constatata. La denominazione tutelata dalla DOP è garantita dalla Comunità Europea: nessuno può utilizzarla per il proprio prodotto se non rispetta le regole del Disciplinare di produzione approvato dalla Comunità stessa.  


Che vuol dire IGP?

L’Indicazione Geografica Protetta (IGP) identifica un prodotto il cui legame con il territorio è presente in almeno uno degli stadi della produzione, della trasformazione o dell’elaborazione del prodotto stesso. Inoltre, per ottenere il riconoscimento, il prodotto deve godere di una certa fama. La denominazione tutelata dalla IGP è garantita dalla Comunità Europea: nessuno può utilizzarla per il proprio prodotto se non rispetta le regole del Disciplinare di produzione approvato dalla Comunità stessa.


Che vuol dire STG?

Una Specialità Tradizionale Garantita (STG) non fa riferimento a un’origine ma ha per oggetto quello di valorizzare una composizione tradizionale del prodotto o un metodo di produzione tradizionale. Un prodotto denominato con il marchio STG deve rispettare il regolamento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea.

Che vuol dire PAT?

I Prodotti Agroalimentari Tradizionali, secondo la normativa vigente (Decreto Ministeriale 8 Settembre 1999 n. 350), sono quei prodotti le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura sono consolidate e protratte nel tempo, secondo le regole tradizionali e per un periodo non inferiore a 25 anni. I Prodotti Agroalimentari Tradizionali, più semplicemente PAT, sono profondamente radicati al territorio di produzione, non per il fatto che percorrono una filiera agroalimentare limitata a un luogo ristretto, ma perché da questo ereditano caratteristiche particolari che rendono i prodotti unici nel loro genere, diversi e quindi riconoscibili da ogni altro prodotto simile. La loro identificazione è affidata alle Regioni che ne   aggiornano periodicamente l’elenco e le schede descrittive. Queste ultime non hanno funzione normativa, ovvero le aziende non sono obbligate a seguirne le indicazioni per sostenere che un loro prodotto aziendale è un PAT.

Il limite dei PAT?

Ovviamente 25 anni sono pochi. Poi non c’è stata uniformità da parte delle Regioni né nella scelta delle competenze per la ricerca e la realizzazione delle schede né per le regole che devono stabilire quali sono le ricette, gli ingredienti, le fasi produttive effettivamente tipici. Pertanto i PAT non hanno alcun valore scientifico, ma neanche di marketing,  ma questo lo sanno gli  amministratori, gli addetti ai lavori, ma sopratutto i consumatori . Inoltre alcune amministrazioni sono hanno ingaggiato una vera sfida... chi ne iscrive di più!!! 

Che vuol dire DOC?

Il marchio DOC (Denominazione di Origine Controllata) viene attribuito ai vini prodotti in zone delimitate, di solito di piccole e medie dimensioni, con indicazione del loro nome geografico. Di norma il nome del vitigno, se indicato, segue quello della DOC e la disciplina di produzione è piuttosto rigida. I vini DOC sono immessi al consumo soltanto dopo più o meno serie e approfondite analisi chimiche e sensoriali.

Che vuol dire DOCG?

La DOCG (Denominazione di origine controllata e garantita) è un marchio che viene attribuito ai vini DOC, riconosciuti tali da almeno 5 anni, di “particolare pregio qualitativo” e di notorietà nazionale e internazionale (almeno in teoria, perché certe denominazioni lasciano quantomeno perplessi). Questi vini vengono sottoposti a controlli più severi, debbono essere commercializzati in recipienti di capacità inferiore a 5 litri e portano un contrassegno dello Stato che dà la garanzia dell’origine, della qualità e che consente di numerare le bottiglie.

Che vuol dire IGT?

L’Indicazione Geografica Tipica dopo il 1992 è riservato ai vini caratterizzati da un’indicazione geografica, che può essere accompagnata o meno da menzioni (ad esempio del vitigno). È contraddistinta da zone di produzione normalmente ampie e da una disciplina di produzione meno restrittiva delle precedenti.

 


Che vuol dire De.Co?

La   (De.Co.) non è uno strumento tecnocrate, come sono i marchi di tutela, ma  è un atto politico, nelle prerogative del Sindaco, che afferma il suo primato nel territorio, che presuppone una conoscenza del passato, un’analisi del presente ed una progettualità riferita al futuro.

La De.Co. (Denominazione Comunale) nasce da un’idea semplice e geniale del grande Luigi Veronelli, che così affermava: - Attraverso la De.Co. il "prodotto" del Territorio acquista una sua identità, rappresenta un concreto strumento di marketing territoriale e, soprattutto, un’importante opportunità per il recupero e la valorizzazione delle identità e le unicità locali.

 Il tutto nell’ottica del turismo enogastronomico che, se ben congegnato e gestito, costituisce una vera e grande opportunità per lo sviluppo dell’economia locale, specie per le piccole comunità rurali, che nei rispettivi prodotti alimentari e piatti tipici hanno un formidabile punto di forza  nei confronti del visitatore.

Esaltare la nozione di identità nei prodotti del territorio, siano essi pietanze, dolci, saperi, eventi o lavori artigianali è l’obiettivo  del rinascimento dell’ ElaioEnoGastronomia italiana.  

Post in evidenza

C’è la Sicilia nel Menù del film gastronomico

NinoSutera C’è la Sicilia nel Menù del film gastronomico                                               Regione Enogastronomica d’Europa 20...