martedì 29 aprile 2025

"41°EDIZIONE DELLA SAGRA DELLE NESPOLE".


            Il prossimo fine settimana, 3 e 4 maggio sarà allestita nelle due piazze centrali di Calatabiano la 41° edizione della “Sagra della Nespola di Calatabiano”, un frutto pregiato che acquisito nel nostro territorio proprietà organolettiche specifiche tali da renderlo particolarmente dolce e polposo, unico nel suo genere. L’evento sarà inaugurato alle 17,30 di sabato con l’apertura degli stands espositivi nella piazza San Filippo, tenuti dai coltivatori locali delle nespole e da diversi artigiani che espongono anche dei prodotti derivati, quali “Il Nespolino”, un dolce liquore derivato dall’infusione dei noccioli delle nespole, o delle marmellate e creme, realizzate invece con la polpa del frutto. Durante le due giornate di festa saranno somministrati in assaggio e gratuitamente ai visitatori il Gelato e la Granita alla Nespola di Calatabiano. Quest’anno ci sarà una novità culinaria con la preparazione da parte degli Chef locali, di un “Risotto alla Nespola” anche questa prelibatezza sarà somministrata ai turisti e visitatori gratuitamente la domenica dopo mezzogiorno nella piazza centrale V. Emanuele. Novità assoluta sarà la collaborazione dei giovani della Consulta Giovanile Calatabianese che allestiranno uno stand che vorrà attirare anche i giovani del comprensorio attraverso l’offerta del “Nespoljito”, un mojito alla nespola con musica live.


 

Le due giornate saranno allietate con eventi artistici e musicali e con laboratori tecnici, spettacoli e canti popolari della tradizione siciliana, presentazione di un libro di uno scrittore locale, una estemporanea di pittura e la sfilata di carretti Siciliani. Un tripudio di tradizioni e di arte culinaria, per l’esaltazione dei prodotti agricoli locali. Il clou della manifestazione si svolgerà la sera di domunica, dopo le 19,00, allorquando i Maestri Pasticceri calatabianesi, dopo aver dimostrato, durante il pomeriggio, la preparazione della tradizionale torta con crema pasticcera alle nespole, in collaborazione con le associazioni dei produttori locali, ne distribuiranno un assaggio a tutti i visitatori. Ci corre l’obbligo evidenziare che QUESTA INIZIATIVA E’ STATA FINANZIATA DALL’ASSESSORATO REGIONALE ALL’AGRICOLTURA DELLO SVILUPPO RURALE E DELLA PESCA MEDITERRANEA – DIPARTIMENTO REGIONALE DELL’AGRICOLTURA.

Per questo ringraziamo l’Assessore Regionale prof. Salvatore Barbagallo per l’attenzione dimostrata al nostro territorio.


COMUNICATO STAMPA a cura del Comune


Giosuè Catania è il nuovo Vicepresidente delle Città dell’Olio

 Eletto all’unanimità dal Consiglio nazionale

Il delegato della CCIAA Sud Est Sicilia entra nella governance della rete dei territori olivati italiani

Giosuè Catania, delegato della CCIAA Sud Est Sicilia, è il nuovo Vicepresidente delle Città dell’Olio, l’associazione nazionale che riunisce oltre 520 Enti e città a vocazione olivicola di tutta Italia. Ad eleggerlo all’unanimità su proposta del Presidente Michele Sonnessa è stato il Consiglio nazionale riunitosi lo scorso lunedì 28 aprile.
Con questo riconoscimento la Sicilia ottiene una rappresentanza forte che premia il lavoro prezioso realizzato dal coordinamento regionale sul territorio per dare slancio al settore olivicolo e promuovere l'oleoturismo attraverso la partecipazione a grandi eventi come la Camminata tra gli olivi e la Merenda nell’Oliveta.
“Congratulazioni a nome di tutta l’associazione a Giosuè Catania a cui accordiamo tutta la nostra fiducia convinti che darà un contributo fondamentale alla crescita della nostra associazione in questo nuovo ruolo di responsabilità – ha dichiarato il Presidente delle Città dell’Olio Michele Sonnessa – la Sicilia è una regione strategica per noi e proprio a partire dalle sinergie che si stanno creando su questo territorio e con la Regione, continueremo a lavorare per raccontare non solo gli oli EVO di qualità del nostro territorio ma anche le Comunità dell’Olio e cioè il paesaggio, le tradizioni e i mestieri legati a questo straordinario prodotto. L’olio non ha solo un valore economico ma culturale e sociale, per questo davanti a noi abbiamo sfide importanti: la lotta all’abbandono olivicolo e il recupero del paesaggio, l’educazione al consumo consapevole delle nuove generazioni attraverso programmi educativi per le scuole come “Olio in Cattedra”, progetti ambiziosi come la Carta degli Oli e il Club di prodotto e grandi eventi di promozione dell’oleoturismo come la Camminata tra gli Olivi e la Merenda nell’Oliveta. Costruendo sinergie forti, scambiando buone pratiche le nostre Città dell’Olio posso crescere insieme e diventare interlocutori credibili nell’attuazione di politiche a sostegno dell’olivicoltura”.
“Sono orgoglioso di questa nomina di cui sento la responsabilità e sono grato a tutta l’associazione nazionale e in particolar modo al Presidente Michele Sonnessa per la fiducia che intendo ricambiare con il lavoro che andremo a svolgere nell’esclusivo interesse dell’associazione. È un onore e, al tempo stesso, una grande sfida quella di rappresentare gli amministratori siciliani con l’obiettivo di diffondere la cultura dell’olio e sostenere l’olivicoltura locale. Intorno ai nostri uliveti si possono costruire strategie di crescita da sviluppare su più fronti: produzione e ristorazione, turismo dell’olio e valorizzazione del paesaggio olivicolo. semplice commodity, protagonista indiscusso della Dieta Mediterranea, alleato prezioso per la nostra salute e Le Città dell’Olio sono ambasciatrici di un nuovo modo di interpretare l’olio come alimento nutraceutico e non come semplice commodity, protagonista indiscusso della Dieta Mediterranea, alleato prezioso per la nostra salute e risorsa fondamentale per l’ambiente” ha dichiarato il neoeletto Vicepresidente Giosuè Catania.

lunedì 28 aprile 2025

La rivoluzione verde di Ebioscart Plus: innovazione e sostenibilità nell’agricoltura siciliana

 


a cura di Carmelo Danzi, Innovation Broker

 

         L’agricoltura, tradizionalmente fulcro dell’economia siciliana, oggi è chiamata a rispondere a sfide globali sempre più urgenti: cambiamenti climatici, sicurezza alimentare, riduzione degli sprechi e utilizzo più efficiente delle risorse naturali. In questo contesto nasce Ebioscart Plus, evoluzione naturale del progetto Ebioscart, che aveva già gettato le basi per la valorizzazione dei sottoprodotti derivanti dal ficodindia, una pianta simbolo della Sicilia. Ebioscart Plus amplia gli obiettivi iniziali, proponendosi di trasformare gli scarti agricoli, in particolare le bucce esauste di ficodindia, in due nuovi prodotti destinati al mercato: mangimi per ruminanti e compost di alta qualità. In questo modo, il progetto punta non solo a ridurre drasticamente i rifiuti agricoli, ma anche a dare piena attuazione ai principi dell’economia circolare, dove ogni scarto è una risorsa e nulla viene sprecato.



L’approccio adottato da Ebioscart Plus integra innovazione tecnologica, ricerca scientifica e collaborazione tra aziende, enti di ricerca e comunità locali. I risultati già ottenuti con il progetto precedente hanno dimostrato che è possibile gestire in modo più efficiente gli scarti agricoli, riducendo l’impatto ambientale e generando nuove opportunità economiche per i territori rurali. La missione è ambiziosa ma chiara: trasformare l’agricoltura siciliana in un modello di sostenibilità replicabile altrove, affrontando con pragmatismo le sfide ambientali ed economiche dei nostri tempi. Con Ebioscart Plus, la Sicilia si candida a diventare un laboratorio di innovazione agricola, un punto di riferimento internazionale per le pratiche di economia circolare applicate al settore agroalimentare. Carmelo Danzi, Innovation Broker del progetto, sottolinea: “Attraverso l’innovazione e il lavoro congiunto di tutti noi, possiamo costruire un futuro agricolo più sostenibile e responsabile. Con Ebioscart Plus vogliamo dimostrare che è possibile conciliare produttività, rispetto per l’ambiente e sviluppo economico locale, offrendo alla Sicilia e al mondo un modello virtuoso da seguire”. Il valore aggiunto di Ebioscart Plus risiede proprio nella capacità di coniugare ricerca, innovazione e impatto sociale. Non si tratta semplicemente di gestire meglio gli scarti agricoli, ma di creare una nuova cultura dell’agricoltura, incentrata sulla rigenerazione delle risorse e sulla resilienza delle comunità locali.

Il progetto si inserisce in un panorama internazionale in cui la sostenibilità è diventata un imperativo. L’obiettivo è quello di creare circuiti produttivi chiusi, dove le materie prime vengono utilizzate al massimo del loro potenziale, riducendo il consumo di nuove risorse naturali e abbattendo le emissioni inquinanti. Oltre alla produzione di mangimi e compost, Ebioscart Plus vuole promuovere la diffusione di tecnologie e pratiche agricole innovative, attraverso attività di formazione, sensibilizzazione e divulgazione rivolte sia agli operatori del settore che alle nuove generazioni. Il futuro dell’agricoltura passa anche dalla condivisione del sapere e dalla costruzione di reti collaborative capaci di moltiplicare i benefici a livello territoriale e globale. Grazie al coinvolgimento di enti pubblici, aziende private, università e centri di ricerca, il progetto punta a consolidare una filiera sostenibile capace di generare valore economico, ambientale e sociale. I risultati attesi non riguardano solo la produzione di nuovi prodotti commerciali, ma anche il miglioramento complessivo della qualità del suolo, la riduzione dell’uso di fertilizzanti chimici e il supporto alla biodiversità. Con Ebioscart Plus, ogni scarto agricolo si trasforma in una risorsa preziosa, contribuendo a costruire un sistema agricolo più equo, resiliente e rispettoso dei cicli naturali. La Sicilia, grazie a questa iniziativa, si propone come modello virtuoso di innovazione agricola e ambientale, in grado di ispirare anche altre realtà territoriali in Italia e nel mondo. A conferma della rilevanza del progetto, Ebioscart Plus ha ottenuto un ampio riscontro mediatico in occasione della presentazione ufficiale presso il Senato della Repubblica ad Aprile 2025, evento reso possibile grazie all’impegno dell’Onorevole Salvo Pogliese. Successivamente, il progetto sarà anche portato all’attenzione del Parlamento Europeo a Maggio 2025, consolidando così il suo riconoscimento a livello internazionale come modello di innovazione e sostenibilità applicato al settore agricolo. In un’epoca in cui il cambiamento climatico e le crisi alimentari minacciano la sicurezza globale, progetti come Ebioscart Plus dimostrano che la risposta può venire dall’innovazione responsabile e dalla valorizzazione delle risorse locali. È la prova concreta che un futuro più verde e sostenibile è possibile, a partire dalla terra, dagli scarti e dalla creatività di chi sa guardare oltre.

 

 



La Ristorazione Scolastica in un Contesto Politico in Evoluzione: Dal “Green Deal” al “Clean Industrial Plan”

         Il seminario si è tenuto nel cuore del dibattito europeo sulla transizione ecologica e giusta, a fronte

del passaggio politico dal “Green Deal” al “Clean Industrial Plan”, che ridefinisce il quadro delle

priorità dell’Unione. Il Green Deal aveva segnato un tentativo di riconciliare l’azione climatica con la

giustizia sociale; il Clean Industrial Plan punta a rafforzare la competitività dell’industria europea in un

contesto geopolitico teso. A rischio vi è la coerenza delle politiche pubbliche in settori chiave come

l’alimentazione, la salute e l’istruzione.



In questo quadro, la ristorazione scolastica assume un valore simbolico e concreto: è uno dei servizi

pubblici più pervasivi, capace di raggiungere ogni giorno milioni di bambini e famiglie, influenzando

abitudini alimentari, equilibri ambientali, reti produttive locali e opportunità educative.

Il seminario si è sviluppato attorno al Policy Paper “From Policy to Plate”, che propone di trasformare la

ristorazione pubblica da dispositivo tecnico-amministrativo a strumento strategico di politica pubblica,

orientato alla sostenibilità e alla giustizia sociale.

Sintesi dei lavori

Castronovo di Sicilia celebra il patrimonio rurale con la manifestazione del 4 maggio 2025


                      L’Assessorato regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea patrocinerà  la manifestazione che si terrà il prossimo 4 maggio 2025 a Castronovo di Sicilia, nell’ambito dei festeggiamenti in Onore del SS Crocifisso.

L’iniziativa, promossa dall’Associazione Castrum APS in collaborazione con realtà associative e produttive locali è volta  a promuovere lo sviluppo locale di tipo partecipativo.

La giornata si aprirà con un corteo storico che vedrà la partecipazione di gruppi provenienti da tutta la Sicilia Occidentale, in abiti tradizionali e con rappresentazioni legate alle identità locali. Il corteo farà da cornice alla sfilata di cavalli, evento di grande richiamo che attraverserà le vie del centro storico, rievocando le radici agricole e rurali del territorio.


In questo contesto, sarà allestita un’area dedicata alla promozione e degustazione dei prodotti tipici castronovesi, dove i visitatori potranno scoprire e assaporare le eccellenze enogastronomiche locali, grazie alla partecipazione attiva dei produttori e delle aziende agricole del territorio.

Il programma sarà arricchito dalla presenza di stand espositivi, laboratori artigianali e momenti musicali, con l’esibizione di live band che animeranno la manifestazione in un clima di festa e condivisione.

L’iniziativa si propone come un’esperienza immersiva nella cultura rurale siciliana, in cui tradizione, identità e innovazione si incontrano per raccontare il valore di un territorio ricco di storia, competenze e visioni di futuro.

Questa iniziativa è finanziata dall’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea – Dipartimento Regionale dell’Agricoltura.


 

Per informazioni:
Associazione CASTRUM APS
[cell. +39 320 9773 697]

cs a cura dell'associazione

Promuovere l’agrobiodiversità attraverso le NUCs. Il progetto DIVINFOOD

 

Francesca Benedetta Felici, Università di Roma La Sapienza

Luca Colombo, Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica  

Il  progetto  DIVINFOOD  “Co-constructing  interactive  short  and  midier  food chains to value agrobiodiversity in healthy plant-based food”  è un'iniziativa di ricerca finanziata dall'Unione Europea che si concentra sulla promozione  della  diversità  alimentare  e  lo  sviluppo  di  modelli  sostenibili  di  agricoltura  e  consumo  alimentare. 

Con  un  focus  particolare  sulla  valorizzazione  delle  colture  tradizionali  e  locali,  cereali  minori  e  legumi  da  granella  sottoutilizzati  in  particolare,  DIVINFOOD  mira  a  riscattare  e  qualificare la biodiversità di interesse agrario e a promuovere la resilienza dei sistemi agroalimentari europei. Il progetto è parte integrante degli sforzi dell'UE per sostenere un'agricoltura sostenibile, promuovere una maggiore inclusione sociale e rispondere alle sfide ambientali. Finanziato nell'ambito del programma Horizon 2020, il progetto è iniziato nel  marzo  2022  e  si  concluderà  nel  febbraio  2027.  Coinvolge  una  vasta  rete di partner scientifici e del sistema socioeconomico provenienti da tutta Europa, ovvero organizzazioni di sette Paesi (Danimarca, Francia, Ungheria, Italia, Portogallo, Svezia, Svizzera). Tra i principali attori figura INRAE (Francia), leader europeo nella ricerca agronomica, affiancato da CREA (Italia) per lo sviluppo dell'innovazione agricola. Dall'Italia, partecipa anche FIRAB (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica), che contribuisce con la sua esperienza nella ricerca e nella promozione  dell'agricoltura  biologica  e  sostenibile.  Altri  partner  chiave  includono l'Università di Pisa (Italia), FiBL (Svizzera) e OMKI (Ungheria), tutti  impegnati  in  progetti  di  ricerca  sulla  sostenibilità  e  l'agroecologia.  SLU (Svezia) e UEvora (Portogallo) apportano competenze in biodiversità, mentre BioCivam11 e mPmC (Francia) si focalizzano sulla promozione dei prodotti locali. La rete comprende anche organizzazioni per la trasparenza alimentare come Open Food France e Open Food Facts (Francia). 

Questa collaborazione, estesa anche a istituti gastronomici di prestigio come l'Institut Paul Bocuse e enti cittadini come il Comune di Budapest, garantisce che DIVINFOOD possa integrare ricerca, innovazione e azioni concrete per sviluppare catene del valore agroalimentari ricche di biodiversità. Il progetto include una serie di azioni chiave che mirano a promuovere la biodiversità e a migliorare i sistemi agroalimentari attraverso colture tra-scurate e poco utilizzate (Neglected and Underutilized Crops - NUCs) (Ali & Bhattacharjee, 2023). Con una logica di disegno del sistema alimentare che parte dal raccogliere indicazioni dal quadro di consumo per poi tra-sferirle a ritroso agli altri segmenti di filiera fino alle attività di selezione varietale, le principali attività del progetto sono le seguenti:

-  pilota  e  cooperative  sociali,  incaricate  della  gestione,  propagazione  e promozione delle NUCs, animate tramite l’attivazione di Living Lab volti a raccogliere una varietà di attori intorno alla coltura NUC di interesse.  Inoltre,  verranno  formulate  raccomandazioni  politiche  per  replica queste iniziative su più larga scala.

• Disseminazione: DIVINFOOD si impegnerà a diffondere i risultati ottenuti a una vasta gamma di stakeholder, ottimizzando le strategie per la valorizzazione e l'adozione delle innovazioni proposte2 .Come anticipato, il progetto riconosce l'importanza delle colture trascurate e poco utilizzate (NUCs) per affrontare la resilienza dei sistemi agrari e l'insicurezza alimentare e nutrizionale, che colpisce oltre un miliardo di persone  a  livello  globale.  Queste  colture,  spesso  ignorate  dall'agricoltura  moderna,  hanno  il  potenziale  per  migliorare  la  sicurezza  alimentare  grazie alla loro capacità di adattarsi a diverse condizioni climatiche e ambientali. 

DIVINFOOD  si  concentra  su  alimenti  vegetali  sani  e  su  prodotti  con  identità  locale  o  regionale,  con  l'obiettivo  di  sviluppare  catene  del  valore agroalimentari ricche di biodiversità. Il progetto esplorerà cereali e legumi minori in tre macro-regioni europee climaticamente vulnerabili (scandinava, continentale e mediterranea), affrontando anche le sfide socio-economiche  legate  all'agrobiodiversità.  Inoltre,  attraverso  il  coinvolgimento diretto dei consumatori, verranno sviluppate nuove modalità di marketing interattivo per promuovere questi prodotti. Infine, il progetto punta a migliorare le varietà locali di queste colture, per renderle più resistenti e adatte ai cambiamenti climatici. Infine, il coinvolgimento attivo delle comunità locali è un elemento essenziale dell’iniziativa. Il progetto è organizzato in nove Living Labs (Figura 1), ovvero ambienti di innovazione aperta in cui diversi stakeholder—cittadini, aziende, ricercatori e amministratori—collaborano per affrontare 

• Co-sviluppo: DIVINFOOD lavora con i consumatori per creare nuove modalità interattive di marketing e canali di vendita che valorizzino la biodiversità e i suoi benefici. Questo processo è supportato da sistemi  di  garanzia  partecipativa  e  strumenti  digitali,  favorendo  un  maggiore coinvolgimento del pubblico nel riconoscimento del valore delle NUCs

.• Co-produzione:  Il  progetto  mira  a  sviluppare  nuovi  prodotti  alimentari vegetali sani e appetibili derivati dalle NUCs. L'obiettivo è creare ricette  e  formulazioni  con  un'elaborazione  alimentare  minima,  per  massimizzare  il  potenziale  nutrizionale  e  gustativo  delle  colture  utilizzate.

• Benchmark: DIVINFOOD valuterà diversi sistemi agricoli agroecologici e tecniche che migliorano le prestazioni delle NUCs. Questo include l'integrazione della biodiversità interspecifica e il miglioramento dei servizi ecosistemici, garantendo al contempo benefici socio-economi-ci per le comunità.

• Selezione varietale: Il progetto promuoverà la creazione di cultivar di cereali e legumi più performanti, adatte a contesti locali, con una maggiore tolleranza agli stress biotici e abiotici e un potenziamento delle proprietà nutrizionali e organolettiche.

• Dimostrazione di nuovi modelli di business: DIVINFOOD intende sviluppare modelli di business innovativi che diversifichino le fonti di reddito  per  agricoltori  e  piccoli  trasformatori.  Questi  modelli  si  ba-sano sull'uso sostenibile dell'agrobiodiversità e su attività produttive che coinvolgano le comunità locali.

• Co-progettazione:  Il  progetto  prevede  la  creazione  di  reti  territoriali  del  Cibo le sfide dei sistemi alimentari. Utilizzano una metodologia interattiva che prevede il coinvolgimento attivo, l'ideazione collettiva, la prototipazione e il feedback, promuovendo così un approccio dinamico alla co-creazione (Massari et al., 2023). Questi laboratori struttureranno reti territoriali multi-attoriali per gestire i germoplasmi, moltiplicare sementi e promuovere l’agrobiodiversità, integrando catene del valore e società. I nove Living Labs serviranno come cluster regionali e spazi centrali di co-in-novazione, facilitando la collaborazione tra agricoltori, consumatori e ri-cercatori. La co-creatività è un fattore fondamentale, in quanto favorisce l'apprendimento collaborativo e genera soluzioni innovative, permettendo di affrontare problemi complessi in modo sistemico. Questo modello dimostra  come  la  collaborazione  possa  portare  a  risultati  sostenibili  e  trasformativi  nel  settore  agro-alimentare,  evidenziando  l'importanza  di  monitorare e valutare l'efficacia dei processi di co-creazione nel tempo. Il Living Lab italiano/svizzero3, composto da FiBL, FIRAB, UNIPI e CREA, si  concentra  sul  lupino  bianco,  studiando  le  sue  potenzialità  agronomiche, tecnologiche e nutrizionali. Punta in particolare a valorizzare il ruolo agroecologico di questa leguminosa e a individuare percorsi innovativi di trasformazione alimentare della granella, ricca in proteine e diversi fatto-ri nutrizionali, analizzandone al contempo le barriere allo sviluppo, quali la presenza di alcaloidi nel seme e la sua presenza nella lista degli allergeni che ne frena l’interesse delle aziende alimentari. In Italia, il Living Lab concentra le sue dinamiche interattive nell’area tosco-laziale con la partecipazione di diverse aziende biologiche e a trazione agroecologica

domenica 27 aprile 2025

Di e con Luigi Veronelli, Viaggio sentimentale nell'Italia dei vini

 Qualche mese addietro la Rai   con Report si è occupata di vino, ebbene taluni di "quasi addetti ai lavori" hanno gridato allo scandalo, non per il contenuto dell'inchiesta giornalistica, ma perchè così facendo si contribuisce a ...ridurre i consumi!

Vi proponiamo un originale  d'autore, all'epoca necessariamente ci doveva essere  libertà di stampa e di pensiero, altrimenti non l'avrebbero mai messo in onda.  Una descrizione del mondo contadino insuperabile, che se pur  è trascorso quasi mezzo secolo, è ancora di grande attualità

         Luigi Veronelli, considerato il padre del giornalismo enogastronomico italiano e annoverato tra i più grandi enologi del Novecento, si dedicò per tutta la vita alla difesa delle produzioni locali, della cultura contadina, delle etichette controllate e del    Genius Loci  Rai Teche porta  su RaiPlay il suo “Viaggio sentimentale nell’Italia dei vini”   un itinerario alla scoperta dei vitigni e dei viticultori italiani, girato nel 1979 e andato in onda in 4 puntate nella primavera del 1980 con la regia di Mario Mariani e le musiche originali di Gino Negri interpretate da Nadia Furlon. Scritto da Veronelli con Nichi Stefi, il programma offre uno sguardo sulla realtà contadina di quegli anni, percorrendo la penisola e presentando i “vini bandiera”: quelli che, frutto di piccoli vigneti lavorati da contadini secondo la tradizione, sono di qualità tale da meritare di rappresentare l’Italia nel panorama enologico internazionale. Nel suo viaggio-inchiesta Veronelli attraversa vigneti e locande incontrando contadini, vignaioli, grappaioli ed enotecnici che diventeranno nomi di spicco del panorama enologico italiano (da Franco Colombani a Renato Ratti e Gianfranco Bolognesi, da Mario Schiopetto a Giuseppe Lipari). L’autore raccoglie testimonianze e tradizioni, assaggia con “amorosa attenzione” da Barolo e Barbera a Vin Santo e Sangiovese, commenta con sapiente profondità filosofica e analizza lucidamente le carenze e le inadeguatezze della legge italiana nella tutela delle piccole etichette, fino a denunciare le truffe e le frodi nella produzione e nel commercio vinicolo. Il tutto con il fine di fornire prove del suo pensiero: “il peggior vino contadino è migliore del miglior vino d’industria”. 

Non vogliamo, ne influenzare il Vostro convincimento, ne orientare il vostro giudizio. Buona visione

 


https://www.raiplay.it/programmi/viaggiosentimentalenellitaliadeivini

 

Luigi Veronelli
Luigi Veronelli

Ed è sorprendente constatare come alcuni concetti suonino straordinariamente attuali: dalle norme sul vino che al tempo non consentivano l'indicazione in etichetta del vigneto (cru) - mentre oggi impongono di dichiarare la presenza di solfiti senza poter esplicitarne la quantità - alle rese eccessivamente generose concesse dai disciplinari, che di fatto danneggiavano le Denominazioni di Origine favorendo le frodi (il “commercio delle bollette”) ed una minore qualità. 

Particolarmente toccante il passaggio in cui alle immagini di Veronelli, avvolto in un pesante pastrano mentre cammina solitario tra le vigne, si sovrappongono quelle di gruppi di anziani contadini che potano e legano i tralci affondando le caviglie nella neve: «Il contadino non ha tradito la terra» sentenzia Gino «perché questa è l'espressione del luogo che l'ha cresciuto». 

Gli fa eco una frase di Bruno Giacosa: «Se i vigneti dalla bassa Langa non sono noccioleti, lo dobbiamo solo ai vecchi. I vecchi sono maestri senza eredi». Ed ancora Veronelli: «Il peggiore vino contadino è migliore del miglior vino d'industria», perché - e qui ritorna il parallelo con i giorni nostri - un vino di facile beva, accattivante e piacevole può avere una personalità che non lo renderà mai banale e standardizzato.

 

L'ultima parte del video si chiude su un acceso dibattito di un trio ormai epico: con Gino ci sono gli amici Gianni Brera e Mario Soldati, intenti a discutere sul disciplinare del Chianti. 
Per Soldati la tradizione non dovrebbe essere intaccata dalle nuove concezioni, mentre Brera opta per un rinnovamento che veda l'uscita delle uve bianche; Veronelli addirittura critica l'utilizzo del colorino e suggerisce l'impiego in purezza del Sangiovese (che venne introdotto solo molti anni dopo). 

La risposta ideale a questa discussione arriva dalle ultime immagini: dalle proprietà dei Marchesi Antinori, direttamente dalla vigna Tignanello (uno dei c.d. "vini bandiera" italiani, che in realtà sfuggiva proprio al disciplinare dell’allora Chianti DOC a causa dell'utilizzo di cabernet, sauvignon e franc), il Maestro Veronelli sferra l'arringa finale all'anonimo contestatore, congedando gli spettatori con il sunto della sua filosofia enoica: «Diffida delle etichette: cerca tu stesso i vini migliori. Inizia come in amore, con gli occhi. Poi ne percepirai il profumo. Entra nel vino ed il vino entrerà in te. Interpretalo ed ascoltalo».  

Silvio Garattini, il fumo, il vino e ...

 

Vi siete mai chiesto perchè ultimamente anche il vino è diventato divisivo? Si da una parte c'è la ricerca scientifica, che sostiene la propria tesi, dall'altra il mondo politico che sostiene che ...anche l'acqua fa male.!


 

 Il fumo è un nemico giurato della salute. Così come l’alcool. Che non è meno pericoloso, eppure «a nessuno viene in mente di organizzare un festival della sigaretta, invece ogni settimana c’è un festival dedicato al vino». Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto Mario Negri Irccs di Milano, ha parlato di sanità a Brescia all’auditorium Santa Giulia su invito dell’associazione Asd Rosa running team.

 Il professor Silvio Garattini  parla dei numeri del Vinitaly e del settore. Spiegando che si tratta di una produzione di «4,1 miliardi di litri contenenti 492 milioni di litri di alcol etilico». Ovvero: «Una quantità spaventosa di alcol che contribuisce in modo significativo allo sviluppo di tumori». E che è «responsabile di molte malattie e, fra l’altro, di molti incidenti stradali».

Garattini spiega che per tutelare la salute bisognerebbe scrivere sulle bottiglie di vino «“questo prodotto è dannoso alla salute”, come avviene in Nuova Zelanda, come suggerito recentemente dall’Irlanda e come richiesto da vari appelli della comunità scientifica». Invece succede l’esatto contrario. Ovvero    di non accettare la cancerogenicità dell’alcol   che bisogna rompere la criminalizzazione del vino, nonché le follie ideologiche attraverso l’aiuto della scienza  . È veramente imbarazzante che si neghi l’evidenza, conclude il Prof Garattini 

sabato 26 aprile 2025

Biodiversità della vite.

 


Giuliana Cattarossi, Giovanni Colugnati.

Progetto “Perricone”

 

Il termine di biodiversità, entrato nel linguaggio comune dopo la Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo (UNCED) di Rio 1992, è la contrazione di “diversità biologica”, espressione con la quale si identifica la diversità della vita sulla terra.


Nel suo significato etimologico biodiversità significa diversità biologica, diversità degli esseri viventi che popolano la terra e che può essere rilevata sia a livello molecolare, genetico, sia a livello di specie, ma anche a livello antropologico, e più in generale, a livello di ecosistemi nei quali si collocano gli esseri viventi.

La diversità biologica viene classificata a livello genetico, di organismi viventi e di ecosistema. Secondo tale definizione, che spazia dalla varianza del patrimonio genetico del singolo individuo sino all’insieme della varietà biologica di ecosistemi complessi, la biodiversità tende a coincidere con quello che viene definito il capitale naturale; nell’analisi degli aspetti ambientali ed economici, è importante, quindi, precisare, di volta in volta, di quale segmento ci si occupa.

La biodiversità non va però ridotta semplicemente alla diversità (specificità) genetica. La diversità del mondo vivente ha molti aspetti: vi è diversità fra gli ambienti (marino, terrestre, equatoriale, polare, di montagna), fra le specie e fra gli individui all'interno di una specie ed è il risultato di un lento e continuo cambiamento che coinvolge la terra nel suo insieme, dalla geologia al clima agli esseri viventi.

Per questi motivi essa va studiata sotto diversi profili, biologico, antropologico, economico, geopolitico, giuridico, ecc. E’ fondamentale anche tenere in considerazione la componente relazionale della biodiversità, perché essa è frutto di un processo in cui tutte queste componenti interagiscono e, più in particolare, scaturisce dalla forte interazione fra profili biochimici ed antropologici, tanto che si deve parlare propriamente di sistemi bioculturali.

Purtroppo il dibattito internazionale non concepisce la biodiversità in tale sua complessità e tende a sminuirne la vastità e la portata. Bisogna considerare infatti che le stesse risorse genetiche sono al tempo stesso beni di consumo e beni strumentali alla produzione di altri beni, ma spesso a livello internazionale vengono considerate solamente come commodities.

 

Vite selvatica e vite domestica. Le scoperte archeologiche degli ultimi anni e le potenzialità della biologia molecolare permettono oggi di affrontare il problema dell’origine dei vitigni sotto una diversa prospettiva, partendo dalla determinazioni dei rapporti genetici di parentela tra vite selvatica (Vitis vinifera L. ssp. sylvestris) e vite domestica (Vitis vinifera L. ssp. sativa).

La vite selvatica cresce spontaneamente nei corsi d’acqua dei Paesi che si affacciano nel bacino del Mediterraneo, dal Portogallo al Tagikistan, lungo i maggiori fiumi continentali dell’Europa occidentale e nell’Africa del Nord (Arnold et al, 1998) ed è una specie dioica con una rara presenza (5%) di individui ermafroditi.

Dal punto di vista della biologia vegetale, è una liana rampicante che, allo stato naturale, risale i tronchi degli alberi delle foreste, fino a raggiungerne la sommità, dove fiorisce producendo poi i propri acini: gli uccelli apprezzano molto questi frutti, gustosi e facilmente accessibili, e cibandosene ne diffondono i semi, perpetuandone così la specie.

Quasi certamente i nostri progenitori si arrampicavano pericolosamente sugli alberi più alti della foresta, solo per riuscire a raccogliere queste bacche rosse, povere di potere nutritivo, ma spinti da una grande sorpresa verso una situazione inaspettata. E’ il concetto di “serendipità” alla base dell’ “ipotesi paleolitica” formulata da McGovern (2003), secondo la quale, alcuni uomini primitivi, attratti dai colori accattivanti degli acini, raccolsero qualche grappolo d’uva selvatica, rimanendo sedotti dal suo gusto aspro e zuccherino. Probabilmente ne deposero diversi grappoli in qualche recipiente (di pelle, legno o pietra) e dopo qualche giorno, sotto il peso dei grappoli sovrastanti, dagli acini di quelli più bassi trasudò del succo.

I lieviti della fermentazione, poi, presenti naturalmente sulla buccia degli acini e liberi nell’aria sotto forma di spore, probabilmente trasformarono quel succo in una sorta di vino spontaneo e primordiale a basso tenore alcolico (poco più di un succo semi-fermentato). Una volta mangiati tutti gli acini, il nostro antenato paleolitico assaggiò più o meno volontariamente quella bevanda, restando avvinto da una piacevole euforia che gli instillò un unico pensiero fisso: berne ancora per avvicinarsi a Dio o cadere negli inferi dell’ebbrezza. Infatti non fu certo l’aroma del vino, oppure un piacevole retrogusto, ad interessare per primo l’attenzione dei nostri antichi progenitori ma piuttosto i suoi effetti. In una esistenza quanto mai ingrata, brutale, pericolosa e soprattutto breve coloro che per primi provarono gli effetti dell’alcool credettero di avere avuto un anticipo del paradiso: le ansie scomparvero, i loro timori si attutirono e le idee si formarono più facilmente, tanto da sentirsi per un breve lasso di tempo onnipotenti. Nonostante l’ebbrezza ed i suoi effetti le sensazioni finchè duravano erano troppo belle per resistere alla tentazione di provarle di nuovo (Johnson, 1991).

Però, in assenza di recipienti idonei, quel “Beaujolais nouveau dell’Età della pietra” (McGovern, 2003) doveva essere consumato piuttosto rapidamente, prima che si trasformasse in aceto. Ma le cose cambiarono quando, tra 12 e 10 mila anni fa, le popolazioni umane divennero stanziali, abbandonando il nomadismo e dando vita a insediamenti permanenti che sorsero con la nascita dell’agricoltura: questo fenomeno, noto come la “rivoluzione neolitica”, ebbe come conseguenza l’aumento della densità di popolazione e la necessità di conservare il cibo più a lungo.

 

giovedì 24 aprile 2025

"GAS – PRONTO A TAVOLA": UN’INIZIATIVA PER UN’AGRI-CULTURA SOSTENIBILE

 


Sabato 10 maggio 2025, presso l’Hotel Garden di Pergusa (Enna), si terrà l’evento “GAS – Pronto a Tavola”, una giornata interamente dedicata alla promozione dei Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) e al valore dell’agricoltura sostenibile e dei prodotti del territorio siciliano.


La manifestazione, promossa dall’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea – Dipartimento Regionale dell’Agricoltura, si pone come obiettivo quello di rafforzare la cultura della sostenibilità alimentare attraverso momenti informativi, degustazioni, show cooking e spazi di partecipazione attiva per cittadini e produttori locali.

Il programma della giornata prevede:

·         Ore 10:00 – Conferenza di apertura con la presentazione dell’opuscolo e della piattaforma digitale “GAS – Pronto a Tavola”

·         Ore 12:30 – Apertura dell’area Show Cooking, a cura degli chef del Garden Restaurant di Enna

·         Ore 13:30 – Degustazione di prodotti tipici e pausa pranzo

·         Ore 15:30 – Spazio aperto GAS con possibilità di adesione per nuovi partecipanti

·         Ore 17:00 – Spettacoli e chiusura dell’evento

L’iniziativa rappresenta un’occasione importante per sensibilizzare la comunità sul valore delle filiere corte, del consumo consapevole e della valorizzazione del patrimonio agroalimentare locale.

 


Paradossi politici: nel giorno del Made in Italy la Camera sceglie McDonald’s come testimonial

 

Prima di pubblicare l'articolo, ho chiesto ai miei collaboratori di verificarlo, perchè certo non possiamo pubblicare notizie false e prive di fondamento.

Vi assicuro che l'articolo è stato pubblicato su una fonte autorevole qual'è  gamberosso.

Com'è   nostro stile, non orientiamo il convincimento dei nostri assidui  frequentatori del blog, ognuno di noi,  ne trarrà le proprie considerazioni


La multinazionale dei fast food è protagonista della celebrazione della Giornata del "Made in Italy" in parlamento.  

di

Stefano Polacchi

 

15 aprile, 1452: nasce Leonardo Da Vinci, simbolo del genio italico nel mondo. 15 aprile 2025: la seconda edizione della Giornata del made in Italy, alla Camera dei deputati, celebra McDonald’s come uno dei protagonisti, dei volti, del “made in Italy” nel mondo. La prima considerazione spontanea, rispetto alla scelta della data di nascita di Leonardo come Giornata del made in Italy, è se non sarebbe stato meglio aspettare il 2 maggio, data della morte dello scienziato italiano, per celebrare McDonald’s. Questo non per motivi ideologici, ma perché se il made in Italy è rappresentato dal modello Mc, allora sembra davvero che l’Italian Style abbia più poco da dire. Tanto più dopo aver sentito le considerazioni del ministro Lollobrigida (Fratelli d’Italia) sulla bontà del nostro cibo contro lo spam made in Usa. Ma riavvogliamo un po’ il nastro della giornata di celebrazione…

Può McDonald’s essere un simbolo del made in Italy?

Ma insomma, al di là di cosa se ne pensi di McDonald’s e fermo restando che non fa certo male all’Italia se un gigante del genere aiuta la filiera del pomodoro di Pachino o delle pere dell’Emilia Romagna Igp (come ricorda Giorgia favaro), una riflessione viene abbastanza spontanea: è possibile pensare di presentare il Big Mac come bandiera del made in Italy? I simboli, si sa, sono importanti: fanno parte dei tasselli che costruiscono il nostro Dna. Che Mac si presenti come il salvatore della patria, può anche starci: è legittimo per chi investe nelle nostre industrie alimentari. ma che sia il Parlamento italiano a farlo, sembra un po’ meno consono! Nel senso: McDonald’s non è solo investimento in manzi e polli, pere o pomodori: è un modello, il fast food di stile statunitense. E cosa c’entra con l’Italian Style?

 


Dal paradosso alla goliardia

Be’, vero che la Giornata è dedicata al made in Italy, ma comunque alla base del nostro prodotto c’è – o dovrebbe esserci – lo stile di vita, quello sì di grande appeal nel mondo. Ma questo negli hamburger di Mac non c’è. Ferme restando tutte le sue qualità, anche positive, per il nostro Paese: dai livelli di occupazione alla sostenibilità dei packaging (erano presenti all’incontro anche Roberto Calugi di Fipe e Andrea D’Amato di Seda, leader nel packaging sostenibile a base di carta), è davvero difficile – per quanto possa essere forte la provocazione e il paradosso – far passare il Chickenburger come una bandiera del made in Italy. Il punto, poi, è che quando è spimto alle streme conseguenze e senza una comprensibilità di fondo condivisa, il paradosso e la provocazione rischiano di diventare goliardia. E sinceramente, nella nostra Storia e all’interno di quella Camera dei Deputati, ne abbiamo vista di goliardia, di quella che forse è meglio non ripetere più

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