Qualche mese addietro la Rai con Report si è occupata di vino, ebbene taluni di "quasi addetti ai lavori" hanno gridato allo scandalo, non per il contenuto dell'inchiesta giornalistica, ma perchè così facendo si contribuisce a ...ridurre i consumi!
Vi proponiamo un originale d'autore, all'epoca necessariamente ci doveva essere libertà di stampa e di pensiero, altrimenti non l'avrebbero mai messo in onda. Una descrizione del mondo contadino insuperabile, che se pur è trascorso quasi mezzo secolo, è ancora di grande attualità
Luigi Veronelli, considerato il padre del giornalismo enogastronomico italiano e annoverato tra i più grandi enologi del Novecento, si dedicò per tutta la vita alla difesa delle produzioni locali, della cultura contadina, delle etichette controllate e del Genius Loci Rai Teche porta su RaiPlay il suo “Viaggio sentimentale nell’Italia dei vini” un itinerario alla scoperta dei vitigni e dei viticultori italiani, girato nel 1979 e andato in onda in 4 puntate nella primavera del 1980 con la regia di Mario Mariani e le musiche originali di Gino Negri interpretate da Nadia Furlon. Scritto da Veronelli con Nichi Stefi, il programma offre uno sguardo sulla realtà contadina di quegli anni, percorrendo la penisola e presentando i “vini bandiera”: quelli che, frutto di piccoli vigneti lavorati da contadini secondo la tradizione, sono di qualità tale da meritare di rappresentare l’Italia nel panorama enologico internazionale. Nel suo viaggio-inchiesta Veronelli attraversa vigneti e locande incontrando contadini, vignaioli, grappaioli ed enotecnici che diventeranno nomi di spicco del panorama enologico italiano (da Franco Colombani a Renato Ratti e Gianfranco Bolognesi, da Mario Schiopetto a Giuseppe Lipari). L’autore raccoglie testimonianze e tradizioni, assaggia con “amorosa attenzione” da Barolo e Barbera a Vin Santo e Sangiovese, commenta con sapiente profondità filosofica e analizza lucidamente le carenze e le inadeguatezze della legge italiana nella tutela delle piccole etichette, fino a denunciare le truffe e le frodi nella produzione e nel commercio vinicolo. Il tutto con il fine di fornire prove del suo pensiero: “il peggior vino contadino è migliore del miglior vino d’industria”.
Non vogliamo, ne influenzare il Vostro convincimento, ne orientare il vostro giudizio. Buona visione
https://www.raiplay.it/programmi/viaggiosentimentalenellitaliadeivini

Ed è sorprendente constatare come alcuni concetti suonino straordinariamente attuali: dalle norme sul vino che al tempo non consentivano l'indicazione in etichetta del vigneto (cru) - mentre oggi impongono di dichiarare la presenza di solfiti senza poter esplicitarne la quantità - alle rese eccessivamente generose concesse dai disciplinari, che di fatto danneggiavano le Denominazioni di Origine favorendo le frodi (il “commercio delle bollette”) ed una minore qualità.
Particolarmente toccante il passaggio in cui alle immagini di Veronelli, avvolto in un pesante pastrano mentre cammina solitario tra le vigne, si sovrappongono quelle di gruppi di anziani contadini che potano e legano i tralci affondando le caviglie nella neve: «Il contadino non ha tradito la terra» sentenzia Gino «perché questa è l'espressione del luogo che l'ha cresciuto».
Gli fa eco una frase di Bruno Giacosa: «Se i vigneti dalla bassa Langa non sono noccioleti, lo dobbiamo solo ai vecchi. I vecchi sono maestri senza eredi». Ed ancora Veronelli: «Il peggiore vino contadino è migliore del miglior vino d'industria», perché - e qui ritorna il parallelo con i giorni nostri - un vino di facile beva, accattivante e piacevole può avere una personalità che non lo renderà mai banale e standardizzato.
L'ultima parte del video si chiude su un acceso dibattito di un trio ormai epico: con Gino ci sono gli amici Gianni Brera e Mario Soldati, intenti a discutere sul disciplinare del Chianti.
Per Soldati la tradizione non dovrebbe essere intaccata dalle nuove concezioni, mentre Brera opta per un rinnovamento che veda l'uscita delle uve bianche; Veronelli addirittura critica l'utilizzo del colorino e suggerisce l'impiego in purezza del Sangiovese (che venne introdotto solo molti anni dopo).La risposta ideale a questa discussione arriva dalle ultime immagini: dalle proprietà dei Marchesi Antinori, direttamente dalla vigna Tignanello (uno dei c.d. "vini bandiera" italiani, che in realtà sfuggiva proprio al disciplinare dell’allora Chianti DOC a causa dell'utilizzo di cabernet, sauvignon e franc), il Maestro Veronelli sferra l'arringa finale all'anonimo contestatore, congedando gli spettatori con il sunto della sua filosofia enoica: «Diffida delle etichette: cerca tu stesso i vini migliori. Inizia come in amore, con gli occhi. Poi ne percepirai il profumo. Entra nel vino ed il vino entrerà in te. Interpretalo ed ascoltalo».
Nessun commento:
Posta un commento