domenica 8 giugno 2025

Agroindustria contro l'agricoltura mediterranea

  


L'agricoltura o le agricolture? 

La diatriba di questi giorni, può essere tranquillamente ridotta a un conflitto, tra agroindustria super intensiva (nord e europa) con interessi inconfessabili, e l'agricoltura mediterranea,  rappresentata  da piccole e medie aziende a conduzione familiare, che non ha niente da dividere con la prima.


Dedichiamo questo scritto a una prima riflessione sull’agricoltura contadina, non prima di ribadire dei concetti base:

 -      L'80% delle risorse europee va a una piccola lobby (20%)di aziende capitaliste. 

  -   L’81% dei Azionisti di     maggioranza,(cittadini, contribuenti, consumatori) si dicono preoccupati per l’impatto ambientale dei pesticidi e per il 75% hanno timori rispetto all’impatto dei pesticidi sulla salute umana, come riporta un recente sondaggio della società di analisi di mercato Ipsos. 

  -   Le strategie del Green Deal, come la Strategia Farm to Fork e la Strategia Biodiversità 2030, sono politiche lungimiranti 

Seppure oggetto di dibattito internazionale da quasi un secolo, è stata generalmente considerata marginale, ritenendo erroneamente che fosse destinata a scomparire sotto i colpi del processo di modernizzazione. Tuttavia, alcuni elementi qualificanti di questa agricoltura – assunta come inefficiente, improduttiva ed arretrata – costituiscono quella che emerge essere la forma più diffusa, in Italia e nel mondo, di coltivazione: l’agricoltura familiare, ritornata al centro di un intenso dibattito  

Molteplici sono stati gli studi specificatamente incentrati sulla persistenza e trasformazione del modo di produrre contadino (Cavazzani 2009; Corrado 2013a, 2013b; Giunta 2014; Pérez-Vittoria 2007; Pieroni, 2008; Van der Ploeg 2006, 2009; Vitale 2013; Sivini 2013a; 2013b). Alla luce di questi studi, ma soprattutto delle dinamiche di mobilitazione e rivendicazione tradotte in proposte politiche, con questa raccolta di contributi si è focalizzata l’attenzione sulle proposte di legge in discussione per comprendere quale sia lo spazio per l’agricoltura contadina in Italia.

L’intervento di Antonio Onorati fa il punto sulle condizioni e le prospettive delle “agricolture” italiane. Da una parte vi è l’industria agroalimentare orientata all’esportazione, sempre meno italiana nonostante l’intenso intervento pubblico, considerata strategica nel rispondere attivamente alla crisi dell’agricoltura ed alla caduta dei consumi, rilanciando il Made in Italy.
Onorati dimostra come all’esiguità del numero di imprese di grandi dimensione capaci di proiettarsi sui mercati globali, superando gli alti costi d’ingresso, corrisponde un dominio sul comparto tanto forte da determinare le politiche pubbliche e esercitare una competizione, a tratti sleale, nei confronti dell’intera agricoltura italiana. Ciò avviene soprattutto a scapito di quelle piccole e medie aziende dell’agroalimentare che, grazie ad un carattere fortemente territoriale, dovrebbero essere, scrive Onorati, “il riferimento assoluto del ‘Made in Italy’”perché capaci di realizzare prodotti alimentari “eccellenti” ed “inimitabili”. É proprio su queste piccole e medie aziende che si esercita la pressione verso l’abbassamento dei prezzi pagati alla produzione agricola. Dall’altra parte vi è l’agricoltura contadina, articolata su una miriade di piccole e piccolissime imprese agroalimentari. Fondata su una razionalità economica centrata sull’acquisizione di reddito (esclusivo o aggiuntivo) attraverso il lavoro, fortemente radicata nei territori e prevalentemente orientata al mercato locale, ha sviluppato una gestione dell’attività produttiva finalizzata all’autonomia, almeno relativa, dal mercato. Essa rimane, dice Onorati, la struttura su cui continua a poggiare il sistema agroalimentare italiano, nonostante la competizione iniqua con il modello agricolo industriale dominante.

Questo modo di produrre, dunque, lungi dall’essere un problema, rappresenta non solo una risorsa per la sostenibilità dello sviluppo economico italiano ma, più in generale, per la salvaguardia e la valorizzazione delle dimensioni sociali ed ecologiche del sistema agro-alimentare. Queste, ci sembrano, le considerazioni più importanti che hanno portato alle proposte di legge che il parlamento non è stato capace di approvare, per interessi ostili.

 L’articolo di Isabella Giunta ne sintetizza i tratti salienti, mostrando come tali proposte, inserendosi nelle pieghe della “svolta verde” della Comunità Europea e dell’attenzione verso l’agricoltura familiare della Fao, siano innanzitutto il risultato di un intenso ed effervescente dibattito sociale, stimolato a livello internazionale dai movimenti contadini, e nei territori da diverse iniziative innovatrici   Un dato che ci sembra emergere da questo dibattito, in parte riflesso nelle proposte di legge, riguarda una serie di elementi che specificano l’agricoltura contadina rispetto alla categoria di agricoltura familiare, la quale, come è noto, nella formulazione della Fao si riferisce al controllo ed alla gestione familiare dei più importanti fattori produttivi (terra e lavoro), con esplicito riferimento alle funzioni economiche, ambientali, sociali e culturali (Fao 2014). Ci sembra che l’innovazione apportata dalla riflessione sull’agricoltura contadina sia la qualificazione di queste dimensioni e delle interconnessioni interne che permettono di prospettare un sistema locale di produzione. Così, nella difesa della “dignità del lavoro” e nella richiesta di rendere ad esempio accessibili le terre demaniali, terra e lavoro cessano di essere concepiti come meri fattori produttivi, acquisendo una natura sociale legata, rispettivamente, all’attività lavorativa come spazio di esistenza e fonte di reddito ed alla terra come bene comune o comunque collettivo; da qui, si comprende come l’elemento soggettivo della produzione (il lavoro) possa avere con la terra non esclusivamente un rapporto di proprietà (privata), ma una miriade di relazioni “altre”, che le analisi sulle società non capitalistiche hanno spesso classificato sotto le nozioni di uso e possesso. Nella medesima logica, il rimando all’agroecologia, alla biodiversità e all’economia solidale prospettano la necessità di tener in conto gli effetti sociali ed ecologici sull’ambiente circostante.

Quest’ultimo nesso, e le sfide aperte dal riconoscimento istituzionale del modo di produrre contadino, viene affrontato nell’articolo di Adanella Rossi e Davide Biolghini, con riferimento all’economia solidale quale “particolare cornice di senso” entro cui l’agricoltura contadina multifunzionale interagisce con i contesti socio-ambientali in cui opera. L’enfasi qui è sulla “gestione etica dell’attività” e delle risorse locali, tema intorno al quale si sono sviluppate una molteplicità di pratiche sociali innovative quali, per esempio, i civic food networks.

Evidentemente, una delle sfide cruciali insite nel riconoscimento istituzionale riguarda l’insieme delle condizioni capaci di garantire la riproduzione, secondo la sua specifica razionalità, del modo di produrre contadino. L’articolo di Yvonne Piersante affronta una delle condizioni interne essenziali del processo di riproduzione, ossia il controllo sulle sementi quale diritto collettivo, percorso già intrapreso, anche se molto timidamente, dalla Fao, ma centrale nella proposta Zaccagnini. L’autrice mostra come da questo diritto dipenda il recupero, la conservazione e l’ulteriore sviluppo della biodiversità e, più in generale, della cura del territorio.



L’intervento di Giuseppe Gaudio e Palmerino Trunzo, infine, affronta una questione fondamentale non solo per l’agricoltura contadina, ma in generale per l’agricoltura italiana: il ricambio generazionale, che è trasmissione di conoscenza e saperi produttivi. Non si tratta soltanto di favorire l’accesso alla terra in un momento in cui il “ritorno in agricoltura”, emerso come nuovo fenomeno sociale, è sempre più caratterizzato dall’attenzione all’ambiente, al paesaggio, all’inclusione sociale, alla qualità della vita: “una sfida etica e culturale prima che tecnica”, scrivono i due autori. Si tratta anche di predisporre politiche pubbliche capaci di accompagnare questo processo, prospettando un approccio globale ed integrato. Dal momento che sono proprio le ‘generazioni future’ ad essere continuamente chiamate in causa nei documenti istituzionali sulla sostenibilità, in realtà, esse non possono essere pensate solo come destinatarie: i giovani devono infatti essere parte costitutiva del processo che li riguarda.

L’approvazione di una legge per l’agricoltura contadina, a tutela della sua specificità e che ne valorizzi l’eterogeneità, può essere un importante strumento per costruire spazi di manovra e di agibilità politica, necessari non solo alla resistenza e alla riproduzione delle piccole e medie aziende contadine, ma anche per costruire percorsi di innovazione economica e sociale, per la gestione dei beni comuni, per rispondere ai bisogni sociali, per creare reddito e impiego, per dare riconoscimento e fare emergere pratiche e circuiti economici, oggi in parte informali, finalizzati all’autoconsumo o ai consumi locali. Tale strumento potrebbe essere particolarmente importante per le aree interne o montane (di cui si occupa anche questo numero), in cui l’agricoltura e l’allevamento soffrono spesso ulteriori vincoli, fisico-spaziali, ambientali, socio-demografici ed infrastrutturali. Ma, in generale, si produrrebbe un utile quadro, adatto all’eterogeneità dei soggetti produttivi presenti nelle campagne italiane, entro cui imprimere una nuova dinamicità ai processi di sviluppo rurale, per sperimentare nuove politiche e pratiche per la sovranità alimentare e l’economia solidale, a livello locale e regionale. Certamente, l’approvazione di questa legge sarebbe un importante passo nel cammino verso l’istituzionalizzazione della proposta della sovranità alimentare, promossa dai movimenti sociali a livello internazionale, a cui altri paesi membri e le istituzioni europee potrebbero guardare con interesse, come già sta facendo la Fao. Ciò comporta ripensare la questione agraria come “questione del cibo”, ponendo particolare enfasi sulla necessità di promuovere la riterritorializzazione dei sistemi alimentari, in modo da favorire forme di produzione e consumo ecologicamente e culturalmente appropriate. In questo senso, riconoscere giuridicamente l’esistenza del soggetto produttivo contadino, con le proprie specificità e il connesso diritto a vederle rispettate grazie a misure e strumenti appropriati, significa anche promuoverne il ruolo cruciale svolto nella garanzia dell’accesso al cibo per tutti. Vale la pena, infatti, sottolineare che, secondo stime della Fao (2014), queste agricolture assicurano alla popolazione mondiale attuale, sempre più concentrata nelle aree urbane o metropolitane, più dell’80% degli alimenti consumati su scala globale. Il ricco dibattito a livello internazionale, ospitato in particolare dalla rivista Journal of Peasant Studies, evidenzia alcune criticità: i processi di proletarizzazione, la crescita della popolazione urbanizzata e il conseguente aumento della domanda di cibo nelle città, le differenti possibilità di accesso ad un “cibo di qualità” in funzione dell’appartenenza di classe, le condizioni del lavoro all’interno del sistema agroalimentare, l’organizzazione dei mercati e dei circuiti di distribuzione (si veda in particolare il dibattito tra Henry Bernstein e Philip McMichael). Evidentemente, si tratta di questioni aperte, su cui i movimenti sociali e contadini, insieme alla ricerca, devono continuare ad interrogarsi, sollecitando soluzioni politiche

sabato 7 giugno 2025

Quando il trasferimento di conoscenze e dell’innovazione non sono da considerarsi un’ opzional.

                                         NinoSutera


I sistemi di conoscenza e innovazione agricola (AKIS) in tutta Europa si stanno evolvendo, con progetti correlati che svolgono un ruolo chiave nel rafforzare i flussi di conoscenza e promuovere la collaborazione. Garantire che informazioni preziose raggiungano in modo efficiente agricoltori, silvicoltori e consulenti è essenziale per guidare l'innovazione e la resilienza.

 

In Sicilia, l’Assessorato all’Agricoltura ha istituto con DDG n 2639   del 17-7-2021 la Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura, coordinata dall'Osservatorio Neorurale  

 

https://terra.regione.sicilia.it/lo-sviluppo-del-territorio-passa-anche-dalla-conoscenza-parlano-gli-esperti/

"Gli EU Agri-Food Days 2024, tenutisi  a Bruxelles, hanno segnato una pietra miliare significativa includendo per la prima volta nell'agenda la ricerca e i sistemi di conoscenza e innovazione agricola (AKIS). Questo evento annuale ha riunito oltre 800 stakeholder da tutta l'UE per discutere delle ultime tendenze agricole, opzioni politiche e sviluppi di mercato.

La conferenza ha ospitato una sessione dedicata su "Quadrare il cerchio: ricerca e innovazione per un'agricoltura competitiva, sostenibile e resiliente", evidenziando il legame critico tra agricoltura e ricerca. Diego Canga Fano, vicedirettore generale facente funzione della DG AGRI, ha sottolineato il lavoro in corso della Commissione per colmare il divario tra ricerca e pratica, semplificare i requisiti amministrativi e supportare la condivisione delle conoscenze. Ciò è stato ulteriormente evidenziato da un panel composto da ricercatori, consulenti agricoli e professionisti. Inoltre, durante la sessione sono stati presentati sia modernAKIS che EU-FarmBook.

L'inclusione della ricerca e dell'AKIS nell'agenda sottolinea la crescente importanza dell'innovazione e del trasferimento di conoscenze nel dare forma al futuro dell'agricoltura europea. Questa attenzione è in linea con l'impegno dell'UE nello sviluppo di un settore agricolo più sostenibile, competitivo e resiliente."

OBIETTIVI DEL PROGETTO

La visione del progetto modernAKIS è che l'approccio AKIS diventerà uno strumento indispensabile ed efficace per tutti gli attori nei sistemi agroalimentari degli Stati membri dell'UE per sviluppare forme di agricoltura e uso delle risorse sostenibili, a prova di cambiamento climatico e multifunzionali. L'adozione dell'approccio AKIS contribuirà a rimuovere le barriere istituzionali alle trasformazioni necessarie e a superare disuguaglianze e blocchi nella politica e nella società.

Pertanto, l'obiettivo principale del progetto è quello di migliorare le capacità degli attori AKIS di sfruttare le risorse individuali, organizzative e sistemiche necessarie per la trasformazione verso sistemi AKIS più coerenti, efficaci ed efficienti e la transizione verso una gestione e un uso più sostenibili delle risorse naturali nell'agricoltura e nella silvicoltura.

I dieci obiettivi specifici (OS) interrelati di modernAKIS sono:

S01

Costruire e promuovere una rete europea di almeno 1.000 attori chiave AKIS, compresi gli organismi di coordinamento AKIS, provenienti da tutti gli Stati membri dell'UE, che guideranno la trasformazione dei sistemi AKIS verso una governance più efficace e un settore agroalimentare europeo modernizzato

S02

Fornire una piattaforma completa per lo scambio di conoscenze con nuovo know-how e almeno 80 strumenti e metodi a supporto degli attori chiave dell'AKIS per migliorare i flussi di conoscenza e sviluppare un AKIS ben funzionante in linea con gli obiettivi politici pertinenti, ad esempio, il Green Deal, Farm2Fork, gli obiettivi di sviluppo sostenibile

S03

Rafforzare le capacità di almeno 1.000 attori chiave dell'AKIS verso la comprensione e l'impegno dei sistemi, consentendo loro di attuare cambiamenti di sistema a lungo termine che miglioreranno l'AKIS

S04

Co-progettazione di 1 strumento di benchmarking per confrontare vari tipi di AKIS nonché indicatori di riferimento che consentano agli Stati membri di valutare e monitorare i propri AKIS, identificare soluzioni di governance innovative e interventi adatti alla loro situazione individuale

S05

Rafforzare le capacità degli organismi di coordinamento AKIS e degli attori chiave AKIS degli Stati membri, utilizzando un approccio coerente, efficace e consapevole del contesto, accompagnato da esercizi riflessivi, consigli e coaching, per monitorare, misurare e migliorare l'organizzazione e il funzionamento dei loro AKIS e per migliorare l'interazione tra gli attori AKIS

S06

Fornire un forum per supportare gli organismi di coordinamento AKIS nell'identificazione dei problemi di gestione del cambiamento che sorgono attorno ai sistemi AKIS, inclusi i fattori di successo e le barriere multiformi, e consentire loro di trovare soluzioni di governance adeguate per migliorare la condivisione di conoscenze e innovazione

S07

Raccogliere e scambiare conoscenze orientate alla pratica su come i consulenti e il supporto all'innovazione possono essere integrati nell'AKIS e su come i ricercatori possono essere incentivati ​​a fornire ricerche e conoscenze pronte per la pratica

S08

Rafforzare le capacità degli attori chiave dell'AKIS e formarli per creare e sostenere comunità di pratica AKIS locali/regionali/nazionali in tutti gli SM, collegando progetti e professionisti della ricerca, dell'istruzione, della consulenza, della pratica agricola e dei gruppi operativi EIP per facilitare l'assorbimento di conoscenze e innovazione attraverso esperienze di apprendimento dinamiche tra pari

S09

Supportare la progettazione congiunta e lo sviluppo di approcci transfrontalieri per avviare e incentivare progetti di innovazione in 10 eventi transfrontalieri con comunità di pratica locali/regionali/nazionali e condividere le migliori pratiche attraverso la rete AKIS e il catalogo online dell'UE

S10

Fornire i risultati e i materiali del progetto sotto forma di 100 "abstract pratici" a EIP-AGRI, a MS AKIS e come documentazione digitale al bacino di conoscenze interattivo dell'UE

TITOLO

DESCRIZIONE

 

 

 

Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura

a)   Istituita   con DDG n 2639   del 17-7-2021  è  coordinata  dall’ Osservatorio Neorurale DDG N 5003 DEL 16-12-2021

b)   E’uno strumento di animazione territoriale,  

c)   E’ organizzata in Gruppi Tematici

d)   Il sistema della conoscenza e dell'innovazione in agricoltura  è un "insieme di organizzazioni e soggetti che operano in agricoltura, e di legami e interazioni fra loro, impegnati nella produzione, trasformazione, trasmissione, conservazione, recupero, integrazione, diffusione e utilizzo della conoscenza e dell'informazione, con lo scopo di lavorare sinergicamente per supportare il processo decisionale e di risoluzione di problemi e l'innovazione in agricoltura".

     (Röling e Engel, IT from a knowledge system perspective: concepts and issues, 1991). 

e)   Combinazione di flussi organizzativi e di conoscenze tra persone, organizzazioni e istituzioni che utilizzano e producono conoscenza nel settore dell’agricoltura e in quelli correlati.

    (Regolamento UE 2115/2021 Articolo 3)

 

Sintesi delle Attivita’ 

MISAF

Partecipazione ai tavoli di lavoro (ricerca e consulenza) 

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/9065

 

 

 

Rete Interregionale per la ricerca agraria, forestale, acquacoltura e pesca

 

La Rete interregionale, riconosciuta formalmente dalla Conferenza delle Regioni quale supporto tecnico.

  Promuove il coordinamento tra le Regioni e le Province autonome affinché queste possano concorrere unitariamente all’attuazione delle politiche dell’U.E. inerenti il sistema della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura (SCIA) nonché rapportarsi verso i Ministeri competenti soprattutto al fine di condividere la definizione e l’attuazione dei Programmi Nazionali della ricerca, del Programma Strategico Nazionale per l’Innovazione e la Ricerca nel settore agricolo, alimentare e forestale, dei Piani di settore, dei programmi triennali ed annuali del Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria e di ogni altro documento di programmazione delle attività inerenti la ricerca e il sistema della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura (SCIA).

Abbiamo sempre partecipato alle attività di presenza e in remoto

 

CREA  Rete Rurale Nazionale

E’ un ente di diritto pubblico del MISAF  che supporta le amministrazioni regionali in termini di economia della conoscenza.

L’Assessorato attraverso il Dipartimento e la Rete, partecipa ad alcuni progetti del CREA

 

 

 

 

 

 

 

 

Rete Italiana Politiche locali del cibo

La Rete Italiana per le Politiche locali del cibo   è composta da persone interessate e variamente impegnate sul tema delle politiche locali del cibo - ricercatori, amministratori pubblici, attivisti e altri attori della società civile -, ed è aperta a tutte/i coloro che condividono tale interesse. È una rete di individui, ciascuno portatore di molteplici esperienze e potenziale moltiplicatore di quanto realizzato nella Rete.

La Rete intende rappresentare una piattaforma di interazione tra i partecipanti, nella quale possano essere veicolati in modo rapido diversi elementi:

  • ricerche che possano coinvolgere i partecipanti della Rete in quanto esperti dei sistemi del cibo;
  • organizzazione di incontri o di convegni e seminari nazionali – ed eventualmente internazionali – workshop, tavole rotonde, etc.;
  • elementi per lo sviluppo di progetti di ricerca congiunti;
  • organizzazione di gruppi di lavoro rivolti a specifici obiettivi di ricerca;
  • segnalazioni relative a convegni, conferenze, appuntamenti importanti riguardanti il mondo del cibo;
  • condivisione di documenti, articoli, pubblicazioni a tema;
  • dialogo/interazione tra la Rete italiana e altre reti internazionali attive in ambito di politiche locali del cibo;
  • scambi di informazioni e di punti di vista riguardanti esperienze di politiche del cibo che i singoli partecipanti (o gruppi di essi) svolgono in collaborazione con le realtà locali.

Osservatorio Nazionale sulle Politiche Locali del Cibo

Nasce come risultato di un Protocollo d’Intesa fra 31 enti, fra cui 27 Atenei, 2 Centri di Ricerca nazionali e due associazioni, a supporto della Rete Italiana Politiche locali del cibo

 

 

 

  

Comunicazione e divulgazione

Con l’obiettivo di divulgare e diffondere tutte le iniziative finanziate con risorse pubbliche la Rete si avvale di:

-BLOG  della Rete Regionale Sistema della conoscenza e dell’Innovazione https://osservatorioneorurale.blogspot.com/    

440 articoli pubblicati  nel 2024

- Gruppo Tematico sulla biodiversità  https://docs.google.com/forms/d/1Coruo52BUZQay9bNoMN6oWzPB9jLtmVax-Lr7yeDAoc/edit-

https://chat.whatsapp.com/EA7A3w7IxDDAd0C7SXmjrG

TERRA’ 

 https://terra.regione.sicilia.it/



 

  

venerdì 6 giugno 2025

convegno conclusivo del Progetto Wool2Resource

  Simone Sangiorgi  Innovation Broker

Quando le esigenze del territorio incontrano le intuizioni di alcuni ricercatori si verificano sinergie positive per entrambe le parti. Questo hanno raccontato e presentato, al pubblico presente, i relatori al convegno conclusivo del Progetto Wool2Resource a Palermo presso ISZ della Sicilia il 5 giugno 2025.


Hanno portato i saluti il Commissario, Dr. Giovanni Siino e il Direttore, Dr. Vincenzo Guella dell’ISZ, il Dr. Fabrizio Parisi in rappresentanza dell’ODAF di Palermo.

Al convegno hanno partecipato un nutrito gruppo di studenti dell’Istituto Superiore E. Majorana di Palermo, indirizzo agrario, accompagnati dai loro docenti, una delegazione di aziende agricole e zootecniche, partner del progetto, Agronomi, Veterinari e giornalisti del settore.

La premessa che ha portato alla presentazione del progetto, stava nel fatto che gli allevatori di ovini, da qualche anno, manifestavano una problematica legata allo smaltimento della lana prodotta con la tosatura dei propri animali. Infatti la lana è considerata un rifiuto di categoria 3, in base al Regolamento (CE) n.1069/2009.  Quindi deve essere imballata e portata in impianti di smaltimento specifici con conseguenti costi aggiuntivi di smaltimento per le aziende zootecniche. 


 

In Sicilia, si producono, annualmente con la tosatura, circa 1.000.000 kg di lana da smaltire.

Il Gruppo Operativo “Nuovi Orizzonti per lana ovina, con la componente tecnico-scientifica e con la sapiente capacità gestionale e non solo del proprio Presidente, Dr. Sebastiano Tosto, hanno presentato i risultati, non definitivi, delle attività del Progetto Wool2Resource, finanziato con la Sottomisura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2022.

L’ing. Rosalia Tatano, in rappresentanza dell’azienda dei Fr.lli Tatano, (Cammarata) ha descritto il percorso che ha portato alla progettazione e alla realizzazione del prototipo, (pirolizzatore) in grado di trasformare la lana sucida, in assenza di ossigeno e alla temperatura di 500°C, per cicli di 3-4 ore, in un composto carbonioso, (biochar) simile nell’aspetto alla carbonella. 

L’università degli Studi di Palermo ha raccolto la sfida, con l’entusiasmo che nasce quando la ricerca incontra un problema reale del territorio. Infatti le relazioni della Prof.ssa D. Chillura Martino, del Prof. P. Lo Meo e del Dr. Calogero Librici hanno presentato le risultanze delle caratteristiche fisico e fisico- chimiche del biochar, analizzate in laboratorio. Un materiale definito interessante, da potere utilizzare sicuramente nei suoli acidi, con una buona capacità di ritenzione idrica pari al 70% in peso, relativamente leggero con una densità apparente di 0.8 g/cm3. Sono state valutate positivamente la buona presenza di Potassio (K), Calcio (Ca) e Ferro (Fe).  Infine è emerso un fatto importante quale la stabilità del Carbonio che viene intrappolato nel terreno per decenni e sottratto, quindi,  all’atmosfera. Sono caratteristiche fondamentali per capire se questo nuovo biochar può davvero migliorare i suoli agricoli, restituendo valore a ciò che fino a ieri era considerato un rifiuto. Parafrasando, hanno concluso che anche la scienza, a suo modo, può filare la lana: non per farne maglioni, ma per trasformarla in risorsa. Così la memoria del mondo contadino si intreccia con le tecnologie ambientali, in un dialogo che guarda al futuro senza dimenticare le mani che da sempre lavorano la terra.

Innovativo il contributo che ha portato EZ Lab, una MarTech, partner tecnologico di Wool2Resource, una company che dà voce a ogni prodotto grazie alla tracciabilità blockchain. Così si è espresso il Dr. Salvatore Zappalà, parlando del paradigma del Gemello Digitale (Digital Twin) per collegare ogni dato di processo al singolo prodotto, generando il suo Passaporto Digitale: sicuro, trasparente e verificabile.

Il Dr. Simone Sangiorgi, Innovation Broker ha presentato i risultati del collaudo in campo del biochar presso le 2 aziende sperimentali-dimostratrici, partner del progetto. Presso la serra dell’Azienda Agricola S. Agata dei Fr.lli Scaglione, in territorio di Castronovo di Sicilia, si sono effettuati 2 cicli produttivi di specie ortive da foglia (Lattuga, Indivia e Bieta) con parcelle con concentrazioni di biochar al 3.50 e 7.00%,  in confronto con un substrato di riferimento. Mentre presso i Vivai Platani di Bruno Marino, si sono fatte delle prove con alcune specie vegetali a rapido (Eucalipto e Pioppo in vaso e alveoli) e/o lento accrescimento (Carrubbo e Corbezzolo in letto di semina e vaso). Le tesi che hanno consentito le migliori performance di accrescimento delle piante sono stare quelle con il 3.50% di biochar. Ulteriori approfondimenti, sulle risultanze scientifiche e sulle osservazioni agronomiche in campo, saranno disponibili sul sito www.wool2resource.it,  sul depliant di fine attività e/o pubblicate su una rivista specializzata.

Ha chiuso i lavori il Presidente del G.O., Dr. Sebastiano Tosto, il quale ringraziando gli intervenuti ha espresso la volontà,  a nome degli Allevatori, nel perseguire nella strada obbligata dell’innovazione, indispensabile per dare prospettiva al comparto ovi-caprino regionale.


Il ruolo del microbioma nella viticoltura sostenibile

 


di

Guaschino / Favaretto / Chitarra / Nerva

 

La viticoltura moderna affronta una sfida cruciale: coniugare produttività e qualità del vino con la sostenibilità ambientale. In questo contesto, il progetto Micro4Life sta rivoluzionando il modo in cui comprendiamo l’interazione tra vite e microbioma, ponendo le basi per una viticoltura più resiliente e rispettosa dell’ambiente.

 




Micro4Life

Progetto agroalimentare e ricerca: Ager; 36 mesi; Fondazioni in rete per la ricerca agroalimentare; CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche CREA UPO Università Piemonte Orientale e USS Università degli Studi di Sassari; Obiettivo: utilizzo di consorzi micorbici specifici per migliorare la resilienza ambientale, socio-economica dei sistemi agroalimentari Italiani; Il progetto consiste nella realizzazione di soluzioni innovative per la produzione delle piante e la loro protezione.

 

L’importanza del microbioma per la vite

Le piante, incluse le viti, vivono in simbiosi con una vasta comunità di microrganismi, il cosiddetto microbioma. Il microbioma delle piante, come quello umano, caratterizza diversi apparati (es. microbioma delle radici, delle foglie, della rizosfera). Questo ecosistema microbico gioca un ruolo fondamentale nella salute della pianta, influenzando la sua capacità di assorbire nutrienti, difendersi dai patogeni e resistere agli stress ambientali, come siccità o variazioni climatiche. Tuttavia, la selezione delle varietà di vite nel corso dei secoli ha privilegiato la produttività e la qualità dell’uva, spesso trascurando le interazioni benefiche con i microrganismi.

 

Il team del CREA Viticoltura ed Enologia che lavora al progetto Micro4Life si propone di comprendere i meccanismi genetici che regolano il reclutamento di microrganismi benefici da parte della vite. Per farlo, i ricercatori hanno analizzato la risposta di dieci diversi portinnesti all’applicazione di una comunità microbica appositamente selezionata in laboratorio (SynCom), per le sue capacità di migliorare la crescita e la resilienza della pianta. Successivamente, le analisi su piante sono state condotte attraverso metodiche di fenotipizzazione (studio del fenotipo), trascrittomica (espressione dei geni) e sequenziamento del DNA microbico (identificazione degli organismi), consentendo di ottenere dati dettagliati sulla risposta della vite alla presenza di microrganismi selezionati.

 

I primi risultati dello studio

Lo studio ha evidenziato differenze significative tra i vari portinnesti analizzati. Tra i risultati più rilevanti si evidenziano:

 

Efficienza d’uso dell’acqua (iWUE): si è osservato un calo significativo in due portinnesti (420A e K5BB), mentre per un altro genotipo (M4) si è osservato un incremento significativo.

Fotosintesi e crescita: l’applicazione della SynCom ha generalmente migliorato la fotosintesi netta e l’efficienza del processo biochimico della fotosintesi (nello specifico della carbossilazione apparente), con aumenti significativi in diversi portinnesti (110R, 41B, 420A e M4).

Composizione del microbioma: l’effetto della SynCom varia a seconda del portinnesto. Un dato interessante riguarda il genere batterico Pseudomonas, noto per il suo potenziale come agente di biocontrollo e come promotore della crescita delle piante, che è aumentato in tutte le piante trattate.

Implicazioni per la viticoltura

Questi risultati confermano che il microbioma gioca un ruolo cruciale nella fisiologia della vite e che il suo utilizzo mirato può rappresentare una strategia innovativa per migliorare la resilienza della pianta. L’approccio di Micro4Life potrebbe quindi aprire la strada a nuove tecniche agronomiche basate sull’uso di microrganismi alleati, riducendo la dipendenza da fertilizzanti e pesticidi chimici. Grazie ai risultati ottenuti, il progetto continuerà a valutare i genotipi di vite più adatti alla simbiosi con microrganismi benefici, con l’obiettivo di sviluppare nuove strategie per una viticoltura più sostenibile e produttiva. 

 

Conclusioni

Il lavoro svolto dal CREA nel progetto Micro4Life sta contribuendo in modo significativo alla transizione verso una viticoltura più sostenibile, fornendo strumenti innovativi per sfruttare al meglio il potenziale del microbioma. Grazie a questi studi, sarà possibile selezionare varietà di vite più resistenti agli stress ambientali e meno dipendenti da input chimici, favorendo una produzione vitivinicola di alta qualità e a basso impatto ambientale.

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