giovedì 3 aprile 2025

Alcol, tra economia e salute

 “Se la conoscenza può creare dei problemi, non è tramite l'ignoranza che possiamo risolverli.”

Isaac Asimov



                           L'alcool e le bevande alcoliche sono parte della cultura da millenni, ma oggi la scienza conferma il legame diretto tra il consumo di alcool e l'insorgenza di diverse patologie tumorali. Le normative sulla sicurezza stradale e le nuove tendenze di consumo tra i giovani spingono a una riflessione sulle abitudini legate all'alcool. In Europa cresce l'interesse per le alternative dealcolate, recentemente autorizzate anche in Italia tra dibattiti e polemiche. Duilio Giammaria ne discute con Michele A. Fino, docente di Fondamenti del Diritto Europeo all'Università di Pollenzo, Debora Rasio, oncologa e nutrizionista, Cristiana Lauro, esperta di enologia, e Flavio Caroli, storico dell'arte, che analizzerà la rappresentazione del vino nella pittura. Inoltre, un'intervista a Luca Argentero, investitore nel settore delle bevande analcoliche per giovani, una visita alla tenuta pugliese di Albano Carrisi, un'inchiesta di Paco Sannino sul consumo di vino in Italia e un reportage di Elisabetta Castana sulla crescita dei vini dealcolati in Germania.

petrolio


liberamente tratto da fondazione veronesi


Perché non bere è la scelta migliore per la salute se si parla di prevenzione dei tumori

Alcol e tumori: quel cancro che non ti aspetti




                "Salute"! Un augurio che più passa il tempo e più si svuota di quel significato basato su miti sfatati, su disinformazione, su false evidenze costruite persino da ricercatori che spesso hanno dovuto sconfessare le proprie pubblicazioni internazionali ammettendo di averle "falsificate", altri in sospetto di conflitto d'interessi per finanziamenti ricevuti da parte del settore della produzione e di “esperti” che ancora oggi scorrazzano sui social, persino in pandemia, persino in Italia e che hanno addirittura richiesto l’intervento del Ministero della salute e dell’Istituto Superiore di Sanità attraverso campagne di contrasto alle fake news diffuse ad hoc.

Eppure, nel corso degli ultimi venti anni l'evidenza scientifica prodotta a livello mondiale si è via via uniformata ed è stato raggiungo un consenso internazionale, più volte confermato attraverso le più prestigiose riviste scientifiche, che le bevande alcoliche sono cancerogene per l'uomo, l'alcol contenuto in qualunque bevanda alcolica, vino, birra, amari, superalcolici cocktail e via dicendo, è cancerogeno per l'uomo e che non esistono quantità consumate, pur moderate , che non siano a rischio, per oltre 200 patologie tra le quali almeno 12 tipi di cancro.

Ed è sul rischio cancro, derivante dal consumo anche moderato di bevande alcoliche, che si è soffermato il rapporto finale e sono stati prodotti i dati interattivi online della IARC, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell'OMS, con dati che confermano le evidenze già pubblicate su The Lancet attraverso valutazioni condotte da gruppi che hanno coinvolto centinaia d’istituzioni di tutela della salute e autorità competenti da tutto il mondo, e confermate per l’Europa dall'Ufficio Regionale Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

L’alcol aumenta il rischio di cancro, anche 1 bicchiere al giorno rappresenta un rischio in tal senso, che cresce in funzione dell’incremento delle quantità consumate. Si stimano in 740.000 l’anno i casi di cancro evitabili causati anche dal bere moderato, il 4% di tutti i nuovi casi.

L’associazione tra alcol e il rischio sostanzialmente più elevato è stato dimostrato per diverse forme di cancro, sicuramente quelli del canale digerente come quello del colon e del cavo orale, ma anche quello che non ti aspetti: il cancro della mammella nella donna. Già da tempo si cerca di sensibilizzare alla diffusione di un’informazione capillare sull’evidenza che ogni singolo drink aumenta del 6% nella donna il rischio di cancro della mammella che già con il secondo bicchiere vede aumentare del 27% tale rischio anche in funzione della presenza/assenza di recettori per gli estrogeni nel tessuto mammario.

Un’informazione che non passa sui media, non passa nei piani di prevenzione universale, tanto meno nelle strategie di prevenzione oncologica; non passa neppure nelle manifestazioni della società civile e degli utenti che “corrono” per la prevenzione al rosa e, grottescamente, non fa breccia neppure nei contenuti dei messaggi di prevenzione delle associazioni, delle “leghe” che si occupano di prevenzione dei tumori al seno recuperano fondi attraverso la vendita del calice di vino o della bottiglia lì dove, come succede in Italia, non si esprimano esplicitamente a favore del bicchiere moderato, del vino in particolare.

DONNE E ALCOL

E se bere è diventato uno status symbol per molte donne di tutte le età, l'effetto dello sviluppo sociale ed economico ha determinato un sostanziale aumento del consumo di alcol nelle donne secondo un modello di emancipazione che è stato già negativamente sperimentato con il fumo ricalcando il modello di rischio e di consumo maschili, improponibili fisiologicamente per la donna, biologicamente più vulnerabile agli effetti dell’alcol.

Ed è proprio in Paesi come l’Italia e in Europa che si registra un preoccupante, evitabile carico di tumori attribuibili all'aumentato consumo di alcol nelle donne e si verificano i rapporti maschi-femmine più simili dei tassi di cancro attribuibili all'alcol; in numerose realtà, secondo gli ultimi dati, il cancro al seno ha rappresentato negli anni più recenti il principale motore degli alti tassi di incidenza del cancro attribuibili all'alcol tra le donne.

L'aumento del rischio si riscontra comunque, per entrambi i sessi, anche tra i consumatori leggeri a moderati, con consumo fino a due drink al giorno; 1 caso su 7 di tutti i nuovi tumori nel 2020, oltre 100.000 casi in tutto il mondo sono stati causati da consumi ricompresi nei due drink al giorno (ogni drink ha in media 10-12 grammi di alcol, un bicchiere di vino da 125 ml, 330 ml di birra, 40 ml di superalcolico).

GLI EFFETTI NEGATIVI DELL'ALCOL

Sono 10.000 i nuovi casi di cancro causati dall’alcol in Italia tra le Nazioni a maggior diffusione a livello mondiale. A dire il vero, dei 10.000 nuovi casi di cancro causati dall’alcol, almeno 2.000 sono da consumo moderato secondo la IARC e siamo sempre tra le prime Nazioni al mondo per percentuale di nuovi casi di cancro da alcol per diverse malattie non solo del fegato. Se la finalità è voler fare prevenzione del cancro il messaggio è: non esistono quantità di alcol sicure per la salute e non bere è la scelta migliore (OMS, Codice Europeo contro il Cancro). L’alcol danneggia l'organismo e direttamente il DNA delle cellule, anche delle staminali, compromettendo ed impedendo la riparazione del DNA, un danno assolutamente evitabile se si sceglie di limitare il consumo in maniera drastica.

NESSUN CONSUMO DI ALCOL FA BENE

I vantaggi nel non bere sono innumerevoli; il consumo cronico di alcol, anche consumo moderato, ha effetti negativi su tutti gli organi e apparati e si contano oltre 220 malattie totalmente o parzialmente attribuibili all’alcol. La narrazione basata sulle fake news del vino come toccasana per la salute è causa di ostacolo alla corretta prevenzione ed è la stessa OMS che ribadisce che l’industria dell’alcol sta ostacolando il raggiungimento degli obiettivi di salute sostenibili delle Nazioni Unite e contribuisce ad abusare della credulità popolare che genera nel mondo, ogni anno, oltre 3 milioni di morti a causa dell’uso di alcol.

Ed è bene sottolineare "uso" non "eccesso" di alcol perché è oramai acclarato che non esistano quantità “sicure” di consumo di alcol.

POLITICHE CARENTI

Le politiche e gli interventi efficaci per aumentare la consapevolezza pubblica del legame alcol - cancro e ridurre il consumo complessivo di alcol per prevenire il carico dei tumori attribuibili all'alcol sono ancora ben lontane dal rappresentare la norma. Specie in Italia dove settori della produzione si impegnano in proposte di legge che chiedono 13 milioni di euro l’anno per l‘introduzione dell’insegnamento della storia del consumo di vino nelle scuole di ogni ordine e grado, incuranti della Legge 125/2001, del divieto di promozione delle bevande alcoliche ai minori, almeno sino ai 18 anni; incuranti della necessità di prevenzione da assicurare in una fascia di età che si estende sino ai 25 anni, quando il cervello diventa meno vulnerabile agli effetti dell'etanolo.

AGIRE ANCHE SU PREZZI E PROMOZIONE

Con l'aumento del consumo di alcol previsto almeno fino al 2030 in diverse regioni del mondo, è necessario agire per ridurre l'onere evitabile del cancro attribuibile all'alcol. Politiche fiscali collaudate hanno portato a una diminuzione del consumo di alcol da parte della popolazione nell'Europa centrale e orientale e potrebbero essere implementate in altre nazioni che non dispongono ancora di politiche efficaci sull'alcol efficaci basate sui “best buys” dell'OMS che forniscono la base per ridurre la disponibilità fisica ed economica delle bevande alcoliche, per attuare serie politiche dei prezzi e di tassazione, per incrementare il rigore dei controlli sulla pubblicità pervasiva ed aggressiva nei confronti dei giovani: tutte pratiche convenienti ed efficaci per ridurre il consumo di alcol tra la popolazione generale e contribuire ad evitare l'onere grottesco del cancro attribuibile al consumo di alcol. Tutti i risultati del report “Cancers Attributable to Alcohol” sono disponibili sul sito web https://gco.iarc.fr/causes/alcohol, parte del Cancer Causes subsite del IARC Global Cancer Observatory e integrano i dati sui modelli di consumo di alcol in tutto il mondo dal Sistema Informativo Globale su Alcol e Salute

Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia: al VINITALY

 

Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia: al VINITALY una masterclass sui risultati delle sperimentazioni nell’ambito del Progetto V.I.S.T.A. Lucido

Lunedì 7 aprile, alle ore 15, presso lo stand G79 del Padiglione 2 Sicilia,  il Consorzio presenterà una masterclass in cui Giovanni Colugnati, Innovation Broker del progetto, illustrerà i risultati di alcune tra le micro e meso vinificazioni condotte presso la cantina sperimentale dell’IRVO di Marsala, in collaborazione con il Centro di ricerca dell’Università degli Studi di Palermo e le aziende partner di progetto.

 

 


 Continuano le iniziative agronomiche, enologiche e sensoriali per la valorizzazione e il rilancio dello storico vitigno siciliano Lucido (sinonimo di Catarratto Bianco) promosse dal Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia, tramite il progetto V.I.S.T.A. (Valorizzazione Innovativa e Sostenibile dei Terroir delle varietà autoctone) Lucido, finanziato nell'ambito della Sottomisura 16.1 del PSR SICILIA 2014-2022.

L'adesione al progetto da parte di primarie cantine siciliane, della Regione Siciliana, dell'Istituto Regionale del Vino e dell’Olio, sotto la guida del Consorzio ed il supporto di un Innovation Broker, ha costituito un prototipo condiviso di ricerca applicata in ambito vitivinicolo.

 

Il progetto, che si avvia nei prossimi mesi al completamento, ha ad oggetto lo sviluppo di nuove pratiche produttive improntate ad una filiera sostenibile, la sperimentazione di un nuovo stile produttivo e la valorizzazione del Lucido nel mercato nazionale e internazionale, con il fine ultimo di un incremento di competitività lungo la filiera del vitigno.

 

Il Lucido riveste un ruolo di primo piano nella viticoltura siciliana, rappresentando non solo la varietà più diffusa, con circa 30.000 ettari coltivati, ma anche un simbolo della tradizione enologica della regione; versatile e resiliente, contribuisce alla diversità e alla ricchezza della produzione dell’isola, offrendo un'ampia gamma di sfumature organolettiche. Le sue potenzialità sono riferibili alla produzione di vini mono-varietali, ma anche alla composizione di blend che esprimono l'identità e la complessità del terroir siciliano.


Per approfondimenti sul progetto visitare la pagina web V.I.S.T.A. Lucido.

 

 


 

Coltivare la Biodiversità della vite: le sfide future.

 


Giuliana Cattarossi, Giovanni Colugnati

Colugnati&Cattarossi, Partner Progetto PER.RI.CON.E.

 

 

L’obiettivo di un ecosistema agricolo è la resilienza, proprietà presente negli ecosistemi naturali che è il risultato di alcune condizioni quali la complessità dell’organizzazione funzionale che garantisce la solidità (nel senso di tenere tutti i costituenti assieme), la diversità dei partecipanti (vegetali, fauna, risorse alimentari), gli stock e le risorse sistemiche. Il suolo è come un reattore biologico dove la carica batterica, i funghi e le micorrize rappresentano i protagonisti della degradazione e della utilizzazione funzionale della sostanza organica al fine di mettere a disposizione della radice della vite gli elementi naturali che sono necessari al suo sviluppo.


Per poter valutare gli effetti della cosiddetta intensificazione ecologica dei vigneti sono necessari degli approcci scientifico-metabolici interdisciplinari:

– gli studi delle relazioni funzionali che permettono di analizzare i cicli dei nutrienti, soprattutto dell’azoto, gli antagonismi trofici tra le specie che regolano le dinamiche delle popolazioni vegetali ed animali, le interazioni tra gli ausiliari ed i patogeni della vite;
– ecologia funzionale per lo studio delle relazioni tra individui che appartengono a più specie vegetali o animali in un preciso ambiente, come ad esempio una frazione di suolo;
– eco-fisiologia per valutare le risposte comportamentali degli organismi in un preciso ambiente definito dai parametri termici, di umidità, di nutrienti disponibili, con il calcolo dei flussi di materia e di energia tra il suolo del vigneto e l’atmosfera.

È quindi necessario sviluppare la convergenza tra la viticoltura e l’ecologia scientifica, la cosiddetta viti-ecologia, per favorire la protezione o la rigenerazione delle strutture naturali di un vigneto, anche nell’impatto che hanno forme di viticoltura alternativa sulla biodiversità e sulla qualità della produzione. Si fanno spesso affermazioni sulla bontà della viticoltura biodinamica sulla biodiversità e sull’interpretazione corretta del terroir senza il suffragio di risultati sperimentali.

L’ultima rivoluzione agricola, basata su vitigni selezionati, sull’uso di concimi minerali ed antiparassitari di sintesi, ha prodotto una sorta di industrializzazione della viticoltura e la biodiversità nel vigneto è stata vista come un fattore limitante da eliminare.

La viticoltura e la natura rappresentavano allora due spazi ben delimitati, gestiti con regole profondamente diverse: lo spazio viticolo, destinato alla produzione, e quello naturale da preservare.

La biodiversità in viticoltura è, malgrado l’intensificazione dei processi produttivi, un aspetto essenziale per la valorizzazione dei diversi ambienti di coltivazione e per le diverse esigenze dei modelli di consumo. Si manifesta però soprattutto nelle scelte varietali, mentre è sostanzialmente trascurato l’aspetto relativo all’ecosistema dove la vite è coltivata, il suolo del vigneto ed il suo intorno naturale. È quindi necessario superare la visione vitigno-centrica del vigneto per proteggere e valorizzare la biodiversità dell’insieme dell’ecosistema viticolo, integrando e facendo convergere le discipline e le conoscenze agronomiche con quelle ecologiche, per sviluppare un nuovo concetto di agro-biodiversità che inglobi le popolazioni dei vitigni coltivati con tutte le specie viventi nel vigneto, siano esse animali o vegetali o microbiche, aggressive o utili, telluriche o aree.

Il tema trasversale comune a tutte le forme di coltivazioni erbacee ed arboree è la copertura del suolo, come espressione di una sinergia tra la gestione della coltura principale e quella del cotico, al fine di ridurre l’effetto competitivo della flora avventizia con la non-lavorazione, l’uso del mulch, l’impiego di leguminose azoto-fissatrici, l’arricchimento sistematico di sostanza organica, la lotta biologica.

Sicilia in panda 4x4 a Nicosia con la sua ruralità

 



 

                   Nicosia si prepara ad ospitare la seconda edizione dell'evento" Sicilia in Panda 4x4" con le sue ruralità, un evento per possessori e appassionati della mitica fiat panda 4x4 in tutte le sue versioni e restyling dal 1985 fino al 2015, e a mettere in mostra le sue ruralità, tradizioni e prodotti tipici del territorio.

L'evento in programma per il 5-6 aprile è organizzato dall' a.s.d. Fiat panda 4x4 NIcosia e finanziato dall'assessorato regionale dell'agricoltura dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea- dipartimento regionale dell'agricoltura.

Saranno presenti appassionati di Panda 4x4 provenienti da tutt'italia, per  vivere un mix di avventure fuoristrada,dimostrazioni tecniche e esperienze gastronomiche, lungo un percorso di circa 36 chilometri accuratamente pianificato, che combina strade asfaltate, sentieri sterrati e  una prova tecnica a metà percorso per conducenti piu esperti.

La manifestazione avrà inizio sabato 5 alle 18:00 in piazza santa Maria di Gesù con l'accoglienza degli equipaggi , seguita da dimostrazioni tecniche sui sistemi di bloccaggio differenziale. Alle ore 21:00  la serata prosegue con degustazione di maccheroni al sugo, spezzatino con patate, birra o vino artigianale e nocattolo ( dolce tipico nicosiano)

Domenica 6 aprile, tutti i partecipanti si ritroveranno in piazza san Francesco di Paola per le iscrizioni e colazione. Alle 08.30 ci sarà la partenza della prima panda, e dopo aver percorso il tragitto, il viaggio si concluderà presso il ristorante la Vigneta  con la degustazione di prodotti tipici locali.

 


martedì 1 aprile 2025


 

Conferenza di Presentazione: Porte Aperte delle Biofattorie Sociali

 

Mercoledì 2 aprile ore 10:00

Conferenza di Presentazione: Porte Aperte delle Biofattorie Sociali
In diretta Facebook i protagonisti dell’iniziativa racconteranno l’iniziativa

42 aziende agricole coinvolte in 8 regioni italiane, dalla Lombardia alla Siclia. Sono questi i numeri di Porte Aperte, l'evento organizzato da BioAs, l'Associazione nazionale di BioAgricoltura sociale per i prossimi 4,5 e 6 aprile.
In quei giorni alcune biofattorie sociali apriranno le loro porte ai cittadini offrendo degustazioni, workshop, percorsi di educazione alimentare, ecologia integrale e tanta biodiversità.


A raccontare l’iniziativa, il prossimo 2 aprile alle ore 10:00 su Facebook, il presidente di BioAs Salvatore Cacciola e alcuni protagonisti dell’evento:

Mauro Giardini in rappresentanza di Agricoltura Nuova, l’azienda romana biologica e biodinamica, dalle numerose produzioni e attività aperte al pubblico, che fa lavorare, con regolare contratto, giovani con disagio mentale;
Nello Serra della Cooperativa Sociale don Milani, ad Acri in Calabria, nota per impegnare giovani con disabilità nello svolgimento delle attività agricole biologiche; Frida Tironi, infine racconterà le esperienze di Oikos e Alchimia, le due aziende lombarde del Biodistretto di Agicoltura Sociale di Bergamo che, insieme, gestiscono un'area di 9 ettari di proprietà del comune di Mozzo alle porte di Bergamo. Metà dell'area è destinata a coltivazione di vitigni locali per la produzione di vino biologici, l'altra metà a orti sociali, parco giochi, frutteto didattico, mercato agricolo e punto ristoro con cucina estiva. Il tutto viene realizzato anche grazie all'inserimento lavorativo di persone con diverse fragilità;
Pippo Pisano racconterà invece l’esperienza dell’azienda siciliana L’Arcolaio, una cooperativa sociale costituita per favorire l’inserimento lavorativo dei detenuti attraverso la gestione di un’attività produttiva nel carcere di Siracusa. Attualmente i prodotti “Dolci Evasioni” realizzati con materie bio locali, hanno conquistato il mercato nazionale e la cooperativa offre la possibilità di percorsi di inserimento lavorativo e formazione a circa 20 detenuto all’anno.

La diretta Facebook vuole essere un’occasione per presentare ciò che succederà il 4, 5 e 6 aprile, ma anche per ascoltare dalla voce dei protagonisti, alcune delle esperienze più significative della Bioagricoltura sociale italiana.

 

Per seguire la diretta collegati a questo link:

https://www.facebook.com/events/2195024397659251/

 

Presentazione dell’incontro con le scuole di Educazione alimentare e degustazione di olio extravergine di oliva: un viaggio nei sapori autentici della Sicilia


 

sabato 29 marzo 2025

“Politiche locali del cibo: costruiamo territori sostenibili”

  

Il workshop “Politiche locali del cibo: costruiamo territori sostenibili”  non ha disatteso le aspettative, ottima organizzazione, è stata  un’importante occasione di confronto interdisciplinare, mirata ad approfondire il ruolo cruciale dell'interazione tra ricerca scientifica, politiche pubbliche e partecipazione sociale nella definizione di nuovi modelli di governance alimentare.

           L'iniziativa, rientra  nell’ambito delle attività di ricerca del progetto PRIN 2020 Emplacing Food. Narratives, Policies and Spaces in Italy di cui l’Unità di Catania è on l’obiettivo condiviso di   promuovere una riflessione sul ruolo delle politiche locali del cibo come elemento strategico della governance territoriale, incoraggiando il confronto per pratiche innovative, sostenibili e partecipative. In particolare, si è posto l’accento sulla centralità dei sistemi alimentari urbani, e sulla necessità di un approccio collaborativo e integrato finalizzato all’ideazione di politiche locali, che coinvolga istituzioni pubbliche, attori privati, organizzazioni del terzo settore e comunità locali.

      L’Assessore all’Agricoltura Prof.  Salvatore Barbagallo ha posto l’accento sulla condivisione delle politiche nell’ambito delle sinergie di tutti  gli attori della filiera del cibo  La Sicilia del cibo è stata premiata dall’International Institute of Gastronomy, Culture, Arts and Tourism (IGCAT)  ed è pronta a trasformare questo titolo in un’occasione“Non è solo un onore, ma una sfida che vinceremo”, continua l'  Assessore all’Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca Mediterranea. “Abbiamo disegnato un tour coast to coast, da est a ovest, dalla costa all’entroterra, per far conoscere le nostre eccellenze e intrecciare turismo e gastronomia in un circuito virtuoso”.  

       Ha  aperto i lavori   la responsabile scientifica dell’unità locale del progetto, Donatella Privitera, docente di Geografia del DISFOR, che introdotto la relazione del Prof Egidio Dansero, Principal Investigator del progetto e Responsabile della Rete Italiana delle Politiche locali del cibo.

A seguire  la prima tavola rotonda sulle sfide alimentari urbane coordinata dal Prof.  Giaime Berti della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, a cui hanno partecipato Andrea Guzzardi, assessore del comune di Catania, Elena Alonzo, direttrice dell’UOC Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell’Asp Catania, Fabio Di Francesco, presidente Slow food Sicilia, Nicola Purrello, presidente Urban Vineyards Association e Giuseppe Strano, presidente dell’Associazione dei Mercati Contadini Siciliani.




        La seconda tavola rotonda, coordinata dal Prof Alessandro Scuderi, Responsabile OnFOODS Spoke 1 dell’Università di Catania, si sono confrontati  sulle prospettive delle politiche locali del cibo,   Federica Argentati, componente direttivo Consulta nazionale Distretti del Cibo, Salvatore Cacciola, presidente della Rete Fattorie Sociali Sicilia, Teresa Gasbarro, direttrice del Consorzio di Tutela Vini ValdiNoto, Pietro Maugeri, presidente Banco Alimentare della Sicilia, Andrea Passanisi, presidente provinciale Coldiretti Catania, Nino Sutera, responsabile Osservatorio Neorurale, Assessorato Regionale all’Agricoltura.




L'Assessorato partecipa ai lavori della Rete Italiana delle Politiche Locali del Cibo attraverso    la Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura.


 

mercoledì 26 marzo 2025

firmato l’accordo tra l’Unione Europea (UE) e il Mercato Comune del Sud MERCOSUR

Abbonderanno le opportunità?

vediamo quali 

Dopo oltre 25 anni di negoziati, il 6 dicembre 2024 è stato firmato l’accordo tra l’Unione Europea (UE) e il Mercato Comune del Sud (MERCOSUR), dando vita alla più grande area di libero scambio del mondo. Entrambe le parti hanno promosso pubblicamente l’accordo come una grande opportunità commerciale e politica. Tuttavia, si tratta di un accordo controverso, che fin dall’inizio ha incontrato l’opposizione di alcuni attori. Vediamo perché.

Il principale ostacolo all’accordo è stato rappresentato dagli agricoltori europei, che temono che i loro prodotti vengano soppiantati dalle importazioni dal Mercosur a prezzi più bassi e che sono un attore abbastanza forte da garantire che Paesi come la Francia si siano storicamente sempre opposti all’accordo.

È importante altresì chiarire rapidamente alcuni concetti. Da un lato, il MERCOSUR è un processo di integrazione regionale tra Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, con la Bolivia in fase di adesione e il Venezuela temporaneamente sospeso. Si tratta di un processo di integrazione aperto, in continua evoluzione, il cui obiettivo principale è creare un mercato comune che favorisca opportunità commerciali e di investimento tra gli Stati membri, ma anche un inserimento congiunto nel mercato internazionale. Considerato come blocco commerciale, il MERCOSUR rappresenta la quinta economia mondiale.

Dall’altro lato, un’area di libero scambio è una regione costituita da almeno due Stati che cooperano per ridurre i dazi doganali e aumentare il commercio di beni e investimenti tra di loro. Pertanto, l’accordo tra UE e MERCOSUR è un grande trattato di libero scambio che creerà uno spazio comune per il commercio e gli investimenti, impegnandosi a facilitare i termini di scambio. Va sottolineato che l’accordo è stato firmato dagli Stati del MERCOSUR, ma è ancora in attesa di ratifica, il che significa che potrebbe incontrare ostacoli prima di entrare in vigore.

Critiche all’accordo commerciale tra MERCOSUR e UE

Le esportazioni di tutti gli Stati del MERCOSUR (verso Paesi esterni al blocco, ossia esportazioni extra-MERCOSUR) consistono essenzialmente in prodotti primari, tra cui spiccano minerali di ferro, soia e suoi derivati in olio, petrolio greggio, mais, zucchero e diverse tipologie di carne. In misura minore si esportano anche caffè, grano, frutta e verdura (dati del 2022). Al momento, l’UE non è il principale partner commerciale del MERCOSUR, ma l’entrata in vigore del trattato potrebbe portare a un grande cambiamento nelle dinamiche commerciali, creando la più grande area di libero scambio del mondo.

In questo contesto, entrambi i blocchi risparmierebbero milioni di dollari in tasse doganali e avrebbero accesso a grandi mercati di consumatori per esportare i propri prodotti. Da un lato, l’UE esporterebbe servizi finanziari e prodotti industriali; dall’altro, il MERCOSUR esporterebbe principalmente prodotti agricoli.

Gli agricoltori sostengono che, sebbene l’UE possa trarre vantaggio dall’accesso a un ampio mercato, saranno loro a subire le conseguenze più negative. Il settore agricolo esprime forte preoccupazione per l’afflusso massiccio di prodotti a costi di produzione e vendita inferiori. Inoltre, sottolineano che questi prodotti non saranno soggetti agli stessi rigorosi controlli fitosanitari e di qualità previsti per quelli europei. Il settore prevede quindi significative perdite economiche e una riduzione della qualità alimentare, definendo l’accordo come un ulteriore ostacolo alla sopravvivenza dell’agricoltura europea  

Infine, bisogna considerare anche le conseguenze non puramente economiche, come la perdita di modelli di produzione locale e agroecologica su piccola scala, che contribuiscono alla resilienza dei modelli di consumo sostenibili, salutari e rispettosi del territorio. Allo stesso modo, esiste una forte resistenza da parte dei movimenti sociali dell’America Latina, i quali si oppongono all’accordo, sostenendo che avrà un impatto negativo sulle comunità contadine di sussistenza e sulla loro sovranità alimentare, favorendo invece le grandi aziende di monocoltura per l’esportazione.

In definitiva, se l’accordo di libero scambio tra UE e MERCOSUR entrerà in vigore, modificherà le dinamiche del commercio mondiale e avrà conseguenze significative per coloro che resistono ai grandi modelli agroalimentari globali e alle loro ripercussioni territoriali e sociali.

lunedì 24 marzo 2025

Appello a favore di una scuola che nutra l’individuo e il pianeta

 

Appello al MIM: MENSA E CIBO A SCUOLA

Appello a favore di una scuola che nutra l’individuo e il pianeta

Le nuove Indicazioni 2025 per la Scuola dell’Infanzia e il Primo Ciclo di Istruzione, recentemente pubblicate, non contemplano il tema del cibo e della ristorazione scolastica, un aspetto di fondamentale importanza per la crescita e il benessere dei bambini. Per questo abbiamo scritto  l’appello mensa e cibo a scuola indirizzato al Ministero dell’Istruzione e del Merito per integrare una parte importante del percorso didattico.

Riteniamo che l’alimentazione scolastica non sia solo una questione nutrizionale, ma anche educativa e culturale. Per questo, abbiamo avviato una riflessione condivisa tra esperti di ristorazione scolastica, pediatria, pedagogia e agricoltura sostenibile, politiche del cibo, sfociata nell’appello a cui hanno aderito già molte associazioni e reti, mentre altre sono in procinto di farlo. Chiediamo che queste tematiche vengano integrate nelle nuove Indicazioni 2025, affinché la mensa scolastica sia riconosciuta come parte integrante del percorso formativo.

Di seguito l’appello e sotto i loghi delle realtà che hanno aderito.

MENSA E CIBO A SCUOLA

Egregi membri del Ministero dell’Istruzione e del Merito,

Con riferimento alle Nuove Indicazioni 2025 Scuola dell’infanzia e Primo ciclo di istruzione pubblicate in data 11.3.2025, ci permettiamo di sottoporre alla Vostra attenzione un tema, ora assente dal documento, che riteniamo indispensabile inserire poiché fondamentale tanto per il benessere e lo sviluppo integrale dei bambini e delle bambine, quanto per l’ambiente: la mensa scolastica.

Il momento del pasto, infatti, non è solo un atto nutrizionale, ma una vera e propria opportunità educativa, specie nel nostro paese, la cui forza culturale ed economica si gioca anche intorno all’importanza della propria cultura alimentare. È in mensa che i bambini imparano a nutrirsi correttamente e a conoscere nuovi alimenti, a socializzare, a rispettare le regole di convivio, a sviluppare consapevolezza di sé e del proprio corpo e a coltivare un rapporto sano e equilibrato con il cibo. L’educazione alimentare è parte integrante della crescita psicologica, fisica e sociale di ogni bambino e bambina. E se la scuola ha la responsabilità di proporla trasversalmente in ogni disciplina, il pasto è senza dubbio il momento in cui lo sforzo educativo trova concreta attuazione. La mensa scolastica non può essere esclusa dalle Indicazioni.

La mensa scolastica non è solo un luogo di apprendimento individuale: è anche un punto di connessione tra la scuola, la comunità e il territorio. Il cibo che arriva nel piatto è il risultato di un processo articolato, che richiede competenze specifiche, strategie mirate e un costante dialogo tra tutti gli attori coinvolti, dalle amministrazioni ai produttori locali, dalle famiglie agli educatori. Un menù scolastico buono non è solo nutrizionalmente equilibrato, ma anche sostenibile e radicato nella realtà locale. La mensa può e deve diventare uno spazio in cui i bambini non solo si nutrono, ma entrano in relazione con il territorio che li circonda, scoprendo i prodotti locali, il valore della stagionalità e il significato di una filiera corta e sostenibile.

Sottovalutare la funzione educativa del pasto scolastico è un rischio che non si può correre in un paese che serve ogni giorno più di 2 milioni di pasti e in questo servizio investe somme e sforzi organizzativi ragguardevoli che hanno anche lo scopo di migliorare le abitudini alimentari della popolazione e dunque prevenire obesità, diabete e altre malattie legate ad abitudini scorrette. Esiste oggi un numero crescente di Comuni, di Scuole, di Insegnanti e di Famiglie impegnate nel miglioramento della ristorazione scolastica: è una strada vincente, che genera cultura, salute e rispetto per l’ambiente.

La mensa, è bene ribadirlo, è ‘tempo scuola’ ed è parte integrante del processo educativo. Vi chiediamo quindi di prendere in considerazione l’integrazione di questo tempo delle Nuove Indicazioni 2025, riconoscendo il suo valore formativo e pedagogico.

Inoltre, è fondamentale che venga valorizzato il ruolo del cibo non solo come nutrimento, ma come strumento educativo per sensibilizzare i bambini e le bambine (e dunque le loro famiglie) a scelte consapevoli, al rispetto della biodiversità, alla sostenibilità e alla cultura alimentare. Per questo riteniamo fondamentale che le Nuove Indicazioni 2025 riconoscano la mensa scolastica come parte integrante del percorso educativo e della costruzione di una cittadinanza consapevole, attraverso le seguenti azioni:

1.⁠ ⁠Riconoscere il tempo trascorso in mensa come parte integrante dell’attività educativa, in linea con gli obiettivi di sviluppo dei bambini e delle bambine e inserire tale argomento all’interno del documento.

2.⁠ ⁠Sostenere l’importanza dell’educazione alimentare, promuovendo un approccio integrato che coinvolga insegnanti, educatori, famiglie e professionisti del settore, valorizzando attività e competenze che mettano in primo piano le esperienze concrete (attività laboratoriali, orti scolastici, uscite presso fattorie didattiche nel territorio per comprendere le filiere alimentari…).

3.⁠ ⁠Investire nella formazione specifica per il personale scolastico affinché possa affrontare il momento del pasto come un’opportunità educativa.

La scuola non è un’entità isolata, ma un organismo vivo che dialoga con la società in cui è inserita. Riconoscere il valore della mensa scolastica significa riconoscere il valore di una scuola che educa non solo con le parole, ma anche con le scelte quotidiane, costruendo un legame concreto tra i bambini, il cibo e il territorio in cui crescono.

Con fiducia e speranza, confidiamo in un Vostro positivo riscontro.

Il Comitato Direttivo di Foodinsider

Osservatorio nazionale indipendente mense scolastiche

Martedì, 18  marzo 2025

Firmatari appello

Le associazioni o enti che  desiderano aderire all’appello possono scrivere a info@foodinsider.it

Nuovi firmatari dell’appello:

martedì 18 marzo 2025

La condizionalità sociale

 

La condizionalità sociale nel Piano Strategico della PAC 2023-2027

           Una delle principali novità della nuova programmazione vede nel miglioramento delle condizioni e della qualità del lavoro un elemento centrale per ridare competitività al comparto e rivitalizzare il tessuto socioeconomico dei territori rurali.

Il lavoro in agricoltura è profondamente cambiato negli ultimi decenni. I dati del censimento 2022 mostrano una maggiore specializzazione dei lavoratori, con una sempre più marcata presenza di salariati rispetto alla componente familiare, l'ingresso di nuovi agricoltori spesso provenienti da altre attività e la continua crescita della componente di lavoratori stranieri. Il lavoro salariato rimane, però, caratterizzato da forte discontinuità e, quindi, dalle storiche criticità legate alla condizione di stagionalità. Permangono, inoltre, problemi legati all'inserimento dei lavoratori più fragili e la costante necessità di rendere i luoghi di lavoro sicuri e salubri.

Tali nuove dinamiche, così come i tradizionali problemi legati al lavoro nel settore primario si sono tradotti nell'esplicita volontà politica di definire una strategia di azione, nell'ambito dei lavori che hanno condotta alla definizione del Piano Strategico della PAC 2023-2027, il cui obiettivo fosse "il rispetto dei diritti dei lavoratori promuovendo il lavoro agricolo e forestale di qualità", tutto questo ancor prima che la "condizionalità sociale" diventasse un elemento centrale della nuova PAC.

Il documento di indirizzo della programmazione 2023-2027 "Verso la Strategia nazionale per un sistema agricolo, alimentare forestale sostenibile e inclusivo"[1] individua nel miglioramento delle condizioni e della qualità del lavoro un elemento centrale per ridare competitività ai settori agroalimentare e forestale e per rivitalizzare il tessuto socioeconomico dei territori rurali, tenendo conto della necessità di recuperare ritardi strutturali, definire nuove occasioni di lavoro e di impresa e di garantire il rispetto dei lavoratori. Individua, inoltre, una serie di interventi specifici (figura 1) da attivare non solo all'interno del PSP ma anche con il supporto di altre politiche nazionali e comunitarie (altri Fondi comunitari, PNRR, ecc.).

 
Figura 1 - L'obiettivo lavoro nella programmazione 2023-2027
Figura 1 - L'obiettivo lavoro nella programmazione 2023-2027
 

Parallelamente, l'Italia è stata tra i protagonisti del dibattito, in seno al Parlamento europeo, che ha portato all'inserimento nella PAC della condizionalità sociale, ossia dell'impegno degli Stati membri ad operarsi per favorire l'inclusione e il rispetto degli obblighi civili ed etici in tema di lavoro e risorse umane impegnate nel settore agricolo. 

Il PSP individua principi e strategia di intervento in termini di condizionalità sociale secondo quanto previsto dal Regolamento ma, nello stesso tempo, si apre ad un'azione più ampia che pone direttamente o indirettamente diverse misure a servizio di un generale miglioramento del lavoro in agricoltura.

Il riconoscimento della condizionalità sociale è solo il primo step per la valorizzazione di prodotti e imprese in grado di certificare la sostenibilità etico/sociale, il contrasto a tutte le forme di irregolarità, l'emersione dal lavoro nero e grigio, la promozione di azioni di prevenzione e di inclusione dei lavoratori migranti

La condizionalità sociale nel PSP

La nuova PAC, in linea con l'intero quadro strategico delineato da Farm to Fork, introduce un principio di condizionalità sociale teso a garantire il rispetto delle regole sociali e della normativa sul lavoro proprio di ciascuno Stato membro. L'obiettivo della Condizionalità sociale è quello di collegare i pagamenti della PAC al rispetto dei diritti dei lavoratori. Tale principio si traduce nella definizione, nei Piani strategici della PAC, di sanzioni amministrative, sotto forma di riduzione dei pagamenti, da applicare ai beneficiari dei pagamenti diretti e dei pagamenti a superfice del FEASR, qualora risultino non rispettati i requisiti relativi alle condizioni di lavoro e di impiego definite dallo stesso regolamento (UE) 2021/2115 all'allegato IV. In particolare, la Condizionalità sociale riguarda il rispetto di taluni articoli delle seguenti direttive dell'Unione europea: 2019/1152/UE, relativa alle condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili 2009/104/CE, sui requisiti minimi di sicurezza e salute per l'uso delle attrezzature di lavoro da parte dei lavoratori e 89/391/CE, sulle misure volte a incoraggiare il miglioramento della salute e sicurezza dei lavoratori.

Da regolamento l'applicazione della Condizionalità sociale dovrà essere garantita obbligatoriamente entro il 2025, tuttavia, a scelta degli Stati membri, potrà essere anticipata su base volontaria dal 2023. L'Italia, insieme a Francia, Austria e Lussemburgo, ha deciso di attivare la Condizionalità sociale a partire dal 1 gennaio 2023 e con decreto interministeriale nr. 664304 del 28/12/2022 è stato disciplinato il flusso dei dati tra le autorità nazionali competenti in materia di legislazione sociale ed occupazionale e l'AGEA Coordinamento.

Infatti, l'unico requisito addizionale richiesto in relazione alla normativa di riferimento sul lavoro per soddisfare agli obblighi derivanti dalla Condizionalità sociale è quello legato al flusso di informazioni tra le autorità nazionali responsabili per l'attuazione delle norme previste nelle citate direttive e gli organismi pagatori. Resta, quindi, immutato il quadro legislativo nazionale riguardante l'applicazione, i controlli e le sanzioni della normativa sul lavoro. Le autorità preposte all'attuazione della normativa sul lavoro, quindi, dovranno notificare ad AGEA Coordinamento, con cadenza almeno annuale, le eventuali decisioni esecutive adottate, in modo che i competenti organismi pagatori possano applicare le riduzioni dei pagamenti per gli agricoltori inadempienti. Pertanto, le riduzioni dei pagamenti della PAC non interferiranno con le pertinenti sanzioni previste dalla legislazione nazionale di recepimento delle tre direttive in parola. 

Il compito per gli Stati membri nell'attuazione della Condizionalità sociale è, quindi, quello di: 1) stabilire un link tra la legislazione nazionale sul lavoro ed i pagamenti della PAC; 2) adottare una procedura di flusso informativo tra le autorità nazionali competenti in materia di lavoro e gli organismi pagatori, con il quale comunicare anche la gravità, la ripetizione o l'intenzionalità dell'infrazione commessa.

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