martedì 8 aprile 2025

Il diritto al cibo

 Roma ospita un vivace sistema alimentare locale, con 70 mercati territoriali, oltre 55 gruppi di acquisto solidali e numerosi mercati agricoli. Poiché le aree urbane e periurbane svolgono un ruolo sempre più importante nel garantire cibo adeguato per tutti, la città offre una prospettiva unica per esplorare come la politica e la pratica possano promuovere congiuntamente il diritto al cibo.




Questo evento, co-organizzato dalla FAO e dall'Osservatorio sull'insicurezza alimentare e la povertà di Roma (CURSA) , riunirà esperti, decisori politici, società civile e mondo accademico per esaminare quadri giuridici, strutture di governance e meccanismi partecipativi che modellano il panorama alimentare urbano.

I partecipanti si impegneranno in un dialogo su come il sistema alimentare in evoluzione di Roma possa fungere da modello per promuovere un accesso equo e sostenibile al cibo, contribuendo al contempo a una conversazione più ampia sulla realizzazione del diritto al cibo nelle città.

 Link di registrazione: https://fao.zoom.us/webinar/register/WN_kT5KJqDGTomr8DbxMKsdiQ#/registration

Link alla pagina web dell'evento: https://www.fao.org/right-to-food/news-and-events/events/event-detail/the-right-to-food-in-rome/en

Sarà fornita l'interpretazione in inglese e in italiano. 

Moderatrice: Lavinia Ferrari, Public Affairs Advisor, Futuritaly
Punto all'ordine del giorno e relatore 
Intervento di apertura di Maurizio Martina , Vice Direttore Generale, Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO)
Aspetti chiave sul diritto al cibo e sulla governance alimentare urbana e periurbana di Juan Echanove , Responsabile del team per il diritto al cibo, Divisione per la trasformazione rurale e l'uguaglianza di genere, FAO 
I dati essenziali sul diritto al cibo a Roma di Francesca Felici , Ricercatrice, Osservatorio sulla Povertà e l'Insicurezza Alimentare di Roma, CURSA

Tavola rotonda: 

  • Antonella Melito , Consigliere del Comune di Roma 
  • Tiziana Biolghini , Consigliera Metropolitana della Città Metropolitana di Roma 
  • Davide Marino , Direttore Scientifico, Osservatorio sulla Insicurezza Alimentare e la Povertà di Roma
  • Fabio Ciconte , Presidente, Consiglio Alimentare di Roma 
  • Mario Marino , Funzionario tecnico, Segreteria del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura (ITPGRFA), FAO 
Voci da altre città d'Europa e Q&A  
Conclusioni di Sabrina Alfonsi , Assessore all'Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti del Comune di Roma  

“Red Orange Fest 2025 una spremuta di sicilianità”

  Scordia presenta il “Red Orange Fest 2025 una spremuta di sicilianità” 3 ^ Edizione Tra cultura, folklore e messaggi di pace È stata presentata questa mattina, a Scordia, la nuova edizione del Red Orange Fest 2025, in programma dall’11 al 13 aprile.

 

Un evento che torna a celebrare l’arancia rossa, simbolo d’eccellenza del territorio etneo, attraverso un ricco programma che intreccia tradizione, cultura, enogastronomia, spettacoli e riflessioni sui temi dell’attualità. Il cuore pulsante della manifestazione sarà, ancora una volta, l’arancia rossa di Sicilia, protagonista di degustazioni, show cooking, esposizioni di prodotti tipici, momenti artistici e laboratori per grandi e piccoli. Ma quest’anno il Red Orange Fest si carica anche di un forte valore simbolico e sociale. Il tema scelto è infatti ispirato a ciò che sta accadendo nel mondo: guerre, conflitti e tensioni internazionali che non possono lasciarci indifferenti. «Abbiamo ritenuto doveroso – spiegano gli organizzatori – lanciare un messaggio di pace e di convivenza tra i popoli. Per questo, la giornata di domenica sarà interamente dedicata all’inclusione e alla multiculturalità, con la creazione di un vero e proprio Music Village all’interno del centro storico di Scordia.» Il villaggio musicale ospiterà artisti provenienti da diversi Paesi e culture, che si alterneranno sul palco per raccontare, attraverso la musica, le radici e le speranze dei propri popoli. Tra le presenze più attese spicca quella di Faisal Taher, voce storica del gruppo Kunsertu, che rappresenterà simbolicamente la Palestina. Accanto a lui, artisti provenienti da Africa, India, Brasile e altre realtà etniche daranno vita a una grande festa interculturale, dove la musica diventa linguaggio universale di fratellanza. Il Red Orange Fest si conferma così non solo un momento di promozione del territorio e delle sue eccellenze, ma anche un’occasione di riflessione e apertura verso il mondo, in un clima di gioia, colori e contaminazioni positive. QUESTA INIZIATIVA È FINANZIATA DALL’ASSESSORATO REGIONALE DELL'AGRICOLTURA DELLO SVILUPPO RURALE E DELLA PESCA MEDITERRANEA - DIPARTIMENTO REGIONALE DELL’AGRICOLTURA. Per ulteriori informazioni e per ricevere il programma completo dell’evento è possibile contattare l’organizzazione tramite i canali ufficiali.

 

lunedì 7 aprile 2025

Incontro online "Cibo e Paesaggi Rari"

  

10 aprile 2025 alle 14.15
Incontro online "Cibo e Paesaggi Rari"
A cura della Prof.ssa Paola Nella Branduini, Dip. ABC, Politecnico di Milano
Dove? Webex Room di Paola Branduini



"Cibo e Paesaggi Rari" è un diario di viaggio alla scoperta dell’agricoltura contadina, un percorso personale di riconnessione fra agricoltura, paesaggi e cibo.
Un viaggio in solitaria, attraverso territori non sempre gradevoli, ma al centro di trasformazioni ambientali, economiche e culturali che rischiano di rendere i paesaggi sempre più banali e omogenei. E con loro, il cibo che mangiamo.
Nel corso dell'incontro si racconterà il viaggio in bicicletta, durante il quale Giampiero Mazzocchi, per oltre un mese, ha esplorato realtà agricole uniche, con l’intento di valorizzare pratiche agricole sostenibili e rarità che caratterizzano il territorio italiano. L’obiettivo è restituire uno sguardo intimo e profondo su come la connessione tra cibo e territorio possa raccontare storie di resilienza, cultura e innovazione.

Si può seguire online qui      LINK


Fondazione SOStain Sicilia al Vinitaly

 La Fondazione SOStain Sicilia torna sul prestigioso palcoscenico di Vinitaly per illustrare i risultati conseguiti sia in termini di certificazioni, e quindi di aziende che volontariamente hanno deciso di rispettare il protocollo di sostenibilità “SOStain”, sia in tema di credibilità internazionale con l’ottimo rating riconosciutogli da uno studio comparativo sugli standard di sostenibilità di tutto il mondo promosso dai monopoli scandinavi. Martedì 8 aprile, dalle 15,15 alle 16,00, nell’area istituzionale della Regione presente nel Padiglione Sicilia della fiera veronese, durante un convegno dal titolo “Sostenibilita’: l’isola che c’è”, insieme ai partner della Fondazione, saranno presentate le nuove iniziative in cantiere per migliorare le proprie performance di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Dall’avvio della fase 2 del progetto “Bottiglia 100% Sicilia” che vedrà un ulteriore alleggerimento della bottiglia prodotta da O-I per SOStain, al progetto, in collaborazione con la Federazione Apicoltori Italiani, di “Ripopolamento dell’Ape Nera sicula” nelle tenute delle cantine certificate e pertanto ritenuti ambienti ideali per la salvaguardia di una specie fondamentale l’ecosistema. Dalla partnership con Amorim Cork Italia per il riciclo dei tappi alle attività di sensibilizzazione ambientale per combattere l’inquinamento da plastica messe in campo con Plasticfree ODV. A moderare i lavori sarà la giornalista di Cook-Corriere della Sera, Alessandra Dal Monte. Questa iniziativa è finanziata dall’ Assessorato Regionale dell'Agricoltura dello Sviluppo Rurale e della Pesca mediterranea - Dipartimento Regionale dell’Agricoltura FONDAZIONE SOSTAIN: SOStain è il programma di sostenibilità per la vitivinicoltura in Sicilia promosso, attraverso la creazione dell’omonima Fondazione, dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia e da Assovini Sicilia. Sono 44 le aziende associate alla Fondazione, di cui 34 già certificate per un totale di circa 6.300 ettari e 23.500.000 bottiglie, che, nel corso del loro processo produttivo, condividono e applicano buone pratiche finalizzate alla tutela e alla valorizzazione della biodiversità e delle comunità in cui operano. A cominciare dalla scelta di una gestione sostenibile e di materiali ecocompatibili nel vigneto, di efficienza energetica in cantina, di bottiglie più leggere. Aziende che, grazie all’obbligo previsto dal disciplinare SOStain di rispettare anche il protocollo VIVA del Ministero dell’Ambiente, misurano e monitorano la loro impronta carbonica e idrica, nonché i residui di fitofarmaci nei propri vini, sottoponendosi poi al controllo da parte di enti di verifica accreditati per ottenere la certificazione



 

venerdì 4 aprile 2025

L’erosione genetica da marketing.

 


Giuliana Cattarossi, Giovanni Colugnati

Colugnati&Cattarossi, Partner Progetto PER.RI.CON.E.

 

L’internazionalizzazione del mercato del vino propone modelli commerciali che hanno affermato in poco tempo la loro immagine di grande livello qualitativo, valorizzando alcune varietà riconosciute per questo come "internazionali", a scapito però della ricchezza varietale italiana fatta di tanti vitigni minori spesso sottovalutati se non dimenticati o negletti, causando una pericolosa erosione genetica e culturale.  


I vitigni quali Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Pinot nero, Chardonnay, Sauvignon, ecc., provenienti dalle zone viticole più famose del vecchio continente, hanno avuto una notevole espansione sia per la loro capacità di adattamento ai diversi ambienti, sia per la facilità di gestione agronomica ed i buoni risultati enologici. Questo ha portato tutte le nazioni emergenti ad adottare velocemente tali modelli colturali/commerciali con un conseguente notevole influsso sullo sviluppo viticolo di quei Paesi.

La previsione, se la cosa fosse realizzata con l’accettazione totale di questi modelli, è di assistere in tempi non molto lontani ad una oligarchizzazione varietale, nella quale, poche varietà impiantate in tutto il mondo competeranno in un mercato sempre più esigente dal punto di vista qualitativo (ed economico, rivisto al ribasso), ma con una consistente possibilità di giungere ad una banalizzazione della "cultura enologica" e ad un appiattimento della variabilità sensoriale dei vini.

Questa situazione metterebbe in crisi soprattutto molte delle viticolture europee ed in particolare quelle ricche di patrimoni genetici peculiari come quello italiano, con una conseguente forte perdita di variabilità nell’offerta di prodotti con caratteristiche di tipicità e di unicità.

Le nostre viticolture regionali non potrebbero inoltre contare, nella competizione commerciale, su alcuni fattori storico-culturali che caratterizzano molte zone viticole italiane. Il pericolo, in una situazione di questo tipo, non è solo nella perdita di materiale di importanza "storica", ma è soprattutto nel rischio di restringere sempre più la variabilità dei genotipi in coltivazione. Il rischio diventa ancora maggiore se alla diminuzione del numero dei vitigni coltivati si unisce la barriera selettiva dei cloni, introdotta all’interno delle popolazioni varietali.

D’altra parte la diminuzione della variabilità genetica definita "erosione genica", nasce con la viticoltura specializzata; da sempre il viticoltore, per avere maggiori risultati qualitativi, propaga il genotipo migliore selezionando, più o meno coscientemente, alcuni vitigni o biotipi piuttosto che altri destinati all’estinzione. Attraverso il miglioramento genetico, per ottenere precisi risultati si è sfruttata costantemente la variabilità, diminuendola e orientandola verso quegli individui più interessanti.

Quindi, contrastare la perdita di variabilità è importante poiché questa è alla base del processo evolutivo ed è garante della sopravvivenza di una specie in condizioni non artificiali. Inoltre, la presenza di un’ampia base genetica è fondamentale per attuare un miglioramento genetico mirato attuando selezioni indirizzate verso il raggiungimento di un preciso obbiettivo enologico. Il problema che si presenta, dunque, è conservare il patrimonio genetico delle varietà, in quanto fonte di variabilità, ma anche continuare il lavoro di selezione per avere prodotti qualitativamente sempre migliori.

Va sottolineato, inoltre, che i vitigni minori, provenendo da selezioni operate su un determinato e ben specifico territorio, durate centinaia di anni, sono meglio acclimatati all’ambiente dove, una volta recuperati, saranno chiamati a produrre con migliori caratteristiche agronomiche di adattabilità, produttività, resistenza ad attacchi patogeni o di insetti. ( Scienza e Valenti 1999).

 

giovedì 3 aprile 2025

Alcol, tra economia e salute

 “Se la conoscenza può creare dei problemi, non è tramite l'ignoranza che possiamo risolverli.”

Isaac Asimov



                           L'alcool e le bevande alcoliche sono parte della cultura da millenni, ma oggi la scienza conferma il legame diretto tra il consumo di alcool e l'insorgenza di diverse patologie tumorali. Le normative sulla sicurezza stradale e le nuove tendenze di consumo tra i giovani spingono a una riflessione sulle abitudini legate all'alcool. In Europa cresce l'interesse per le alternative dealcolate, recentemente autorizzate anche in Italia tra dibattiti e polemiche. Duilio Giammaria ne discute con Michele A. Fino, docente di Fondamenti del Diritto Europeo all'Università di Pollenzo, Debora Rasio, oncologa e nutrizionista, Cristiana Lauro, esperta di enologia, e Flavio Caroli, storico dell'arte, che analizzerà la rappresentazione del vino nella pittura. Inoltre, un'intervista a Luca Argentero, investitore nel settore delle bevande analcoliche per giovani, una visita alla tenuta pugliese di Albano Carrisi, un'inchiesta di Paco Sannino sul consumo di vino in Italia e un reportage di Elisabetta Castana sulla crescita dei vini dealcolati in Germania.

petrolio


liberamente tratto da fondazione veronesi


Perché non bere è la scelta migliore per la salute se si parla di prevenzione dei tumori

Alcol e tumori: quel cancro che non ti aspetti




                "Salute"! Un augurio che più passa il tempo e più si svuota di quel significato basato su miti sfatati, su disinformazione, su false evidenze costruite persino da ricercatori che spesso hanno dovuto sconfessare le proprie pubblicazioni internazionali ammettendo di averle "falsificate", altri in sospetto di conflitto d'interessi per finanziamenti ricevuti da parte del settore della produzione e di “esperti” che ancora oggi scorrazzano sui social, persino in pandemia, persino in Italia e che hanno addirittura richiesto l’intervento del Ministero della salute e dell’Istituto Superiore di Sanità attraverso campagne di contrasto alle fake news diffuse ad hoc.

Eppure, nel corso degli ultimi venti anni l'evidenza scientifica prodotta a livello mondiale si è via via uniformata ed è stato raggiungo un consenso internazionale, più volte confermato attraverso le più prestigiose riviste scientifiche, che le bevande alcoliche sono cancerogene per l'uomo, l'alcol contenuto in qualunque bevanda alcolica, vino, birra, amari, superalcolici cocktail e via dicendo, è cancerogeno per l'uomo e che non esistono quantità consumate, pur moderate , che non siano a rischio, per oltre 200 patologie tra le quali almeno 12 tipi di cancro.

Ed è sul rischio cancro, derivante dal consumo anche moderato di bevande alcoliche, che si è soffermato il rapporto finale e sono stati prodotti i dati interattivi online della IARC, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell'OMS, con dati che confermano le evidenze già pubblicate su The Lancet attraverso valutazioni condotte da gruppi che hanno coinvolto centinaia d’istituzioni di tutela della salute e autorità competenti da tutto il mondo, e confermate per l’Europa dall'Ufficio Regionale Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

L’alcol aumenta il rischio di cancro, anche 1 bicchiere al giorno rappresenta un rischio in tal senso, che cresce in funzione dell’incremento delle quantità consumate. Si stimano in 740.000 l’anno i casi di cancro evitabili causati anche dal bere moderato, il 4% di tutti i nuovi casi.

L’associazione tra alcol e il rischio sostanzialmente più elevato è stato dimostrato per diverse forme di cancro, sicuramente quelli del canale digerente come quello del colon e del cavo orale, ma anche quello che non ti aspetti: il cancro della mammella nella donna. Già da tempo si cerca di sensibilizzare alla diffusione di un’informazione capillare sull’evidenza che ogni singolo drink aumenta del 6% nella donna il rischio di cancro della mammella che già con il secondo bicchiere vede aumentare del 27% tale rischio anche in funzione della presenza/assenza di recettori per gli estrogeni nel tessuto mammario.

Un’informazione che non passa sui media, non passa nei piani di prevenzione universale, tanto meno nelle strategie di prevenzione oncologica; non passa neppure nelle manifestazioni della società civile e degli utenti che “corrono” per la prevenzione al rosa e, grottescamente, non fa breccia neppure nei contenuti dei messaggi di prevenzione delle associazioni, delle “leghe” che si occupano di prevenzione dei tumori al seno recuperano fondi attraverso la vendita del calice di vino o della bottiglia lì dove, come succede in Italia, non si esprimano esplicitamente a favore del bicchiere moderato, del vino in particolare.

DONNE E ALCOL

E se bere è diventato uno status symbol per molte donne di tutte le età, l'effetto dello sviluppo sociale ed economico ha determinato un sostanziale aumento del consumo di alcol nelle donne secondo un modello di emancipazione che è stato già negativamente sperimentato con il fumo ricalcando il modello di rischio e di consumo maschili, improponibili fisiologicamente per la donna, biologicamente più vulnerabile agli effetti dell’alcol.

Ed è proprio in Paesi come l’Italia e in Europa che si registra un preoccupante, evitabile carico di tumori attribuibili all'aumentato consumo di alcol nelle donne e si verificano i rapporti maschi-femmine più simili dei tassi di cancro attribuibili all'alcol; in numerose realtà, secondo gli ultimi dati, il cancro al seno ha rappresentato negli anni più recenti il principale motore degli alti tassi di incidenza del cancro attribuibili all'alcol tra le donne.

L'aumento del rischio si riscontra comunque, per entrambi i sessi, anche tra i consumatori leggeri a moderati, con consumo fino a due drink al giorno; 1 caso su 7 di tutti i nuovi tumori nel 2020, oltre 100.000 casi in tutto il mondo sono stati causati da consumi ricompresi nei due drink al giorno (ogni drink ha in media 10-12 grammi di alcol, un bicchiere di vino da 125 ml, 330 ml di birra, 40 ml di superalcolico).

GLI EFFETTI NEGATIVI DELL'ALCOL

Sono 10.000 i nuovi casi di cancro causati dall’alcol in Italia tra le Nazioni a maggior diffusione a livello mondiale. A dire il vero, dei 10.000 nuovi casi di cancro causati dall’alcol, almeno 2.000 sono da consumo moderato secondo la IARC e siamo sempre tra le prime Nazioni al mondo per percentuale di nuovi casi di cancro da alcol per diverse malattie non solo del fegato. Se la finalità è voler fare prevenzione del cancro il messaggio è: non esistono quantità di alcol sicure per la salute e non bere è la scelta migliore (OMS, Codice Europeo contro il Cancro). L’alcol danneggia l'organismo e direttamente il DNA delle cellule, anche delle staminali, compromettendo ed impedendo la riparazione del DNA, un danno assolutamente evitabile se si sceglie di limitare il consumo in maniera drastica.

NESSUN CONSUMO DI ALCOL FA BENE

I vantaggi nel non bere sono innumerevoli; il consumo cronico di alcol, anche consumo moderato, ha effetti negativi su tutti gli organi e apparati e si contano oltre 220 malattie totalmente o parzialmente attribuibili all’alcol. La narrazione basata sulle fake news del vino come toccasana per la salute è causa di ostacolo alla corretta prevenzione ed è la stessa OMS che ribadisce che l’industria dell’alcol sta ostacolando il raggiungimento degli obiettivi di salute sostenibili delle Nazioni Unite e contribuisce ad abusare della credulità popolare che genera nel mondo, ogni anno, oltre 3 milioni di morti a causa dell’uso di alcol.

Ed è bene sottolineare "uso" non "eccesso" di alcol perché è oramai acclarato che non esistano quantità “sicure” di consumo di alcol.

POLITICHE CARENTI

Le politiche e gli interventi efficaci per aumentare la consapevolezza pubblica del legame alcol - cancro e ridurre il consumo complessivo di alcol per prevenire il carico dei tumori attribuibili all'alcol sono ancora ben lontane dal rappresentare la norma. Specie in Italia dove settori della produzione si impegnano in proposte di legge che chiedono 13 milioni di euro l’anno per l‘introduzione dell’insegnamento della storia del consumo di vino nelle scuole di ogni ordine e grado, incuranti della Legge 125/2001, del divieto di promozione delle bevande alcoliche ai minori, almeno sino ai 18 anni; incuranti della necessità di prevenzione da assicurare in una fascia di età che si estende sino ai 25 anni, quando il cervello diventa meno vulnerabile agli effetti dell'etanolo.

AGIRE ANCHE SU PREZZI E PROMOZIONE

Con l'aumento del consumo di alcol previsto almeno fino al 2030 in diverse regioni del mondo, è necessario agire per ridurre l'onere evitabile del cancro attribuibile all'alcol. Politiche fiscali collaudate hanno portato a una diminuzione del consumo di alcol da parte della popolazione nell'Europa centrale e orientale e potrebbero essere implementate in altre nazioni che non dispongono ancora di politiche efficaci sull'alcol efficaci basate sui “best buys” dell'OMS che forniscono la base per ridurre la disponibilità fisica ed economica delle bevande alcoliche, per attuare serie politiche dei prezzi e di tassazione, per incrementare il rigore dei controlli sulla pubblicità pervasiva ed aggressiva nei confronti dei giovani: tutte pratiche convenienti ed efficaci per ridurre il consumo di alcol tra la popolazione generale e contribuire ad evitare l'onere grottesco del cancro attribuibile al consumo di alcol. Tutti i risultati del report “Cancers Attributable to Alcohol” sono disponibili sul sito web https://gco.iarc.fr/causes/alcohol, parte del Cancer Causes subsite del IARC Global Cancer Observatory e integrano i dati sui modelli di consumo di alcol in tutto il mondo dal Sistema Informativo Globale su Alcol e Salute

Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia: al VINITALY

 

Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia: al VINITALY una masterclass sui risultati delle sperimentazioni nell’ambito del Progetto V.I.S.T.A. Lucido

Lunedì 7 aprile, alle ore 15, presso lo stand G79 del Padiglione 2 Sicilia,  il Consorzio presenterà una masterclass in cui Giovanni Colugnati, Innovation Broker del progetto, illustrerà i risultati di alcune tra le micro e meso vinificazioni condotte presso la cantina sperimentale dell’IRVO di Marsala, in collaborazione con il Centro di ricerca dell’Università degli Studi di Palermo e le aziende partner di progetto.

 

 


 Continuano le iniziative agronomiche, enologiche e sensoriali per la valorizzazione e il rilancio dello storico vitigno siciliano Lucido (sinonimo di Catarratto Bianco) promosse dal Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia, tramite il progetto V.I.S.T.A. (Valorizzazione Innovativa e Sostenibile dei Terroir delle varietà autoctone) Lucido, finanziato nell'ambito della Sottomisura 16.1 del PSR SICILIA 2014-2022.

L'adesione al progetto da parte di primarie cantine siciliane, della Regione Siciliana, dell'Istituto Regionale del Vino e dell’Olio, sotto la guida del Consorzio ed il supporto di un Innovation Broker, ha costituito un prototipo condiviso di ricerca applicata in ambito vitivinicolo.

 

Il progetto, che si avvia nei prossimi mesi al completamento, ha ad oggetto lo sviluppo di nuove pratiche produttive improntate ad una filiera sostenibile, la sperimentazione di un nuovo stile produttivo e la valorizzazione del Lucido nel mercato nazionale e internazionale, con il fine ultimo di un incremento di competitività lungo la filiera del vitigno.

 

Il Lucido riveste un ruolo di primo piano nella viticoltura siciliana, rappresentando non solo la varietà più diffusa, con circa 30.000 ettari coltivati, ma anche un simbolo della tradizione enologica della regione; versatile e resiliente, contribuisce alla diversità e alla ricchezza della produzione dell’isola, offrendo un'ampia gamma di sfumature organolettiche. Le sue potenzialità sono riferibili alla produzione di vini mono-varietali, ma anche alla composizione di blend che esprimono l'identità e la complessità del terroir siciliano.


Per approfondimenti sul progetto visitare la pagina web V.I.S.T.A. Lucido.

 

 


 

Coltivare la Biodiversità della vite: le sfide future.

 


Giuliana Cattarossi, Giovanni Colugnati

Colugnati&Cattarossi, Partner Progetto PER.RI.CON.E.

 

 

L’obiettivo di un ecosistema agricolo è la resilienza, proprietà presente negli ecosistemi naturali che è il risultato di alcune condizioni quali la complessità dell’organizzazione funzionale che garantisce la solidità (nel senso di tenere tutti i costituenti assieme), la diversità dei partecipanti (vegetali, fauna, risorse alimentari), gli stock e le risorse sistemiche. Il suolo è come un reattore biologico dove la carica batterica, i funghi e le micorrize rappresentano i protagonisti della degradazione e della utilizzazione funzionale della sostanza organica al fine di mettere a disposizione della radice della vite gli elementi naturali che sono necessari al suo sviluppo.


Per poter valutare gli effetti della cosiddetta intensificazione ecologica dei vigneti sono necessari degli approcci scientifico-metabolici interdisciplinari:

– gli studi delle relazioni funzionali che permettono di analizzare i cicli dei nutrienti, soprattutto dell’azoto, gli antagonismi trofici tra le specie che regolano le dinamiche delle popolazioni vegetali ed animali, le interazioni tra gli ausiliari ed i patogeni della vite;
– ecologia funzionale per lo studio delle relazioni tra individui che appartengono a più specie vegetali o animali in un preciso ambiente, come ad esempio una frazione di suolo;
– eco-fisiologia per valutare le risposte comportamentali degli organismi in un preciso ambiente definito dai parametri termici, di umidità, di nutrienti disponibili, con il calcolo dei flussi di materia e di energia tra il suolo del vigneto e l’atmosfera.

È quindi necessario sviluppare la convergenza tra la viticoltura e l’ecologia scientifica, la cosiddetta viti-ecologia, per favorire la protezione o la rigenerazione delle strutture naturali di un vigneto, anche nell’impatto che hanno forme di viticoltura alternativa sulla biodiversità e sulla qualità della produzione. Si fanno spesso affermazioni sulla bontà della viticoltura biodinamica sulla biodiversità e sull’interpretazione corretta del terroir senza il suffragio di risultati sperimentali.

L’ultima rivoluzione agricola, basata su vitigni selezionati, sull’uso di concimi minerali ed antiparassitari di sintesi, ha prodotto una sorta di industrializzazione della viticoltura e la biodiversità nel vigneto è stata vista come un fattore limitante da eliminare.

La viticoltura e la natura rappresentavano allora due spazi ben delimitati, gestiti con regole profondamente diverse: lo spazio viticolo, destinato alla produzione, e quello naturale da preservare.

La biodiversità in viticoltura è, malgrado l’intensificazione dei processi produttivi, un aspetto essenziale per la valorizzazione dei diversi ambienti di coltivazione e per le diverse esigenze dei modelli di consumo. Si manifesta però soprattutto nelle scelte varietali, mentre è sostanzialmente trascurato l’aspetto relativo all’ecosistema dove la vite è coltivata, il suolo del vigneto ed il suo intorno naturale. È quindi necessario superare la visione vitigno-centrica del vigneto per proteggere e valorizzare la biodiversità dell’insieme dell’ecosistema viticolo, integrando e facendo convergere le discipline e le conoscenze agronomiche con quelle ecologiche, per sviluppare un nuovo concetto di agro-biodiversità che inglobi le popolazioni dei vitigni coltivati con tutte le specie viventi nel vigneto, siano esse animali o vegetali o microbiche, aggressive o utili, telluriche o aree.

Il tema trasversale comune a tutte le forme di coltivazioni erbacee ed arboree è la copertura del suolo, come espressione di una sinergia tra la gestione della coltura principale e quella del cotico, al fine di ridurre l’effetto competitivo della flora avventizia con la non-lavorazione, l’uso del mulch, l’impiego di leguminose azoto-fissatrici, l’arricchimento sistematico di sostanza organica, la lotta biologica.

Sicilia in panda 4x4 a Nicosia con la sua ruralità

 



 

                   Nicosia si prepara ad ospitare la seconda edizione dell'evento" Sicilia in Panda 4x4" con le sue ruralità, un evento per possessori e appassionati della mitica fiat panda 4x4 in tutte le sue versioni e restyling dal 1985 fino al 2015, e a mettere in mostra le sue ruralità, tradizioni e prodotti tipici del territorio.

L'evento in programma per il 5-6 aprile è organizzato dall' a.s.d. Fiat panda 4x4 NIcosia e finanziato dall'assessorato regionale dell'agricoltura dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea- dipartimento regionale dell'agricoltura.

Saranno presenti appassionati di Panda 4x4 provenienti da tutt'italia, per  vivere un mix di avventure fuoristrada,dimostrazioni tecniche e esperienze gastronomiche, lungo un percorso di circa 36 chilometri accuratamente pianificato, che combina strade asfaltate, sentieri sterrati e  una prova tecnica a metà percorso per conducenti piu esperti.

La manifestazione avrà inizio sabato 5 alle 18:00 in piazza santa Maria di Gesù con l'accoglienza degli equipaggi , seguita da dimostrazioni tecniche sui sistemi di bloccaggio differenziale. Alle ore 21:00  la serata prosegue con degustazione di maccheroni al sugo, spezzatino con patate, birra o vino artigianale e nocattolo ( dolce tipico nicosiano)

Domenica 6 aprile, tutti i partecipanti si ritroveranno in piazza san Francesco di Paola per le iscrizioni e colazione. Alle 08.30 ci sarà la partenza della prima panda, e dopo aver percorso il tragitto, il viaggio si concluderà presso il ristorante la Vigneta  con la degustazione di prodotti tipici locali.

 


martedì 1 aprile 2025


 

Conferenza di Presentazione: Porte Aperte delle Biofattorie Sociali

 

Mercoledì 2 aprile ore 10:00

Conferenza di Presentazione: Porte Aperte delle Biofattorie Sociali
In diretta Facebook i protagonisti dell’iniziativa racconteranno l’iniziativa

42 aziende agricole coinvolte in 8 regioni italiane, dalla Lombardia alla Siclia. Sono questi i numeri di Porte Aperte, l'evento organizzato da BioAs, l'Associazione nazionale di BioAgricoltura sociale per i prossimi 4,5 e 6 aprile.
In quei giorni alcune biofattorie sociali apriranno le loro porte ai cittadini offrendo degustazioni, workshop, percorsi di educazione alimentare, ecologia integrale e tanta biodiversità.


A raccontare l’iniziativa, il prossimo 2 aprile alle ore 10:00 su Facebook, il presidente di BioAs Salvatore Cacciola e alcuni protagonisti dell’evento:

Mauro Giardini in rappresentanza di Agricoltura Nuova, l’azienda romana biologica e biodinamica, dalle numerose produzioni e attività aperte al pubblico, che fa lavorare, con regolare contratto, giovani con disagio mentale;
Nello Serra della Cooperativa Sociale don Milani, ad Acri in Calabria, nota per impegnare giovani con disabilità nello svolgimento delle attività agricole biologiche; Frida Tironi, infine racconterà le esperienze di Oikos e Alchimia, le due aziende lombarde del Biodistretto di Agicoltura Sociale di Bergamo che, insieme, gestiscono un'area di 9 ettari di proprietà del comune di Mozzo alle porte di Bergamo. Metà dell'area è destinata a coltivazione di vitigni locali per la produzione di vino biologici, l'altra metà a orti sociali, parco giochi, frutteto didattico, mercato agricolo e punto ristoro con cucina estiva. Il tutto viene realizzato anche grazie all'inserimento lavorativo di persone con diverse fragilità;
Pippo Pisano racconterà invece l’esperienza dell’azienda siciliana L’Arcolaio, una cooperativa sociale costituita per favorire l’inserimento lavorativo dei detenuti attraverso la gestione di un’attività produttiva nel carcere di Siracusa. Attualmente i prodotti “Dolci Evasioni” realizzati con materie bio locali, hanno conquistato il mercato nazionale e la cooperativa offre la possibilità di percorsi di inserimento lavorativo e formazione a circa 20 detenuto all’anno.

La diretta Facebook vuole essere un’occasione per presentare ciò che succederà il 4, 5 e 6 aprile, ma anche per ascoltare dalla voce dei protagonisti, alcune delle esperienze più significative della Bioagricoltura sociale italiana.

 

Per seguire la diretta collegati a questo link:

https://www.facebook.com/events/2195024397659251/

 

Presentazione dell’incontro con le scuole di Educazione alimentare e degustazione di olio extravergine di oliva: un viaggio nei sapori autentici della Sicilia


 

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